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eugen
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lunedì 5 maggio 2025
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pelicula importante
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Una pelicula importante, "WOman in Gold"(SIMon Curtis, 2016)donde se cuenta la verdadera historia de una mujer que vive en Los Angeles, pero es de origen judio-viene's, que vio'sus ovras de arte(entre las cuales tambien"Woman in Gold"de Gustav Klimt)robadas de los nazistas despues de l'"Anschluss"(anexion del Austria de parte de la alemania de Hitler). Grande interpeetacion de la protagonista Helen Mirrren y del protagonista hombre Ryan Reynolds, direcion de la pelicula inteligente de Simon Curtis, que descubre la inconsistencia de muchos austriacos que dician de querer las ovras por pasion artistica, que de verdad eran solo amigos/aficionados nostalgicos del Tercer Reich.
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Una pelicula importante, "WOman in Gold"(SIMon Curtis, 2016)donde se cuenta la verdadera historia de una mujer que vive en Los Angeles, pero es de origen judio-viene's, que vio'sus ovras de arte(entre las cuales tambien"Woman in Gold"de Gustav Klimt)robadas de los nazistas despues de l'"Anschluss"(anexion del Austria de parte de la alemania de Hitler). Grande interpeetacion de la protagonista Helen Mirrren y del protagonista hombre Ryan Reynolds, direcion de la pelicula inteligente de Simon Curtis, que descubre la inconsistencia de muchos austriacos que dician de querer las ovras por pasion artistica, que de verdad eran solo amigos/aficionados nostalgicos del Tercer Reich.... Eugen
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eugen
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venerdì 13 settembre 2024
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maria altmann eiine mahnung an alle
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Veramente un monito, questo"Woman in Gold"/Simon Curtis, soggetto di E.Randol Scho"nberg, sceneggiatura di Alexi Kaye Campbell, 2015)racconta di come le opere d'arte rubate dai nazisti ai legittimi proprietari ebrei viennesi, ora residenti negli States(Maria Altmann, magistalmente interpetata da Helen Mirren) anche per l0intervento fermo e convinto dell'avvocato Randol Scho"nberg, pronipote del grande muscista Arnold. Tutto si risolve positvamente, ma dopo un lungo processo, che mette a dura prova la resistenza dell'anziana signora e anche del giovane avvocato, anche e soprattutto di fronte a resisenze sorde, che rivelano quel back ground duro di eredi di nazisti e di postnazisti/e tuttora esistenti in Austria(anche piu¿che in Germania, cui anche il trauma dell'Anschluss non sembra aver insegnato molto.
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Veramente un monito, questo"Woman in Gold"/Simon Curtis, soggetto di E.Randol Scho"nberg, sceneggiatura di Alexi Kaye Campbell, 2015)racconta di come le opere d'arte rubate dai nazisti ai legittimi proprietari ebrei viennesi, ora residenti negli States(Maria Altmann, magistalmente interpetata da Helen Mirren) anche per l0intervento fermo e convinto dell'avvocato Randol Scho"nberg, pronipote del grande muscista Arnold. Tutto si risolve positvamente, ma dopo un lungo processo, che mette a dura prova la resistenza dell'anziana signora e anche del giovane avvocato, anche e soprattutto di fronte a resisenze sorde, che rivelano quel back ground duro di eredi di nazisti e di postnazisti/e tuttora esistenti in Austria(anche piu¿che in Germania, cui anche il trauma dell'Anschluss non sembra aver insegnato molto....): Da vedere in ogni modo, anche e soprattutto quale testimonainza(le lunghe segquenze dei flashbacks sono strazianti)e non importano affatto alcune inesattezze storiche relative alla vicenda. Ryan Reynolds e'bravo nei panni dell'avvocato. Eugen
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domenica 9 aprile 2023
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non ci siamo
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Lei ha visto un altro film o non lo ha visto con il cuore, io si
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graziano
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mercoledì 28 settembre 2022
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i ricordi di maria
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Non è semplicemente la storia dei dipinti di Klimt, sottratti dai nazisti durante l'Anschluss, del ritratto di Adele Bloch-Bauer oggi esposto alla Neue Galerie di New York, di Randy figlio della cara amica Barbara, avvocato con poca esperienza che oggi è specializzato in restituzione di opere d'arte.
