sergio dal maso
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lunedì 11 settembre 2017
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il padre d'italia
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“… mare mare, qui non viene mai nessuno a trascinarmi via, mare mare, qui non viene mai nessuno a farci compagnia ... e io che non riesco a parlare nemmeno con me” oredana Bertè (Il mare d’inverno)
Due anime fragili, sole e ferite. Due vite precarie, socialmente e sentimentalmente. Molto diverse, praticamente opposte. Quella di Paolo, taciturno e introverso, commesso in un megastore simil Ikea. Quella di Mia, stravagante cantante punk allo sbando, incinta al sesto mese. Paolo è in crisi perché il suo compagno l’ha lasciato dopo otto anni. Mia vive alla giornata, non sa cosa fare della sua vita. Si incontrano per caso, nel posto più improbabile, una dark room di una discoteca gay, dove Mia sviene tra le braccia di Paolo.
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“… mare mare, qui non viene mai nessuno a trascinarmi via, mare mare, qui non viene mai nessuno a farci compagnia ... e io che non riesco a parlare nemmeno con me” oredana Bertè (Il mare d’inverno)
Due anime fragili, sole e ferite. Due vite precarie, socialmente e sentimentalmente. Molto diverse, praticamente opposte. Quella di Paolo, taciturno e introverso, commesso in un megastore simil Ikea. Quella di Mia, stravagante cantante punk allo sbando, incinta al sesto mese. Paolo è in crisi perché il suo compagno l’ha lasciato dopo otto anni. Mia vive alla giornata, non sa cosa fare della sua vita. Si incontrano per caso, nel posto più improbabile, una dark room di una discoteca gay, dove Mia sviene tra le braccia di Paolo. Si riconoscono subito, dopo essersi “annusati” si aggrappano l’uno all’ altra. Inizieranno uno strampalato viaggio on the road da nord a sud, da Torino alla Calabria, per portare Mia dal misterioso padre della bambina. Un viaggio dell’anima, alla ricerca di se stessi, per fare i conti con un passato mai affrontato. L’infanzia di Paolo è stata segnata dal trauma straziante dell’abbandonato della madre che lo ha lasciato alle suore dell’ orfanatrofio. Mia invece se n’è andata da casa giovanissima, fuggendo dal soffocante provincialismo meridionale e dal rapporto conflittuale con la famiglia. Le loro solitudini si sorreggono, si prendono cura l’uno dell’altra con un sentimento puro, gratuito, senza implicazioni erotiche né morbosità. Ripartono inconsciamente proprio dall’infanzia perduta, giocando, truccandosi, riscoprendo l’innocenza della purezza dei sentimenti. “Dimmi qualcosa …” - chiede candidamente Mia - “Sei bella”. Tornano ragazzi per (poter) vedere e riconoscere quella possibilità di un futuro di cui hanno sempre avuto paura. Dovranno decidere se affrontarlo o meno, diventando così adulti. Il padre d’Italia, pur nella linearità della storia raccontata, affronta tematiche complesse, socialmente spinose e cinematograficamente scivolose. Ci vuole una grande sensibilità e una profonda onestà intellettuale per parlare con tanta delicatezza di paternità omosessuale o di rifiuto della maternità. Al centro del film c’è proprio il senso della genitorialità. “Essere genitore fa parte della natura dell’essere umano? E non esserlo? Cosa è naturale e cosa è contro natura?”. Fabio Mollo, giovane regista calabrese al secondo lungometraggio, conferma le straordinarie qualità che hanno fatto acclamare a Berlino e a Roma il film d’esordio Il sud è niente. Il suo è un cinema che fa pensare e commuovere per la grazia e la dolcezza con cui racconta i suoi personaggi. E’ un cinema intimo e personale, fatto di sguardi, di volti e di inquadrature ravvicinate, senza mai essere invadente. Mollo non ha alcun intento ideologico, tantomeno tesi da dimostrare, lascia che sia lo spettatore a giudicare. Il coinvolgimento emotivo è amplificato dalle superlative interpretazioni di Luca Marinelli e Isabella Ragonese, due tra i migliori attori italiani di questi anni. Mollo e i due protagonisti hanno lavorato per un anno sulla sceneggiatura, curandone i minimi dettagli. L’intensità della malinconia dello sguardo di Marinelli trasuda autenticità, come del resto l’esuberanza mesta di Mia, interpretata dalla Ragonese. Il pathos che si crea tra i due mostra una notevole affinità e un’intima partecipazione al progetto di Fabio Mollo. Molto bella la fotografia di Daria D’Antonio, perfetta la colonna sonora pop elettronica di Giorgio Giampà, arricchita da diversi richiami agli anni ottanta con le canzoni di Loredanà Bertè cantate da Marinelli - Il mare d’inverno e Non sono una signora - e con la Ragonese che interpreta in modo originale There is a light that never goes out degli Smiths. Nel finale, delicato e inaspettato, si compie un piccolo miracolo. Paolo ha finalmente di fronte il futuro, e lo affronta commosso. E se “i miracoli, per definizione, sono contro natura”, la risposta ce la dà la vita stessa “che di miracoli ogni giorno ne compie molti”.
