rescart
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lunedì 7 dicembre 2020
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buona la seconda
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Al secondo tentativo la trasposizione su pellicola della fiaba di Dahl funziona. Il primo, risalente al 1989, non aveva avuto molto successo. Perso tra le innumerevoli produzioni per l'infanzia, forse era troppo vicino cronologicamente alla guerra delle Falkland, che come questo gigante, aveva rubato giovani vite seppure con le "migliori" intenzioni. Ma meglio morire in terra straniera da eroi o essere direttamente soggiogati a casa propria dalle droghe e morire di overdose stritolato dal mostro dai tanti volti, compreso l'alcol? Sognare invece non è una droga ed il cinema, lampiu grande fabbrica dei sogni, sarà comunque capace di realizzare con uno schiocchio si dita, quello che forse non si realizzerà mai.
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Al secondo tentativo la trasposizione su pellicola della fiaba di Dahl funziona. Il primo, risalente al 1989, non aveva avuto molto successo. Perso tra le innumerevoli produzioni per l'infanzia, forse era troppo vicino cronologicamente alla guerra delle Falkland, che come questo gigante, aveva rubato giovani vite seppure con le "migliori" intenzioni. Ma meglio morire in terra straniera da eroi o essere direttamente soggiogati a casa propria dalle droghe e morire di overdose stritolato dal mostro dai tanti volti, compreso l'alcol? Sognare invece non è una droga ed il cinema, lampiu grande fabbrica dei sogni, sarà comunque capace di realizzare con uno schiocchio si dita, quello che forse non si realizzerà mai. O forse sì. Ottima versione per bambini del "Soldato Jane". Ma siamo così sicuri che realtà e finzione coincidano? Ovvero che bene e male siano così contrapposti? O forse il GGGG non è anche luia versione edulcorata del male che alla fine provoca, seppure con le "migliori" intenzioni? "You snatched me" dice la bambina al mostro che l'ha rapita dall'orfanatrofio. E come venne chiamata Margaret Thatcher dai suoi detrattori: "Milk snatcher". Ma poi la laby di ferro si pentì di ciò che fece sa ministra dell'istruzione. Del senno di poi...
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felicity
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mercoledì 3 febbraio 2021
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c''è più mestiere che meraviglia
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Il film rientra a pieno titolo nella categoria dei prodotti per ragazzi targati Disney, e Spielberg ce la mette tutta, pur rimanendo fedele al racconto di Dahl, per stupire facendo un gran uso di effetti speciali, che danno enfasi a numerose scene.
Il problema della pellicola risiede proprio nell’aver scelto di rimanere ‘troppo’ fedeli allo script originale, senza quel sapore di favola universale che avrebbe giovato alla fruizione del racconto. Alcuni dialoghi telefonici ancorano irrimediabilmente la pellicola agli anni ottanta.
La storia della piccola orfana senza affetti, che unita all’ambientazione londinese ha un forte sapore Dickensiano, e la difficoltà di accettare il diverso da parte di tutti (GGG è diverso da Sophia perché gigante, ma è anche diverso dai suoi compagni perché vegetariano), sono ingredienti col quale si condiscono pellicole di animazione e non.
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Il film rientra a pieno titolo nella categoria dei prodotti per ragazzi targati Disney, e Spielberg ce la mette tutta, pur rimanendo fedele al racconto di Dahl, per stupire facendo un gran uso di effetti speciali, che danno enfasi a numerose scene.
Il problema della pellicola risiede proprio nell’aver scelto di rimanere ‘troppo’ fedeli allo script originale, senza quel sapore di favola universale che avrebbe giovato alla fruizione del racconto. Alcuni dialoghi telefonici ancorano irrimediabilmente la pellicola agli anni ottanta.
La storia della piccola orfana senza affetti, che unita all’ambientazione londinese ha un forte sapore Dickensiano, e la difficoltà di accettare il diverso da parte di tutti (GGG è diverso da Sophia perché gigante, ma è anche diverso dai suoi compagni perché vegetariano), sono ingredienti col quale si condiscono pellicole di animazione e non.
