emanuele 1968
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mercoledì 17 febbraio 2021
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una storia incredibile
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Una storia incredibile,
molti si arrenderebbero subito,
sarebbe ottimo nei cineforum con dibattito finale.........
Grazie alla pandemia
e dal 24/02/2020 che anno chiuso cinema
estate 2020 qualche volta......
comunque la TV non sostituira mai la sala cinematografica
mi manca la sala cinematografica
ma non e solo per il film
e tutta la preparazione che ci va dietro
ci si fa belli
si prende l'auto
si arriva in centro citta
si parcheggia
eventualmente un caffe al bar prima dell'inizio del film
poi nuovamente ci si incammina
due passi in centro a guardare le vetrine dei negozi
poi si arriva alle porte del cinema
la coda
la gente
la vita
ed ecco la cassa
si paga e si prendere il biglietto di carta
si entra in sala
il profumo della sala
il calore della sala
in particolar modo d'inverno
le luci soffuse
spettatori con molte aspettative
tutti bisbigliano.
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Una storia incredibile,
molti si arrenderebbero subito,
sarebbe ottimo nei cineforum con dibattito finale.........
Grazie alla pandemia
e dal 24/02/2020 che anno chiuso cinema
estate 2020 qualche volta......
comunque la TV non sostituira mai la sala cinematografica
mi manca la sala cinematografica
ma non e solo per il film
e tutta la preparazione che ci va dietro
ci si fa belli
si prende l'auto
si arriva in centro citta
si parcheggia
eventualmente un caffe al bar prima dell'inizio del film
poi nuovamente ci si incammina
due passi in centro a guardare le vetrine dei negozi
poi si arriva alle porte del cinema
la coda
la gente
la vita
ed ecco la cassa
si paga e si prendere il biglietto di carta
si entra in sala
il profumo della sala
il calore della sala
in particolar modo d'inverno
le luci soffuse
spettatori con molte aspettative
tutti bisbigliano.......
acuni si abbracciano
si salutano
tutti con le loro storie
insomma non si sa che dire
speriamo che finisca questa triste faccenda
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elgatoloco
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mercoledì 17 febbraio 2021
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di grande efficacia drammaturgica
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"Au nom de ma fille"(VIncent Gareng, scritto dallo stesso regista con Julien Rappeneau, 2016)ispirato alla storia vera di Krombach, medico tedesco , pluripregiduciato per violenza carnale, racconta la storia di un uomo, André Bamberski che vede allontanarsi da lui la moglie, che si innamora di Krombach e la figlia quattordicenne morta in Germania in seguito a segni di violenza carnale e ad iniezioni inopportunamente praticatele dal medico in questione. La sua sarà una battaglia di molti anni, con continue comunicazioni a organi di stampa, ma anche con volantinaggio nei luoghi del delitto(continui viaggi in Germania e in altre parti d'Europa). Krombach sarà sempre protetto dalla giustiaia gemranica, mentre quella francese avrà paura di creare incidenti diplomatici, in Austria e Svizzera il medico persisterà nella sua condotta, finché alcuni uomini lo feriranno, con il plauso di Bamberski, che finalmnete otterrà giustizia circa trent'anni dopo i fatti.
