lbavassano
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domenica 11 dicembre 2016
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sottilmente spiazzante (più di quanto non appaia)
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Eccessivo, anche e soprattutto nei suoi difetti, nelle vistose inverosimiglianze e incongruenze della trama e dei personaggi (ma a me ciò che da principio ha dato più fastidio è la pulizia dell'immagine, completamente irrealistica. Non siamo "Into the Wild", credo volutamente). Profondamente americano, per il suo radicalismo, che mescola Thoreau a Chomsky, per il suo millenarismo e utopismo, troppo ingenuo per i disincantati occhi europei, per la sua nostalgica dimensione "on the road", ma già la chiave interpretativa nostalgica offre molte crepe.
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Eccessivo, anche e soprattutto nei suoi difetti, nelle vistose inverosimiglianze e incongruenze della trama e dei personaggi (ma a me ciò che da principio ha dato più fastidio è la pulizia dell'immagine, completamente irrealistica. Non siamo "Into the Wild", credo volutamente). Profondamente americano, per il suo radicalismo, che mescola Thoreau a Chomsky, per il suo millenarismo e utopismo, troppo ingenuo per i disincantati occhi europei, per la sua nostalgica dimensione "on the road", ma già la chiave interpretativa nostalgica offre molte crepe. Spiazzante, in un mondo di film carini e perfettini, e proprio per questo a mio parere merita di essere visto, per i suoi difetti ed "errori", per il suo divagare dalla mainstream, per la capacità di capovolgere i punti di vista (anche quello nostalgico) senza pretendere di offrirne uno assoluto, più sottile in ciò di quanto possa a prima vista apparire. Merita di essere visto perché quando esci dalla sala non hai la pacificante certezza di avere visto "un bel film", ma un film che ti lascia dei dubbi, che non puoi semplicemente liquidare come "un brutto film".
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robert eroica
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domenica 11 dicembre 2016
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in fuga dal mondo globale
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Viggo Mortensen superstar in una commedia, “Captain Fantastic” che riflette sulla possibilità di un gruppo di persone di sopravvivere con le solo loro forze, isolandosi dalla civiltà. Un padre e sei figli, che addestra in modo quasi militare, in un accampamento nella foresta. Li incoraggia a uccidere gli animali per sfamarsi e a studiare (soprattutto fisica e matematica) per capire come ad ogni azione corrisponda una specifica reazione. “Un uomo è definito dalle azioni, non dalle parole” ama spesso ripetere. E la madre ? Non c’è più, suicida in un ospedale lontano, forse in fuga da quel mondo utopico, forse solo costretta da una malattia troppo grande per essere curata sulle montagne.
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Viggo Mortensen superstar in una commedia, “Captain Fantastic” che riflette sulla possibilità di un gruppo di persone di sopravvivere con le solo loro forze, isolandosi dalla civiltà. Un padre e sei figli, che addestra in modo quasi militare, in un accampamento nella foresta. Li incoraggia a uccidere gli animali per sfamarsi e a studiare (soprattutto fisica e matematica) per capire come ad ogni azione corrisponda una specifica reazione. “Un uomo è definito dalle azioni, non dalle parole” ama spesso ripetere. E la madre ? Non c’è più, suicida in un ospedale lontano, forse in fuga da quel mondo utopico, forse solo costretta da una malattia troppo grande per essere curata sulle montagne. Ma al funerale la famiglia non può proprio mancare e su uno scassinato pullmino tenterà di raggiungere il Nuovo Messico per partecipare alla cerimonia. Ma a modo loro. Un tema a forte rischio “new age” dunque, caro al cinema indipendente americano a partire dagli anni Novanta ma che per fortuna, il giovane regista americano Matt Ross (all’opera seconda, presentata a Cannes e premiata) declina in maniera non banale, rinunciando alla facile battuta e anche alla (ormai troppo) diffusa ironia delle famiglie disfunzionali di Wes Anderson. Lo si capisce già dalla prima scena in cui un cervo viene ucciso all’arma bianca, senza troppe sfumature. Certe scene, in bilico tra invenzione e farsa, poi, sono geniali, si pensi al festeggiamento del (falso) compleanno di Noam Chomsky, il più estremo dei contestatori “istituzionali” d’America. Peccato per una seconda parte più classica, con sottofondo moraleggiante, in cui si tenta in tutti i modi di far quadrare il cerchio, rovinando in parte l’effetto di stupefazione presente nella prima. Bella l’esecuzione nel finale di “Sweet Child o Mine”, anche se non c’entra niente. E sui titoli di coda la meravigliosa Shall be released di Bob Dylan che c’entra ancora meno.
