brunelloroma
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giovedì 23 aprile 2020
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il più interessante docufilm sui gatti mai visto
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Una bella narrazione sulle storie di diversi gatti tra i tantissimissimi che popolano e spopolano a Instanbul. I tanti cittadini che si occupano di loro ce li raccontano, e un po' si raccontano. Se veramente esiste una stretta relazione tra la personalità più profonda degli esseri umani e questi mini felini, non poteva che affiorare a Istanbul, la Roma dell'oriente, per molti la città più sensuale e misteriosa del mondo, ed elegante, come solo un gatto sa essere.
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fabio
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martedì 26 giugno 2018
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non vale il biglietto. banale e stereotipato
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Lasciate perdere e se proprio amate i gatti vedetelo alla tv. Il doc è una bella occasione sprecata; si poteva raccontare di più e meglio la città di Istambul, la sua storia ed i suoi abitanti. Poteva essere un momento di riflessione sull'animo umano e il suo mistero. Invece ne viene fuori un prodotto banale: la solita carrellata di simpatici felini e gattari al seguito. Un po' di riprese col drone sulla città e nient'altro.
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flyanto
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lunedì 25 giugno 2018
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tanti, tanti simpatici gatti
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“Kedi – La Città dei Gatti” (‘kedi’ in turco significa ‘gatto’) è il film documentario che la regista turca Ceyda Torun ha girato come omaggio ed elogio ai gatti di Istanbul, la sua città. L’amore verso questi felini l’ha portata a riprenderne alcuni di vario tipo che vivono per lo più come randagi per le strade della capitale turca. In realtà questi animali liberi vengono sfamati ed ‘accuditi’ da tutti i cittadini di Istanbul: negozianti, ristoratori, pescatori e privati che si assumono come compito proprio quello di occuparsi di loro, rendendoseli amici. Ciò che emerge da questo singolare docu-film, oltre che all’amore personale della regista e degli abitanti in generale della città verso i gatti è il concetto che essi vivono meglio per la strada e come creature libere ed indipendenti, piuttosto che in case private.
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“Kedi – La Città dei Gatti” (‘kedi’ in turco significa ‘gatto’) è il film documentario che la regista turca Ceyda Torun ha girato come omaggio ed elogio ai gatti di Istanbul, la sua città. L’amore verso questi felini l’ha portata a riprenderne alcuni di vario tipo che vivono per lo più come randagi per le strade della capitale turca. In realtà questi animali liberi vengono sfamati ed ‘accuditi’ da tutti i cittadini di Istanbul: negozianti, ristoratori, pescatori e privati che si assumono come compito proprio quello di occuparsi di loro, rendendoseli amici. Ciò che emerge da questo singolare docu-film, oltre che all’amore personale della regista e degli abitanti in generale della città verso i gatti è il concetto che essi vivono meglio per la strada e come creature libere ed indipendenti, piuttosto che in case private.. Così facendo, ogni individuo se ne prende cura ugualmente amorevolmente, senza permettere mai che essi si ammalino o muoiano denutriti ed abbandonati e rendendoli di conseguenza una presenza importante e ‘folcloristica’ della città. Oltre alle riprese vere e proprie dei singoli gatti che immediatamente catturano la simpatia e l’affetto dello spettatore, questo documentario risulta quanto mai interessante e di un certo valore artistico anche per le suggestive e bellissime immagini presentate della città di Istanbul, la quale viene svelata in ogni suo scorcio e da più vedute, anche dall’alto, apparendo così sullo schermo nella sua più strabiliante e seducente bellezza.
Consigliato a tutti per l’originalità ed, appunto, per le sue riprese in generale.
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vanessa zarastro
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domenica 27 maggio 2018
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una città ospitale
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Ceyda Torun, che ha lasciato Instanbul a undici anni, ricorda la presenza di questi felini nella sua città. Qui i gatti sono molto rispettati perché si dice che Maometto fu salvato dal morso di un serpente proprio da un gatto. Sono centinaia di migliaia che vivono liberi e felici nella metropoli.
Così dichiara la regista: «Spero che questo film faccia sentire lo spettatore come se gli si fosse posato un gatto sulle ginocchia inaspettatamente, facendo le fusa, costringendolo – perché impossibilitato a muoversi senza lasciar andare quella morbidezza – a pensare alle cose a cui non ha il tempo di pensare normalmente».
Instanbul è stato un porto di estrema importanza della storia e le navi usavano imbarcare i gatti a bordo perché cacciassero i topi.
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Ceyda Torun, che ha lasciato Instanbul a undici anni, ricorda la presenza di questi felini nella sua città. Qui i gatti sono molto rispettati perché si dice che Maometto fu salvato dal morso di un serpente proprio da un gatto. Sono centinaia di migliaia che vivono liberi e felici nella metropoli.
Così dichiara la regista: «Spero che questo film faccia sentire lo spettatore come se gli si fosse posato un gatto sulle ginocchia inaspettatamente, facendo le fusa, costringendolo – perché impossibilitato a muoversi senza lasciar andare quella morbidezza – a pensare alle cose a cui non ha il tempo di pensare normalmente».