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"Au nom de ma fille"(VIncent Gareng, scritto dallo stesso regista con Julien Rappeneau, 2016)ispirato alla storia vera di Krombach, medico tedesco , pluripregiduciato per violenza carnale, racconta la storia di un uomo, André Bamberski che vede allontanarsi da lui la moglie, che si innamora di Krombach e la figlia quattordicenne morta in Germania in seguito a segni di violenza carnale e ad iniezioni inopportunamente praticatele dal medico in questione. La sua sarà una battaglia di molti anni, con continue comunicazioni a organi di stampa, ma anche con volantinaggio nei luoghi del delitto(continui viaggi in Germania e in altre parti d'Europa). Krombach sarà sempre protetto dalla giustiaia gemranica, mentre quella francese avrà paura di creare incidenti diplomatici, in Austria e Svizzera il medico persisterà nella sua condotta, finché alcuni uomini lo feriranno, con il plauso di Bamberski, che finalmnete otterrà giustizia circa trent'anni dopo i fatti. Film dalla drammaturgia impeccabile, rigoroso nella narrazione diretta dei fatti stessi, con una fotografia impeccabile, di Renaud Chassaing e le musiche mai"distraenti"di NIcholas Errèra, nonché un montaggio(di Valérie Deseine) che non è semère lineare, ma sa alternare con grtande efficacia la successione die tempi in maniera sempre rispettosa di quanto e di come è accaduto. Interpreti di grande qualità, da Daniel Auteuil, ch e è il protagonista Bamberski, a Sebastian Koch, il medico Krombach, a Marie.Josée Croze, che è la moglie totalmente succube delle droghe propinatele da Krombach. Bisogna dire che raramente un film tratto da una vicenda di cronaca reale è risucita ad essere fedele ai fatti, creando invece, come appunto in questo caso, un coinvolgimento notevolissimo da parte degli spettatori, senza però che il"coinvolgimento"porti a errare nell'interpretazione dei fatti, riesca invece a mantenere il giudizio critico vigile da parte di chi guarda il film . Merito naturalmete di tutti i fattori coinvolti,, sopra elencati, che si armonizzano per creare un'opera realmente molto efficace, ben distante dal"pugno nello stomaco"à la"Law and Order"o di altri prodotti televisivi che mirano solo all'"effettaccio"immediato o comunque poco di più. UNa volta tanto "realtà"e"fiction"vengono declinate con intelligenza. El Gato
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inesperto
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lunedì 22 gennaio 2018
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bravo auteuil
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Questo film narra dell'epopea di un padre che ha perso la figlia, della stupidità di una madre accecata dalla passione (per l'uomo che le ha ucciso la figlia) e delle abnormi tempistiche che può assumere un processo giudiziario, per di più se coinvolge più stati.
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shingo tamai
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lunedì 10 aprile 2017
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l'amore invincibile
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Per quanto mi riguarda i meriti della pellicola sono essenzialmente due.
Il primo è il doveroso racconto,tratto purtroppo da una storia vera,dell'amore di un padre che cerca giustizia per la propria figliola anche dopo anni ed anni di interminabili battaglie processuali e non solo.
Il secondo è la più che soddisfacente interpretazione di Auteuil che ho in realtà sempre apprezzato.
Oggettivamente però,nonostante una attenta regia, il film non riesce a spiccare il volo.
In alcuni momenti sembra di assistere a un documentario vero e proprio ed in altri non c'è la dovuta verve.
Di fatto potreste perdervi alcuni minuti senza perdere minimamente il filo del racconto.
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Per quanto mi riguarda i meriti della pellicola sono essenzialmente due.
Il primo è il doveroso racconto,tratto purtroppo da una storia vera,dell'amore di un padre che cerca giustizia per la propria figliola anche dopo anni ed anni di interminabili battaglie processuali e non solo.
Il secondo è la più che soddisfacente interpretazione di Auteuil che ho in realtà sempre apprezzato.
Oggettivamente però,nonostante una attenta regia, il film non riesce a spiccare il volo.
In alcuni momenti sembra di assistere a un documentario vero e proprio ed in altri non c'è la dovuta verve.
Di fatto potreste perdervi alcuni minuti senza perdere minimamente il filo del racconto.
Comunque questa storia meritava di essere portata sul grande schermo e non ne rimpiangerete l'eventuale visione.
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andrea giostra
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lunedì 26 dicembre 2016
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l'amore del padre!
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Un Film bellissimo!
È questo quello che mi viene di scrivere come prima frase per connotare questa vera e propria Opera d’Arte cinematografica francese che è densa, pregna, colma, intrisa, detonante… di tantissimi elementi che caratterizzano inequivocabilmente la giustizia giusta dalla giustizia ingiusta, la verità dalla mistificazione, l’onestà dalla disonestà, l’indomabile collusione col male dall’ostinata ed ossessiva ricerca della verità per ottenere la giustizia terrena alla quale tutti gli uomini di sani principi anelano dalla nascita del tempo. La giustizia divina – e quella è un’altra storia! - di certo sarà inesorabile e non accoglierà alcuna richiesta di “perdono” da parte dei colpevoli, dei protagonisti-criminali, ovvero, di tutti coloro che si sono macchiati del sangue di una Donna pura e innocente, e sono stati collusi per pusillanimità o per complicità con l’autore del “delitto” di questa drammatica e devastante storia vera iniziata in Francia nel 1982, in una serena, calda e spensierata giornata d’estate.
