felicity
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giovedì 18 marzo 2021
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un film che procede a stento
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Alice Attraverso lo specchio è il sequel del film burtoniano con il ritorno del cast originale.
Evitando l’ennesimo indegno paragone con la trasposizione letteraria del film diciamo che Alice Attraverso Lo Specchio è l’esempio di come il concetto cinematografico di “punto a capo” ancora sia ben distante da quelli che sono i canoni del vero cinema. Sicuramente il film mostra tutti i limiti e le lacune di un sequel, che non si fermano solamente alla riproposizione dei personaggi già sufficientemente tratteggiati in Alice in Wonderland (unica figura degna di ammirazione è il Cappellaio Matto di Depp).
Oltre al tema del “già visto”, il sequel presenta un’eviscerazione dell’aura sacrale Burtoniana, divenendo così un mero prodotto d’intrattenimento, gradevole senza dubbio per i più piccoli, ma infine, eccessivamente povero dal lato della sceneggiatura (davvero carente).
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Alice Attraverso lo specchio è il sequel del film burtoniano con il ritorno del cast originale.
Evitando l’ennesimo indegno paragone con la trasposizione letteraria del film diciamo che Alice Attraverso Lo Specchio è l’esempio di come il concetto cinematografico di “punto a capo” ancora sia ben distante da quelli che sono i canoni del vero cinema. Sicuramente il film mostra tutti i limiti e le lacune di un sequel, che non si fermano solamente alla riproposizione dei personaggi già sufficientemente tratteggiati in Alice in Wonderland (unica figura degna di ammirazione è il Cappellaio Matto di Depp).
Oltre al tema del “già visto”, il sequel presenta un’eviscerazione dell’aura sacrale Burtoniana, divenendo così un mero prodotto d’intrattenimento, gradevole senza dubbio per i più piccoli, ma infine, eccessivamente povero dal lato della sceneggiatura (davvero carente).
Va sottolineato che da una base di scrittura instabile a risentirne è anche la resa del cast, poco tratteggiato e gettato nella mischia.
Ci si aspettava molto di più anche dal personaggio di Sacha Baron Cohen, buono nella sua interpretazione anche se sufficientemente delineato e approfondito, reso per la maggior parte del tempo più come figura quasi atellana che come vero cardine dell’opera.
Andando ad analizzare in maniera scrupolosa la trama non riusciamo a trovare davvero la motivazione dell’incipit, scarno all’inverosimile e senza una vera giustificazione. Mentre in Alice in Wonderland la giovane ragazza percorre il Sottomondo quasi come una via crucis parallela alla realtà, splendidamente reso dal genio di Tim Burton, in questo caso le motivazioni sono davvero banali.
Il finale è già scritto, lo svolgimento della storia è noto, non c’è collegamento logico tra un’azione e l’altra ma solo un semplice rapporto causa-effetto. In Alice in Wonderland la finalità di Alice nel Sottomondo era molto più grande e soprattutto aveva a che vedere con la realtà, con i patemi di una giovane ragazza alle prese con i problemi quotidiani e con un matrimonio sgradevole alle porte. Di questa aura sacrale, Tim Burton ha saputo rivestire il Sottomondo del tipico vestito gotico e dark che adorna da sempre le sue pellicole. Bobin, dal canto suo, si è trovato con le spalle al muro, ereditare un sequel da Burton e ahimè, trasporre un film tratto da un libro totalmente diverso dal primo, dove la maturità e la severità delle argomentazione Carrolliane emergono in maniera divampante.
Con questi due ardui ostacoli e con una sceneggiatura debole, priva di twist degni di nota e senza un mordente ben noto, siamo di fronte ad un completo disastro, dove nemmeno l’apparato tecnico e una buona CGI salvano la baracca.
Alice Attraverso Lo Specchio è l’inspiegabile conclusione di un lavoro magicamente iniziato da Burton e tristemente guastato dalla pesantezza dell’eredità filmica lasciata a James Bobin, il quale ha cercato di rimediare ma senza successo, cercando di creare qualcosa di diverso.
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onufrio
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martedì 19 febbraio 2019
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a spasso "col" tempo
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Sequel meno fortunato (dati alla mano, visto il flop ai botteghini) del primo episodio diretto da Tim Burton, "Alice attraverso lo specchio" sotto la regia di James Bobin è un piacere visivo,grazie ai numerosi effetti speciali e pochi attimi di pausa, ritmi incalzanti che intrattengono lo spettatore per una storia che in certi aspetti non appare molto lineare e ben connessa, ma nel complesso è divertente e godibile.
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sellerone
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mercoledì 7 marzo 2018
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tempo ben speso
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Vi confesso che il primo, non l'ho visto, ma se è bello come il secondo, tanto di cappello. Scenografie eccezionali, dialoghi divertenti e chissenefrega se la storia non ha quasi nulla a che vedere con l'originale disney. Gli attori sono nel mazzo di quelli che preferisco e Deep come al solito estasia. Visto, rivisto e stravisto, ovviamente sono passato al BRay che adesso campeggia nella mia vasta collezione. Da vedere con tutta la famiglia stando stretti stretti e apprezzando questi momenti che la vita ci dona col contagocce...sigh!
