no_data
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domenica 1 settembre 2019
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la forza della solidarietà umana
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Una catena di tragici eventi, a cui assistiamo quotidianamente, un vero e proprio sterminio di vite umane che potrebbero essere salvate. In primo piano non ci sono solo gli sbarchi e gli annegamenti di persone ma le persone che stanno dietro le quinte, di cui nessuno parla e che fanno con i loro pochissimi mezzi di tutto per rispondere con gesti solidali e con una grande e generosa empatia, le conseguenze di questo continuo disastro. Rosi si concentra non solo sugli sbarchi di migranti, ma sul paziente lavoro di solidarietà, di persone come Pietro Bartolo, medico di Lampedusa. E' un invito rivolto a tutti noi, a smettere di essere spettatori e cercare anche con piccole azioni di reagire restando umani.
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mercoledì 6 febbraio 2019
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eccezionale
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Questo film ha significati profondi e importanti che ci fa capire la vita A Lampedusa Veramente BELLO!!!
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fabio
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giovedì 16 agosto 2018
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verismo da solo non basta ma che dio lo protegga
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Confesso che la prima impressione non era stata buona; il film non mi era piaciuto un granchè.
Poi, pian piano, nel corso dei mesi mi accorgevo che continuavo a pensarci e più ci pensavo più lo rivalutavo positivamente.
Certi film hanno il pregio di raccontare storie che devono essere sempre raccontate, perche parlano a noi e di noi.
Con coraggio Rosi è di quei pochi che ancora lo fanno con passione e verità.
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leonardoraveggi
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venerdì 26 maggio 2017
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che noia
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lo metto nella top ten dei film più noiosi degli ultimi quarant'anni. non c'è regia, un filo logico, una connessione fra le varie storie, dopo venti minuti che lo guardi l'unico sentimento che ti viene, è la speranza che finisca presto o che si guasti il proiettore.
Eppure gli argomenti c'erano, i soggetti anche, e allora cos'è successo?
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yarince
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lunedì 8 maggio 2017
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chi focu a mmari ca ce stasira!
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Fuocammare” è un brano musicale lampedusano che rimanda ai bombardamenti inglesi della Seconda Guerra Mondiale, quando fu affondata la nave militare “La Maddalena”. A causa del grande incendio, di notte, il mare si tinse di rosso e gli isolani gridarono ““chi focu a mmari ca ce stasira!"
Come allora, così oggi il mare si tinge di rosso: è il sangue delle migliaia di immigrati che non sono riusciti a sopravvivere, è il colore di una guerra non ufficiale, silenziosa.
Un bellissimo, dignitosissimo omaggio ai Lampedusani; la tragedia dei migranti è raccontata nella verità dei fatti, degli occhi e dei corpi, senza effetti sensazionalistici e senza speculazioni.
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Fuocammare” è un brano musicale lampedusano che rimanda ai bombardamenti inglesi della Seconda Guerra Mondiale, quando fu affondata la nave militare “La Maddalena”. A causa del grande incendio, di notte, il mare si tinse di rosso e gli isolani gridarono ““chi focu a mmari ca ce stasira!"
Come allora, così oggi il mare si tinge di rosso: è il sangue delle migliaia di immigrati che non sono riusciti a sopravvivere, è il colore di una guerra non ufficiale, silenziosa.
Un bellissimo, dignitosissimo omaggio ai Lampedusani; la tragedia dei migranti è raccontata nella verità dei fatti, degli occhi e dei corpi, senza effetti sensazionalistici e senza speculazioni. In questa terra di confine, dove il mare - che non è un luogo - è vita e morte, è fuoco e sangue, è fame sete e freddo, è salvezza e unica fonte di guadagno per i pescatori, è speranza e rassegnazione. Il mare a Lampedusa è una condizione di liminalità per chi parte e chi arriva. In questa condizione di sospensione, c'è Bartolo, figura umana ed empatica, che è il direttore sanitario dell'Asl di Lampedusa, il medico che cura gli abitanti dell'isola e assiste a ogni singolo sbarco. C'è Samuele, un ragazzino che gioca con la fionda, coi cactus e gli uccelli, un bambino ricettivo, sveglio e genuino, ha il mal di mare ma sa di dover fare il pescatore, ha un occhio pigro e soffre d'ansia, sua nonna, donna del sud, il suo amore e la cura dei dettagli, e lo speaker radiofonico della radio locale...Come in Sacro Gra , ci si affeziona ai personaggi di Rosi e te li porti a casa.
