camillalavazza
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lunedě 30 aprile 2018
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melodia infantile
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Dimentichiamo La Classe – Entre les murs di Laurent Cantet e anche il delizioso Les Choristes- I ragazzi del coro di Christophe Barratier.
Questo La mélodie voleva essere forse un’unione tra i due, ma non ha né la veridicità del primo né la poesia del secondo.
Fingendo di rivolgersi ad un pubblico di bambini (ma poi in sala è più facile trovarci i loro nonni), la sceneggiatura costruisce una trama priva di sorprese, una semplice melodia infantile che, temendo la sdolcinatezza, cerca di evitarla tramite dialoghi secchi, in diversi casi un po’ fasulli, e la pacata ed un po’ soporifera recitazione di Kad Merad nella parte del professore protagonista.
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Dimentichiamo La Classe – Entre les murs di Laurent Cantet e anche il delizioso Les Choristes- I ragazzi del coro di Christophe Barratier.
Questo La mélodie voleva essere forse un’unione tra i due, ma non ha né la veridicità del primo né la poesia del secondo.
Fingendo di rivolgersi ad un pubblico di bambini (ma poi in sala è più facile trovarci i loro nonni), la sceneggiatura costruisce una trama priva di sorprese, una semplice melodia infantile che, temendo la sdolcinatezza, cerca di evitarla tramite dialoghi secchi, in diversi casi un po’ fasulli, e la pacata ed un po’ soporifera recitazione di Kad Merad nella parte del professore protagonista.
Spicca, in un film di genere musicale, l’assenza quasi totale di musica non diegetica (sicuramente ancora nel tentativo di evitare la commozione a tutti i costi) tanto che il citare come autore della colonna sonora Bruno Coulais pare più che altro un modo per collegarlo artificiosamente al molto più riuscito Les Choristes.
Si salvano i giovani interpreti, soprattutto quando gli viene lasciata un po’ la briglia sciolta, mentre i personaggi degli adulti sono solo accennati e risultano piuttosto piatti.
Pare quasi che gli sceneggiatori temessero più di tutto le emozioni e, quindi, i pochi momenti davvero commoventi sono lasciati più che altro alla regia, allo sguardo “ad altezza di bambino”, all’insistenza dei primi piani sui volti e gli occhi delle persone.
Il film non riesce a centrare del tutto nemmeno l’intento “educativo”: ciò che viene insegnato ai bambini non è propriamente “la musica” ma suonare uno strumento ad orecchio (non siamo, per fortuna, ai livelli di apologia del puro virtuosismo come nell’orrido Whiplashma poco ci manca) e i progressi dei piccoli violinisti sono troppo rapidi ed improbabili per non suscitare un certo senso di fastidio.
Il picco di inverosimiglianza viene toccato nella velocità, generosità ed unità di risposta dei genitori all’appello del professore quando l’aula di musica brucia; momento che segna anche la sconfitta vera e propria della scuola come luogo educativo (invece che sistemare l’aula scolastica si preferisce ristrutturare un capannone privato e spostare lì le lezioni).
Con la stessa prodigiosa velocità con cui i loro figli hanno imparato a suonare il violino, padri e madri, gente della banlieue, fanno amicizia e collaborano in perfetta armonia, spendendo denaro per i materiali della ristrutturazione…
Questa mélodie, per essere espressiva, avrebbe avuto bisogno di una sceneggiatura meno edulcorata, meno politicamente corretta e più capace di gestire le emozioni, non di escluderle del tutto, un po’ più di coraggio nei confronti della realtà, della musica e dei sentimenti.
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flyanto
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mercoledě 2 maggio 2018
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quanto la musica puň scuotere le menti
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"La Mélodie" , presentato lo scorso anno fuori concorso al Festival del Cinema a Venezia, racconta la storia di un violinista disilluso che viene chiamato ad insegnare il violino in una scuola media in periferia. Qui gli alunni sono dei ragazzi poco disciplinati, appartenenti a famiglie economicamente sociali basse e poco acculturate e, pertanto, con cui è difficile rapportarsi. Tra i vari studenti, però, il nuovo insegnate scopre un ragazzo di colore con un grande talento per la musica e, più precisamente, naturalmente dotato per lo studio del violino. Lo scopo della scuola è quello di fare partecipare tali ragazzi al concerto di fine anno scolastico presso la Filarmonica di Parigi e tra numerose difficoltà di ogni genere (tra cui quella anche pratica dell'inagibilità, a causa di un corto circuito elettrico, della stanza stessa della scuola dove eseguire le prove musicali) il professore riuscirà piano piano a conquistare la fiducia, l'affetto e l'interesse per la musica e per lo studio del violino da parte dei suoi giovanissimi alunni e giungere così finalmente alla tanto agognata esibizione finale.
