Storie-non storie di ragazzi di strada a Medellin. Molti sono giocolieri, fanno il loro numero davanti alle macchine ferme ai semafori, poi reclamano l'obolo. Altri sono vitelloni, scioperati, ragazzi con lavori precari. Questo film colombiano racconta pochissimo, e tutto con mdp a spalla (al solito!) e con suono in presa diretta. La scrittura, volutamente povera e ripetitiva (tutto è "cimba" per loro, come a dire oro, figo, ganzo etc.), è vuota di contenuti. Oggi non si racconta più una storia con slanci espressionisti o iperrealisti, sogni barocchi, violenza crudele, come poteva fare Luis Bunuel un bel po' di anni fa col suo splendido "Los olvidados".
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Storie-non storie di ragazzi di strada a Medellin. Molti sono giocolieri, fanno il loro numero davanti alle macchine ferme ai semafori, poi reclamano l'obolo. Altri sono vitelloni, scioperati, ragazzi con lavori precari. Questo film colombiano racconta pochissimo, e tutto con mdp a spalla (al solito!) e con suono in presa diretta. La scrittura, volutamente povera e ripetitiva (tutto è "cimba" per loro, come a dire oro, figo, ganzo etc.), è vuota di contenuti. Oggi non si racconta più una storia con slanci espressionisti o iperrealisti, sogni barocchi, violenza crudele, come poteva fare Luis Bunuel un bel po' di anni fa col suo splendido "Los olvidados". Oggi si narra il vuoto, il nulla, la socialità passiva fatta sistema. E nemmeno i cattivi sono davvero qualcosa: vuoti anche loro. Alla fine del film uno dei ragazzi, un povero diavolo, viene fermato da tre loschi figuri, tre bulli che lo minacciano e lo perquisiscono. Pensiamo: caspita, siamo nella patria di Pablo Escobar, adesso il film vira in tragedia. Invece il malcapitato viene soltanto tosato. E, quasi senza capelli, si presenta da sua madre. Fine del film. Con questa tematica sociale e un artistico bianco e nero, il film vince un premio alla Mostra del cinema di Venezia (miglior film della prestigiosa "Settimana della critica"). Non siamo d'accordo, non crediamo valga il prezzo di un biglietto.
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