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no_data
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venerdì 7 maggio 2021
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finalmente un buon shyamalan.
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La criminologia moderna ha indagato spesso su crimini riguardanti vecchi carcerieri e bambini troppo sviluppati (il caso ad es. di Natasha Kampus ci porta ad un' "Austria infelix", diversa dallo stereotipo turistico). Il regista di E VERRA' IL GIORNO, Night Shyamalan, parte probabilmente da episodi di cronaca simili per questo THE VISIT, la cui robusta struttura narrativa rinvia ad una tradizione americana di lungo corso, da "Ore disperate" di Wyler a "The terminal" di Spielberg - ci si basa sull'antica "unita' di tempo luogo e azione" - qui la villetta isolata della coppia di anziani. La storia dei due bambini fanatici della tecnologia - computer, cinepresa, fotocamera vengono usati ampiamente nel corso del film - si inquadra, per dir cosi', in un "film nel film", e viene contrappuntata, in un lento affioramento di episodi inquietanti degli anziani spiati dai giovani, da una ripresa cinematografica a volte convulsa e soggettiva, veicolo di terrori ancestrali.
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La criminologia moderna ha indagato spesso su crimini riguardanti vecchi carcerieri e bambini troppo sviluppati (il caso ad es. di Natasha Kampus ci porta ad un' "Austria infelix", diversa dallo stereotipo turistico). Il regista di E VERRA' IL GIORNO, Night Shyamalan, parte probabilmente da episodi di cronaca simili per questo THE VISIT, la cui robusta struttura narrativa rinvia ad una tradizione americana di lungo corso, da "Ore disperate" di Wyler a "The terminal" di Spielberg - ci si basa sull'antica "unita' di tempo luogo e azione" - qui la villetta isolata della coppia di anziani. La storia dei due bambini fanatici della tecnologia - computer, cinepresa, fotocamera vengono usati ampiamente nel corso del film - si inquadra, per dir cosi', in un "film nel film", e viene contrappuntata, in un lento affioramento di episodi inquietanti degli anziani spiati dai giovani, da una ripresa cinematografica a volte convulsa e soggettiva, veicolo di terrori ancestrali. Le sevizie ai due adolescenti vengono evitate grazie alla presenza di spirito del maschietto, che invita a fuggire verso la Polizia la ragazza, mentre la musica lascia trasparire il finale "happy end". Attraverso Polanski le radici delle atmosfere incubiche del regista di THE VISIT - qui molto piu' convincente che nel sopravvalutato THE VILLAGE - risalgono forse allo stesso Hitchcock.
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mr.rizzus
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lunedì 1 marzo 2021
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capolavoro
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elgatoloco
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venerdì 19 febbraio 2021
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night shyalaman alla riscossa
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"THe Visit"(M.Niight Shyamalan., autore totale, di soeggetto, sceneggiatura, coproduttore, 2015)è in parte un ritorno alle origini("The Sixt Sense", "Signs", "The VIllage")espolrando però il"continente follia". Causa difficoltà di rapporti con la madre, che ha un nuovo compagno(e che aveva avuto contrasti con la propria madre, all'epoca del parto), due ragazzini -figli della donna vengono inviati dai nonni, che si rivelano diversi da come si credeva che fossero, con conseguenze quasi estreme, non fosse che per il coraggio della ragazza quindicenne. che mette in fuga la nonna"alterata"quanto minacciosa. L'uso "particolare"della macchina da presa/camera, con il playing the play, con il falso documentarismo, creano, anche nel notevole regista-autore indiano di cultura anche nordamericana, uno spostamento di poetica e di estetica, decisamente"nuovo", che però non convince del tutto, dato che il playing the play è "altro"rispetto a quanto ci si aspettava dall'autore di tante opere nelle quali la storia di "horror fantastico"si svilupppava comunque in modo più lineare, tanto che l'uso"libero"della m.