Instanbul è stato un porto di estrema importanza della storia e le navi usavano imbarcare i gatti a bordo perché cacciassero i topi. Così nei secoli sono arrivati vari tipi di gatti, dai pelosissimi norvegesi ai soriani, dai certosini ai ginger-cat e così via. I gatti di questa città sono saliti alla ribalta quando il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, nel viaggio in Turchia del 2009, fece visita a Santa Sofia e vide un bel micione tigrato - il famoso gatto Gli – camminare indisturbatamente tra navate e gallerie millenarie sotto gli occhi del premier turco Erdogan. Sembrerebbe che nel solo monumento bizantino viva una colonia felina di una ventina di esemplari. Da quel momento ci si è accorti che i gatti sono dappertutto, anche del Gran Bazar, diventando una sorta di simbolo della città per tutti gli stranieri. Perfino gli organizzatori dei campionati mondiali di basket del 2010 hanno scelto come mascotte l’immagine di un gattone chiamato Bascat. Così afferma Ceyda Torun: «I gatti sono integrali all’identità di Instanbul tanto quanto i suoi monumenti, il Bosforo, il tè, i ristoranti di pesce e raki».
Kedi (in turco documentario) non è un film sui gatti domestici che si possono vedere nel proprio cortile, ma un documentario sulle centinaia di migliaia di gatti che vagano liberamente nella metropoli da migliaia di anni che vanno e vengono nelle vite degli uomini tra il selvaggio e l’addomesticato. I gatti e i loro cuccioli sono portatori di felicità e forniscono un’occasione di riflessione agli uomini sulla propria vita, quasi fossero un proprio specchio. La presenza del gatto, inoltre è terapeutica, il prendersi cura di queste bestioline in strada fa ritrovare la gioia in molte persone che narrano la fuoriuscita da una depressione grazie alla gioia di vivere e all’edonismo dei gatti. Alcuni recenti studi hanno perfino trovato che le vibrazioni delle fusa hanno un potere rilassante.
Attraverso la storia di sette gatti, la regista mostra una Instabul estremamente affascinante. Dopo due mesi di riprese con macchine fotografiche per gatti e droni, in modo da avere sia nscene in soggettiva sia viste panoramiche sui tetti, visitiamo strade e vicoli con guide d’eccezione. Le immagini alternano una vista dall’alto a un percorso in mare su traghetto, ad alcuni scorci delle suggestive stradine in salita. Ognuno dei gatti narrato abita una zona urbana diversa e ha un carattere diverso. Nel giardino del quartiere Nisantasi, nel distretto di Sisli, ci sono una serie di cassette che servono da alloggio per gli amici a quattro zampe.
Ogni abitante di Instanbul può raccontarvi una storia di gatti, di cui alcuni sono più paurosi, altri più socievoli, altri ancora più “spirituali”. Le vicende narrate nel film parlano di Sari la soriana bianca e rossa che ha partorito da poco, aspetta ore davanti a un negozio, fissando i clienti, per ottenere cibo che poi porta il cibo ai suoi cuccioli. Mentre Bengü ha un buon carattere e fa le fusa a tutti gli operai della zona industriale, Aslan Pasçasi soprannominato “Little Lion” per la sua criniera vive tra i locali di ristorazione sulle rive del Bosforo dove svolge il compito di cacciatore di topi e, in cambio, mangia dell’ottimo pesce fresco.
Psikopat invece è la gatta matta del quartiere, vive in una delle zone più antiche, è gelosissima e possessiva nei confronti del suo compagno, entrambi bianchi e neri.
Deniz ama molto giocare ed è la mascotte del mercato biologico, mentre Gamsiz si arrampica sugli alberi e da lì attraverso i balconi entra nelle case di Citangir, il quartiere degli artisti situato tra Piazza Taksim e Kabatas, caratterizzato da molte stradine, affollate da diversi piccoli caffè. Duman è il gattone grigio educatissimo che aspetta fuori al negozio delicatessen la sua porzione di tacchino affumicato e formaggio leggero (per non ingrassare…) in una zona elegante di Istanbul.
“Kedi la città dei gatti” da un lato celebra il mistero, dall’altra mette in evidenza le analogie di questi animali con gli umani. Nel film trovano spazio persone semplici che raccontano le storie dei vari gatti, di quando cambino quando diventano genitori e custodiscono grandi verità come: «se sei capace di apprezzare la compagnia di un gatto, di un fiore o di un uccellino, allora il mondo è tuo». Se noi ci prendiamo cura di loro, loro lo faranno di noi, insegnandoci ad apprezzare i valori della libertà.
Il film è piuttosto godibile e da suggerire anche a coloro che non hanno una particolare predilezione per i gatti.
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sabato 19 maggio 2018
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kedi
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Dev essere un film stupendo quando posso vederlo in Italia?
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giovedì 17 maggio 2018
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complimenti!
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Sarò ben lieta di rivedere questo film! L'avevo visto già in lingua originale a Firenze nell'ambito del festival Middle East Now. Sarei inoltre interessata all'acquisto del dvd per rivedere il film ogni tanto, più un'altra copia per fare un regalo ad un'amica che adora i gatti come me. Mi può suggerire gentilmente come fare per acquistarlo? Grazie in anticipo e ancora complimenti e congratulazioni. Maria Luigia Padula luigiapad@yahoo.com.
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