danieler
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giovedì 1 giugno 2017
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braccia rubate all'agricoltura
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Non sono solito lasciare commenti ma quando è troppo è troppo. Se per caso, per qualche motivo, aveste l'esigenza di sprecare 90 minuti della vostra vita, questo film è indubbiamente un ottimo candidato.
Non ha una trama, non ha un senso, non ha un filo logico. Non si capisce bene che genere rappresenti: horror? thriller psicologico? dramma adolescenziale? boh
Non si capisce il messaggio che voglia trasmettere: una critica alla classe dirigente? Non si nota. Una riflessione sulle turbe adolescenziali? Decisamente superficiale.
Non migliorano certamente la situazione i continui rimandi a Shining di Kubrik: sul possibile paragone tra le due opere è necessario stendere un velo pietoso.
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Non sono solito lasciare commenti ma quando è troppo è troppo. Se per caso, per qualche motivo, aveste l'esigenza di sprecare 90 minuti della vostra vita, questo film è indubbiamente un ottimo candidato.
Non ha una trama, non ha un senso, non ha un filo logico. Non si capisce bene che genere rappresenti: horror? thriller psicologico? dramma adolescenziale? boh
Non si capisce il messaggio che voglia trasmettere: una critica alla classe dirigente? Non si nota. Una riflessione sulle turbe adolescenziali? Decisamente superficiale.
Non migliorano certamente la situazione i continui rimandi a Shining di Kubrik: sul possibile paragone tra le due opere è necessario stendere un velo pietoso.
Si salvano giusto i due attori principali, il poco che fanno lo fanno decentemente bene, e alcune riprese abbastanza originali.
Essendo il regista il nipote di Vittorio De Sica, questo film è la dimostrazione plastica che se la regia è un'arte non ha indubbiamente alcuna componente genetica.
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(di zopiro)
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gretanordio
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mercoledì 24 maggio 2017
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belle atmosfere
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Bell'esordio con ottima regia, musiche e fotografia. Racconta una storia molto interessante, diventando pian piano un thriller molto intenso. L'unico difetto è che finisce troppo velocemente!
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mattiabertaina
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sabato 26 novembre 2016
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no, grazie.
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Un cognome ingombrante e l'ambizione di seguire le orme di famiglia. Dopo Vittorio e Christian, la dinastia De Sica aggiunge un tassello ed aggiorna la storia con il figlio del compianto Manuel, fratello di Christian, Andrea. E lo fa con un titolo in Concorso al TFF34, I figli della notte, un film che si apre con un bianco accecante ed una violenza sonora che vaticinano scenari sinistri. Giulio, figlio di ricca famiglia, viene spedito dalla madre in collegio, un collegio sperduto tra le montagne dell'Alto Adige, celebre per i metodi rudi ed inflessibili ma anche per essere struttura che forma la futura classe dirigente; i rampolli italiani usano essere alunni della scuola-caserma per poter ricevere un'istruzione ma anche un'educazione, poter avere "il giusto passo", che le rispettive famiglie, troppo occupate dalla carriera, dai viaggi d'affari e spesso non preparate alla genitorialità, non hanno la possibilità di imprimere.
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Un cognome ingombrante e l'ambizione di seguire le orme di famiglia. Dopo Vittorio e Christian, la dinastia De Sica aggiunge un tassello ed aggiorna la storia con il figlio del compianto Manuel, fratello di Christian, Andrea. E lo fa con un titolo in Concorso al TFF34, I figli della notte, un film che si apre con un bianco accecante ed una violenza sonora che vaticinano scenari sinistri. Giulio, figlio di ricca famiglia, viene spedito dalla madre in collegio, un collegio sperduto tra le montagne dell'Alto Adige, celebre per i metodi rudi ed inflessibili ma anche per essere struttura che forma la futura classe dirigente; i rampolli italiani usano essere alunni della scuola-caserma per poter ricevere un'istruzione ma anche un'educazione, poter avere "il giusto passo", che le rispettive famiglie, troppo occupate dalla carriera, dai viaggi d'affari e spesso non preparate alla genitorialità, non hanno la possibilità di imprimere. Andrea De Sica porta sullo schermo un film che ha potenza e violenza visiva indiscutibili ma che si regge su esili presupposti e una scarsa urgenza narrativa di fondo. La sua vena cinefila è evidente ed innegabile, è un "figlio del video" che dalla più tenera età ha fagocitato pagine di cinema e le ha introiettate facendole sue, in modo più o meno inconsapevole; ma le plurime e reiterate citazioni autoriali, dall'Overlook Hotel di Kubrick agli scenari onirici di lynchiana memoria, passando per Dario Argento, Lindsay Anderson e il miglior Haneke, non fanno altro che rendere poco personale e puro e sterile esercizio di stile il primo lungo di Andrea De Sica, che non propone "niente di nuovo sotto il sole", se non un insieme di idee altrui che nulla aggiungono ad un titolo che manca di sostanza e di reale necessità narrativa. Eventi e colpi di scena non mancano, dagli atti di nonnino perpetrati nottetempo alle scappatelle notturne al vicino night-club, dalle storie d'amore alla tematica del suicidio ma il complesso non compone un corpo unico, risultando slegato, con gli snodi della storia tanto prevedibili quanto inconcludenti. Tanta carne al fuoco ed un soggetto che poteva essere interessante, ma che, per molti versi, resta come un urlo strozzato in gola. Un vero peccato.
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