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onufrio
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lunedì 6 marzo 2017
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gli occhi pieni ma la mente vuota
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Fa sempre piacere vedere un film italiano candidato agli Oscar. Fuocoammare, come in Sacro Gra, si mantiene fuori da una catalogazione ben precisa, definirlo documentario è eccessivo, definirlo film è riduttivo, rimane sospeso in un limbo che lascia un pò perplessi. Perchè se sei a Lampedusa e vuoi parlare della tragedia umana dei migranti il modo in cui lo fa Rosi è a dir poco innovativo, a mio parere in negativo, perchè alternare scene fra di loro poco connesse aiuta poco alla comprensione dell'opera, definita in tanti "d'autore" proprio perchè l'autore fa dell'opera ciò che vuole lasciando allo spettatore domande senza risposte e visioni senza comprensioni.
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Fa sempre piacere vedere un film italiano candidato agli Oscar. Fuocoammare, come in Sacro Gra, si mantiene fuori da una catalogazione ben precisa, definirlo documentario è eccessivo, definirlo film è riduttivo, rimane sospeso in un limbo che lascia un pò perplessi. Perchè se sei a Lampedusa e vuoi parlare della tragedia umana dei migranti il modo in cui lo fa Rosi è a dir poco innovativo, a mio parere in negativo, perchè alternare scene fra di loro poco connesse aiuta poco alla comprensione dell'opera, definita in tanti "d'autore" proprio perchè l'autore fa dell'opera ciò che vuole lasciando allo spettatore domande senza risposte e visioni senza comprensioni.
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morris7734
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sabato 25 febbraio 2017
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noioso, un'occasione persa.
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L'opinione è sull'opera e non sul problema. Non è un documentario perchè non informa a sufficienza, non è un film perchè non ha ritmo , non coinvolge, non converte gli indifferenti .E' un collage di filmati drammatici tenuti assieme dalla storia di un bambino e qualche intervista. Immagini viste e riviste nei telegiornali o in rete. A caso mi vengono in mente altri film di denuncia : IL CASO MATTEI, IL MURO DI GOMMA, CHRISTIANE F. NOI I RAGAZZI DELLO ZOO DI BERLINO , LA NOTTE DELLE MATITE SPEZZATE, GOMORRA... Si poteva fare molto di più. La fotografia si salva, ma rendere brutta Lampedusa e la sua luce è dura .
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riccardo tavani
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venerdì 25 novembre 2016
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grande cinema, grande pensiero
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I documentari di Gianfranco Rosi vincono i migliori Festival del Cinema internazionale. Vincono non nella Sezione Documentari, ma quali Miglior Film in assoluto di tutta la rassegna. Sacro Gra vince il Leone d’Oro a Venezia nel 2013. Ora Fuocoammare vince l’Orso d’Oro a Berlino 2016. Ho conosciuto Rosi nel 2012 al Salina Doc Festival, nel corso del quale è stato proiettato un altro suo magistrale documentario, girato a Benares, India, in due riprese, a distanza di quattro anni l’una dall’altra. Si tratta di Boatman, finito di montare nel 1993. Il regista a prua con la sua cinepresa e un barcaiolo che rema a poppa, in un limitato cerchio di mare che sembra, però, circoscrivere l’intero senso dell’universo.
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I documentari di Gianfranco Rosi vincono i migliori Festival del Cinema internazionale. Vincono non nella Sezione Documentari, ma quali Miglior Film in assoluto di tutta la rassegna. Sacro Gra vince il Leone d’Oro a Venezia nel 2013. Ora Fuocoammare vince l’Orso d’Oro a Berlino 2016. Ho conosciuto Rosi nel 2012 al Salina Doc Festival, nel corso del quale è stato proiettato un altro suo magistrale documentario, girato a Benares, India, in due riprese, a distanza di quattro anni l’una dall’altra. Si tratta di Boatman, finito di montare nel 1993. Il regista a prua con la sua cinepresa e un barcaiolo che rema a poppa, in un limitato cerchio di mare che sembra, però, circoscrivere l’intero senso dell’universo. Un film di appena 56 minuti che andrebbe rimesso in qualche sala e fatto studiare in ogni scuola di cinema.
Fuocoammare prende il titolo sia da una canzone siciliana che ascoltiamo nel film, sia da ciò che non solo simbolicamente accade nel tratto di mare attorno a Lampedusa. Fuoco anche sulla pelle viva dei naufraghi che si intride e si ustiona del carburante che fuoriesce dagli scassati scafi che li trasportano. Fuoco sull’epidermide, gelo nelle ossa, sotto quei sottili metallici teli termici dorati dentro cui si avvolgono. . Spendo responsabilmente la parola “capolavoro”e non la limito al solo campo d’arte del cinema. La estendo a quella del pensiero, perché la forma alta delle immagini cinematografiche di Rosi esprime nella maniera più profonda e nello stesso tempo più trasparente il pensiero critico, filosofico di ciò che sta avvenendo su quell’estremo confine liquido dell’Europa che è l’isola di Lampedusa. Non c’è inchiesta televideo-giornalistica, trattato politico, antropologico, testimonianza diretta che sappia esprimere in maniera più intellettivamente sensibile il dramma umano che corre sul filo di quelle correnti. Siccome il film è stato presentato a Berlino, ossia nel cuore del continente, ora nessuno in Europa potrà dire: non sapevamo. Il divario tra l’essere l’entità geo-politica più estesa e ricca del pianeta e l’incapacità di elaborare un piano unitario per affrontarla dopo questo film appare ancora più insopportabile.