Da Spielberg è lecito aspettarsi qual lampo di genio che fa sembrare nuove anche le cose viste e riviste.
Alla fine della visione, tolti i bellissimi effetti speciali e la dignitosa prova degli attori, ci si chiede se valesse veramente la pena di trasporre sullo schermo questo racconto, se non per omaggiare ancora una volta un grande autore.
I primi 15 minuti di The BFG sono un concentrato di temi, topoi, stilemi del cinema spielberghiano. Sophie, la ragazzina, vince la paura, guarda dentro l'oscurità (fuori e dentro di sé) e si ritrova a faccia a faccia con un gigante, che la rapisce. Ed ecco che il mondo diventa improvvisamente più grande, anzi, gigantesco, ed entriamo in una realtà diversa, anche da un punto di vista cinematografico, in cui contano (appunto) le dimensioni.
Siamo dentro uno dei libri per ragazzi più letti e amati di sempre e Spielberg sembra preoccupato più che altro di rispettare i dialoghi originali e il lavoro dei tecnici, a scapito del ritmo e della qualità delle invenzioni.
Sembra incredibile, ma stavolta capita perfino di annoiarsi. Capita anche a Spielberg. C'è più mestiere che meraviglia. O per dirla in un altro modo, c'è più il produttore che il regista.
Anche se poi ci si ritrova alla corte della regina d'Inghilterra e la storia e il film prendono finalmente quota, con una sostanziosa iniezione di ironia.
Il Potere, qui presente nella sua forma più benevola, deve piegarsi alle ragioni dell'immaginazione, del sogno, di una ragazzina accompagnata da un gigante. E il protocollo regale finisce sovvertito dalla strana coppia, esplodendo in uno spettacolo pirotecnico.
Tutto qui? Più o meno.
Ci sarebbe anche la questione dei sogni, di cui il gigante va a caccia, e che hanno perfino il potere di convincere una regina che l'impossibile è diventato reale. Ma anche in questo caso la visione fatica a stare al passo con l'immaginazione che l'ha suscitata.
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paolo_francesco
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domenica 8 gennaio 2017
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grande dahl, grande spielberg
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..cosa si deve chiedere a un film con sceneggiatura non originale? Di saper rendere l'atmosfera del libro cui si ispira e di far uscire lo spettatore con dentro l'idea dell'"opera originale", e questo anche se il regista "re-interpreta" l'opera. Ho letto chi ha criticato il film e si capisce che lo ha fatto grossolanemente e non rendendosi conto di cosa sia il bro, probabilmente non letto (fiaba?.. noioso?.. banale?.. ecc.). The BFG non è una fiaba, e Roald Dahl è in assoluto uno dei massimi vertici della letteratura per ragazzi (e non piccoli come avete provato a spacciare). La storia, in stile Dahl, ha i suoi tratti forti (se aveste letto il libro sapreste che i bambini vengono mangiati dai giganti e muoiono!!!) che il film restituisce in modo lieve, ma restituisce.
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..cosa si deve chiedere a un film con sceneggiatura non originale? Di saper rendere l'atmosfera del libro cui si ispira e di far uscire lo spettatore con dentro l'idea dell'"opera originale", e questo anche se il regista "re-interpreta" l'opera. Ho letto chi ha criticato il film e si capisce che lo ha fatto grossolanemente e non rendendosi conto di cosa sia il bro, probabilmente non letto (fiaba?.. noioso?.. banale?.. ecc.). The BFG non è una fiaba, e Roald Dahl è in assoluto uno dei massimi vertici della letteratura per ragazzi (e non piccoli come avete provato a spacciare). La storia, in stile Dahl, ha i suoi tratti forti (se aveste letto il libro sapreste che i bambini vengono mangiati dai giganti e muoiono!!!) che il film restituisce in modo lieve, ma restituisce. Il libro indica al lettore di non fermarsi alle apparenze (non tutti i giganti sono cattivi), e anche qui il film restituisce il messaggio in modo egregio. In sintesi si tratta di un prodotto eccellente, che soprattutto consente anche ai ragazzi che non leggono (e qui sbagliano) di venire a conoscere di un classico del '900 della letteratura per ragazzi, assolutamente da conoscere, meglio leggendolo ma con solo due ore.. guardandolo!
