|
martedì 4 ottobre 2016
|
gli immigrati sullo sfondo
|
|
|
|
Secondo me l'idea c'era ma la messa in pratica è stata a dir poco scadente. Abbiamo assistito a 1 ora e 45 minuti di nulla, intervallate da alcune scene toccanti strappacuore. Se vedere un bambino che costruisce un fionda è cinema chiudiamo baracca e burattini.
A mio modesto avviso la parte centrale del film avrebbe dovuto denunciare la brutalità dell'immigrazione, magari analizzata più nello specifico e non superficialmente come in Fuocammare e sullo sfondo ci sarebbe dovuta essere la vita degli isolani.
[+]
Secondo me l'idea c'era ma la messa in pratica è stata a dir poco scadente. Abbiamo assistito a 1 ora e 45 minuti di nulla, intervallate da alcune scene toccanti strappacuore. Se vedere un bambino che costruisce un fionda è cinema chiudiamo baracca e burattini.
A mio modesto avviso la parte centrale del film avrebbe dovuto denunciare la brutalità dell'immigrazione, magari analizzata più nello specifico e non superficialmente come in Fuocammare e sullo sfondo ci sarebbe dovuta essere la vita degli isolani.
Film mediocre e noioso, vergognosa la candidatura agli oscar.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
alfiosquillaci
|
martedì 4 ottobre 2016
|
sbadigli e applausi in fuocammare
|
|
|
|
In Fuocoammare le immagini di salvataggi di immigrati in sequenza continua, che dovevano essere, suppongo, il reale focus documentaristico, avrebbero alla lunga saturato la retina dello spettatore. Accade allora che il sagace film-maker Rosi con passo di scrittura filmica piuttosto scontata incardini le scene degli sbarchi e dei salvataggi solo come climax periodici, ad intervalli, alternandole ad altre spacca-cabasisi di vita quotidiana isolana, alcune con un minimo di intreccio attorno alla vita del piccolo Samuele, altre esonerate dal racconto e tipiche dell’école du regard anni Sessanta (una sequenza lunghissima di scialba vita quotidiana in cui una signuruzza rifà pazientemente il letto, indugiando sulle pieghe e sui cuscini, dura un tempo infinito, ed è da sbadiglio cosmico) e infine altre ancora ritraenti momenti di puro vuoto, né narrative né documentaristiche, in cui la telecamera è mandata a zonzo: un’alba sul mare, una scena di pesca alla canna, una veduta del porto, come quelle degli “Intervalli” televisivi di una volta, con gli arpeggi di Haendel in sottofondo, ma con risultati di rara insulsaggine filmica.
[+]
In Fuocoammare le immagini di salvataggi di immigrati in sequenza continua, che dovevano essere, suppongo, il reale focus documentaristico, avrebbero alla lunga saturato la retina dello spettatore. Accade allora che il sagace film-maker Rosi con passo di scrittura filmica piuttosto scontata incardini le scene degli sbarchi e dei salvataggi solo come climax periodici, ad intervalli, alternandole ad altre spacca-cabasisi di vita quotidiana isolana, alcune con un minimo di intreccio attorno alla vita del piccolo Samuele, altre esonerate dal racconto e tipiche dell’école du regard anni Sessanta (una sequenza lunghissima di scialba vita quotidiana in cui una signuruzza rifà pazientemente il letto, indugiando sulle pieghe e sui cuscini, dura un tempo infinito, ed è da sbadiglio cosmico) e infine altre ancora ritraenti momenti di puro vuoto, né narrative né documentaristiche, in cui la telecamera è mandata a zonzo: un’alba sul mare, una scena di pesca alla canna, una veduta del porto, come quelle degli “Intervalli” televisivi di una volta, con gli arpeggi di Haendel in sottofondo, ma con risultati di rara insulsaggine filmica. Si aggiunga il folklore stantio e rétro di canzoni siciliane riesumate dal ventre di qualche vecchia radio, canzoni perse per sempre che io ascoltavo quand’ero piccolino nei perduti anni ’60 che chissà dove il regista ha recuperato restituendole all'evo presente a scopo di sostegno all'atmosfera tipica. Una specie di trovarobato sonoro che dovrebbe spezzare le scene di pura angoscia emergenti dalle istanze documentaristiche che pure occorre soddisfare.
