pellicola
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mercoledì 21 dicembre 2016
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piccola poetica intuizione "selvaggia"
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Una piccola grande intuizione mi ha sorpreso alla fine del film. Una visione. Ovvero questo é il film del ragazzo di "Into the Wilde", Cristopher McCandless, cresciuto. Certo se fosse rimasto vivo e se il pullmann si fosse rimesso in moto...
Bellissimo
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astromelia
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lunedì 19 dicembre 2016
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da nomination
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questo film vale una nomination all'oscar,ne ha tutti i requisiti,poichè contempla tutte le metafore sulla società e sull'educazione dei figli,mai scontato e ben recitato,mortensen perfetto nella parte
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amarolucano
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lunedì 19 dicembre 2016
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non capisco la risposta
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di questo film ho apprezzato fotografia,colonna sonora,attori e la vitalità che a tratti riesce a trasmettere. Non riesco però a capire il messaggio che ci vuole trasmettere, è forse quello che la nostra società è malata e da evitare ma che comunque per poter essere completi è necessario scendere a compromessi con essa? Speravo in qualcosa di meglio sinceramente.
PPoi certi passaggi li ho trovati un pò forzati ed altri un pò troppo dissacranti, ma nel complesso un film che merita di essere visto.
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(di valferlan)
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domenica 18 dicembre 2016
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road movie sull'anticonformismo-trotkismo-maoismo.
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Ben,insieme a sua moglie Leslie,compie la coraggiosa e bizzarra decisione di educare i loro figli isolandoli completamente dal sistema,a suo giudizio corrotto e capitalista,ed insegnandogli tutte le discipline di sopravvivenza estrema insieme alle dottrine marxiste e alla fisica quantistica. I problemi inizieranno a sorgere quando Leslie,per problemi mentali,morirà,lasciando solo Ben come unico educatore ma soprattutto a fronteggiare suo suocero,classico esempio di cultura borghese. Il film si sviluppa su una trama che ci tiene costantemente interdetti in campo morale,ed è proprio qui la bellezza di questo vero e proprio Road Movie: il suo farci divertire e riflettere costantemente.
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Ben,insieme a sua moglie Leslie,compie la coraggiosa e bizzarra decisione di educare i loro figli isolandoli completamente dal sistema,a suo giudizio corrotto e capitalista,ed insegnandogli tutte le discipline di sopravvivenza estrema insieme alle dottrine marxiste e alla fisica quantistica. I problemi inizieranno a sorgere quando Leslie,per problemi mentali,morirà,lasciando solo Ben come unico educatore ma soprattutto a fronteggiare suo suocero,classico esempio di cultura borghese. Il film si sviluppa su una trama che ci tiene costantemente interdetti in campo morale,ed è proprio qui la bellezza di questo vero e proprio Road Movie: il suo farci divertire e riflettere costantemente. Da segnalare la ottima prova di Viggo Mortensen e le riprese tipiche del genere a camera mobile.Decisamente consigliato.
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flyanto
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venerdì 16 dicembre 2016
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uno stile di vita alternativo distante dalla socie
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"Captain Fantastic", presentato quest'anno all'ultimo Festival del Cinema a Cannes, risulta un film molto particolare che ha sollevato svariati pareri dividendo i critici ed il pubblico tra estimatori e detrattori.
Il Captain Fantastic del titolo è un padre di famiglia che ha deciso insieme alla moglie di vivere e far crescere i propri figli in una foresta del Nord America al fine di non venire "contaminati" dalla società contemporanea che essi reputano troppo consumistica e corrotta. Per loro è importante che i figli apprezzino le gioie e la bellezza della natura e vivano, sapendosela cavare da soli, a contatto con essa seguendo degli ideali e dei principi meno superficiali d quelli seguiti dalle persone in generale contemporanee.
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"Captain Fantastic", presentato quest'anno all'ultimo Festival del Cinema a Cannes, risulta un film molto particolare che ha sollevato svariati pareri dividendo i critici ed il pubblico tra estimatori e detrattori.