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"La Mélodie" , presentato lo scorso anno fuori concorso al Festival del Cinema a Venezia, racconta la storia di un violinista disilluso che viene chiamato ad insegnare il violino in una scuola media in periferia. Qui gli alunni sono dei ragazzi poco disciplinati, appartenenti a famiglie economicamente sociali basse e poco acculturate e, pertanto, con cui è difficile rapportarsi. Tra i vari studenti, però, il nuovo insegnate scopre un ragazzo di colore con un grande talento per la musica e, più precisamente, naturalmente dotato per lo studio del violino. Lo scopo della scuola è quello di fare partecipare tali ragazzi al concerto di fine anno scolastico presso la Filarmonica di Parigi e tra numerose difficoltà di ogni genere (tra cui quella anche pratica dell'inagibilità, a causa di un corto circuito elettrico, della stanza stessa della scuola dove eseguire le prove musicali) il professore riuscirà piano piano a conquistare la fiducia, l'affetto e l'interesse per la musica e per lo studio del violino da parte dei suoi giovanissimi alunni e giungere così finalmente alla tanto agognata esibizione finale.
"La Mélodie", un film che, come molti precedenti (si pensi, per esempio, a "La Classe" di Laurent Cantet), è ambientato in una scuola di periferia, con ragazzi difficili e con poca voglia di studiare e genitori altrettanto riluttanti tali da ostacolare o, per lo meno, rendere più arduo il compito degli insegnanti a trasmettere cultura e passione per l'apprendimento, sino ad una sorta di positiva 'riscossa' finale. Esso, però, risulta ugualmente interessante, commovente e poetico allo stesso tempo e ciò che è più notevole in questa pellicola è il rapporto che man mano si sviluppa tra professore ed alunni nel corso dello svolgersi della storia: ad un primo atteggiamento di diffidenza e, sia pure pacata, di ostilità da entrambe le parti, poco alla volta si sostituisce un crescente senso di fiducia, interesse, nonchè affetto, l'uno nei confronti degli altri, e questo aumento di stima e comprensione reciproca è rappresentato dal regista Rachid Hami in maniera tanto delicata e poetica da rendere quest'opera cinematografica altamente toccante e di un certo valore. Pur non raccontando nulla di eclatante, ne "La Mélodie" è considerevole proprio l'atmosfera generale ed i rapporti umani e la consapevolezza, o speranza, che, se ben guidati ed ancor giovani e, pertanto, ancora in grado di ben recepire, tutti, anche i più refrattari, possono acquisire interesse e passione per qualcosa, elevandosi spiritualmente.
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michelecamero
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sabato 12 maggio 2018
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tema non nuovo
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Il tema non è nuovo, perché di film in cui il riscatto degli ultimi avviene in ambito scolastico con una attività meno tradizionale rispetto a quelle che deriverebbe dallo studio delle materie tradizionali e sotto la guida di un insegnante diverso ed un po’ speciale, di tanto in tanto torna nelle cinematografie di diversi Paesi. Lo abbiamo visto nel cinema americano, francese, anche nostro. Qui la chiave che apre le porte del talento di coloro che sembrava non ne avessero alcuno è rappresentato dalla musica e da un insegnante di violino capitato per caso nelle aule scolastiche, forse perché momentaneamente senza ingaggio come orchestrale. Tra la massa di scolari disinteressati, strafottenti, maleducati l’insegnante però intravede un violinista potenzialmente talentuoso che attratto dalla melodia del suono si propone al maestro nonostante non sembri avere quello che si direbbe “le fisique du role” essendo grasso, sgraziato e di colore.
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Il tema non è nuovo, perché di film in cui il riscatto degli ultimi avviene in ambito scolastico con una attività meno tradizionale rispetto a quelle che deriverebbe dallo studio delle materie tradizionali e sotto la guida di un insegnante diverso ed un po’ speciale, di tanto in tanto torna nelle cinematografie di diversi Paesi. Lo abbiamo visto nel cinema americano, francese, anche nostro. Qui la chiave che apre le porte del talento di coloro che sembrava non ne avessero alcuno è rappresentato dalla musica e da un insegnante di violino capitato per caso nelle aule scolastiche, forse perché momentaneamente senza ingaggio come orchestrale. Tra la massa di scolari disinteressati, strafottenti, maleducati l’insegnante però intravede un violinista potenzialmente talentuoso che attratto dalla melodia del suono si propone al maestro nonostante non sembri avere quello che si direbbe “le fisique du role” essendo grasso, sgraziato e di colore. Dopo le difficoltà iniziali si viaggia verso il trionfo finale grazie soprattutto alla disponibilità ed all’umiltà dell’insegnante che, indossati (metaforicamente) abiti francescani, da buon cristiano, di quelli, per intenderci che porge l’altra guancia all’offesa altrui, riuscirà a parlare con le parole ed i gesti giusti ai suoi allievi ed alle loro famiglie superando anch’ egli i suoi momenti di difficoltà personale. Si intuisce infatti che è divorziato con una figlia amatissima ma che preferisce altro allo studio del violino. In mezzo i drammi delle famiglie di oggi nelle periferie pericolose di una grande città come Parigi e di conseguenza le difficoltà di vita di ognuno dei giovani protagonisti. Insomma il film che ti aspetti di vedere e che, da questo punto di vista, non delude, ma nemmeno sorprende.
