The Lives of Mecca |
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Un film di Stefano Etter.
Con 'Crazy' Johnny Razo, Patrick Adams, Tom Vitali
Documentario,
durata 54 min.
- Svizzera, Italia, USA 2015.
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Possibile?di FrankFeedback: 100 |
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mercoledì 16 marzo 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ho visto "The Lives of Mecca" e ho pensato: possibile? Per chi come me non ha mai varcato i confini europei, l'America e' sempre stata quella del 'Padre della sposa': case enormi, giardini fantastici, famiglie felici. L'america. Poi ripensando al film mi son detto: possibile! Non può che essere così, ma la realtà fa sempre un certo effetto, e questo film la realtà la mostra in tutta la sua franchezza. Coney Island è l'America e coloro che praticano l'handball come sfogo non son altro che quello che siamo noi: persone. Contenitori di ansie. L'handball riesce attraverso lo sforzo fisico e la partecipazione a coinvolgere e a cercare di far superare le angoscie quotidiane. E si vede che avviene, e per "convinzione" naturale. Ci si incontra, e si vuole stare insieme, per giocare e fare terapia correndo davanti ad un muro anziché stare fermi, seduti in un cerchio. I protagonisti sono assolutamente straordinari: Patrick, incredibile, in poche parole esprime concetti e umanità sconvolgenti Tom, lascia allibiti, per quello che si può subire, diventare e infine ridiventare. Johnny, è la disperazione fatta uomo. E questo viene mostrato nel film come se fossimo presenti fisicamente, in amicizia con queste persone che rivelano episodi della loro vita che forse difficilmente altri riuscirebbero a condividere. La naturalezza con cui il regista riesce a coinvolgere le persone, immaginando che nonostante tutto non sia stato facile farsi accettare violando la loro intimità con telecamere e microfoni, dimostra una grande sensibilita' e umilta'. E la sfumatura e i colori della fotografia danno un velo di malinconia, ma che si riscatta di fronte alla reazione dei personaggi. E' un'america che non ci si aspetta o che forse è proprio quella che si teme, quella che si vede in questo film perché è più un film che un documentario. Un film dove i protagonisti sono gli attori della loro vita.
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