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manfredinino
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domenica 11 dicembre 2016
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mortesen eccezionale da oscar
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Ottimo film...grandi dialoghi e sceneggiatura ...Viggo Mortensen merita l'Oscar ...tifiamo per lui....Film commovente emozionante insomma andatelo a vedere
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robertalamonica
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domenica 11 dicembre 2016
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sweet child o' mine
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Una 'quest' moderna, dove il Santo Graal è rappresentato dall'omaggio alle spoglie terrene della mamma di questa famiglia incredibile i cui membri si situano a metà strada tra dei meravigliosi elfi della mitologia celtica e la tradizionale famiglia hippie come da immaginario collettivo. C'è di tutto in ' Captain Fantastic', dal viaggio in the road al coming of age story, passando attraverso il mito del buon selvaggio di roussoviana memoria e echi di Little Miss Sunshine... E, in questa miscellanea di richiami letterari e cinematografici c'è la domanda di tutto il film: si può scegliere di seguire un modello educativo antitetico a quello istituzionale? Si può declinare la propria vita prescindendo dal vortice del mondo? Si può scegliere altro? Ben Cash ci prova.
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Una 'quest' moderna, dove il Santo Graal è rappresentato dall'omaggio alle spoglie terrene della mamma di questa famiglia incredibile i cui membri si situano a metà strada tra dei meravigliosi elfi della mitologia celtica e la tradizionale famiglia hippie come da immaginario collettivo. C'è di tutto in ' Captain Fantastic', dal viaggio in the road al coming of age story, passando attraverso il mito del buon selvaggio di roussoviana memoria e echi di Little Miss Sunshine... E, in questa miscellanea di richiami letterari e cinematografici c'è la domanda di tutto il film: si può scegliere di seguire un modello educativo antitetico a quello istituzionale? Si può declinare la propria vita prescindendo dal vortice del mondo? Si può scegliere altro? Ben Cash ci prova. Ci provano i suoi figli, ci prova la moglie mai 'presente' ma la cui presenza permea ogni singola sequenza il risultato è NO. Non si può... e nel meraviglioso rito pagano della pira purificatrice svanisce il sogno di questa meravigliosa famiglia e il compromesso si mostra come l'unica via percorribile. Sweet child o' mine: una ninna nanna che culla l'accettazione del fallimento di una meravigliosa utopia..
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[+] brava!
(di fomi62)
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elisabettapagani
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domenica 11 dicembre 2016
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film noioso e poco interessante
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Una storia costruita per stupire, ma non riesce a sopraffare la noia. Da lasciar perdere!
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enzo70
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sabato 10 dicembre 2016
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la storia di un padre (abbastanza) fantastico
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B en è l’evoluzione concettuale di un hippie. Cresce, insieme alla moglie, sei figli in una foresta nel Nord America in una sorta di villaggio in cui gli unici beni di consumo sono i libri. I ragazzi sono sottoposti a durissimi allenamenti fisici e ad una rigorosissima educazione che li porta ad eccellere in tutte i campi della cultura, dalla letteratura alla matematica. Ma a seguito della morte della moglie la famiglia deve abbandonare il rifugio per celebrare il funerale secondo i dettami della religione buddista, in ossequio alle ultime volontà delle donne.
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B en è l’evoluzione concettuale di un hippie. Cresce, insieme alla moglie, sei figli in una foresta nel Nord America in una sorta di villaggio in cui gli unici beni di consumo sono i libri. I ragazzi sono sottoposti a durissimi allenamenti fisici e ad una rigorosissima educazione che li porta ad eccellere in tutte i campi della cultura, dalla letteratura alla matematica. Ma a seguito della morte della moglie la famiglia deve abbandonare il rifugio per celebrare il funerale secondo i dettami della religione buddista, in ossequio alle ultime volontà delle donne. E lungo il percorso i ragazzi, letteralmente, si scontrano con un mondo del tutto inconciliabile con quella visione della via che il padre gli ha insegnato. E anche l’incontro con i genitori della madre, dei ricchi borghesi che condannano duramente la scelta di vita della figlia e del genero, rappresenta un momento di forte impatto emotivo per i ragazzi. Che sceglieranno; ed è proprio la scelta dei ragazzi, non intesa come opzione, ma come esercizio di un atto di libertà, la sintesi di questo bel film di Matt Ross. Nel film tutto è portato all’estremo, ma nel mezzo si trovano gli elementi per apprezzare il tentativo del regista di affrontare un tema, comunque, di attualità, ossia quello del conflitto tra la cultura dei consumi e quella della ricerca di un autonomo percorso di valorizzazione dell’uomo con intelligenza. Ottima l’interpretazione di Viggo Mortensen.
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[+] padre e uomo insensibile alle sofferenze altrui
(di elisabettapagani)
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elisabettapagani
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sabato 10 dicembre 2016
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noioso, insipido...da evitare.
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Si fa fatica a non addormentarsi.
Non aggiungo altro.
[+] curiosità
(di val70)
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mario nitti
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venerdì 9 dicembre 2016
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buon film, morale dubbia
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Ben Cash dedica la sua vita all’educazione dei suoi sei figli, solo lo fa in modo un po’ originale, vivendo con loro in una tenda sperduta tra le valli delle Montagne Rocciose, insegnandoli ad uccidere cervi a mani nude, scalare montagne, leggendo capolavori della letteratura e imparando le scienze, il tutto senza contatti con altri esseri umani. Un giorno arriva la notizia che la mamma è morta, si è suicidata perché afflitta da un disturbo bipolare della personalità, così la tribù deve tornare in mezzo alla civiltà. I sei giovani sono pronti alla prova? Il regista attraverso la figura di Ben propone un modo alternativo di educare i figli, contro il sistema, ritrovando un’armonia con la natura, rifiutando religioni e convenzioni.