Il tutto è avvolto nell’involucro delle buone intenzioni, né retoriche né epiche, ma sciatte se si escludono le scene dei climax cui accennavo sopra, scene che si impongono da sé drammaticamente e che sfuggono fortunatamente al trattamento doloristico addizionale cui vorrebbe sottoporle il regista ma che si sottraggono anche al giudizio di chi guarda perché antepongono il punto di vista etico a quello estetico: nessuno oserebbe argomentare infatti sulle ragioni del “bello” (è dopotutto un docufilm non un servizio di “Piazzapulta”) in quanto nascoste dietro quelle del “buono”, l’estetica del racconto dietro l’etica delle buone intenzioni documentaristiche: e se azzardi un giudizio pieno, rischi di colpire questa e di mancare quella. Perché le intenzioni del regista oscillano su entrambi i registri. Non resta, ai titoli di coda, che un silenzio attonito, che non sai se di scoramento, di insoddisfazione o di puro vuoto. Ma ciò che viene eluso, pensi alla fine, ed è grave, è proprio l’evento storico in sé, l’immane emigrazione malthusiana di un Continente, che qui è annegato nel piccolo idillio di una famigliola isolana e nel referto di un medico, a tutta prima brav'uomo, ma non sai se in sé e per sé o perché in favore di telecamera. Il documentario nella finzione o la finzione dentro il documentario? Boh, non sai dire chi affonda che cosa e per prima nel naufragio della pellicola.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a alfiosquillaci »
[ - ] lascia un commento a alfiosquillaci »
|
|
d'accordo? |
|
pier delmonte
|
sabato 1 ottobre 2016
|
fermate rosi vi prego
|
|
|
|
Parte bene, l’attesa,la bellezza del mare e della costa che striderà con la tragedia imminente, poi… basta… il mare cos’è, la storia del ragazzino stufa, i disperati come pesci liberati dalla rete e le scene? Beh bastava accorciarle di un terzo e si arrivava ad una durata giusta, giusta per non finire ad addormentarsi. Sacro gra e questo , A Gianfra’, fermati con ‘sto tipo di film.
|
|
[+] lascia un commento a pier delmonte »
[ - ] lascia un commento a pier delmonte »
|
|
d'accordo? |
|
carlasign
|
lunedì 26 settembre 2016
|
emozionante
|
|
|
|
Da vedere e diffondere. E' importante che un film così rappresenterà l'Italia agli Oscar.
[+] cosi' come ?
(di andrea di franco)
[ - ] cosi' come ?
|
|
[+] lascia un commento a carlasign »
[ - ] lascia un commento a carlasign »
|
|
d'accordo? |
|
avventuroso
|
venerdì 15 luglio 2016
|
un lavoro mediocre
|
|
|
|
La mia sensazione è che chi ha apprezzato il film abbia confuso l'emozione per la tragedia umana dei migranti con il pregio della pellicola. Le immagini degli approdi drammatici di uomini, donne e bambini sono ovviamente "un pugno nello stomaco" per qualsiasi persona sensibile, come ha commentato una mia amica. Vero. Ma sono le stesse immagini che trasmette un telegiornale o che trovate su media indipendenti. Il film, invece, semplicemente non c'è. Rosi non riesce neppure a scavare nella vita di queste persone, non dico a farci entrare nella loro pelle, ma almeno a rendercele vicine. Restano terzi sullo sfondo, restano "altri". Ecco, mi è sembrato non solo lo spreco di un'occasione, ma anche un insulto a queste persone, che esigono un racconto, che esigono di uscire dal ruolo dell'altro per entrare nella vita dello spettatore.