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maumauroma
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venerdì 13 gennaio 2017
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il ggg- il grande gigante gentile
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Ma si, per una volta e' meglio sospendere il giudizio critico su di un film ( detto fra noi uno dei lavori piu' deludenti nella fimografia di Steven Spielberg) per cercare di ritornare bambini sforzandoci di segure la vicenda della piccola orfana Sofia, rapita nel suo collegio dal Grande Gigante Gentile e da lui condotta nella Terra dei Giganti. A differenza dei suoi colleghi assai piu' grandi di lui ( e' alto soltanto 7 metri e 20), cattivoni per davvero e per giunta ghiotti di carne umana, GGG e' un gigante mite, generoso e molto dolce. La sua passione e' quella di catturare tutti i sogni di questo mondo, riporli in barattoli etichettati, per poi instillarli con il suo trombone sparasogni nella mente dei bambini che dormono, dopo aver scelto ovviamente quelli piu' belli.
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Ma si, per una volta e' meglio sospendere il giudizio critico su di un film ( detto fra noi uno dei lavori piu' deludenti nella fimografia di Steven Spielberg) per cercare di ritornare bambini sforzandoci di segure la vicenda della piccola orfana Sofia, rapita nel suo collegio dal Grande Gigante Gentile e da lui condotta nella Terra dei Giganti. A differenza dei suoi colleghi assai piu' grandi di lui ( e' alto soltanto 7 metri e 20), cattivoni per davvero e per giunta ghiotti di carne umana, GGG e' un gigante mite, generoso e molto dolce. La sua passione e' quella di catturare tutti i sogni di questo mondo, riporli in barattoli etichettati, per poi instillarli con il suo trombone sparasogni nella mente dei bambini che dormono, dopo aver scelto ovviamente quelli piu' belli. GGG durante lo svolgimento della storia finira' per condurre Sofia a una sorta di iniziazione alla vita, difendendola dalle grinfie dei giganti cattivi, i quali alla fine saranno sconfitti, pensate un po', nientepopodimeno che dall' esercito della regina Elisabetta, conosciuta dal GGG e da Sofia durante un imprevisto , improvvisato e surreale happening nei suoi palazzi (forse la parte migliore della pellicola ). Gli effetti speciali dell'opera di Spielberg sono piuttosto crudi e realistici tanto da far temere che i sonni e i sogni dei bambini dopo la visione di questo film, a differenza delle intenzioni del GGG potrebbero risultare non propriamente sereni e beati, mentre agli spettatori adulti piu' smaliziati ma eterni bambinoni, non saranno di certo sfuggite allusioni e metafore sessuali sparse qua e la' nella sceneggiatura, (ma non ditelo a nessuno)
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eugenio
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lunedì 7 novembre 2016
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il ritorno di spielberg alla favola
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Spieberg scalda ancora una volta occhi e cuore.
Sarà l’incontro con Roald Dahl, saranno gli effetti speciali, saranno le storie adatte a un pubblico pre-scolare dalle molteplici letture, un marchio della “fabbrica” che il regista americano porta avanti da anni, sarà perchè sentivamo da tempo, almeno dal 1991 ai tempi di Hook, la necessità di una favola di orfani in un mondo dalle magiche atmosfere gotiche e oniriche.
Insomma, diciamocelo, Il Grande Gigante Gentile presentato allo scorso Festival di Cannes e nelle sale dal 1 gennaio 2017, ci riporta alla nostra infanzia, grazie all’apporto narrativo di uno tra i maggiori autori di libri per ragazzi del novecento, il britannico Roald Dahli appunto, in una vicenda di straordinaria amicizia tra una bambina Sophia (Ruby Barnhill) e un gigante (Mark Rylance).
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Spieberg scalda ancora una volta occhi e cuore.
