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luca1968
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mercoledì 13 giugno 2018
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seconda stagione: altro capolavoro
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Ho appena finito la visione della seconda stagione… e sto piangendo…
Sto piangendo per Costa, Chinnici, Giuliano, Francese, Mattarella, Falcone, Borsellino…
Sto piangendo per tutte le vittime di cui non ricordo il nome…
Sto piangendo per le loro famiglie… per il figlio di Mario Francese, che ha dedicato la sua vita a onorare la memoria del padre, e quando ci è riuscito non ha avuto più un motivo per vivere...
Sto piangendo perché non abbiamo fatto nulla per loro…
Nel luglio 1992 ero in vacanza in Sicilia, ero a pochi chilometri da dove Borsellino e la sua scorta vennero fatti a pezzi.
Ricordo che nessuno intorno a me si indignò, solamente qualche commento alla siciliana, "meschino" dicevano.
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Ho appena finito la visione della seconda stagione… e sto piangendo…
Sto piangendo per Costa, Chinnici, Giuliano, Francese, Mattarella, Falcone, Borsellino…
Sto piangendo per tutte le vittime di cui non ricordo il nome…
Sto piangendo per le loro famiglie… per il figlio di Mario Francese, che ha dedicato la sua vita a onorare la memoria del padre, e quando ci è riuscito non ha avuto più un motivo per vivere...
Sto piangendo perché non abbiamo fatto nulla per loro…
Nel luglio 1992 ero in vacanza in Sicilia, ero a pochi chilometri da dove Borsellino e la sua scorta vennero fatti a pezzi.
Ricordo che nessuno intorno a me si indignò, solamente qualche commento alla siciliana, "meschino" dicevano...
Nessuno aveva voglia di parlarne, era più facile andare avanti come era sempre stato, girandosi dall'altra parte...
E ora come allora siamo soli, lo Stato deve solo far quadrare i conti, fottendosene della povera gente, che crepi pure, di mafia o di fame poco importa...
Per me questa seconda stagione, esattamente come la prima, non è uno spettacolo televisivo di intrattenimento...
E' un risveglio della coscienza...
E' un invito a non dimenticare chi ha pagato con la vita un ideale di libertà e di onestà...
Ancora una volta, dovrebbe essere mostrata nelle scuole, per tentare di insegnare ai nostri figli che non c'è nulla di più nobile che vivere - e anche morire - per un ideale...
E dovrebbe essere vista da tutti noi genitori, per insegnarci a essere un modello per i nostri figli che sono sempre più allo sbando, che pretendono di sapere tutto ma che sono solo bambini lasciati a crescere da soli...
Dobbiamo essere tutti Lorenzo Giammarresi, lo dobbiamo ai nostri figli per evitare che si perdano nell'oscurità...
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luca1968
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mercoledì 1 marzo 2017
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stupendo
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Avevo già apprezzato il film, ma questa serie ha superato ogni aspettativa. Mentre nel film il solo vero protagonista è il piccolo Arturo, nella serie tutti i membri della famiglia Giammarresi - dal padre combattuto tra l'onestà e le necessità della propria famiglia, alla madre-moglie onesta ma fragile, alla sorella "minchiona" - hanno un ruolo chiave. Per non parlare dello zio Massimo, spaccone ma buono, dei compagni di scuola, dei personaggi "buoni", come Boris Giuliano e il giornalista Mario Francese. E persino dei "cattivi" (Ciancimino, Riina, il frate/prete mafioso di un inedito Frassica, etc. etc.), Un racconto che trasuda umanità, narrato con tenerezza ma anche con l'onestà e la profondità di un bambino che non smette mai di farsi domande, mi fa venire le lacrime agli occhi persino mentre scrivo questa recensione, a poche ore dalla visione dell'ultima puntata.