Il Captain Fantastic del titolo è un padre di famiglia che ha deciso insieme alla moglie di vivere e far crescere i propri figli in una foresta del Nord America al fine di non venire "contaminati" dalla società contemporanea che essi reputano troppo consumistica e corrotta. Per loro è importante che i figli apprezzino le gioie e la bellezza della natura e vivano, sapendosela cavare da soli, a contatto con essa seguendo degli ideali e dei principi meno superficiali d quelli seguiti dalle persone in generale contemporanee. Alla morte improvvisa e prematura della moglie in ospedale a causa di una fulminante malattia, tutto l'assetto creato dalla coppia dei genitori comincia a mettere in crisi tutto il nucleo familiare. Dovendo prendere parte al funerale esso entra in contatto con i genitori borghesi della defunta con cui da anni non vi sono più rapporti. Il suocero, infatti, non approva e non ha mai approvato lo stile di vita assunto dalla figlia, ritenendo responsabile di tutto ciò il genero, e nel contempo per i ragazzi che stanno sempre di più crescendo, si presenta il problema di entrare in contatto con una nuova realtà e con la possibilità anche di compiere degli studi seguendo un "iter" più consono alla loro età e alla loro formazione. Opteranno tutti per la scelta che essi riterranno migliore per loro .....
Un film molto particolare che, presentando uno stile di vita ed una filosofia esistenziale un poco hippy, pone come tematica principale la problematica dell'educazione dei figli e quale possa essere la migliore per la loro crescita e formazione personale e soprattutto se sia possibile e giusto per loro vivere completamente distaccati dalla realtà contemporanea. La soluzione trovata dal regista Matt Ross è personale e, forse, un poco troppo edulcorata e semplicistica. Il film, infatti, si divide nettamente in due parti di cui la prima parte risulta divertente ed abbastanza credibile, la seconda meno e, forse, anche un poco utopistica. Ma al di là del finale, "Captain Fantastic" nel complesso risulta ben fatto e, grazie soprattutto all'ottima recitazione di Viggo Mortensen nel ruolo del padre, di un certo pregio e ben distante dalla banalità di parecchie pellicole più o meno dello stesso genere.
Insomma, sicuramente consigliabile.
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andrea giostra
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giovedì 15 dicembre 2016
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depressione o adattamento!
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Ho visto “Captain Fantastic”ieri, e poi, come è mio solito fare, avendo già un’idea precisa di quello che ho provato nell’assaporare questo Film di Matt Ross, ho letto alcune recensioni. Ebbene, non ne ho trovata una, dico una!, che avesse ben capito l’originalità e la genialità di questa produzione!
In genere le recensioni sono scritte per non essere comprese dallo spettatore medio: nel senso di chi va al Cinema per distrarsi e per divertirsi, per sognare e per proiettarsi identificandosi con i protagonisti e vivere quelle emozione finzionali come se fossero le sue: Immedesimazione? Empatia? Identificazione proiettiva? Che importanza ha? Basta che il Film riesca a trasportare la mente in un mondo nuovo, diverso, liberatorio, che è quello dello sceneggiatore, del regista, del produttore, di chi ha scritto la storia! È tutto lì il “trucco”! Non c’è altro in un Film da capire o da scoprire!
La sceneggiatura di Matt Ross, che al contempo dirige il Film, è bellissima ed inquietante insieme.
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Ho visto “Captain Fantastic”ieri, e poi, come è mio solito fare, avendo già un’idea precisa di quello che ho provato nell’assaporare questo Film di Matt Ross, ho letto alcune recensioni. Ebbene, non ne ho trovata una, dico una!, che avesse ben capito l’originalità e la genialità di questa produzione!
In genere le recensioni sono scritte per non essere comprese dallo spettatore medio: nel senso di chi va al Cinema per distrarsi e per divertirsi, per sognare e per proiettarsi identificandosi con i protagonisti e vivere quelle emozione finzionali come se fossero le sue: Immedesimazione? Empatia? Identificazione proiettiva? Che importanza ha? Basta che il Film riesca a trasportare la mente in un mondo nuovo, diverso, liberatorio, che è quello dello sceneggiatore, del regista, del produttore, di chi ha scritto la storia! È tutto lì il “trucco”! Non c’è altro in un Film da capire o da scoprire!