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Un Film bellissimo!
È questo quello che mi viene di scrivere come prima frase per connotare questa vera e propria Opera d’Arte cinematografica francese che è densa, pregna, colma, intrisa, detonante… di tantissimi elementi che caratterizzano inequivocabilmente la giustizia giusta dalla giustizia ingiusta, la verità dalla mistificazione, l’onestà dalla disonestà, l’indomabile collusione col male dall’ostinata ed ossessiva ricerca della verità per ottenere la giustizia terrena alla quale tutti gli uomini di sani principi anelano dalla nascita del tempo. La giustizia divina – e quella è un’altra storia! - di certo sarà inesorabile e non accoglierà alcuna richiesta di “perdono” da parte dei colpevoli, dei protagonisti-criminali, ovvero, di tutti coloro che si sono macchiati del sangue di una Donna pura e innocente, e sono stati collusi per pusillanimità o per complicità con l’autore del “delitto” di questa drammatica e devastante storia vera iniziata in Francia nel 1982, in una serena, calda e spensierata giornata d’estate. Tutto comincia con un fulmine repentino ed impietoso che squarcia il cielo azzurro e luminoso della Francia del 10 luglio del 1982 quando André Bamberski(Daniel Auteuil), in vacanza nella sua bellissima villa di campagna, riceve la terribile e straziante telefonata dell’ex-moglie Dany (Marie-Josée Croze),che stava trascorrendo coi due figli le sue vacanze in Germania insieme al suo nuovo compagno, il medico tedesco Dieter Krombach (Sebastian Koch). La telefonata è repentina ed incisiva, e trapassa Auteuil come se fosse stato infilato dalla lama d’acciaio della katana forgiata dal Gran Maestro Hanzo, che abbiamo ammirato nella trilogia “Kill Bill” di Quentin Tarantino. La notizia che arriva dalla cornetta alle orecchie di Auteuil è che la figlia quattordicenne era morta improvvisamente per cause inspiegabili!
La regia di Vincent Garenq, specializzatosi oramai in fatti di cronaca giudiziaria dove la giustizia giusta è sempre succube della giustizia ingiusta (…è questo il vero motivo per cui in Italia non vengono più distribuiti i suoi bellissimi Film!), è impeccabile; il Cast di attori è brillante e bravissimo; la sceneggiatura, tratta dal Best Seller francese scritto dal papà della vittima, André Bamberski, insieme al giornalista de “Le Figaro” Cyrille Louis, col titolo originale “Pour que justice te soit rendue” pubblicato in Francia nel 2010,è scritta a quattro mani, dallo stesso regista Vincent Garenq e da Julien Rappeneau; la sceneggiatura risulta incisiva e penetrante, malgrado i ridotti margini di libertà, essendo un fatto realmente accaduto e tratto da un Romanzo di successo: e questo dà loro ancora più onore e merito; le musiche di Nicolas Errèra danno alla narrazione quel tocco in più di pathos e di empatia, come la nocciola croccante dentro un cioccolatino Ferrero Rocher.
Il Film è densissimo di messaggi, di meta-messaggi e di significati reali e veri. E come ho già scritto altre volte, leggendo diverse recensioni dopo aver visto il film, nessuna di quelle che ho letto, scritta da “critici-professionisti”, ha colto il vero messaggio della storia-vera narrata nel Film, nessuna ha compreso la costruzione impavida della sceneggiatura, della regia, del neo-realismo post-moderno dell’Opera!
Tutto questo per me è veramente inquietante e mi chiedo come facciano questi “critici-cinematografici-professionisti” a scrivere di cinema se non riescono a cogliere il senso vero, il messaggio importante di un Film che, nella fattispecie, è così forte e così attuale da non lasciare scampo ad equivoci; un messaggio drammatico e bello insieme, che lascia solchi profondi e sanguinanti nell’anima e nel cuore di ogni Donna e di ogni Uomo che amano la vita e l’amore?