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E' la storia di Maria, che ha continuato a vivere nella stessa casa e a lavorare nel suo negozio, nonostante il cospicuo risarcimento danni ricevuto dal governo austriaco.
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Non è semplicemente la storia dei dipinti di Klimt, sottratti dai nazisti durante l'Anschluss, del ritratto di Adele Bloch-Bauer oggi esposto alla Neue Galerie di New York, di Randy figlio della cara amica Barbara, avvocato con poca esperienza che oggi è specializzato in restituzione di opere d'arte.
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E' la storia di Maria, che ha continuato a vivere nella stessa casa e a lavorare nel suo negozio, nonostante il cospicuo risarcimento danni ricevuto dal governo austriaco.
E' la storia dei nostri ricordi, della nostra infanzia, è il racconto della nostra vita passata (l'Austria di Maria) e del nostro futuro (l'America di Maria).
Maria tiene vivi i nostri ricordi
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graziano
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martedì 27 settembre 2022
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ricordi
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Maria tiene vivi i nostri ricordi. Non è semplicemente la storia dei dipinti di Klimt, sottratti dai nazisti durante l'Anschluss, del ritratto di Adele Bloch-Bauer oggi esposto alla Neue Galerie di New York, di Randy figlio della cara amica Barbara, avvocato con poca esperienza che oggi è specializzato in restituzione di opere d'arte. E' la storia di Maria, che ha continuato a vivere nella stessa casa e a lavorare nel suo negozio, nonostante il cospicuo risarcimento danni ricevuto dal governo austriaco. E' la storia dei nostri ricordi, della nostra infanzia, è il racconto della nostra vita passata (l'Austria di Maria) e del nostro futuro (l'America di Maria). Si stima che oltre 100.
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Maria tiene vivi i nostri ricordi. Non è semplicemente la storia dei dipinti di Klimt, sottratti dai nazisti durante l'Anschluss, del ritratto di Adele Bloch-Bauer oggi esposto alla Neue Galerie di New York, di Randy figlio della cara amica Barbara, avvocato con poca esperienza che oggi è specializzato in restituzione di opere d'arte. E' la storia di Maria, che ha continuato a vivere nella stessa casa e a lavorare nel suo negozio, nonostante il cospicuo risarcimento danni ricevuto dal governo austriaco. E' la storia dei nostri ricordi, della nostra infanzia, è il racconto della nostra vita passata (l'Austria di Maria) e del nostro futuro (l'America di Maria). Si stima che oltre 100.000 opere d'arte sottratte dai nazisti non siano mai tornate ai legittimi proprietari.
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carloalberto
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venerdì 11 febbraio 2022
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storia più adatta ad un docufilm
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Simon Curtis prende spunto da una storia vera, peraltro molto interessante, per trarne un soggetto che inevitabilmente si presta a molteplici fraintendimenti, sia per il contesto storico in cui è inserita, sia per l’approccio emotivo e non ragionato che in genere si ha verso un film in cui di solito si cerca di empatizzare con i protagonisti per restare coinvolti. Risulta assai difficile tuttavia emapatizzare per chi alla fine della controversia ha intascato una somma vicina ai trecento milioni di dollari. Per non lasciare adito ad equivocanti perplessità sarebbe stato più opportuno ricostruire la vicenda attraverso un docufilm.
Nel film di Curtis una questione giuridica particolare, consistente nella lesione di un diritto di successione, finisce per sovrapporsi impropriamente alla violazione dei principi etici universali su cui si fonda ogni umana convivenza, confondendosi la rivendicazione al legittimo possesso di oggetti di valore, da parte di un singolo individuo, al grido di dolore di un popolo straziato per sempre ferocemente dalla storia.