Sarà l’incontro con Roald Dahl, saranno gli effetti speciali, saranno le storie adatte a un pubblico pre-scolare dalle molteplici letture, un marchio della “fabbrica” che il regista americano porta avanti da anni, sarà perchè sentivamo da tempo, almeno dal 1991 ai tempi di Hook, la necessità di una favola di orfani in un mondo dalle magiche atmosfere gotiche e oniriche.
Insomma, diciamocelo, Il Grande Gigante Gentile presentato allo scorso Festival di Cannes e nelle sale dal 1 gennaio 2017, ci riporta alla nostra infanzia, grazie all’apporto narrativo di uno tra i maggiori autori di libri per ragazzi del novecento, il britannico Roald Dahli appunto, in una vicenda di straordinaria amicizia tra una bambina Sophia (Ruby Barnhill) e un gigante (Mark Rylance).
E non è un caso che questa sia una tra le più belle fiabe Disney resa fluida da una pellicola che domina con sapienza la bellezza della fantasia con la cura di una fotografia estremamente nitida ed efficace che ben connota col giusto peso (e altezza..) la figura del gigante, alto sette metri con enormi orecchie, una pesante tromba e un acuto senso dell'olfatto, gentile e amichevole.
Lui, vegetariano (goloso di Cetrionzoli), di statura limitata rispetto a suoi “colleghi” come il Sanguinario (Bill Hader) e l'Inghiotticicciaviva (Jemaine Clement) affamati di carne umana, rapisce la spigliata Sophie portandola prima nella sua caverna e poi nel Paese dei sogni a insegnarle appunto a raccogliere “quelle idee” che verranno poi “riposte” in barattoli di vetro e “trasmesse” ai bambini del mondo durante la notte.
E’ un rapporto quello che innegabilmente si crea tra Sophie e il gigante di tenera amicizia, una relazione tra due anime solitarie (lei infelicemente relegata in un orfanotrofio, lui avulso dalla comunità degli spietati giganti) che culminerà in un’avventura a cavallo tra mondo fatato e soprattutto reale per avvisare la regina di Londra (Penelope Wilton) della situazione precaria dei giganti e del pericolo che incombe sui bambini.
Esilarante nel ricevimento del gigante gentile a casa della Regina, (con tanto di bridisi finale offerto gentilmente dal gigante), onirico nella cattura di fuochi fatui nella terra dei Sogni, volutamente ad altezza di bambino malgrado l’elevazione stratosferica che la pellicola impone, Il Grande Gigante Gentile dimostra come sia possibile opporsi alla dittatura violenta e volgare della massa, senza snobismi e altezzosità. I giganti mangiatori di banbini simbolo del male che oscura l’infanzia e il bello della vita, del sogno, sono tratteggiati con punte di ingenuità come si deve a un prodotto per rgaazzini e fa veramente bene al cuore immaginare come la forza di una bambina, altro evidente simbolo della purezza e della fiducia, sia l’unica capace addirittura di convincere la regina alla “lotta” contro i Giganti rompendo il velo di ipocrisia e conformismi.
Sono sogni che possono diventare una realtà, sincera e appassionata che Spielberg generosamente ci regala a chi, adulto, vuole tornare bambino anche solo due ore.
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flavio1234
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martedì 3 gennaio 2017
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una mezza delusione
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Spielberg questa volta non riesce a fare centro. La storia è una fiaba per bambini, ma assai striminzita e con alcune parti fuori luogo ( l' intervento della regina e dell' esrcito inglese ). Non scatta la scintilla capace di coinvolgere anche gli adulti come sempre accade nelle pellicole di Spielberg. Solo il passaggio nel mondo dei sogni del gigante e la bambina ha un profondo e coinvolgente fascino. Molti momenti sono monotoni, ripetitivi proprio perché l' argomento non offre molto. Particolarmente antipatica la piccola protagonista.
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pintaz
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lunedì 2 gennaio 2017
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diversi, per fortuna!