La sceneggiatura di Matt Ross, che al contempo dirige il Film, è bellissima ed inquietante insieme. Ma è quella inquietudine che lo spettatore prova quando viene coinvolto in una storia bellissima che capisce già, dai primi fotogrammi, che è “too good to be true!”.
Sì, proprio così, come Freud ne “Un disturbo di memoria sull’Acropoli”, un piccolo saggio del 1936 che lasciamo al nostro lettore recuperare per gustarsi l’analogia emotiva che arditamente segnalo con questo fantastico Film.
I temi trattati da Matt Ross, che ha forgiato nella marrazione un Cast di attori straordinariamente bravi, che hanno saputo vestire la loro parte in un modo sorprendentemente reale, sono temi attuali, moderni, dei nostri giorni insomma.
Non tutti sanno che quasi il 20% della popolazione occidentale soffre di depressione (nelle sue varie forme e declinazioni cliniche!). Non tutti sanno che sono più di 350 milioni le persone occidentali che soffrono di questo disturbo. Non tutti sanno che ogni anno muoiono di depressione, molto spesso suicide, poco meno di un milione di persone! Ed ecco allora che coraggiosamente Matt Ross, con la sua sceneggiatura e la sua regia, mette al centro della sua storia fantastica, con disarmante schiettezza ed umanità, uno dei peggiori drammi psichiatrici della storia dell’uomo di tutti i tempi, meglio noto clinicamente come “disturbo bipolare”, un tempo clinicamente definito come “psicosi maniaco-depressiva”, che alterna momenti maniacali a momenti fortemente down.
La storia ruota attorno a questo devastante fenomeno del XX e del XXI Secolo, vissuto dalla razza umana come un tabù, perché dire di essere depressi e come dire di essere “lebbrosi”, e quindi il rischio è la contaminazione del proprio simile!
Per provare a sconfiggere questo male, Ben, la moglie ed i sei figli, decidono di allontanarsi drasticamente dello stile di vita del mondo occidentale, che è spesso la causa e la genesi di questa malattia mentale, isolandosi nelle foreste del Pacifico nord-occidentale dove vivono in simbiosi con la natura più vera e più cruda. Non si usano armi da fuoco per uccidere animali selvatici per nutrirsi, e si vive tutti insieme allenando il corpo e la mente quotidianamente, così come consigliavano gli antichi romani all’inizio del primo millennio dalla nascita di Cristo, raccomandando di vivere secondo il principio: «Mens sana in corpore sano». Vita sana, cibi sani, letture sane, confronti dialettici intelligenti e stimolanti per la mente, vivendo del necessario e lasciando agli “occidentali-consumatori-seriali-ossessivi” il superfluo e il pleonastico.
Tutto il resto, che erroneamente viene messo al centro della storia da alcuni critici professionisti, e solo la cornice della narrazione cinematografica di Matt Ross che si avvale di un Cast di attori straordinari, con un Viggo Mortensen che brilla come la “superluna” di questi giorni che ha sedotto e affascinato miliardi di persone in tutto il mondo.
La cultura, l’educazione, il rapporto genitori-figli, la religione, il passaggio nell’al di là come doloroso o gioioso a seconda delle diverse prospettive di culto, sono solo temi accessori che qualche volta rischiano di distrarre lo spettatore dal vero fulcro della storia che è la capacità dell’essere umano del XXI Secolo di adattarsi allo stile di vita contemporaneo che è incompatibile con l’attuale evoluzione del corpo e della mente dell’“Homo sapiens”, o meglio, dell’”Homo Technologicus”.
Questa incapacità di adattamento, che invece nei milioni di anni trascorsi hanno caratterizzato la natura umana, oggi, a causa dell’evoluzione straordinariamente veloce della tecnologia e dell’attenzione ad elementi esogeni ma al contempo futili, pongono l’Homo Technologicus in una condizione di fragilità emotivo-relazionale che spesso lo conduce all’estraneamento e alla depersonalizzazione, quindi spesso alla depressione!