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Simon Curtis prende spunto da una storia vera, peraltro molto interessante, per trarne un soggetto che inevitabilmente si presta a molteplici fraintendimenti, sia per il contesto storico in cui è inserita, sia per l’approccio emotivo e non ragionato che in genere si ha verso un film in cui di solito si cerca di empatizzare con i protagonisti per restare coinvolti. Risulta assai difficile tuttavia emapatizzare per chi alla fine della controversia ha intascato una somma vicina ai trecento milioni di dollari. Per non lasciare adito ad equivocanti perplessità sarebbe stato più opportuno ricostruire la vicenda attraverso un docufilm.
Nel film di Curtis una questione giuridica particolare, consistente nella lesione di un diritto di successione, finisce per sovrapporsi impropriamente alla violazione dei principi etici universali su cui si fonda ogni umana convivenza, confondendosi la rivendicazione al legittimo possesso di oggetti di valore, da parte di un singolo individuo, al grido di dolore di un popolo straziato per sempre ferocemente dalla storia.
I nazisti tolsero ben altro agli ebrei che un quadro di Klimt valutato più di cento milioni di dollari ed un collier di pietre preziose. Come si fa a creare vero pathos e a commuovere narrando una vicenda che ruota, in buona sostanza, intorno ai quattrini? La vita, la dignità persa da milioni di persone, nella stragrande maggioranza povera gente che non possedeva niente altro se non la propria vita e la propria dignità, rischia di passare in secondo piano rispetto alla ricostruzione di uno specifico episodio, ovvero la confisca di beni subita da una famiglia viennese molto ricca, soprattutto se lo si trasforma in un comune legal thriller.
C’è il rischio, inoltre, di suscitare involontariamente beceri sentimenti antisemiti, rievocandosi in qualche modo, ed anche soltanto per assonanza con il tema trattato, la figura stereotipata dell’ebreo attaccato al danaro, utilizzata demagogicamente proprio dal regime dell’epoca per istigare l’odio generalizzato che in quel periodo storico nutriva la maggioranza dei tedeschi e degli austriaci.
La pellicola di Curtis è così, prendere o lasciare. Detto questo, il film è godibile. La recitazione della Mirren, un po’ troppo gigionesca a dire il vero, e di Reynolds fanno scivolare il film ben presto nella commedia, riducendosi al minimo necessario il patetico ed il lacrimevole del dramma vero vissuto dalla sopravvissuta all’Olocausto, sfuggita rocambolescamente per tempo insieme al marito alle ignobili, criminali persecuzioni naziste, che sicuramente avrebbe meritato un film a parte, a prescindere da collezioni di quadri famosi, oggetti preziosi e noiose controversie legali.
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fabio silvestre
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lunedì 31 gennaio 2022
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una storia vera assolutamente da vedere!
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Il film è basato sulla storia vera di Maria Altmann (Helen Mirren) signora austriaca di origine ebraica che nel 1938, a causa dell’occupazione nazista a Vienna, fu costretta a scappare negli Stati Uniti insieme al marito. Nel 1998, alla morte della sorella, Maria recupera delle lettere di famiglia e interpella un giovane avvocato Randol Schoenberg (Ryan Reynolds) conferendogli l’incarico di ottenere dal governo austriaco la restituzione di 5 quadri che il pittore Klimt aveva fatto per la sua famiglia ed in particolare quello conosciuto come “Woman in gold” che raffigurava sua zia Adele. Da quel momento inizia una vera e propria battaglia legale che si svolge prima in Austria poi dinanzi la Corte Suprema negli USA e poi definitivamente in Austria.