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Il Grande Gigante Gentile è un omone alto più di sette metri molto diverso dagli altri abitanti del Paese dei Giganti che, ad esempio come San Guinario, si nutre di esseri umani, preferibilmente bambini. Una notte il GGG, che è vegetariano e si ciba soltanto di Cetrionzoli palesemente marci, rapisce Sophie e la porta nella sua caverna. Inizialmente la piccola cerca di fuggire spaventata dal misterioso gigante, ma ben presto si rende conto che il colosso in realtà è dolce, di animo buono e può insegnarle cose meravigliose tra cui il vero senso della vita. Il GGG porta infatti Sophie nel Paese dei Sogni, affinchè possa catturarli, imbottigliarli per "darli in pasto" ai bambini. L'affetto e la complicità tra i due cresce talmente rapidamente che quando gli altri giganti sono pronti all'ennesima caccia, "annusando il piccolo essere urbano", i due decidono di mettere in campo l'artiglieria pesante grazie anche e soprattutto alla benevolenza della Regina d'Inghilterra che intuisce il pericolo e decide di aiutare non solo Sophie ma anche gli altri bambini desiderosi di sognare il proprio futuro.
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Il Grande Gigante Gentile è un omone alto più di sette metri molto diverso dagli altri abitanti del Paese dei Giganti che, ad esempio come San Guinario, si nutre di esseri umani, preferibilmente bambini. Una notte il GGG, che è vegetariano e si ciba soltanto di Cetrionzoli palesemente marci, rapisce Sophie e la porta nella sua caverna. Inizialmente la piccola cerca di fuggire spaventata dal misterioso gigante, ma ben presto si rende conto che il colosso in realtà è dolce, di animo buono e può insegnarle cose meravigliose tra cui il vero senso della vita. Il GGG porta infatti Sophie nel Paese dei Sogni, affinchè possa catturarli, imbottigliarli per "darli in pasto" ai bambini. L'affetto e la complicità tra i due cresce talmente rapidamente che quando gli altri giganti sono pronti all'ennesima caccia, "annusando il piccolo essere urbano", i due decidono di mettere in campo l'artiglieria pesante grazie anche e soprattutto alla benevolenza della Regina d'Inghilterra che intuisce il pericolo e decide di aiutare non solo Sophie ma anche gli altri bambini desiderosi di sognare il proprio futuro.
Spielberg riesce, anche in questa occasione, a fare centro! Impernia tutta la pellicola sulla diversità facendola risultare invece di un handicap il pernio centrale di una forza che solo i bambini possono ancora regalare a noi adulti. Sophie è diversa in quanto orfana, sognatrice ad occhi spalancati (soffre di insonnia) e desiderosa anche di andare oltre all'incertezza del buio della notte. Il GGG è un dissimile nel suo modo di pensare, agire e confrontarsi non solo con i propri titani ma anche con gli esseri umani.
La bellezza del mondo, in ogni sua forma, sta nella diversità; aprirsi e avere il coraggio di dire che io sono io e basta è la vera e unica vittoria che ognuno di noi può esprimere sempre senza aver la paura di incontrare giganti in altezza e nani nello stato d'animo.
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filippotognoli
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martedì 3 gennaio 2017
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il grande gigante acchiappasogni
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Come tantissimi altri bambini, da piccolo ho letto il libro di Roald Dahl, e da allora ne porto un bellissimo ricordo. Oggi, ormai adulto, ho potuto rivivere le stesse emozioni e magie. Spielberg fa un grandissimo omaggio all'autore gallese, e soprattutto regala ai bambini di oggi una pellicola davvero incantata. Come da tradizione del regista, alterna un film "serio" ad uno "per bambini", e dopo 'il ponte delle spie', questa volta e' il turno del Gigante buono.
Il film, come gia' detto, e' chiaramente e volutamente rivolto ad un pubblico infantile, come del resto il romanzo, ma come sempre, essendo fatto bene, e' molto piacevole anche per un pubblico adulto.
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Come tantissimi altri bambini, da piccolo ho letto il libro di Roald Dahl, e da allora ne porto un bellissimo ricordo. Oggi, ormai adulto, ho potuto rivivere le stesse emozioni e magie. Spielberg fa un grandissimo omaggio all'autore gallese, e soprattutto regala ai bambini di oggi una pellicola davvero incantata. Come da tradizione del regista, alterna un film "serio" ad uno "per bambini", e dopo 'il ponte delle spie', questa volta e' il turno del Gigante buono.