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Avevo già apprezzato il film, ma questa serie ha superato ogni aspettativa. Mentre nel film il solo vero protagonista è il piccolo Arturo, nella serie tutti i membri della famiglia Giammarresi - dal padre combattuto tra l'onestà e le necessità della propria famiglia, alla madre-moglie onesta ma fragile, alla sorella "minchiona" - hanno un ruolo chiave. Per non parlare dello zio Massimo, spaccone ma buono, dei compagni di scuola, dei personaggi "buoni", come Boris Giuliano e il giornalista Mario Francese. E persino dei "cattivi" (Ciancimino, Riina, il frate/prete mafioso di un inedito Frassica, etc. etc.), Un racconto che trasuda umanità, narrato con tenerezza ma anche con l'onestà e la profondità di un bambino che non smette mai di farsi domande, mi fa venire le lacrime agli occhi persino mentre scrivo questa recensione, a poche ore dalla visione dell'ultima puntata. Una storia che mi è rimasta dentro, che narra di noi, del nostro passato (io nel 1979 avevo 11 anni, praticamente l'età di Salvatore). La storia di una famiglia onesta. Se in Italia ce ne fossero state, e ce ne fossero ora, di più, il nostro paese sarebbe stato e sarebbe ancora un paradiso. L'ultimo insegnamento, però, ce lo da proprio Salvatore nell'ultima scena: bisogna avere il coraggio, anche ora che l'Italia va a rotoli, di non scappare, ma di combattere. Perchè scappare significa perdere, lasciare la nostra terra in mano a chi non se la merita. Combattere, anche a costo della vita come hanno fatto in tanti in quegli anni (magistrati, poliziotti, giornalisti e gente comune di cui nessuno ricorda il nome), significa vincere. Dovrebbero mostrare questa serie in tutte le scuole, perchè le parole che usa il piccolo Salvatore per raccontare la nostra storia valgono più di mille insegnamenti. Capolavoro assoluto. Grazie a Pif e agli altri sceneggiatori, di cui non ricordo il nome. Grazie per avermi emozionato, per avermi fatto ridere e piangere, per avermi fatto pensare e ricordare...
Grazie....
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jonnylogan
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domenica 14 settembre 2025
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la mafia continua a uccidere in estate
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Serie di 24 episodi che prende il via da un’idea di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, che dopo aver dato vita al film omonimo del quale era stato regista, ideatore e protagonista, riesuma ancora una volta il cognome Giammarresi, a lui tanto caro, per narrare le vicende umane di una famiglia della Palermo degli anni ‘70 che si trova a dover coesistere come tutti con la mafia e i suoi protagonisti, ma anche con le istituzioni che hanno cercato di combatterla.
Pif questa volta offre alla serie solamente la propria presenza eterea, trasformandosi nella voce fuori campo di Salvatore che, una volta adulto, narra quel che accadeva all’epoca della sua infanzia, ovvero le vicende della sua famiglia che, fra mille difficoltà, economico, morali, si muoveva nella Sicilia dei ‘70.
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Serie di 24 episodi che prende il via da un’idea di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, che dopo aver dato vita al film omonimo del quale era stato regista, ideatore e protagonista, riesuma ancora una volta il cognome Giammarresi, a lui tanto caro, per narrare le vicende umane di una famiglia della Palermo degli anni ‘70 che si trova a dover coesistere come tutti con la mafia e i suoi protagonisti, ma anche con le istituzioni che hanno cercato di combatterla.
Pif questa volta offre alla serie solamente la propria presenza eterea, trasformandosi nella voce fuori campo di Salvatore che, una volta adulto, narra quel che accadeva all’epoca della sua infanzia, ovvero le vicende della sua famiglia che, fra mille difficoltà, economico, morali, si muoveva nella Sicilia dei ‘70. Cedendo invece il ruolo di regista all’Alessandrino Luca Ribuoli, ampiamente avvezzo al mezzo TV, grazie alla direzione di numerosi episodi di altri prodotti quali Distretto di Polizia, Call My Agent e Don Matteo e capace di portare a termine un compito non semplice; costruire un prodotto efficace ma anche diverso rispetto al film del 2013, riuscendo a catturare l’attenzione del pubblico forse anche più del film omonimo, perché la serie è sì giocata sui medesimi temi (civili), ma grazie ai ventiquattro episodi ha anche numerose linee narrative esplorabili ed è quindi capace di soffermarsi maggiormente sulla vita di persone comuni, impersonate da un gruppo di attori capaci nel calarsi in maniera a volte comica, a volte tragica in un mondo visto come diviso fra la rettitudine di alcuni e il desiderio di arrangiarsi di altri. E saranno proprio tutte le sfumature di questa divisione, unite alle vicende personali di ciascun protagonista, che ne confermeranno e demarcheranno tutto l’arco narrativo.
Menzioni per tutti i membri del cast: da Edoardo Buscetta nel ruolo dell’undicenne Salvatore, a Claudio Gioè, in quello di suo padre Lorenzo, fino ad Anna Foglietta nella parte della moglie di Lorenzo: Pia, per finire con Francesco Scianna, nel ruolo di Massimo, fratello di Pia o Nino Frassica in quello di un frate molto vicino al mondo delle cosche.
Unico peccato un finale improvviso che ha lasciato proprio parte di quelle numerose linee narrative ancora aperte e che per ammissione dello stesso Pif avrebbero dovute essere approfondite con nuovi episodi. Ciò nonostante prodotto di grande spessore sia narrativo, sia civile e serie televisiva che nel corso della sua visione sa far sorridere e riflettere con un retrogusto purtroppo inevitabilmente agrodolce.
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