[+]
La mia sensazione è che chi ha apprezzato il film abbia confuso l'emozione per la tragedia umana dei migranti con il pregio della pellicola. Le immagini degli approdi drammatici di uomini, donne e bambini sono ovviamente "un pugno nello stomaco" per qualsiasi persona sensibile, come ha commentato una mia amica. Vero. Ma sono le stesse immagini che trasmette un telegiornale o che trovate su media indipendenti. Il film, invece, semplicemente non c'è. Rosi non riesce neppure a scavare nella vita di queste persone, non dico a farci entrare nella loro pelle, ma almeno a rendercele vicine. Restano terzi sullo sfondo, restano "altri". Ecco, mi è sembrato non solo lo spreco di un'occasione, ma anche un insulto a queste persone, che esigono un racconto, che esigono di uscire dal ruolo dell'altro per entrare nella vita dello spettatore. Dov'è il fiuto del regista? Dov'è l'intuizione? Boh, è solo materiale girato su "altri". Non c'è introspezione, non c'è storia, non c'è nulla, eppure sarebbe bastato pochissimo per raccogliere anche una sola delle centinaia di storie interessanti e provare a raccontarla o quantomeno ad avvicinarla allo spettatore. Mi pare di capire che il film sia nato dall'assemblaggio casuale di corti girati dall'autore. E' rimasto un assemblaggio casuale e, a mio avviso, assai superficiale. Sembra un film a episodi dei bei tempi andati, nessuna storia si incontra con l'altra, neppure attraverso rimandi sottili o allusioni. La vicenda di Samuele o del pescatore di ricci sono peraltro materiale del tutto insipido e di una noia mortale. Tempi lunghissimi. Un gran brutto lavoro, davvero brutto, senza impegno. Emozionarsi per la tragedia dei migranti non vuol dire assistere a un buon film. Mi dispiace essere così duro, ma non viene raccontato nulla.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a avventuroso »
[ - ] lascia un commento a avventuroso »
|
|
d'accordo? |
|
mauridal
|
sabato 7 maggio 2016
|
focuammari
|
|
|
|
Quando un regista di cinema d'autore, come Luchino Visconti, volle affrontare una realtà da raccontare come lo sfruttamento dei pescatori siciliani di Acitrezza, allora scelse il documentario come linguaggio filmico, con tutte le caratteristiche dello stile neorealista. Volti di attori non professionisti, recitazione diretta, dialetto come lingua originale,poche concessioni allo sguardo visivo se non una fotografia accurata e un montaggio esperto. Ebbene dopo l'ormai storico film "LA TERRA TREMA" di Visconti appunto, Gianfranco Rosi , documentarista e autore di Cinema di alto livello, riesce a calcare le orme del grande maestro con il suo Fuocoammare, che parla del mare oggi, anzi del mare siciliano di Lampedusa e di quella parte del mare Mediterraneo che sta tutt'ora vivendo una tragedia storica epocale, una storia paragonabile ai vari olocausti che l'umanità sulla terra ha dovuto affrontarenei secoli , senza alcuno sconto da parte di nessuna religione o divinità possibile.
[+]
Quando un regista di cinema d'autore, come Luchino Visconti, volle affrontare una realtà da raccontare come lo sfruttamento dei pescatori siciliani di Acitrezza, allora scelse il documentario come linguaggio filmico, con tutte le caratteristiche dello stile neorealista. Volti di attori non professionisti, recitazione diretta, dialetto come lingua originale,poche concessioni allo sguardo visivo se non una fotografia accurata e un montaggio esperto. Ebbene dopo l'ormai storico film "LA TERRA TREMA" di Visconti appunto, Gianfranco Rosi , documentarista e autore di Cinema di alto livello, riesce a calcare le orme del grande maestro con il suo Fuocoammare, che parla del mare oggi, anzi del mare siciliano di Lampedusa e di quella parte del mare Mediterraneo che sta tutt'ora vivendo una tragedia storica epocale, una storia paragonabile ai vari olocausti che l'umanità sulla terra ha dovuto affrontarenei secoli , senza alcuno sconto da parte di nessuna religione o divinità possibile. Di fronte a questa ancora attuale tragedia dell'emigrazione apocalittica, di intere popolazioni dell'Africa , che poteva essere un argomento deterrente per un qualsiasi regista di cinema , per Gianfranco Rosi , diventa una ragione di cinema del reale, da non confondere con l'impegno sociale per cambiare le cose , con una azione di lotta per un cambiamento rivoluzionario. Un film non è un documento politico, Può e deve essere una visione , una messa a fuoco un'aggiustamento della vista degli spettatori e del pubblico, cioè tutti noi che guardiamo il film. La scelta di narrare l'episodio dell'occhio pigro di un ragazzino che non ci vede bene , mentre l'altro occhio vede benissimo per tirare i sassi agli uccellini con la fionda, mi sembra una calzante metafora di come una parte consistente di umanità, quella civile occidentale , ma anche di quella orientale ricca e piena di risorse, non voglia proprio vedere l'altra parte minore di umanità derelitta e misera, senza alcuna speranza di sopravvire ovunque si trovi, in africa in oriente on elle zone di guerra o in territori dalla natura inospitale Dunque il fim riesce a narrare con una sua forza specifica tutto il contesto e il merito della storia anche attraverso la gente e il popolo di Lampedusa a cui il film e credo anche il regista stesso rende omaggio. (mauridal)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mauridal »
[ - ] lascia un commento a mauridal »
|
|
d'accordo? |
|
jacopo mancini
|
sabato 16 aprile 2016
|
rosi, un maestro del nostro tempo
|
|
|
|
“Fuocoammare” è un film documentario sull’isola di Lampedusa. La regia è di Gianfranco Rosi.