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elgatoloco
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lunedì 27 novembre 2017
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onirismo bloccato dalle immagini
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"Oht nirismo bloccato dalle immagini", intitolavo, dove invece si dovrebbe aggiungere: dalle troppe immagini, da un surplus iconografico, peraltro affascinante, ma sostanzialmente fuorviante. "Alice through the looking glass", dal romanzo(e da qualche altro suo testo)di Lewis Carroll, come regista non ha più, come nel primo"Alice"Tim Burton-qui presente come produttore-ma James Bobin, elemento che non può passare inosservato: quanto viene detto in Carroll e il messaggio qui in parte recepito, per cui"Non è impossibile, è solo non possibile"("Not impossible, but only not possible"), ossia quelll'inversione della logica binaria e comunemente accettata, in Bobin tende a evaporare, a svanire, pur se le immagini sono indubbiamente affascinante, ma tendono a creare una megastruttura barocca, dove la produzione di senso tende a perdersi.
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"Oht nirismo bloccato dalle immagini", intitolavo, dove invece si dovrebbe aggiungere: dalle troppe immagini, da un surplus iconografico, peraltro affascinante, ma sostanzialmente fuorviante. "Alice through the looking glass", dal romanzo(e da qualche altro suo testo)di Lewis Carroll, come regista non ha più, come nel primo"Alice"Tim Burton-qui presente come produttore-ma James Bobin, elemento che non può passare inosservato: quanto viene detto in Carroll e il messaggio qui in parte recepito, per cui"Non è impossibile, è solo non possibile"("Not impossible, but only not possible"), ossia quelll'inversione della logica binaria e comunemente accettata, in Bobin tende a evaporare, a svanire, pur se le immagini sono indubbiamente affascinante, ma tendono a creare una megastruttura barocca, dove la produzione di senso tende a perdersi. Difatti, dietro tutto c'è la ricerca della tranquillitià della più matura Alice, alle prese con i matrimonio e la famiglia in genere(riterritorializzazione), dove invece l'elemento "extra"(divagante, deterritorializzante)è presente solo per accidens, nel film, mentre in Carroll(logico e matematico oltre che scrittore), che scrive nella seconda metà le sicurezze gnoseologiche e ontologiche sono cadure,dopo che Locke, Berkeley e soprattutto Hume hanno messo in dubbio i concetti di spazio, di tempo, di rapporto necessariamente implicante tra causa(A)ed effetto(B). UNa realtà che si sfalda, per dirla in termini più semplici, il che nel film di Bobin non si avverte chiaramente, anzi, appunto, tende a"svanire", a far posto ad oltro, Mia Wasikowska, Anne Hathaway, Johnny Deep(il cappellaio matto)sono interpreti di sicuro valore, ma il tutto(ossia la produzione di senso complessiva)noN è sempre all'altezza e tende a disperdere, a tratti, il loro rilievo. Il che non toglie, certo, la fascinazione legata alla bellezza delle immagini. El Gato
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vepra81
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venerdì 12 maggio 2017
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gran favola
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Rispetto a tanti altri film fantasy almeno questo sa gestire trama e personaggi. Film piacevole e carino per passare una serata.
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elly
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mercoledì 1 marzo 2017
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da vedere!
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Un film curato nei dettagli e nelle scenografie. Nulla sembra fato al computer!
Lo consiglio a chi vuole sognare ma anche riflettere sulla vita.
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kyotrix
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venerdì 14 ottobre 2016
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noioso
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Come il suo precedente, non ho apprezzato, un genere fantasy che mal digerisco e annoia parecchio. C'è una morale? Bah, poco importa se tutto il film stanca.
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g_andrini
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venerdì 23 settembre 2016
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simpatico
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Gli effetti sono di prim'ordine, frutto di ricercatezza. La storia è semplice, ben raccontata.
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rush98
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domenica 17 luglio 2016
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una brutta alice
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Alice attraverso lo Specchio, adattamento dell'omonimo libro(che premetto di non aver letto), è un sequel/prequel del non entusiasmante Alice in Wonderland di Tim Burton, che qui veste i panni del produttore lasciando la regia a James Bobin.
Il film narra le origini di alcuni dei personaggi con il pretesto del viaggio nel tempo per salvare il Cappellaio, turbato dai sensi di colpa nei confronti del padre, che egli crede ancora vivo. Il risultato è una trama ricca di forzature che si fa comunque apprezzare per il buon ritmo che viene mantenuto durante tutto il film.
I personaggi sono piatti e privi del carisma che dovrebbe contraddistinguerli, ad eccezione di Tempo/Chronos.
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Alice attraverso lo Specchio, adattamento dell'omonimo libro(che premetto di non aver letto), è un sequel/prequel del non entusiasmante Alice in Wonderland di Tim Burton, che qui veste i panni del produttore lasciando la regia a James Bobin.
Il film narra le origini di alcuni dei personaggi con il pretesto del viaggio nel tempo per salvare il Cappellaio, turbato dai sensi di colpa nei confronti del padre, che egli crede ancora vivo. Il risultato è una trama ricca di forzature che si fa comunque apprezzare per il buon ritmo che viene mantenuto durante tutto il film.
I personaggi sono piatti e privi del carisma che dovrebbe contraddistinguerli, ad eccezione di Tempo/Chronos.
Nemmeno gli effetti visivi di ottimo livello e i costumi sfarzosi riescono a salvare il film dalla sua mediocrità.
Nota negativa anche per il finale, eccessivamente moralista e prevedibile.
Va comunque ricordato che il film è indirizzato ad un pubblico piuttosto giovane.
Male, ma non malissimo.
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opidum
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venerdì 1 luglio 2016
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bel film
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io non adoro Tim Burton e quando anni orsono andai a vedere alice non mi piacque: grandiosi effetti speciali ma una storia che perde i pezzi.
qui invece la storia( semplice per carità) procede dritta fino alla conclusione.
bel film che piacerà a tutti .
spiace dirlo ma Jonny Depp pur con 20 kg di cerone appare sfatto e incicccionito.
gli anni passano per tutti anche per jonny.
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