Ma il Film, alla fine, tiene conto della realtà dei giorni nostri, ed è allora che “Captain Fantastic” Viggo Mortensen, a seguito di un grave ed imprevedibile incidente che colpisce una delle sue figlie, viene illuminato dalla consapevolezza che è impossibile che l’Uomo Occidentale oggi viva la sua vita come gli indigeni delle tribù sperdute della Foresta Amazzonica.
La scelta più saggia è quella di “adattarsi” alla vita dei nostri giorni, alla vita di noi occidentali che abbiamo perduto irreversibilmente tutto quello di più sano e vitale che nei secoli hanno costruito i nostri avi. “Too good to be trou!”! Infatti la realtà oggi è un’altra, e nostro malgrado dobbiamo viverla adattandoci darwinianamente per quello che è!
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filippo catani
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mercoledì 14 dicembre 2016
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inno alla diversità
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Da circa dieci anni una famiglia composta da padre, madre e sei figli vive nella foresta cercando di vivere di ciò che essa offre e comprando solo lo stretto necessario. Allo stesso tempo il padre vigila strettamente sulla loro educazione facendogli leggere un sacco di libri. Il suicidio della madre costringerà la famiglia ad uscire dal proprio isolamento.
Un film meraviglioso con protagonisti fantastici. Come si potrebbe non parteggiare per chi ha sostituito Babbo Natale con il Chomsky day? Come si può non rimanere indifferenti al tentativo di una educazione al naturale? Suggestivo è il momento in cui il più piccolo dei bambini sa molte più cose dei cugini annoiati liceali che passano il tempo ai videogiochi.
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Da circa dieci anni una famiglia composta da padre, madre e sei figli vive nella foresta cercando di vivere di ciò che essa offre e comprando solo lo stretto necessario. Allo stesso tempo il padre vigila strettamente sulla loro educazione facendogli leggere un sacco di libri. Il suicidio della madre costringerà la famiglia ad uscire dal proprio isolamento.
Un film meraviglioso con protagonisti fantastici. Come si potrebbe non parteggiare per chi ha sostituito Babbo Natale con il Chomsky day? Come si può non rimanere indifferenti al tentativo di una educazione al naturale? Suggestivo è il momento in cui il più piccolo dei bambini sa molte più cose dei cugini annoiati liceali che passano il tempo ai videogiochi. Ovviamente come in tutte le cose questo genere di scelta di vita ha un duro rovescio della medaglia in cui l'isolamento non tanto dalla società ma dagli affetti familiari è la parte più pesante e dolorosa e finisce inevitabilmente per riverberarsi nelle vite delle persone. I paesaggi sono suggestivi, la colonna sonora è meravigliosa e stupendo è anche lo sgangherato pulmino con cui la famiglia si muove per andare al funerale e sarà un vero e proprio viaggio di vita pieno di nuove esperienza che porteranno a galla sentimenti belli ma anche rabbie represse. Mortesen giganteggia per bravura ma un plauso ma all'intero cast dei ragazzini ma anche e soprattutto all'algido e terribile Langella che nella seconda parte del film mette letteralmente i brividi. Insomma un film salutare su una famiglia fuori dagli schemi o quantomeno fuori dai rigidi schemi imposti dalla società.
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alex62
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lunedì 12 dicembre 2016
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bentornato papà!
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Sì, possiamo leggere questo apologo ambientalista come un omaggio al pensiero alternativo, al socialismo alla Thoreau: “andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire in punto di morte che non ero vissuto”. Possiamo favoleggiare sulla revanche del neo-hippy, ma non lasciamoci ingannare. Qui c'è ben altro.
La bella e delicata fiaba condotta con suprema leggiadria da un cast di attori dai 3 ai 18 anni, sorvegliato da un Viggo Mortensen non al suo meglio, soprattutto per il distacco ostentato, forse nel tentativo di rendere opacizzato dal dolore il suo personaggio, la bella e delicata fiaba -dicevo- ci ripresenta l'archetipo per eccellenza, il primo e creatore di tutti gli altri: la paternità.
