The Lives of Mecca |
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Un film di Stefano Etter.
Con 'Crazy' Johnny Razo, Patrick Adams, Tom Vitali
Documentario,
durata 54 min.
- Svizzera, Italia, USA 2015.
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meravigliosa e brutale umanitàdi misterolbiFeedback: 100 |
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martedì 15 marzo 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ci sono stato alla Mecca. Coney Island, NY. La fine degli anni '90. Gli Opulenti. Le limousine, gli abiti firmati, i ristoranti. Tutto molto bello. L'11 settembre era nemmeno lontanamente immaginabile. Le mille luci del Luna Park, la ruota panoramica, i gabbiani che sfidano il vento tra il boardwalk e il mare. E la Mecca. Era li, mezza infossata nel suo chiassoso silenzio. Guarda e passa. Gente strana che tira una pallina contro il muro. Un po' come quelle persone che compongono lo sfondo delle foto. Stanno li, tutti le vedono, ma nessuno le osserva davvero. Poi arriva un giorno diciotto anni dopo che mandi un whtsapp alla tua fidanzata. "Ei, ci vediamo stasera? Cosa facciamo?". "Andiamo in via Cagliari a vedere un film, che mi sembra interessante" ha risposto lei. Quindi, dopo quasi dodici ore di ufficio, salgo in bici e pedalo. Arrivo, sigaretta, bacio, biglietto, poltrona. Un tipo altissimo con i capelli lunghi (che poi ho scoperto essere il regista) bofonchia qualcosa al microfono, pubblico disordinato. Si spengono le luci. "Stefano"(pronuncia da slang americano) una delle prime battute. Mi sono innamorato subito. Sono stati 50 minuti intensi. 50 minuti che sono sembrati 5. Ad un tratto ero li, proiettato nella vita di quelli dello sfondo delle foto. Nella vita di quei tipi strani che tiravano la pallina contro il muro, venti anni prima e che avevo snobbato. Stefàno non ha avuto il mio stesso pregiudizio; è sceso nella Mecca e con quelle persone ci ha parlato, instaurando con loro un rapporto profondo, una amicizia forse. E li ha presentati così come sono, in medias res, dimostrando che forse si impara di più nel campo della Mecca che nelle aule blasonate delle Columbia. Avrebbe potuto far piangere Stefàno. E invece ha fatto sorridere, ridere a volte. La sua ingombrante presenza fisica, sullo schermo è scomparsa, traducendosi in una delicatezza disarmante. In una grande onestà intellettuale, mai giudicante. Ha raccontato i protagonisti della Mecca, facendoli raccontare a loro stessi. Con questo film è riuscito a mettere a proprio agio le persone in sala con quelle sullo schermo. Perché fintanto che non si sono riaccese le luci, potevi essere anche tu seduto lì, sulle panchine scrostate della Mecca, proprio di fronte a Jonny mentre cade a terra e grida a dio che lo ama e di salutargli suo fratello Joe. E' raro e fa emozionare nella sua meravigliosa e brutale umanità.
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