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veritasxxx
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mercoledì 15 marzo 2017
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luca marinelli era gay (adesso sta con lei)
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Perché fatta la legge, trovato l'inganno. E visto che gli eterosessuali non fanno più figli sennó a lei non le rinnovano il contratto al call center, e le colleghe la guardano male quando ha il pancione e le gambe gonfie, e lui non si vuole prendere le sue responsabilità, ed è un casino trovare una babysitter decente, e negli asili nido gli ucraini e i cinesi oramai hanno la precedenza, allora i figli li vogliono solo i gay. Perché a questo mondo si desidera sempre ciò che non si puó avere (come diceva un'amica mia innamorata di George Clooney, ma non perché lui è bello e ricco e beve solo nespresso).
E visto che trovare un utero in affitto ad equo canone oggi è più difficile che trovare un monolocale a prezzi di mercato in centro, lo sai che fa il gay di turno che sta in crisi col fidanzato perchè dopo 8 anni Marione suo (col barbone come San Giuseppe come detta la moda attuale) vuole un figlio, e per quanto ci hanno provato in tutti i modi possibili 'sta gravidanza proprio non decolla (e San Giuseppe, si sa, c'aveva una certa esperienza in gravidanze miracolose)?
Se ne va in una bella discoteca gay di tendenza, con la dark room e tutti che fanno sesso senza preservativo perché tanto adesso ci stanno i retrovirali e la prep, e incontra una bella calabrese col pancione di 5 mesi e i capelli come Mirko di kiss me Licia, e poi ci si innamora pure perché a lui una vita da omosessuale rispettabile in coppia fissa e impiegatino triste di Ikea sta un po' stretta, e anche perché l'unico vero atto di protesta nel 2017 è farsi una storia con una donna e crescere un figlio (senza considerare gli sgravi fiscali sui familiari a carico, che farebbero gola pure a Mangiafuoco).
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Perché fatta la legge, trovato l'inganno. E visto che gli eterosessuali non fanno più figli sennó a lei non le rinnovano il contratto al call center, e le colleghe la guardano male quando ha il pancione e le gambe gonfie, e lui non si vuole prendere le sue responsabilità, ed è un casino trovare una babysitter decente, e negli asili nido gli ucraini e i cinesi oramai hanno la precedenza, allora i figli li vogliono solo i gay. Perché a questo mondo si desidera sempre ciò che non si puó avere (come diceva un'amica mia innamorata di George Clooney, ma non perché lui è bello e ricco e beve solo nespresso).
E visto che trovare un utero in affitto ad equo canone oggi è più difficile che trovare un monolocale a prezzi di mercato in centro, lo sai che fa il gay di turno che sta in crisi col fidanzato perchè dopo 8 anni Marione suo (col barbone come San Giuseppe come detta la moda attuale) vuole un figlio, e per quanto ci hanno provato in tutti i modi possibili 'sta gravidanza proprio non decolla (e San Giuseppe, si sa, c'aveva una certa esperienza in gravidanze miracolose)?
Se ne va in una bella discoteca gay di tendenza, con la dark room e tutti che fanno sesso senza preservativo perché tanto adesso ci stanno i retrovirali e la prep, e incontra una bella calabrese col pancione di 5 mesi e i capelli come Mirko di kiss me Licia, e poi ci si innamora pure perché a lui una vita da omosessuale rispettabile in coppia fissa e impiegatino triste di Ikea sta un po' stretta, e anche perché l'unico vero atto di protesta nel 2017 è farsi una storia con una donna e crescere un figlio (senza considerare gli sgravi fiscali sui familiari a carico, che farebbero gola pure a Mangiafuoco).