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Sì, possiamo leggere questo apologo ambientalista come un omaggio al pensiero alternativo, al socialismo alla Thoreau: “andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire in punto di morte che non ero vissuto”. Possiamo favoleggiare sulla revanche del neo-hippy, ma non lasciamoci ingannare. Qui c'è ben altro.
La bella e delicata fiaba condotta con suprema leggiadria da un cast di attori dai 3 ai 18 anni, sorvegliato da un Viggo Mortensen non al suo meglio, soprattutto per il distacco ostentato, forse nel tentativo di rendere opacizzato dal dolore il suo personaggio, la bella e delicata fiaba -dicevo- ci ripresenta l'archetipo per eccellenza, il primo e creatore di tutti gli altri: la paternità.
Negata, sfigurata, derisa, minacciata, ma impossibile da abbandonare, la paternità si rialza ad onta di ogni tentativo, per quanto esiziale, di distruggerla. Ormai un'intera generazione è cresciuta, ma non diventerà mai adulta, in “famiglie” monogenitoriali (quasi esclusivamente il genitore è la madre) proprio perché è stata sistematicamente, con calcolo, perversamente orbata del Padre. La famigerata “famiglia allargata” si è appropriata, come un moloch pagano, di milioni di vite, rubando (forse per sempre) il loro naturale sviluppo.
Qui incontriamo un padre che decide di svolgere il proprio ruolo senza compromessi, fino in fondo, fino a essere disponibile a rinunciare a se stesso, oppure addirittura ai sei splendidi figli che gli sono stati affidati dalla moglie bipolare, morta per suicidio. Qui incontriamo proprio la parte più debole della sceneggiatura: la motivazione che ha spinto il padre ad abbandonare la civiltà sarebbe stata proprio la malattia della moglie: cioè lui avrebbe acconsentito a una scelta così estrema per tentare di salvare lei dal suo disturbo psicotico. Ovviamente il tentativo è miseramente fallito.
E quando lui, ormai convinto che i suoi figli, se continuassero a seguirlo, sarebbero privati dell'opportunità di un'esistenza sana ed equilibrata, che sarebbero esposti addirittura al rischio della vita, è pronto a lasciarli andare, ad affidarli a sua volta alla custodia dei nonni materni.
Ma, questa volta, sono loro sei a scegliere, senza esitazione...
Ecco il tema di questa intensa parabola: la scelta, la libertà di scelta!
Di essa diventiamo capaci solo se abbiamo avuto un vero, amorevole padre, che ci ha fatto entrare nel consesso degli adulti, senza mai farci mancare l'unica cosa di cui, come figli avevamo bisogno: la sua presenza.
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no_data
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lunedì 12 dicembre 2016
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avrei fatto meglio ad uscire prima
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Il film mi ha assolutamente deluso.
Al di là di Viggo Mortensen che non è mai sopra le righe, quello che tanti hanno indicato come un progetto educativo alternativo al sistema viene ridicolizzato ed estremizzato: cosa abbiano a che fare i citati Steiner e Thoreau con "Abbasso il sistema !" o con la ripetizione di definizioni politiche o sociologiche non lo so. Come non so cosa abbiano a che fare con loro l'uccidere un cervo a mani (quasi) nude e poi mangiarne il cuore (crudo) per passare dalla giovinezza all'età adulta.
E l'esperanto parlato tra due delle figlie ?
Ed il festeggiamento del compleanno di Noam Chomski (con tanto di canto sovreccitato "Tanti auguuuri zio Noaaaam !" e regali) ?
E la cordata su una parete a strapiombo di qualche centinaio di metri, tutti insieme dal babbo al bimbo di 5 anni ?
E poi l'improbabile: così come il padre fa il puntiglioso con le parole che usano i figli, così dovrebbe averli stimolati ad utilizzare espressioni diverse da vaff.
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Il film mi ha assolutamente deluso.