E allora questa mia Recensione sarà un po’ più lunga del solito proprio perché voglio scrivere di questo Film senza che ci possano essere possibilità di interpretazioni improprie da parte del lettore.
È una delle rare volte che a chiedere ossessivamente giustizia dell’evidente femminicidio di una bellissima adolescente, sia un Uomo, in questo caso il padre André Bamberski, che ama con tutto sé stesso e con tutte le sue forze i suoi due figli; e per l’amore che nutre per loro è disposto a sacrificare la sua vita, la sua professione, le sue passioni, il suo amore per la sua nuova donna… insomma, per amore filiale è disposto a sacrificare la sua stessa vita!
È già questo un primo messaggio fortissimo ed attuale, che la nostra cultura occidentale deve ad ogni costo recuperare e rinvigorire; perché è la Cultura che ci hanno lasciato i nostri avi, i nostri nonni, i nostri padri, i nostri culti di origine Cristiana: l’amore filiale incondizionato ed al costo della propria vita di genitori!
Alla notizia della morte improvvisa della figlia, il padre Daniel Auteuil si precipita in Germania per baciare ed abbracciare per l’ultima volta la sua amata “bambina”. Ma lì si rende subito conto che qualcosa non va, che la verità che le viene raccontata è una verità-falsa, costruita ad arte, una “verità” che nasconde accadimenti che una volta rivelatesi, avrebbero ferito a morte il suo cuore di padre e la sua anima di Uomo giusto e amorevole verso la sua prole.
Inizia a questo punto il secondo messaggio del Film; anche questo è un messaggio forte e inquietante, destrutturante e attuale: La giustizia terrena non è per i giusti; La giustizia terrena è per i potenti e per i corrotti. Ma questo è un “messaggio” rispolverato assai opportunamente dal Vangelo secondo Luca (18, 1-8) con la parabola di Gesù “Il Giudice Disonesto”. Non posso certo commentare un passo del Vangelo: non ne sono degno ovviamente! Ma il lettore può facilmente recuperarlo perché oggi come allora, duemila anni fa, le cose non sono affatto cambiate!
Nel caso francese Bamberski, giustizia non venne fatta, ovvero, venne fatta dopo trent’anni solo e soltanto per l’ostinazione temeraria ed indefessa di un padre carico di speranza e di un amore infinito per la sua bambina; perché i giudici e gli inquirenti che presero in mano giuridicamente il caso, erano gli stessi giudici di cui parla nella sua parabola Gesù attraverso le parole del Vangelo secondo Luca. Anche in questo caso mi astengo dal fare commenti perché tutto è già stato scritto da almeno due millenni!
Il terzo messaggio è relativo all’ancora fortemente radicato maschilismo e misoginia da parte della maggioranza degli uomini di potere che culturalmente ed intellettualmente concepiscono ancora oggi la Donna come un oggetto, come un essere inferiore, come una “preda” della quale qualsiasi uomo può farne ciò che vuole; questi “uomini”, per tutte le loro azioni che vedono vittima la Donna, non devono essere puniti né dalla giustizia terrena, né dalla “falsa-morale” di coloro che Fabrizio De André ben narra nella sua bellissima ballata “Un Giudice” del 1971, dove un metaforico “nano” - che l’allievo di Sigmund Freud (1856-1939), Alfred Adler (1870-1937), nella prima metà del ‘900, ebbe a definire clinicamente e correttamente come colui che incorpora una forte “volontà di potenza” frutto dell’ostinata determinazione che ha origine nell’età infantile e adolescenziale che caratterizza ogni Uomo quando è succube del “sentimento di inferiorità” e della sua fragilità umana di quel particolare periodo della propria vita, trasformandolo nel tempo con un forte impulso all’“aspirazione alla superiorità” - divenuto potente ed indiscusso giudice, si “vendica” con chiunque passi sotto la “sua giustizia” per finalmente affermare la sua superiorità malgrado la statura “morale”, e non certo “metrica”, inferiore a quella di tutti i suoi “pari”!