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Il film è basato sulla storia vera di Maria Altmann (Helen Mirren) signora austriaca di origine ebraica che nel 1938, a causa dell’occupazione nazista a Vienna, fu costretta a scappare negli Stati Uniti insieme al marito. Nel 1998, alla morte della sorella, Maria recupera delle lettere di famiglia e interpella un giovane avvocato Randol Schoenberg (Ryan Reynolds) conferendogli l’incarico di ottenere dal governo austriaco la restituzione di 5 quadri che il pittore Klimt aveva fatto per la sua famiglia ed in particolare quello conosciuto come “Woman in gold” che raffigurava sua zia Adele. Da quel momento inizia una vera e propria battaglia legale che si svolge prima in Austria poi dinanzi la Corte Suprema negli USA e poi definitivamente in Austria. Va detto subito che questa storia affascina e coinvolge lo spettatore sin dalle prime scene sia per la interessante vicenda e sia per la magistrale interpretazione di Helen Mirren. Attraverso una serie di flaschback il regista – nella parte centrale della pellicola – con ritmo incalzante ci riporta a Vienna nel 1938 dove assistiamo alla razzia delle opere d’arte da parte dei nazisti nonché alla fuga dei 2 giovani sposi. La scenografia, la fotografia ed i costumi utilizzati rendono al meglio quanto accaduto 60 anni prima. La bella colonna sonora di Hans Zimmer infine fa da sfondo ad un ottimo film assolutamente da vedere. Voto: 8/10.
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domenica 9 gennaio 2022
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grammatica e sintassi
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Quando si pubblica uno scritto è meglio rispettare grammatica e sintassi.
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lbavassano
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venerdì 13 gennaio 2017
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minestrone mal riuscito
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Solo un'ottima Helen Mirren riesce a tenere insieme i due piani del film di Simon Curtis, a rendere credibile una convivenza altrimenti stridente fra l'aspetto brillante e quello drammatico. Che il genere giudiziario sia genere di eccellenza del cinema statunitense è cosa arcinota, al pari della sua duttilità quale contenitore adatto a tematiche diverse, ma qui si esagera nel voler intrecciare commedia e tragedia, e film d'avventura (la fuga dalla Vienna occupata), lacrima e sorriso (e "suspense", per modo di dire), con il rischio che i diversi volti non acquistino forza nel contrasto ma si indeboliscano reciprocamente, mentre la vicenda processuale scade nel bozzettismo, la lotta fra Davide e Golia si riduce a favoletta.
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filippo catani
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giovedì 22 dicembre 2016
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film di genere senza particolari guizzi
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Alla fine degli anni 90 il governo austriaco decide di avviare una politica di restituzione delle opere trafugate o sottratte con la forza dai nazisti ai legittimi proprietari. L'ultima erede della famiglia che possedeva il celebre Ritratto di Adele di Klimt decide allora di far valere i propri diritti.
Un buon film che getta le radici su una pagina brutta e oscura come quella nazista e si interroga se ormai dopo decenni sia giusto riportare negli Usa quello che è diventato un autentico simbolo dell'Austria. La pellicola, avvalendosi anche di un buon cast, avrebbe di che dire ma alla fine si arrocca in quello che potremmo definire un classico film di genere senza particolare brio che si basa su salti temporali e il rapporto un po' particolare tra anziana signora (Mirren) e giovane e rampante avvocato di buona famiglia (Reynolds) alla ricerca di una scossa nella sua fino ad ora mediocre carriera.
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Alla fine degli anni 90 il governo austriaco decide di avviare una politica di restituzione delle opere trafugate o sottratte con la forza dai nazisti ai legittimi proprietari. L'ultima erede della famiglia che possedeva il celebre Ritratto di Adele di Klimt decide allora di far valere i propri diritti.
Un buon film che getta le radici su una pagina brutta e oscura come quella nazista e si interroga se ormai dopo decenni sia giusto riportare negli Usa quello che è diventato un autentico simbolo dell'Austria. La pellicola, avvalendosi anche di un buon cast, avrebbe di che dire ma alla fine si arrocca in quello che potremmo definire un classico film di genere senza particolare brio che si basa su salti temporali e il rapporto un po' particolare tra anziana signora (Mirren) e giovane e rampante avvocato di buona famiglia (Reynolds) alla ricerca di una scossa nella sua fino ad ora mediocre carriera. Resta un buon soggetto senza ombra di dubbio ma che non riesce a trasmettere tutte le emozioni che erano lecite attendersi da un'opera del genere.
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