La Forma della Voce

È difficile dare un giudizio assolutamente positivo a questo film senza rischiare di ripetere quanto già detto da altri utenti.
Il percorso di maturazione del protagonista (Shoya, Shoko non lo è) passa attraverso una espiazione incredibilmente sofferta, drammatica e (in certi momenti) straziante. Per renderla al meglio è fondamentale che lo si mostri nell'atto dei suoi errori, come avviene all'inizio del film, così da stigmatizzarne i comportamenti ed entrare in empatia con lui solo a film inoltrato. Parlando dell'inizio, condivido l'idea che sia costruito in modo un po' complesso, e le immagini del passato potevano essere inserite più chiaramente (l'unica differenza è l'abbigliamento di Shoya).
Un particolare che sfugge a molti è la particolare fotografia del film: i fotogrammi perdono nitidezza avvicinandosi ai bordi, e non certo per errori di messa a fuoco, trattandosi di un cartone animato. È una finezza creativa che aggiunge realismo e drammaticità ad una pellicola che si concede leggerezza solo nel tratto e nelle scelte cromatiche.
Per il resto, non ci sono buoni né cattivi, come nella realtà. Tutti i vecchi compagni delle elementari hanno le loro colpe nei confronti dell'innocente Shoko, chi la presunzione, chi la pavidità, chi l'invidia. E per tutti esiste la speranza di migliorare crescendo, verso l'obiettivo non di farsi accettare (non è mai questo il traguardo di Shoya) ma di riuscire a guardare il mondo con occhi nuovi. Ci riesce il nuovo Shoya, più umile, che da adulto non si arrabbia più per niente, anche quando ne avrebbe ragione, e ci riesce finanche l'odiosa Ueno, lasciando trapelare un nuovo affetto dietro al suo abile cinismo di facciata.
Da vedere almeno due volte.