Il quarto messaggio è l’inspiegabile cecità della madre Marie-Josée Crozeche sotto i suoi occhi rinneganti, non vede quello che chiunque avrebbe visto! Ed anche questo, in tutti i delitti di questa tipologia criminologica, è un fatto sempre ricorrente: madri che incomprensibilmente quasi mai salvano le loro figlie vittime di abuso, di violenza sessuale, di femminicidio! Anzi, spesso sono tacite e silenti complici degli aguzzini, dei carnefici, dei vigliacchi che usano la loro forza contro la debolezza fisica della Donna; madri che consentono a questi démoni-pusillanimi, per paura, per meschinità, per vigliaccheria, per “invidia” talvolta, per “rinnegamento”, come direbbe Sigmund Freud, di non vedere ciò che è visibile, e lasciano che il loro stesso sangue venga annientato da mani di “mostri” che abusano, violentano e uccidono quello che hanno generato loro stessi, col sublime dolore del concepimento materno… di madre adesso divenuta snaturata!
Tutti gli altri messaggi, o meta-messaggi, come li vorrà definire il lettore di questa mia Recensione, che certamente, sono sicuro, sarà spettatore di questo bellissimo e drammatico Film di Garenq, dovranno scoprirli all’interno della Sala Cinematografica che li avvolgerà in una storia dirompente e dolorosa, che cambierà certamente il loro modo di vedere la condizione della Donna del XXI secolo del mondo occidentale che si “vanta” mascolinamente, della sua pretestuosa modernità e parità di diritti!
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alex62
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venerdì 7 ottobre 2016
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non arrenderti mai
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Una storia affilata come la lama di un rasoio, anzi di un bisturi per autopsia, sostenuta da un grande protagonista, Daniel Auteuil, il più grande attore francese vivente. Questi regge allo stile da docufilm scelto di proposito da sceneggiatori e regista con eroismo da altissima professionalità, senza la minima sbavatura, senza autocompiacimento, nessun effetto, dentro un'interpretazione rigorosa dalla prima all'ultima inquadratura.
Un padre dedica tutte le sue energie, i suoi mezzi, metà della sua vita (30 anni) alla ricerca sempre più disperata di giustizia per l'infame omicidio della figlia adorata, Kalinka, appena quattordicenne, vittima di uno stupro da parte del patrigno, personaggio sostenuto dal grande, indimenticabile attore tedesco, Sebastian Koch, già co-protagonista del bellissimo Le vite degli altri.
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Una storia affilata come la lama di un rasoio, anzi di un bisturi per autopsia, sostenuta da un grande protagonista, Daniel Auteuil, il più grande attore francese vivente. Questi regge allo stile da docufilm scelto di proposito da sceneggiatori e regista con eroismo da altissima professionalità, senza la minima sbavatura, senza autocompiacimento, nessun effetto, dentro un'interpretazione rigorosa dalla prima all'ultima inquadratura.
Un padre dedica tutte le sue energie, i suoi mezzi, metà della sua vita (30 anni) alla ricerca sempre più disperata di giustizia per l'infame omicidio della figlia adorata, Kalinka, appena quattordicenne, vittima di uno stupro da parte del patrigno, personaggio sostenuto dal grande, indimenticabile attore tedesco, Sebastian Koch, già co-protagonista del bellissimo Le vite degli altri.
Quando il padre vede interrotta e negata ogni via alla soddisfazione di un bisogno naturale, non delegabile e inopinabile, decide di agire direttamente. Questo è il momento in cui la storia inizia, seguito da un lungo flashback che ci mostra impietosamente una vicenda amara, ottusa, di patente ingiustizia.
Ne risulta un ritratto a tutto tondo di cosa deve tornare a significare finalmente la paternità in questo vuoto orrendo in cui ci ha condannato il nostro secolo: l'assenza del padre ci costringe a una dilazione sine termine del raggiungimento della maturità.
Un padre, da solo, contro un intero sistema giudiziario, lotta, senza arrendersi mai contro un mostro, un uomo che viene ripetutamente condannato per violenza sessuale, dopo aver reso incoscienti le vittime con un'iniezione di anestetico. Sebastian Koch si è prestato ad interpretare un ruolo odioso proprio allo scopo di dare risalto a questa vicenda nefanda. Ha messo a servizio di questo film di denuncia i suoi bei lineamenti da persona rispettabile ed innocente.
