L'imprendibile Salomé
di Vittorio Lingiardi Il Venerdě di Repubblica
Messi vicini, i nomi delle due donne ispirano una certa soggezione mitteleuropea: Lou von Salomé e Cordula Kablitz-Post. La seconda gira un film che porta il nome della prima, che fu filosofa, scrittrice, psicoanalista e femminista. La locandina, ricalcando (inconsapevolmente?) lo spirito del tempo, per cui la donna esiste solo come proiezione dell'uomo (proprio quello che Lou combatteva), la racconta cosi: "Nietzsche l'adorava. Rilke l'amava. Freud l'ammirava". Vero č che, attorno a lei, affascinante perché imprendibile, sorprendente perché indomabile, ha ronzato una bella fetta di cultura di otto-novecento. La regista ce la presenta col volto e la voce di quando, anziana, provata dal dolore di tanto amore, accesa dalla passione di tanta sapienza, costretta a nascondere l'origine ebraica mentre sale l'ombra nera del nazismo, si racconta a un ultimo ammiratore sconosciuto, il germanista Ernst Pfeiffer, che sarŕ poi il curatore della sua opera. I misogini frettolosi la considerano l'ennesima egocentrica femme fatale, ma il film, nella sua austera semplicitŕ, ha il pregio di rappresentarla per ciň che č stata veramente: una donna libera, inflessibile, disposta a sacrificare la tenerezza per salvare il pensiero. Solo al poeta Rilke, e per poco, saprŕ donare, riunite, entrambe le parti. Molti la ricordano per la foto in cui, ventenne, abito attillato, frustino in mano, trionfa su un carro trainato da Nietzsche e Paul Rée. Io la ricordo nelle pagine di un libro curato da Francesca Mollino, una collega che non c'č piů. Si intitola Legami e libertŕ ed č la splendida corrispondenza tra la giovane Anna Freud e Lou, di trent'anni piů grande. Le lettere tra una donna selvatica e una ragazza volitiva che esplorano la psicoanalisi a partire da se stesse, dalla loro vita femminile di tutti giorni.
Da Il Venerdě di Repubblica, 27 settembre 2019
di Vittorio Lingiardi, 27 settembre 2019
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