E siccome lei può ma non vuole, e lui vuole ma non può, lo fanno strano: la ragazzina se la piglia lui così lei può continuare a fare la sciroccata senza fissa dimora e trombarsi chi capita senza prendere la pillola o abortire, che tanto basta imboccare nella prima dark room a tiro, che ci sta una fila di gay amorevoli pronti a cambiare pannollini e imboccare omogenizzati alle creature.
La sceneggiatura sembra scritta da qualche mitomane sotto droghe pesanti appena lasciato dal fidanzato ma incredibilmente la storia regge, forse perchè Marinelli e la Ragonese sono quasi senza dubbio i migliori attori italiani viventi oggi. Interessanti anche le musiche di Rho e la cover thesmithsiana di "There is a light that never goes out" cantata dalla stessa protagonista.
Ultimissime ANSA: La famiglia 2.0 rimpiazza il modello 1.1, ormai obsoleto. Si prega di scaricare l'aggiornamento dal play store.
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emyliu`
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sabato 18 marzo 2017
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la natura fa ogni giorno dei miracoli contronatura
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IL titolo del film si risolve negli ultimi minuti, che a dire il vero emozionano fino alle lacrime, per il messaggio: "Ogni miracolo, per definizione, è contronatura. E la natura fa ogni giorno dei miracoli". Come la nascita di un bambino, che sarebbe la cosa più naturale del mondo, se non fosse per le circostanze. Un uomo e una donna possono fare dei figli. Due uomini no. E se si forza la natura si è contronatura. Questo pensa Paolo.
"E allora la Madonna"? - Chiede Mia (Isabella Ragonese), cantante rocker incinta, girovaga sciroccata, a Paolo (Luca Marinetti), che si ritrova impelagato in una storia etero, dopo la fuga da una lunga relazione gay, nel momento in cui il compagno gli chiede qualcosa di più, una coppia stabile, una famiglia, magari con un figlio, adottato o avuto in qualche altro modo possibile.
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IL titolo del film si risolve negli ultimi minuti, che a dire il vero emozionano fino alle lacrime, per il messaggio: "Ogni miracolo, per definizione, è contronatura. E la natura fa ogni giorno dei miracoli". Come la nascita di un bambino, che sarebbe la cosa più naturale del mondo, se non fosse per le circostanze. Un uomo e una donna possono fare dei figli. Due uomini no. E se si forza la natura si è contronatura. Questo pensa Paolo.
"E allora la Madonna"? - Chiede Mia (Isabella Ragonese), cantante rocker incinta, girovaga sciroccata, a Paolo (Luca Marinetti), che si ritrova impelagato in una storia etero, dopo la fuga da una lunga relazione gay, nel momento in cui il compagno gli chiede qualcosa di più, una coppia stabile, una famiglia, magari con un figlio, adottato o avuto in qualche altro modo possibile. Così per paura tronca il rapporto, pur continuando ad amare, riamato. Il soggetto del film di Fabio Mollo è interessante e attuale, ed è anche girato molto bene, con una buona tecnica registica, nuova e complessa, con l'immagine che fa da padrona su tutto il resto, per gran parte del girato.
E sarebbe una buona cosa se tutto questo non predominasse sulla sceneggiatura che appare sbilanciata. Troppo vuota nella prima parte, fatta prevalentemente di immagini con poco dialogo, e troppo densa nell'ultima parte, dove dopo un lungo peregrinare on the road alla ricerca del padre biologico della bambina attesa, i personaggi si affollano tutti insieme nell'ultima mezz'ora. Luca Marinetti è molto fisico e nel contempo sensibile nel suo acquoso sguardo azzurro. Uno dei migliori attori giovani dell'attuale cinema italiano.
Isabella Ragonese, anch'essa brava e naturale, è molto colorata, dai capelli all'abbigliamento da rokkettara, con una sua bellezza non convenzionale, minuta con una pancia al quinto o sesto mese di gravidanza che pare vera. E canta pure bene, la Ragonese, una bella cover degli Smith. Da vedere e discuterne tra amici e coppie "naturali". Parola di Emyliù.