Il padre, un padre meraviglioso, manterrà la sua promessa alla dolce figlia Kalinka: si arrenderà solo quando l'assassino sarà consegnato alla giustizia francese e finalmente condannato da un tribunale imparziale.
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pier delmonte
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venerdì 7 ottobre 2016
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se non c'e' di meglio
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Film che si snoda per 30 anni, tra la voglia di verita’ e vendetta di un padre e giustizia internazionale, se vogliamo prevedibile e di scadente suspense, pero’ la prestazione di Daniel Auteuil permette una visione piu’ che dignitosa.
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giotti
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giovedì 23 giugno 2016
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dniel auteuil
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luigi chierico
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domenica 19 giugno 2016
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agghiacciante
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L’ottimo regista Vincente Gareng ha avuto il coraggio di affiancare Andrè Bamberski,un eccezionale Daniel Auteil,in una battaglia contro le autorità costituite,contro una Germania in cui la parola Giustizia è soltanto una parola senza senso,in una Germania che ancora nel 1982,anno di riferimento dei fatti narrati,risente ancora di quello scenario nazista che fu il post bellum.Il regista non intende distogliere lo spettatore ignaro di ciò che sta per vivere nel breve spazio del film che andrà a coprire circa 30 anni di storia,così la sua fotografia non distrae,piuttosto fredda,scura,arida,del colore che può avere il legno di una povera bara di legno che riporta in Francia una giovanissima fanciulla morta in Germania.
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L’ottimo regista Vincente Gareng ha avuto il coraggio di affiancare Andrè Bamberski,un eccezionale Daniel Auteil,in una battaglia contro le autorità costituite,contro una Germania in cui la parola Giustizia è soltanto una parola senza senso,in una Germania che ancora nel 1982,anno di riferimento dei fatti narrati,risente ancora di quello scenario nazista che fu il post bellum.Il regista non intende distogliere lo spettatore ignaro di ciò che sta per vivere nel breve spazio del film che andrà a coprire circa 30 anni di storia,così la sua fotografia non distrae,piuttosto fredda,scura,arida,del colore che può avere il legno di una povera bara di legno che riporta in Francia una giovanissima fanciulla morta in Germania.La Francia non è i boulevard,i giardini,i fiori di sempre;il Marocco non mostra più case bianche.Tutto è tristezza,come una giornata piovosa di novembre,là dove la piccola a 14 anni col sorriso sulle labbra e la gioia nel cuore è in piena primavera e saluta il padre. Ed è questo il ricordo di sua figlia Kalinka,il cui sorriso vediamo illuminare il volto della protagonista Emma Besson,che accompagnerà Andrè Bamberski in tutti i lunghi anni di inaudite battaglie giudiziarie per vedere condannare il colpevole, il medico tedesco Dieter Krombach,la cui odiosa parte è stata assegnata al bravo Sebastian Koch.
Quanta tristezza, quanto dolore in questo poderoso film sin dalle prime scene allorché un incidente,che segnerà la vita di Andrè Bamberski, inchioda lo spettatore sulla poltrona,un presagio,in un silenzio che è smarrimento e stupore;si nasconde la rabbia di ciascuno nell’assistere inerme dinanzi all’evolversi dei fatti che finiranno nella mani di una giustizia,diabolicamente divenuta INGIUSTIZIA. Sì perché tutto è diabolico,il crimine,la menzogna,l’infedeltà,l’offesa perpetrata per anni ai danni di un genitore che si è visto portar via da un uomo prima la moglie e poi la figlia nel peggiore dei modi. Un’autopsia che toglie il respiro,una forbice ed un bisturi pronti a tagliare! Un dottore demone che si aggira nella sua Germania protetto da giudici,magistrati,responsabili di governo tutti demoni. La guerra condotta da Andrè Bamberski non conosce limiti,smuove le montagne, quando è necessario, perché sia fatta luce su una morte oscura,perché la violenza subita dalla giovane figlia,a lui affidata,lasciata andare a passare le vacanze da sua madre ed i l patrigno,non lasci impunito il responsabile. Una storia di cronaca in cui molti si sentono immedesimati perché tutti sono portati a ricordare storie vere, anche soltanto di ieri. Come non ricordare la vicenda che vede protagonista l’indimenticabile Alberto Sordi nel film “Detenuto in attesa di giustizia” o nel film “La più bella giornata della mia vita”,un pseudo processo con gli straordinari Michel Simon, Charles Vanel,Claude Dauphin,Pierre Brasseur.