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"THe Visit"(M.Niight Shyamalan., autore totale, di soeggetto, sceneggiatura, coproduttore, 2015)è in parte un ritorno alle origini("The Sixt Sense", "Signs", "The VIllage")espolrando però il"continente follia". Causa difficoltà di rapporti con la madre, che ha un nuovo compagno(e che aveva avuto contrasti con la propria madre, all'epoca del parto), due ragazzini -figli della donna vengono inviati dai nonni, che si rivelano diversi da come si credeva che fossero, con conseguenze quasi estreme, non fosse che per il coraggio della ragazza quindicenne. che mette in fuga la nonna"alterata"quanto minacciosa. L'uso "particolare"della macchina da presa/camera, con il playing the play, con il falso documentarismo, creano, anche nel notevole regista-autore indiano di cultura anche nordamericana, uno spostamento di poetica e di estetica, decisamente"nuovo", che però non convince del tutto, dato che il playing the play è "altro"rispetto a quanto ci si aspettava dall'autore di tante opere nelle quali la storia di "horror fantastico"si svilupppava comunque in modo più lineare, tanto che l'uso"libero"della m.d.p.appare a tratti quasi forzato, quasi"aggiunto"rispetto a quanto si poteva aspettare originariamente. UN'estetica e una poetica"nuova"all'epoca(ossia comunque più di un lustro f a)che lo stesso autore sembra poi aver "corretto", in opere più recenti come"GLass", posteriore di quattro anni. Sembra quasi Shyamalan fosse qui tornato alle origini, a un cinema"povero"(ma in appparenza)quasi"amatoriale", recupernando però aspetti di fondo. Efficacissimo, nel film, è invece l'uso eccelso del"crescendo", di quell'amplificarsi dei sintomi disturbanti della coppia di anziani, che arriva poi al culmine attraverso un climax di rara efficace. Opera di notevole impatto comunque, nonostante qualche"caduta di tono"segnalata prima, "The Visit", mostra anche un'attrice come Olivia de Jong, ossia la quindicenne"Rebecca"nel film e Ed Oxenbould, il tredicenne"Tyler", dove Denanna Dunagan, la nonna e Peter Mac Robbie , il nonno si ritagliano comunque un certo spazio, dove il contasto drammaturgico scarurisce comunque con una certa fatica, "rallentata"dall'uso differente della tecnica. El Gato
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francesco2
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lunedì 6 aprile 2020
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un horror da intrattenimento
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Questo Shymalian, all inizio, riprende -in tutti i sensi- un piccolo catalogo di ossessioni postmoderne, ovverosia il cinema fatto in casa,e soprattutto la mania di filmare noi stessi cme anche il mondo che ci circonda: Nella speranza di carpire e capire, ma anche e soprattutto, di metterci in evidenza, alla ricerca dei waarholiani quindici minuti di celebrita- ma questo, probabilmente, non appare il caso dei due giovanissimi protagonisti.
La visita ai nonni, che rappresentano la generazione precedente q uela della madre - soggettivamente, personaggio bizzarro o curioso- assume contorni curiosi. Ma, apparentemente, l idea iniziale, che poteva fare pensare a Blair Witch Project, va un pocoa farsi benedire: Inizia un viaggio in territori inesplorati, ma neanche cosi inesplorati, dove i due piccoli appaiono i piu saggi di tutto il nucleo familliare, quasi il regista voglia gettare una r speranza per il futuro, dopo averli inizialmente dipinti come maniaci di selfie e videocamere.
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Questo Shymalian, all inizio, riprende -in tutti i sensi- un piccolo catalogo di ossessioni postmoderne, ovverosia il cinema fatto in casa,e soprattutto la mania di filmare noi stessi cme anche il mondo che ci circonda: Nella speranza di carpire e capire, ma anche e soprattutto, di metterci in evidenza, alla ricerca dei waarholiani quindici minuti di celebrita- ma questo, probabilmente, non appare il caso dei due giovanissimi protagonisti.
La visita ai nonni, che rappresentano la generazione precedente q uela della madre - soggettivamente, personaggio bizzarro o curioso- assume contorni curiosi. Ma, apparentemente, l idea iniziale, che poteva fare pensare a Blair Witch Project, va un pocoa farsi benedire: Inizia un viaggio in territori inesplorati, ma neanche cosi inesplorati, dove i due piccoli appaiono i piu saggi di tutto il nucleo familliare, quasi il regista voglia gettare una r speranza per il futuro, dopo averli inizialmente dipinti come maniaci di selfie e videocamere.
I colpi di scena mi sono parsi tutti troppo telefonati, si era criticato tanto The Village, ma secondo me era superiore a questo film, come sens oe come realizzazione.
Paradossalmente, l amatorialita su cui si ironizzava all finisce per essere un limite del film stesso che, essendo generosi, potrebbe risultare simpatico per una serata televisiva. Ma questo, ovviamente, per un horror non rappresenta un grande complimento.
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newalessiomarta
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venerdì 1 febbraio 2019
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mi ha sorpreso!
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Il film ha molti lati positivi, come le inquadrature in stile Cloverfield che rendono tutto ancora più realistico, il colpo di scena finale e la sua unicità. Ha anche delle pecche come i soliti clichè tipici degli horror, ma è più che sufficiente. Voto 6.5/10
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xprojectx
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mercoledì 12 dicembre 2018
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ben fatto
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un horror/thriller ben fatto
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brata
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sabato 13 gennaio 2018
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the visit
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Inutile prodotto del quale se ne poteva fare a meno. La lenta ma constante discesa nel mediocre di questo regista non è più una novità.
