L'occhio di Silvia Bellotti si insinua tra faldoni e moduli di un ufficio colmo di burocrazia. Normative e disposizioni. Richieste e concessioni. Tutto sarebbe normale e lineare in un paese o città dove la legge funziona prevedendo ogni singolo caso. A Napoli no. La napoletanità sovverte ogni cavillo, ogni comma, ogni norma. La commedia dell'arte insita in ogni napoletano infiamma ogni reazione del solerte funzionario. E sarebbe già spiazzante se non fosse che ci si mettono anche i funzionari dell'ufficio alloggi popolari che di contro rispondono "a tono" alla "battuta" dei loro visitatori.
Un gioco delle parti senza fine dove uno sguardo, una parola, un silenzio esplode in tutta la sua naturale imprevedibile soluzione.
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L'occhio di Silvia Bellotti si insinua tra faldoni e moduli di un ufficio colmo di burocrazia. Normative e disposizioni. Richieste e concessioni. Tutto sarebbe normale e lineare in un paese o città dove la legge funziona prevedendo ogni singolo caso. A Napoli no. La napoletanità sovverte ogni cavillo, ogni comma, ogni norma. La commedia dell'arte insita in ogni napoletano infiamma ogni reazione del solerte funzionario. E sarebbe già spiazzante se non fosse che ci si mettono anche i funzionari dell'ufficio alloggi popolari che di contro rispondono "a tono" alla "battuta" dei loro visitatori.
Un gioco delle parti senza fine dove uno sguardo, una parola, un silenzio esplode in tutta la sua naturale imprevedibile soluzione.
Un tema così irrisolto, quello delle assegnazioni delle case popolari, che in tutta la sua gravità, al culmine dell'irrisolvibile, si piega dolce e commovente sulla spontanea visione del mondo che solo chi vive a Napoli può recitare senza una palco e senza una sceneggiatura.
Non basterebbero migliaia di ore di recitazione per un attore per sfiorare appena quel modo di essere e di vivere.
Dramma e ilarità. Miseria e passione. In ogni volto la consumata arte di Eduardo e Totò, Regina Bianchi, Peppe Barra e tanti altri.
Il mare fuori, in pochi fotogrammi, restituisce la luce di un luogo quasi immaginario.
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