Un documentarista deve conoscere le persone, relazionarsi con loro, mettere in gioco se stesso; deve trovarsi al posto giusto nel momento giusto; deve saper catturare la ricchezza di un istante irripetibile. Io credo che Rosi sia riuscito a fare tutto questo.
Vedendo il film, mi sono chiesto spesso chi fossero i collaboratori del regista, essendo fotografia e suono davvero eccellenti. Poi sono arrivato ai titoli di coda e ho scoperto che Rosi ha curato regia, fotografia e suono da solo. Notevole.
Si è portati a pensare che guardare un documentario sugli sbarchi e sulla vita di Lampedusa non sia certo un’esperienza allegra e leggera.
[+]
“Fuocoammare” è un film documentario sull’isola di Lampedusa. La regia è di Gianfranco Rosi.
Un documentarista deve conoscere le persone, relazionarsi con loro, mettere in gioco se stesso; deve trovarsi al posto giusto nel momento giusto; deve saper catturare la ricchezza di un istante irripetibile. Io credo che Rosi sia riuscito a fare tutto questo.
Vedendo il film, mi sono chiesto spesso chi fossero i collaboratori del regista, essendo fotografia e suono davvero eccellenti. Poi sono arrivato ai titoli di coda e ho scoperto che Rosi ha curato regia, fotografia e suono da solo. Notevole.
Si è portati a pensare che guardare un documentario sugli sbarchi e sulla vita di Lampedusa non sia certo un’esperienza allegra e leggera. E sicuramente il film ha i suoi momenti di gravità, con scene forti e toccanti. Eppure si riesce anche a sorridere e a trovare attimi di intensa poesia: la poesia che sta dentro l’uomo e al di fuori di esso, nella natura e nel mare.
Il regista sceglie di far viaggiare insieme due dimensioni, quella della vita dei profughi e quella della vita di alcuni abitanti di Lampedusa. Queste due dimensioni si incrociano nel susseguirsi delle immagini, ma di rado si ritrovano nella stessa inquadratura, come se fossero due mondi separati. Eppure, sembra dirci Rosi, siamo sempre a Lampedusa e qui si trova tutto questo, nel bene e nel male.
Il lavoro del regista a Lampedusa è stato lungo e complesso: è durato un anno.
Dopo aver visto “Fuocoammare”, la sensazione è che Rosi sia uno dei maestri del cinema del nostro tempo. Aveva vinto il Leone d’Oro per “Sacro Gra”, con “Fuocoammare” ha vinto l’Orso d’Oro. La Presidente della Giuria del festival berlinese, Meryl Streep, ha detto che farà di tutto per portare il film alla vittoria dell’Oscar.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jacopo mancini »
[ - ] lascia un commento a jacopo mancini »
|
|
d'accordo? |
|
stefanomaria
|
giovedì 31 marzo 2016
|
dolore e speranza
|
|
|
|
Non so cosa mi aspettassi realmente, quando sono entrato nella sala cinema-tografica per assistere alla visione di 'Fuocoammare', di Francesco Rosi, Leone d'oro alla mostra di Berlino 2016; ero in quello stato d'animo un po' distratto, noncurante, che, talvolta, contraddistingue qualche momento della nostra vita. Le immagini hanno cominciato a scorrere sullo schermo, iniziando da un prologo, se è possibile definirlo così, nel quale il protagonista è un ragazzino lampedusano che cerca di salire su di un albero i cui rami, intricatissimi, gli fanno da base.