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Ben Cash dedica la sua vita all’educazione dei suoi sei figli, solo lo fa in modo un po’ originale, vivendo con loro in una tenda sperduta tra le valli delle Montagne Rocciose, insegnandoli ad uccidere cervi a mani nude, scalare montagne, leggendo capolavori della letteratura e imparando le scienze, il tutto senza contatti con altri esseri umani. Un giorno arriva la notizia che la mamma è morta, si è suicidata perché afflitta da un disturbo bipolare della personalità, così la tribù deve tornare in mezzo alla civiltà. I sei giovani sono pronti alla prova? Il regista attraverso la figura di Ben propone un modo alternativo di educare i figli, contro il sistema, ritrovando un’armonia con la natura, rifiutando religioni e convenzioni. E’ chiaro che simpatizza per ciò che descrive, ma alla fine lo spettatore si chiede quanto tutto quello che avevo visto sia utilizzabile per risolvere i problemi di un mondo sovrappopolato da 7 miliardi di persone; purtroppo le risposte non sono incoraggianti.
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stefano capasso
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giovedì 8 dicembre 2016
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quando i figli educano i genitori
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Ben vive da oltre dieci anni con I suoi 6 figli lontano dalle città, nel cuore della foresta del Nord America. Aveva scelto con la moglie di trasferirsi laggiù come forma di rifiuto verso un mondo occidentale capitalistico e corrotto e impone ai figli duri allenamenti, studio costante e una continua preparazione alla vita selvaggia.
Ma quando la moglie da tempo malata, muore, Ben e i ragazzi dovranno affrontare il mondo convenzionale per partecipare ai suoi funerali. Sarà l’occasione perché emergano all’interno della famiglia e col mondo esterno, quei conflitti che porteranno ad una nuova prospettiva.
E’ quasi una fiaba questa raccontata da Matt Ross, che con leggerezza e ironia pone al centro della questione come costruirsi il proprio mondo ideale.
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Ben vive da oltre dieci anni con I suoi 6 figli lontano dalle città, nel cuore della foresta del Nord America. Aveva scelto con la moglie di trasferirsi laggiù come forma di rifiuto verso un mondo occidentale capitalistico e corrotto e impone ai figli duri allenamenti, studio costante e una continua preparazione alla vita selvaggia.
Ma quando la moglie da tempo malata, muore, Ben e i ragazzi dovranno affrontare il mondo convenzionale per partecipare ai suoi funerali. Sarà l’occasione perché emergano all’interno della famiglia e col mondo esterno, quei conflitti che porteranno ad una nuova prospettiva.
E’ quasi una fiaba questa raccontata da Matt Ross, che con leggerezza e ironia pone al centro della questione come costruirsi il proprio mondo ideale. La necessità di allontanarsi dal mondo che sembra così poco onesto e rispondente alle necessità reali degli uomini può trasformarsi in una utopia e in una chiusura verso questo. Il film racconta com’è possibile trasformare questa utopia in qualcosa di sostenibile, processo che avviene grazie alle istanze che emergono dai figli che diventano gli “educatori” dei genitori.
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liuk!
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venerdì 28 ottobre 2016
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capolavoro hippie
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La storia di un hippie che assieme alla moglie lascia la civiltà per rifugiarsi tra le montagne e crescere i propri figli. La cruenta morte della donna lo costringe a porsi delle domande, a riflettere e a riconfrontarsi con un mondo che non è più il suo ma che i figli prima o poi dovranno affrontare. Tematiche complesse ma affrontate con grande realismo e con un sottofondo di spensieratezza che rende il lavoro tanto semplice quanto profondo, senza mai cadere nel dramma profondo e, anzi, divertendo.
Assieme a questo, Captain Fantastic presenta un cast eccellente con Mortesen alla sua migliore interpretazione ed un gruppo di ragazzi veramente preparati. Degna di nota la scena della famiglia riunita a salutare le spoglie della madre, cantando Sweet Child O'Mine: un pezzo di cinema indimenticabile.
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La storia di un hippie che assieme alla moglie lascia la civiltà per rifugiarsi tra le montagne e crescere i propri figli. La cruenta morte della donna lo costringe a porsi delle domande, a riflettere e a riconfrontarsi con un mondo che non è più il suo ma che i figli prima o poi dovranno affrontare. Tematiche complesse ma affrontate con grande realismo e con un sottofondo di spensieratezza che rende il lavoro tanto semplice quanto profondo, senza mai cadere nel dramma profondo e, anzi, divertendo.
Assieme a questo, Captain Fantastic presenta un cast eccellente con Mortesen alla sua migliore interpretazione ed un gruppo di ragazzi veramente preparati. Degna di nota la scena della famiglia riunita a salutare le spoglie della madre, cantando Sweet Child O'Mine: un pezzo di cinema indimenticabile.
Che dire di più? La pellicola di Ross è eccezionale, un capolavoro assoluto da non perdere assolutamente.
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