michelecamero
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cardclau
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mercoledě 2 maggio 2018
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musica e adolescenza
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La musica entra dentro di noi con l'effetto potentissimo di balsamo meraviglioso. Non c'è ricostituente, nemmeno il pallido Meritene, che possa per quanto debolmente, a lei paragonarsi. Certo la musica devi conoscerla, sempre di più, per amarla, è un linguaggio di una complessità pari a quella dell'essere umano. Abbandonarsi a fugaci ed epidermiche sensazioni musicali, senza pensiero, non funziona molto, e non permette di costruire dentro di noi una immagine che abbia solide fondamenta, non posata sull'argilla. Quando il violinista, interpretato con una bravura malinconica da Kad Merad, và a trovare la famiglia di Samir e il padre gli chiede di suonare un pezzo di musica, fa emergere le note di una delle suite per violino solo di Johann Sebastian Bach, sentiamo inevitabilmente e e con piacere vibrare e accaponarsi la pelle.
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La musica entra dentro di noi con l'effetto potentissimo di balsamo meraviglioso. Non c'è ricostituente, nemmeno il pallido Meritene, che possa per quanto debolmente, a lei paragonarsi. Certo la musica devi conoscerla, sempre di più, per amarla, è un linguaggio di una complessità pari a quella dell'essere umano. Abbandonarsi a fugaci ed epidermiche sensazioni musicali, senza pensiero, non funziona molto, e non permette di costruire dentro di noi una immagine che abbia solide fondamenta, non posata sull'argilla. Quando il violinista, interpretato con una bravura malinconica da Kad Merad, và a trovare la famiglia di Samir e il padre gli chiede di suonare un pezzo di musica, fa emergere le note di una delle suite per violino solo di Johann Sebastian Bach, sentiamo inevitabilmente e e con piacere vibrare e accaponarsi la pelle. Il film di Rachid Hami è notevolmente complicato perché affronta la forma più comune di adolescenza d'oggi, incredibilmente deprivata, falsamente arrogante, fragilissima, fastidiosa, disturbante, fondamentalmente distruttiva e senza regole. Come reagire a questa desolazione senza futuro? Quando i genitori in piedi in autobus guardano con un sorrisetto impotente l'anziano, suo malgrado in piedi, che traballa con difficoltà cercando di non cadere, mentre il loro giovane e pasciuto figlioletto se ne sta seduto, principe narciso, tranquillo, inattaccabile, che fare? La musica può servire per far venire fuori da questo guazzabuglio infernale non sola questa adolescenza sofferente, ma anche i genitori a loro volta deprivati, non genitori in cerca di un senso (vedete come si adoperano dopo che un corto circuito ha messo fuori uso la sala delle prove musicali). Tenera la figura del ragazzino nero, Arnold, ciccione, alla ricerca di un padre che non c'è, dotato di genio musicale, che va a dormire col violino, come se fosse un orsacchiotto, e che per non disturbare va a provare sul tetto della casa, da dove si vedono i tetti di Parigi. Forse meno credibile la perfezione dell'esecuzione finale di Sherazade, dopo che la precedente avrebbe frantumato qualsiasi pretesa di didattica musicale dell'insegnante di violino.
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stepiccolo
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domenica 29 aprile 2018
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la musica come linguaggio universale!
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Un film che emoziona con una tenerezza piuttosto rara, dei bravissimi attori molto verosimili, compresi i giovani studenti, e la musica, protagonista insieme a loro come esempio di arte che può avvicinare tutti. Commovente e poetica storia di formazione e riscatto che scalda il cuore. Ispirato al progetto francese Demos, che a sua volta si rifà al progetto El Sistema del venezuelano José Antonio Abreu, recentemente scomparso, che consiste in un sistema di educazione musicale pubblica, diffusa e capillare, ad accesso gratuito, attualmente diffuso in oltre 25 paesi, Italia compresa.
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