E mi è stato subito chiaro il perché ero seduto su quella poltroncina.
Il film si dipana attraverso la narrazione della vita 'normale' di Lampedusa (pescatori in barca o subacquei, giochi, scuola, studio di adolescenti, la cucina giornaliera di una famiglia, le faccende di casa, una radio privata che manda esclusivamente canzoni della tradizione siciliana.
[+]
Non so cosa mi aspettassi realmente, quando sono entrato nella sala cinema-tografica per assistere alla visione di 'Fuocoammare', di Francesco Rosi, Leone d'oro alla mostra di Berlino 2016; ero in quello stato d'animo un po' distratto, noncurante, che, talvolta, contraddistingue qualche momento della nostra vita. Le immagini hanno cominciato a scorrere sullo schermo, iniziando da un prologo, se è possibile definirlo così, nel quale il protagonista è un ragazzino lampedusano che cerca di salire su di un albero i cui rami, intricatissimi, gli fanno da base.
E mi è stato subito chiaro il perché ero seduto su quella poltroncina.
Il film si dipana attraverso la narrazione della vita 'normale' di Lampedusa (pescatori in barca o subacquei, giochi, scuola, studio di adolescenti, la cucina giornaliera di una famiglia, le faccende di casa, una radio privata che manda esclusivamente canzoni della tradizione siciliana...); e quella 'straordinaria' (che poi tanto non lo è...) degli sbarchi, dei migranti di miliardi di nazionalità diverse, delle donne incinta, delle sofferenze, delle ustioni da carburante, dei morti, del lavoro incessante degli operatori e del medico del luogo che, con un'umanità ed una partecipazione umana struggente, descrive una giornata tipo del suo lavoro.
Splendide le immagini, secche, dirette, asettiche, che non lasciano nulla all'immaginazione tanto che l'impressione che mi è rimasta negli occhi, uscito dal cinema, è che il film fosse stato girato in bianco e nero; scarni i dialoghi, quasi esclusivamente in dialetto, che rimandano alla descrizione di una società che potrebbe anche non essere contemporanea, ma di centinaia di anni fa, come se il tempo si fosse fermato in una condizione di tensione isometrica, identico ed immutabile.
E poi c'è la vita dei migranti, come si è detto, quella della sofferenza, della disperazione, della morte, della solidarietà ma anche della rinascita, dello svago, della speranza, dell'orgoglio rappresentato da una partitella di calcio improvvisata e molto partecipata.
Insomma, mi sembra anche presuntuoso definire 'Fuocoammare' un bellissimo documentario su uno dei più tragici e drammatici esodi che la storia dell'umanità abbia mai conosciuto, con l'aggravante tutta moderna dei 'mercanti di schiavi' che lucrano sulle sventure di povera gente il cui diritto alla vita (e ad una vita degna) deve essere considerato sacro ed inviolabile; presuntuoso perchè stiamo parlando di Francesco Rosi, di colui il quale ha donato all'umanità lavori come Salvatore Giuliano, Le mani sulla città, Bellissima, Cristo s'è fermato ad Eboli, Uomini contro, Il caso Mattei (tra regia, sceneggiatura ed ambedue insieme), e potrei continuare per un bel po'....
Documentario, abbiamo detto, asettico, stringato, freddo, essenziale, ma con una carica umana che il regista non riesce a celare dietro le immagini: i protagonisti (italiani o magrebini, asiatici o isolani) hanno impressa sulle rughe del viso la loro storia, la loro vita, la loro sofferenza, il loro dolore, che emerge potente nelle parole dei soccorritori come dagli sguardi dei profughi che sbarcano dalle barche dei salvatori sulla terraferma.