Il film, come gia' detto, e' chiaramente e volutamente rivolto ad un pubblico infantile, come del resto il romanzo, ma come sempre, essendo fatto bene, e' molto piacevole anche per un pubblico adulto. Purche' si creda ancora alle fiabe e ai sogni. Gli effetti speciali sono straordinari, e la realizzazione del Gigante e del suo mondo sono fantastici. Adatto a tutti i tipi di eta': da 0 a 99 anni ;-)
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mario nitti
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martedì 3 gennaio 2017
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una favola nel senso migliore del termine
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Usate come sceneggiatura il libro del compianto Roald Dahl e mettete dietro la macchina da presa Steven Spielberg e avrete unito due dei più grandi creatori di sogni dell’ultimo secolo: e di sogni si parla, della capacità di imprigionarli, di dominarli e alla fine la vittoria arriderà a chi saprà comunicare agli altri i sogni giusti. La storia dell’amicizia tra il piccolo, per essere un gigante, GGG e la piccola orfana Sophie è raccontata con grazia, ironia, dolcezza. I due “diversi” devono trovare un proprio spazio e per riuscirci dovranno unire le loro forze. Il film ha momenti molto divertenti, come quello della visita alla Regina d’Inghilterra, effetti speciali perfetti, un sontuoso uso del motion capture, ma alla fine non è questo a prevalere.
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Usate come sceneggiatura il libro del compianto Roald Dahl e mettete dietro la macchina da presa Steven Spielberg e avrete unito due dei più grandi creatori di sogni dell’ultimo secolo: e di sogni si parla, della capacità di imprigionarli, di dominarli e alla fine la vittoria arriderà a chi saprà comunicare agli altri i sogni giusti. La storia dell’amicizia tra il piccolo, per essere un gigante, GGG e la piccola orfana Sophie è raccontata con grazia, ironia, dolcezza. I due “diversi” devono trovare un proprio spazio e per riuscirci dovranno unire le loro forze. Il film ha momenti molto divertenti, come quello della visita alla Regina d’Inghilterra, effetti speciali perfetti, un sontuoso uso del motion capture, ma alla fine non è questo a prevalere. Il film ci avvolge come una coperta calda e lascia allo spettatore il gusto dolce che era quello delle favole che di cui da piccoli era facile innamorarsi.
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alex62
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domenica 30 ottobre 2016
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papà gigantesco e buono
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Ma ve lo sareste apsettato che Spielberg ritornasse con una specie di cartoon? E invece il grande regista statunitense torna a trattare argomenti (apparentemente) infantili e a lavorare (come solo lui sa fare) con un'attrice bambina: il vero capolavoro del film!
Ecco emergere un nuovo talento, Ruby Barnhill, giovanissima attrice britannica (dodicenne), che probabilmente oscurerà l'enorme fama di altre attrici bambine che hanno furoreggiato nel passato recente. Come la bravissima Dakota Fanning, capace di oscurare il talento dei grandi protagonisti al suo fianco in blockbuster di qualche anno fa. Oppure come la microscopica, bellissima Drew Barrymore (che cognome ingombrante! I suoi antenati, Ethel, John e Lionel, avevano scritto la storia del cinema dagli anni '30 ai '50), in E.
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Ma ve lo sareste apsettato che Spielberg ritornasse con una specie di cartoon? E invece il grande regista statunitense torna a trattare argomenti (apparentemente) infantili e a lavorare (come solo lui sa fare) con un'attrice bambina: il vero capolavoro del film!