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casomai21
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giovedì 9 marzo 2017
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un'ncontro quasi fatale tra due solitudini
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Senza dubbio il cinema italiano sembra in ripresa, se è riuscito con pochi mezzi e tanta professionalità, anche grazie a due grandi interpreti ad emozionare il pubblico nel realismo delle descrizioni e dei caratteri dei personaggi . Sembra quasi nell'incontro tra due solitudini il ripetersi di una ben più nota natività con un padre putativo di un bimbo in arrivo e un novello San Giuseppe e con la differenza che la futura madre donna fragile e bisognosa di affetto e stabilità è priva di un qualsiasi istinto materno. L'evoluzione della storia porterà Mimma, una sempre più sorprendente Isabella Ragonese,a cercare le proprie origini recandosi al sud prima a Napoli alla ricerca dell'uomo che l'ha messa in cinta e poi fino in prossimità del versante reggino dello stretto di Messina.
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Senza dubbio il cinema italiano sembra in ripresa, se è riuscito con pochi mezzi e tanta professionalità, anche grazie a due grandi interpreti ad emozionare il pubblico nel realismo delle descrizioni e dei caratteri dei personaggi . Sembra quasi nell'incontro tra due solitudini il ripetersi di una ben più nota natività con un padre putativo di un bimbo in arrivo e un novello San Giuseppe e con la differenza che la futura madre donna fragile e bisognosa di affetto e stabilità è priva di un qualsiasi istinto materno. L'evoluzione della storia porterà Mimma, una sempre più sorprendente Isabella Ragonese,a cercare le proprie origini recandosi al sud prima a Napoli alla ricerca dell'uomo che l'ha messa in cinta e poi fino in prossimità del versante reggino dello stretto di Messina. In tale occasione regista si attarda sotto un sole mediterraneo nelle fedele descrizione dei luoghi,dei festeggiamenti di una cresima a Reggio Calabria dei volti rugosi e soprattutto delle dinamiche parentali in una famiglia dalla connotazione decisamente matriarcale con delle caratteristiche inflessioni dialettali. Ma soprattutto la protagonista che si sente giudicata da altre donne che non certo solidarizzano nel suo stato di avanzata gravidanza e nonostante veda in questo nuovo compagno la soluzione al suo desiderio di famiglia e protezione inspiegabilmente si da alla fuga. Il protagonista maschile a tal punto( un bravissimo Luca Marinelli) noto per la sua intepretazione in "lo chiamavano Jeeg Robot" darà luogo nella sua umanità che traspare in tutto il film,ancora disorientato nelle propria identità sessuale ed al desiderio di paternità ad un lieto fine insperato, memore della sua infanzia dolorosa, vissuta in un orfanotrofio, per quanto amato e ben accudito dalle suore.Infatti in un orfanotrofio si svolge una scena che preannuncia il futuro rifiuto della maternità della protagonista quando allontana bruscamente un bimbo che le si avvicina alla ricerca di affetto allavista di una figura femminile che gli è mancata. Tanti messaggi positivi in un film gradevole, delicato e asciuttocon grande attenzione ai particolari stati d'animo dei protagonisti e delle loro psicologie.
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flyanto
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martedì 14 marzo 2017
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un viaggio, un cambiamento,una nuova responsabilit
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"Il Padre d'Italia" è il giovane protagonista dell'ultimo film di Fabio Mollo, interpretato da Luca Marinelli, il quale, lasciato dal proprio fidanzato per una vita più regolare, non troppo soddisfatto del proprio lavoro e con moltissimi sogni da realizzare ed assai difficili da renderli tali, una sera, in un locale per gay, incontra per caso una ragazza incinta (Isabella Ragonese). Poichè quest'ultima ha un malore, egli la accompagna al Pronto Soccorso e da questo momento in[+]
"Il Padre d'Italia" è il giovane protagonista dell'ultimo film di Fabio Mollo, interpretato da Luca Marinelli, il quale, lasciato dal proprio fidanzato per una vita più regolare, non troppo soddisfatto del proprio lavoro e con moltissimi sogni da realizzare ed assai difficili da renderli tali, una sera, in un locale per gay, incontra per caso una ragazza incinta (Isabella Ragonese). Poichè quest'ultima ha un malore, egli la accompagna al Pronto Soccorso e da questo momento in poi non riuscirà, o non vorrà, più separarsene, inseguendola nel suo girovagare inutilmente per l' Italia. Trascorrendo così con lei molte giornate, arrivando addirittura sino al Sud dell'Italia e presso la famiglia di lei, il giovane uomo si affeziona sempre di più a questa strampalata futura mamma ed accarezza addirittura il progetto di mettere sù famiglia con lei. Ovviamente l'indole ribelle e troppo indipendente della giovane non è dello stesso parere ed il film termina che la donna gli lascerà invece un' eredità del tutto particolare ....