Per questo suo essere forma alta di pensiero nel modo delle immagini, Fuocoammare merita molto più che un premio cinematografico, seppure di prestigio come quello assegnatogli a Berlino. È un’opera che rientra ormai pienamente nella vicenda di Lampedusa e dei suoi abitanti. Gianfranco Rosi ha vissuto un anno tra i porto, gli scogli e gli scorci rocciosi dell’isola. Pietro Bartolo, il medico protagonista di tante guarigioni ma anche di troppo certificazioni cliniche di morte dei naufraghi, è stato anche il suo medico curante. I ragazzini che ritrai fuori e dentro le barche su quel cerchio di mare sono stati come i propri figli adottivi. Domani se all’isola italiana di Lampedusa – come a quella greca di Lesbo - sarà riconosciuto il Premio Nobel per la Pace, crediamo che in esso rientra pienamente Fuocoammare.
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filippo catani
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sabato 8 ottobre 2016
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il dramma di lampedusa e dei migranti
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Attraverso una serie di storie, Rosi ci racconta la drammatica situazione che si vive sull'isola di Lampedusa.
Rosi realizza un buon documentario. Inutile dire che le parti più forti sono quelle che raccontano dei drammatici e quotidiani salvataggi in mare aperto oppure le scene subacquee dove vediamo i relitti di queste bagnarole stipate di centinaia di persone disperate che scappano dalla fame e dalla guerra. Il racconto dei nigeriani e di quello che hanno dovuto passare soprattutto durante la loro permanenza in Libia fa venire i brividi. Così come non si può non solidarizzare con il medico che cerca di farsi capire in una sorta di esperanto da una donna incinta per spiegarle che il bimbo sta bene.
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Attraverso una serie di storie, Rosi ci racconta la drammatica situazione che si vive sull'isola di Lampedusa.
Rosi realizza un buon documentario. Inutile dire che le parti più forti sono quelle che raccontano dei drammatici e quotidiani salvataggi in mare aperto oppure le scene subacquee dove vediamo i relitti di queste bagnarole stipate di centinaia di persone disperate che scappano dalla fame e dalla guerra. Il racconto dei nigeriani e di quello che hanno dovuto passare soprattutto durante la loro permanenza in Libia fa venire i brividi. Così come non si può non solidarizzare con il medico che cerca di farsi capire in una sorta di esperanto da una donna incinta per spiegarle che il bimbo sta bene. Allo stesso tempo Rosi racconta anche la vita di chi a Lampedusa vive e di chi soprattutto ci lavora come pescatore. Ecco ovviamente com'era stato il caso di Sacro Gra questo non è un documentario diciamo alla Moore e forse diciamo che per il soggetto trattato quella cifra stilistica si sarebbe meglio adattata magari sacrificando alcune parti un po' così. Resta comunque un documentario ben fatto e nonostante purtroppo una certa assuefazione alle immagini che quotidianamente ci propongono i tg, è impossibile rimanere insensibili davanti a certe immagini o a certi volti.
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maumauroma
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venerdì 7 ottobre 2016
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fuocoammare
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Il significato da dare al Tempo e' il vero protagonista di questo documentario di Gianfranco Rosi. Un Tempo che in mare passa troppo in fretta per cercare di salvare i migranti disperati, basta un attimo in piu' che passa' per riempire d'acqua i polmoni e spezzare una vita. Un Tempo eternamente lento sulla terraferma, un tempo fatto di abitudini e di noia, tra letti rifatti, lavori a maglia, ,ricordi che affiorano nella memoria dei vecchi, tra cene con fioca luce e stazioni radio a conduzione familiare. Mentre ragazzini giocano alla guerra con fionde e con il braccio steso a mo' di finta mitragliatrice. Mondi entrambi poveri e incomunicabili, a loro modo disperati.
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Il significato da dare al Tempo e' il vero protagonista di questo documentario di Gianfranco Rosi. Un Tempo che in mare passa troppo in fretta per cercare di salvare i migranti disperati, basta un attimo in piu' che passa' per riempire d'acqua i polmoni e spezzare una vita. Un Tempo eternamente lento sulla terraferma, un tempo fatto di abitudini e di noia, tra letti rifatti, lavori a maglia, ,ricordi che affiorano nella memoria dei vecchi, tra cene con fioca luce e stazioni radio a conduzione familiare. Mentre ragazzini giocano alla guerra con fionde e con il braccio steso a mo' di finta mitragliatrice. Mondi entrambi poveri e incomunicabili, a loro modo disperati.
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