Il regista segue pedissequamente i momenti di questa terribile storia accaduta in una delle più splendide località della Baviera, a Lindau sul lago di Costanza, dove è possibile ammirare a Mainau i suoi splendidi giardini. Quanta cattiveria si annidava in quel Paese nel 1982 in cui un fiore di nome Kalinka sarebbe stato reciso, per poi essere calpestato! La musica solo per l’essenziale,una buonissima scenografia per questa brutta sciagurata storia, un ottima sceneggiatura,un dialogo serrato accompagna tutte le iniziative prese da Andrè perché Giustizia sia fatta. L’inizio del film apre un sipario che si chiude alla fine: sarà vero?
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maumauroma
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sabato 18 giugno 2016
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in nome di mia figlia
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Spesso, quando gravi avvenimenti ci coinvolgono direttamente, la verita' dei fatti puo' essere distorta dalla nostra ragione e dalla nostra coscienza. Dieter Krombach, medico tedesco, non e' propriamente quello che si dice uno stinco di santo. Sicuramente e' un donnaiolo impenitente, molto probabilmente uno stupratore di ragazzine. Ma e' proprio lui il responsabile della morte della giovane Kalinka, figlia adorata del commercialista Andre' Bamberski, la cui moglie fedifraga alcuni anni addietro lo lascio' per andare a vivere in Germania insieme alla ragazza e all'altro fratellino proprio con il fascinoso dottore tedesco ? Due ambigui risultati autoptici sul corpo della vittima scatenano nella mente di Bamberski , gia' accecata dalla gelosia, la convinzione della colpevolezza di Krombach.
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Spesso, quando gravi avvenimenti ci coinvolgono direttamente, la verita' dei fatti puo' essere distorta dalla nostra ragione e dalla nostra coscienza. Dieter Krombach, medico tedesco, non e' propriamente quello che si dice uno stinco di santo. Sicuramente e' un donnaiolo impenitente, molto probabilmente uno stupratore di ragazzine. Ma e' proprio lui il responsabile della morte della giovane Kalinka, figlia adorata del commercialista Andre' Bamberski, la cui moglie fedifraga alcuni anni addietro lo lascio' per andare a vivere in Germania insieme alla ragazza e all'altro fratellino proprio con il fascinoso dottore tedesco ? Due ambigui risultati autoptici sul corpo della vittima scatenano nella mente di Bamberski , gia' accecata dalla gelosia, la convinzione della colpevolezza di Krombach. Iniziera' allora una lunghissima e difficile battaglia trentennale, combattuta tra le amministrazioni giudiziare di Germania e Francia, per dimostrare la colpevolezza del dottore e assicurarlo alla giustizia. Le difficolta' incontrate per mettere d'accordo i vari tribunali, lo spingeranno addirittura al tentativo mal riuscito di farsi giustizia da se'.Il film di Garenq e' tratto da un fatto di cronaca avvenuto nel 1982, molto noto e dibattuto in Francia. In nome di mia figlia e' un bel film, scarno e asciutto, la cui sceneggiatura e' dominata dalla figura di Andre' Bamberski, magistralmente interpretato da un Daniel Auteuil in stato di grazia, intenso e tormentato come non mai, mentre gli altri personaggi come quelli della sua ex moglie, della sua nuova compagna e delllo stesso dott. Krombach appaiono , forse volutamente, poco definiti e senza una adeguata introspezione psicologica. Al film nuoce un po' una eccessiva compressione temporale dei fatti. La descrizione della trentennale battaglia compiuta da Bamberski per rendere giustizia alla figlia e' racchiusa in circa un'ora, e non si ha sempre la percezione delle difficolta' che egli ha incontrato per affrontare questa vera e propria odissea giudiziaria
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