Il giovane regista Fabio Mollo firma un'opera molto delicata, particolare ed assai suggestiva. Realizzata come un road movie, egli, infatti, fa muovere e segue i suoi personaggi lungo tutto un percorso sino al Sud del nostro Paese, rivelando man mano i caratteri e le debolezze di ciascuno di loro e facendone affezionare lo spettatore che sempre di più si coinvolge in questa vicenda assurda ma, forse, nemmeno troppo. L'esuberanza eccessiva, mista però anche ad un dolore profondo, della giovane donna magnificamente interpretata da Isabella Ragonese, si unisce e controbilancia la mitezza d'animo, nonchè l'eccessiva timidezza ed insicurezza, del suo compagno di viaggio dal passato ed un presente non certo facili. La Ragonese, conferma la propria bravura di attrice ed il suo eclettismo, Luca Marinelli dimostra sempre di più essere un bravo attore, eclettico anche lui nel corso della sua carriera cinematografica nell'interpretazione di personaggi quanto mai differenti tra loro. Insomma, grazie alle loro performances ed alla sensibilità profonda del giovane Fabio Mollo che ha ideato questa storia quasi a guisa di "favola", "Il Padre d'Italia" acquista un valore del tutto particolare e tale da essere annoverato tra le produzioni cinematografiche più interessanti degli ultimi tempi.
Altamente consigliabile a chi però apprezza i films intimistici.
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venerdì 17 marzo 2017
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fianco a fianco in un viaggio si avventure ed emozioni
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Lui che non riesce a chiudere con una storia d'amore ormai finita, lei allo sbando, senza limiti e confini, incapace di legarsi a niente e nessuno. Si incontrano e attraversano un pezzo di vita e tutta l'Italia insieme, fianco a fianco senza spazi per nient'altro che loro stessi. Ci sono solo loro, come in una bolla a riempirsi l'uno dell'altra. Sembra una favola, un idillo che tuttavia è destinato a finire perché lei non può rimanere legata, perchè non ce la fa, si sente soffocare, si sente inadeguata e incapace di nulla. Ma questo pezzo di vita insieme li unirà per sempre soprattutto perché lei, incapace di prendersi cura della figlia appena nata, la affida a lui, prima di sparire.
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Lui che non riesce a chiudere con una storia d'amore ormai finita, lei allo sbando, senza limiti e confini, incapace di legarsi a niente e nessuno. Si incontrano e attraversano un pezzo di vita e tutta l'Italia insieme, fianco a fianco senza spazi per nient'altro che loro stessi. Ci sono solo loro, come in una bolla a riempirsi l'uno dell'altra. Sembra una favola, un idillo che tuttavia è destinato a finire perché lei non può rimanere legata, perchè non ce la fa, si sente soffocare, si sente inadeguata e incapace di nulla. Ma questo pezzo di vita insieme li unirà per sempre soprattutto perché lei, incapace di prendersi cura della figlia appena nata, la affida a lui, prima di sparire. Un film caleidoscopico, pieno di sfaccettature da scoprire, un film di emozione.
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ralphscott
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mercoledì 29 marzo 2017
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l'irritante mia,paolo l'illuso.
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Discreto road movie dalla sceneggiatura che vaga eterea come i suoi protagonisti. Ci troviamo nei paraggi del cinema minimalista che non cattura,non scalda. Vari i temi affrontati,ma nel complesso la coppia non fa trepidare per la sua futura sorte,anzi. La ragazza è irritante oltre il lecito e,quando ci si abitua alle sue bizzarrie,ci pianta in asso. Che il buon Marinelli possa perderci la testa fa strano. Alcune sequenze sono decisamente prevedibili,come la fuga dall'atelier - per altro simpatica - ed i contrasti con le femmine della famiglia calabrese. Due stelle e mezza.
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venerdì 8 dicembre 2017
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un film delicato e intenso sulla solitudine
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Un film delicato e intenso sulla solitudine di due esseri umani. Paolo vive a Torino ed è appena stato lasciato dal suo compagno dopo otto anni d'amore. La sua sofferenza è grande. Per dimenticare il suo amore o forse proprio per rivederlo trascorre le sue serate in locali notturni gay. Una sera in uno di questi locali incontra una bellissima ragazza dai capelli rosa. La ragazza si chiama Mia, fa la cantante ed è incinta. E' arrivata a Torino per cantare con il suo gruppo. E' bella, strana è completamente sola. Il gruppo l'ha mollata ed è sola in una città a lei sconosciuta. Mia chiede a Paolo di riportarla a Roma. I due iniziano così un viaggio a bordo di un furgone bianco. Il viaggio non si fermerà a Roma ma proseguirà per Napoli e poi per la Calabria.