Decisamente da evitare
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francismetal
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domenica 30 luglio 2017
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l'ennesima noiosa copia di the blair witch project
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Noiosissimo... mi sono sforzato a più tappe per tentare di vederlo.
La sceneggiatura è un colabrodo per tante ragioni, le principali non posso elencarvele per non fare spoiler.
Comunque se volete fare un found footage usate delle telecamere che si usano veramente nei filmati amatoriali, la qualità è fin troppo elevata, per quanto digitale.
Questo modo di dirigere è quasi inevitabilmente noioso e difficile da seguire. Persino il grande Lars Von Trier ha questo problema...
Certo il colpo di scena mi ha colpito, ma non è credibile per niente...
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salcat
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lunedì 17 aprile 2017
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compitino svolto bene...
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Film senza grandi pretese (e budget), svolge egregiamente il suo lavoro. Alcune scene sono ben riuscite, ottima l'interpretazione della signora, qualcosa forse da sistemare.... Ma stiamo parlando di sottigliezze. Fosse stato un film che pretendeva di rivoluzionare la storia del cinema ci saremmo fatti una grossa risata. Qui siamo nel campo del puro intrattenimento. Certo, fa specie che un regista dal grande potenziale si limiti a questo... Shyamalan non deve di certo dimostrare che sa spaventare. Lo sa fare bene e lo fa anche qui.
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fabal
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domenica 5 febbraio 2017
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una lenta iperbole del dubbio
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La quindicenne Rebecca, aspirante regista, filma la madre che racconta la sua storia: quando aveva diciannove anni è scappata di casa con un uomo molto più grande di lei, sfuggendo così dalla disapprovazione dei suoi genitori, che da allora non ha mai più visto. Ma l’uomo, padre di Rebecca e del fratello minore Tyler, li ha poi abbandonati. I ragazzi non hanno mai conosciuto i loro nonni, che però ricontattano la figlia dopo quindici anni dichiarando di essere pronti per conoscere i nipoti. Rebecca e Tyler accettano la proposta di trascorrere una settimana in campagna dai nonni, mentre la madre si reca in crociera con il suo nuovo fidanzato. Più che una vacanza, il soggiorno assomiglia sempre più a una indagine: muniti di telecamere, i ragazzi intervistano i nonni per saperne di più circa la rottura con la figlia.
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La quindicenne Rebecca, aspirante regista, filma la madre che racconta la sua storia: quando aveva diciannove anni è scappata di casa con un uomo molto più grande di lei, sfuggendo così dalla disapprovazione dei suoi genitori, che da allora non ha mai più visto. Ma l’uomo, padre di Rebecca e del fratello minore Tyler, li ha poi abbandonati. I ragazzi non hanno mai conosciuto i loro nonni, che però ricontattano la figlia dopo quindici anni dichiarando di essere pronti per conoscere i nipoti. Rebecca e Tyler accettano la proposta di trascorrere una settimana in campagna dai nonni, mentre la madre si reca in crociera con il suo nuovo fidanzato. Più che una vacanza, il soggiorno assomiglia sempre più a una indagine: muniti di telecamere, i ragazzi intervistano i nonni per saperne di più circa la rottura con la figlia. Ma faranno ulteriori, inquietanti, scoperte.
Da regista visionario quale è, Shyamalan racconta ancora una volta una storia la cui prospettiva è perennemente ribaltabile: tramite dettagli esasperati e sequenze ambigue, The visit si avvale del fascino della scoperta, di una potente iperbole del dubbio fino al sentore che qualcosa sia sbagliato da principio. E’ una situazione angosciosa ma sempre entro le righe che, nonostante l’espediente ultra abusato della telecamera a mano, rimane elegante anche a livello fotografico. Sempre piuttosto luminoso, senza immagini sgranate, riprese in notturna e tremolii eccessivi, niente meccanica dello spavento con zompate improvvise nell’obiettivo, riuscendo così a distanziarsi dalla trafila di horror girati in steadycam (da Blair Witch Project, Rec e i vari Paranormal Activity) che non sempre ha prodotto risultati all’altezza.
The visit è invece un film asciutto, lineare, che si prende i suoi tempi senza l’affanno di stupire a tutti i costi. Ottimamente caratterizzati i personaggi: la nonna ha le tinte inquietanti della strega fiabesca specie quando, citando Hansel e Gretel, chiede insistentemente alla nipote di entrare nel forno per pulirlo. Come Shyamalan già ci ha abituato fin da The Village, anche qui non siamo alle prese con un horror nel senso attuale del termine. Ma il fatto che The Visit si affidi ad appigli ben più sofisticati dei salti dalla sedia va tutto a suo vantaggio.
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