Ecco emergere un nuovo talento, Ruby Barnhill, giovanissima attrice britannica (dodicenne), che probabilmente oscurerà l'enorme fama di altre attrici bambine che hanno furoreggiato nel passato recente. Come la bravissima Dakota Fanning, capace di oscurare il talento dei grandi protagonisti al suo fianco in blockbuster di qualche anno fa. Oppure come la microscopica, bellissima Drew Barrymore (che cognome ingombrante! I suoi antenati, Ethel, John e Lionel, avevano scritto la storia del cinema dagli anni '30 ai '50), in E.T. (sempre di Spielberg). Certo nessuna potrà rivaleggiare con il mito Shirley Temple, “riccioli d'oro”, anche perché alla sua carriera interrotta precocemente, seguì una vicenda di donna esemplare e coraggiosa, dedita a cause civili molto importanti.
Questa protagonista occupa l'intero film, con tutto il fascino del suo accento very british, sempre più “cool” oggigiorno, soprattutto quando viene contrapposto alla gutturale pronuncia americana. La vicenda è Dickensiana, come Spielberg ama da sempre, ma nasconde la passione per la psicanalisi, precocemente divampata negli USA, ancora negli anni '30 del secolo scorso. Anche l'ambientazione demodé tradisce il trasporto per un'epoca di grandi speranze e illusioni, destinate a frantumarsi troppo presto a causa del più grande conflitto della storia umana.
Una bimba che no ha mai conosciuto il padre, fantastica nella notte di Londra, sperando in un incontro “romantico” con le “streghe”, se proprio non si può avere nulla di meglio della proterva istitutrice, la quale punisce le incontrollabili fughe di fantasia di Sophie segregandola in uno stanzino buio e abitato dai topi…
Qui piomba il colpo di scena: nelle notti romantiche londinesi, (come evitare il dolcissimo ricordo della famosa notte di Nanà, Peter Pan, Wendy, John e Michael ?!?), nelle notti londinesi, dicevo, al posto delle streghe, si aggira nientemenoche un gigante! Non un orco mangiabambini, come si potrebbe facilmente immaginare, bensì “un Grande e amichevole Gigante”. Particolare non solo per la dieta strettamente vegetariana e non cannibalica, bensì per una specie di DSL (Disturbo Specifico del Linguaggio), di dislessia insomma, per la quale inventa e trasforma le parole. Per cui tutta la prima parte del film è un divertente gioco di ruolo fra Sophie e il gigante alla “My fair lady”. La bambina cerca invano di correggere ed istruire il gigante buzzurro e semi-analfabeta. Però, con sua grande sorpresa, Sophie scopre che il gigante aveva imparato a leggere da qualcuno che gli aveva voluto davvero bene e dal quale aveva imparato anche che il modo migliore per far addormentare un bambino che soffre d'insonnia è…leggergli una storia.
Qualcuno aveva preceduto Sophie, nell'antro sporco, ma popolato di sogni catturati: un altro bambino. Che aveva vissuto lì a lungo e che, purtroppo era stato strappato alle amorevoli cure del gigante buono dai suoi amici-nemici cannibali.
Alla fine Sophie avrà un piano: la “cavalleria” di sua Maestà la Regina d'Inghilterra catturerà e relegherà al sicuro la banda di malfattori, laddove non potranno più nuocere a nessun bambino.
Insomma una bimba orfana genererà nella sua fantasia un sostituto del padre, anzi proprio il padre di cui non ha potuto godere, a causa di un destino baro e crudele, le cure e l'amore. E questo sostituto dovrà essere il moglior padre, anzi il più grande, il più gigantesco che la fantasia di un bambino possa partorire. Sarà un gigante vegetariano e amorevole, che si prenderà cura di lei. Ma nella fantasia di questa bambina ci sono forze avverse sempre in agguato, che potrebbero costringere il padre nuovo a privarsi della sua dolcissima compagnia, per portarla al sicuro. Però con un gesto che dice tutta la Fede di Sophie in un nuovo destino, finalmente privo delle sofferenze quotidiane che hanno contraddistinto la sua giovane vita, lei si lancia letteralmente dal balcone dell'orfanotrofio, certa che la manona protettiva del suo nuovo papà l'avrebbe raccolta e salvata prima dell'impatto col selciato.
Prima, molto prima che la durissima realtà di una bimba orfana, senza amici e senza affetti, la farà risvegliare…
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