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Un film delicato e intenso sulla solitudine di due esseri umani. Paolo vive a Torino ed è appena stato lasciato dal suo compagno dopo otto anni d'amore. La sua sofferenza è grande. Per dimenticare il suo amore o forse proprio per rivederlo trascorre le sue serate in locali notturni gay. Una sera in uno di questi locali incontra una bellissima ragazza dai capelli rosa. La ragazza si chiama Mia, fa la cantante ed è incinta. E' arrivata a Torino per cantare con il suo gruppo. E' bella, strana è completamente sola. Il gruppo l'ha mollata ed è sola in una città a lei sconosciuta. Mia chiede a Paolo di riportarla a Roma. I due iniziano così un viaggio a bordo di un furgone bianco. Il viaggio non si fermerà a Roma ma proseguirà per Napoli e poi per la Calabria. Un viaggio per un Italia fatta di autostrade, motel, periferie urbane, complessi industriali. Un viaggio che diventa incontro di due anime diverse, fragili e tormentate. Grazie a un vestito da sposa, a una fuga per i vicoli di Napoli, a una canzone di Loredana Bertè, ad un pranzo calabrese, ad una foto di gruppo, ad un orfanotrofio e ad un mare azzurro, Paolo e Mia imparano a conoscersi, a volersi bene, a guardare dentro se stessi.
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domenica 29 aprile 2018
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la nuova religione e i suoi miracoli
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Ovviamente l'errore sarebbe considerare questo film l'ennesima pagliacciata queering, così come a ogni annuale pornazzo da Cannes la frase di ogni babbeo politicamente corretto è: 'Ma no! Non c'entra nulla con la pornografia!'. Fuori dalle frasi fatte: film banalotto, trama esile da produzione low cost, nessun'emozione, ovviamente per chi non si faccia abbindolare da emozioni telecomandate, routine di famiglie meridionali retrograde, spunti sociologici di risulta, cuori infranti, infanzie desolate, solitudini affamate d'amore, tutto il belletto che serve per dare un tono al punto di fuga alla fine di tutta la parata ipocrita: il miracolo, (che come apprendiamo dall'ennesimo capitolo del catechismo lgbt, ma guarda un po', è contro natura) è che il femminile stavolta si autosopprime e si leva di torno non perché vende 'liberamente' il proprio utero, ma per un più pacifico e zuccheroso paradosso di responsabilità verso la nascitura, e non vorremo mica sindacare su un così vistoso miracolo di bontà! E così il maschio gay rimane finalmente solo a godersi il suo delirio di onnipotenza creativa, magari, perché no? con l'ex compagno che, chissà, in un impeto di tenerezza potrebbe ripensarci.
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Ovviamente l'errore sarebbe considerare questo film l'ennesima pagliacciata queering, così come a ogni annuale pornazzo da Cannes la frase di ogni babbeo politicamente corretto è: 'Ma no! Non c'entra nulla con la pornografia!'. Fuori dalle frasi fatte: film banalotto, trama esile da produzione low cost, nessun'emozione, ovviamente per chi non si faccia abbindolare da emozioni telecomandate, routine di famiglie meridionali retrograde, spunti sociologici di risulta, cuori infranti, infanzie desolate, solitudini affamate d'amore, tutto il belletto che serve per dare un tono al punto di fuga alla fine di tutta la parata ipocrita: il miracolo, (che come apprendiamo dall'ennesimo capitolo del catechismo lgbt, ma guarda un po', è contro natura) è che il femminile stavolta si autosopprime e si leva di torno non perché vende 'liberamente' il proprio utero, ma per un più pacifico e zuccheroso paradosso di responsabilità verso la nascitura, e non vorremo mica sindacare su un così vistoso miracolo di bontà! E così il maschio gay rimane finalmente solo a godersi il suo delirio di onnipotenza creativa, magari, perché no? con l'ex compagno che, chissà, in un impeto di tenerezza potrebbe ripensarci. Sì, il miracolo è contro natura: il miracolo di non aver detto ancora a queste decine di registi/e catechizzanti: 'Ma quale pollo credete che se la beva?' è davvero contro la natura dell'intelligenza umana, ma si verifica quotidianamente sotto i nostri occhi.
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