[-]
[+] la vita normale
(di andrea di franco)
[ - ] la vita normale
|
|
[+] lascia un commento a stefanomaria »
[ - ] lascia un commento a stefanomaria »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
lunedì 21 marzo 2016
|
enorme delusione
|
|
|
|
All'inizio ci viene comunicato che Lampedusa è più vicina all'Africa che alla Sicilia, ma dopo non si vedono altro che nuvole, pioggia e tuoni, come se fossimo a Nord delle Gran Bretagna. Ma a Lampedusa non c'è mai il sole? E poi, è un'isola completamente deserta? Non si sono mai visti altri abitanti tranne quei pochi inseriti nel film. Ci viene data un'immagine, a parte quella del dottore, di gente se non si è mai interessata dei poveri profughi. Il DJ della radio privata mette sempre dischi del tipo "la ballata del Carrettiere" mentre tutti gli altri preparano il caffè, o vanno a caccia di uccelli o pesci. Ma Lampedusa non è così.
[+]
All'inizio ci viene comunicato che Lampedusa è più vicina all'Africa che alla Sicilia, ma dopo non si vedono altro che nuvole, pioggia e tuoni, come se fossimo a Nord delle Gran Bretagna. Ma a Lampedusa non c'è mai il sole? E poi, è un'isola completamente deserta? Non si sono mai visti altri abitanti tranne quei pochi inseriti nel film. Ci viene data un'immagine, a parte quella del dottore, di gente se non si è mai interessata dei poveri profughi. Il DJ della radio privata mette sempre dischi del tipo "la ballata del Carrettiere" mentre tutti gli altri preparano il caffè, o vanno a caccia di uccelli o pesci. Ma Lampedusa non è così. A parte il fatto che spesso splende il sole!! (sic), la popolazione si è sempre prodigata verso i poveri sventurati che arrivavano stremati dopo la lunga traversata. Ecco quindi la mia delusione, quella dei miei amici e di tanta altra gente.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
perfetta
|
venerdì 18 marzo 2016
|
l'altra faccia della vita
|
|
|
|
Parlare di documentario è troppo riduttivo per un film che coinvolge in tutto e per tutto e che mette lo spettatore di fronte ad una realtà sin troppo reale e sin troppo vicina.
Tutto contribuisce a suscitare l'empatia di chi guarda, una fotografia mozzafiato, un linguaggio intriso di quotidianità e semplicità e le interpretazioni dei protagonisti testimoni inconsapevoli ma presenti di quello che accade nel loro mare ora silenzioso ora in burrasca. Samuele è il simbolo della vita che scorre ogni giorno e della bellezza delle piccole cose: i racconti della nonna, i giochi con l'amico, i libri di scuola, il pranzo in famiglia.
Dall'altra parte dell'orizzonte giungono storie di vitaben diverse di chi arriva o che forse non arriverà mai.
[+]
Parlare di documentario è troppo riduttivo per un film che coinvolge in tutto e per tutto e che mette lo spettatore di fronte ad una realtà sin troppo reale e sin troppo vicina.
Tutto contribuisce a suscitare l'empatia di chi guarda, una fotografia mozzafiato, un linguaggio intriso di quotidianità e semplicità e le interpretazioni dei protagonisti testimoni inconsapevoli ma presenti di quello che accade nel loro mare ora silenzioso ora in burrasca. Samuele è il simbolo della vita che scorre ogni giorno e della bellezza delle piccole cose: i racconti della nonna, i giochi con l'amico, i libri di scuola, il pranzo in famiglia.
Dall'altra parte dell'orizzonte giungono storie di vitaben diverse di chi arriva o che forse non arriverà mai. Mostrare la morte è un'esperienza dolorosa che contrasta molto con la bellezza del paesaggio e del calore famigliare di Samuele, ma è proprio qui che il regista arriva al cuore.
Tra questi due estremi c'è la figura del medico, il Dott. Bartolo, che ha visto troppo ma il troppo non è mai abbastanza per abituarsi a certe cose "Nessun uomo che si dica tale riuscirebbe a non aiutare queste persone" e che le visita una ad una quelle persone, ricorda le loro storie e si commuove, a tratti, si commuove.
Siamo davanti ad un'esperienza umana e non solo ad un film, guardatelo con gli occhi della mente e del cuore.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a perfetta »
[ - ] lascia un commento a perfetta »
|
|
d'accordo? |
|
|