Al di là di Viggo Mortensen che non è mai sopra le righe, quello che tanti hanno indicato come un progetto educativo alternativo al sistema viene ridicolizzato ed estremizzato: cosa abbiano a che fare i citati Steiner e Thoreau con "Abbasso il sistema !" o con la ripetizione di definizioni politiche o sociologiche non lo so. Come non so cosa abbiano a che fare con loro l'uccidere un cervo a mani (quasi) nude e poi mangiarne il cuore (crudo) per passare dalla giovinezza all'età adulta.
E l'esperanto parlato tra due delle figlie ?
Ed il festeggiamento del compleanno di Noam Chomski (con tanto di canto sovreccitato "Tanti auguuuri zio Noaaaam !" e regali) ?
E la cordata su una parete a strapiombo di qualche centinaio di metri, tutti insieme dal babbo al bimbo di 5 anni ?
E poi l'improbabile: così come il padre fa il puntiglioso con le parole che usano i figli, così dovrebbe averli stimolati ad utilizzare espressioni diverse da vaff....., cazz...., porca tr..... ecc.... E ancora il figlio maggiore che viene ammesso alle più prestigiose università, dal Mit ad Harvard, senza essere mai uscito dalla foresta o aver visto un computer o aver frequentato una scuola: ma gli autori sanno quali requisiti e prove si devono superare per essere ammessi a questi college ??
Ma c'è anche una parte grottesca: la dissepoltura della bara della madre/moglie, tumulata con rito cattolico per volere dei suoi genitori, nonostante le sue ultime volontà di essere cremata, e l'allestimento di una pira con canto d'addio di sottofondo, Sweet child o'mine.
Ed il finale, perfetto dopo un secondo tempo moraleggiante: figli infelici dopo aver visto i nonni ed il "mondo fuori", padre in crisi/sensi di colpa, nonni decisi a battagliare per ottenere la custodia dei nipoti e allora ? viaaaaa !!! tutto al vento, o quasi. Ci si trasferisce in una fattoria, si comincia ad andare a scuola, e, con buona pace dei cervi, ci si dedica ad attività "normali".
Scansatelo.
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pippi calzelunghe1982
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lunedì 12 dicembre 2016
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emozionale
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Uno straordinario Viggo Mortensen è il capo tribù di una famiglia fuori da ogni schema, che vive nel mezzo della foresta in perfetta armonia con la natura, cacciando, fortificandosi con duri allenamenti, leggendo romanzi e libri di testo intorno al fuoco. Questo apparente idillio verrà sconvolto, catapultandoli in un mondo che non li capisce e che non capiscono, ma che li obbliga a guardarsi dentro e ad ascoltare.
Apparentemente può sembrare una trama non originale, anzi forse piuttosto scontata ma non lo è affatto. Il percorso emozionale che fa questa famiglia è intenso e fa riflettere. Fa riflettere la scelta di una vita così estrema che ricade sui figli, un processo educativo molto forte, a tratti anaffettivo, che invece cela un amore assoluto ma cieco.
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Uno straordinario Viggo Mortensen è il capo tribù di una famiglia fuori da ogni schema, che vive nel mezzo della foresta in perfetta armonia con la natura, cacciando, fortificandosi con duri allenamenti, leggendo romanzi e libri di testo intorno al fuoco. Questo apparente idillio verrà sconvolto, catapultandoli in un mondo che non li capisce e che non capiscono, ma che li obbliga a guardarsi dentro e ad ascoltare.
Apparentemente può sembrare una trama non originale, anzi forse piuttosto scontata ma non lo è affatto. Il percorso emozionale che fa questa famiglia è intenso e fa riflettere. Fa riflettere la scelta di una vita così estrema che ricade sui figli, un processo educativo molto forte, a tratti anaffettivo, che invece cela un amore assoluto ma cieco. Un viaggio che mette in discussione le certezze e le decisioni prese, un viaggio verso la libertà delle idee, un viaggio verso la libertà delle scelte.
Divertente, poetico, commuovente... da vedere!
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