luigichierico
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mercoledì 8 febbraio 2017
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sui generis
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Un buon film sui generis con un ottimo Antony Hopkins non più nelle vesti del criminale Hannibal Lecter nel famoso film “Il silenzio degli innocenti” bensì di un collaboratore FBI alla ricerca di un terribile serial killer di nome John Clancy. Non serve raccontare la storia, se il film lo hai visto è inutile perché la conosci, se non lo hai visto non mi sembra corretto. Al di là della trama un film che va commentato per la novità, l’interpretazione, la fotografia, la musica, le emozioni. Scene terribili fanno scorrere il sangue sullo schermo, sul volto, sul petto, sul collo, ma la fotografia è eccellente, rapidamente la macchina passa senza soffermarsi, al sangue si abbinano immagini di croci, strane, confuse, deliranti.
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Un buon film sui generis con un ottimo Antony Hopkins non più nelle vesti del criminale Hannibal Lecter nel famoso film “Il silenzio degli innocenti” bensì di un collaboratore FBI alla ricerca di un terribile serial killer di nome John Clancy. Non serve raccontare la storia, se il film lo hai visto è inutile perché la conosci, se non lo hai visto non mi sembra corretto. Al di là della trama un film che va commentato per la novità, l’interpretazione, la fotografia, la musica, le emozioni. Scene terribili fanno scorrere il sangue sullo schermo, sul volto, sul petto, sul collo, ma la fotografia è eccellente, rapidamente la macchina passa senza soffermarsi, al sangue si abbinano immagini di croci, strane, confuse, deliranti. Una corsa nel tempo e nello spazio,tra ricordi e visioni per fermare la mano assassina di un folle visionario. Certo la trama non ha un senso logico, senza capo e coda, tuttavia è abbastanza coinvolgente. La colonna sonora accompagna i momenti più tragici, mentre il giustiziere compie la sua missione. C’è chi soffoca la vita là dove invece la si potrebbe apprezzare sebbene la morte, sopraggiungendo per tanti come momento liberatorio,sembra dire: “Sono lieta solo quando vado a trovare chi veramente mi ha implorato nella certezza di trovarsi meglio dopo il mio incontro, ma io, come tutti sapete non garantisco nulla, il futuro è una certezza sia per chi crede in qualcosa, che per chi non crede in nulla, a me non è concesso fare dichiarazioni, e per ironia della sorte, sebbene proprio non mi si addica, devo dire:chi” vivrà vedrà”. Infatti le premonizioni che costituiscono la base di questa storia non attengono all’al di là ma solo al passato, al presente e all’immediato futuro, una gara all’ultimo sangue, è proprio il caso di dirlo, a chi arriva prima a prevedere o ad uccidere. Sebbene esagerato nelle visioni e frutto di fantasia è uno spettacolo che si lascia vedere, almeno per vedere come va a finire!
chibar22@libero.it
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dhany coraucci
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lunedì 23 novembre 2015
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splendido mix ai confini della realtà
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“Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio” dice il proverbio e mai come in questo caso l'ho trovato azzeccato: le recensioni sono quasi tutte negative, per me invece questo è uno SPLENDIDO thriller. Non capisco da cosa sorge tutta l'antipatia che ha ispirato, io mi sono divertita moltissimo e adesso vi spiego il perché. Innanzitutto è un film di genere, un noir, di quelli che andavano tanto negli anni 80 ma che adesso è molto raro vedere, la caccia a un serial-killer. Non è sbagliato pensare a Seven, ma nemmeno giusto, perché se c'è un predecessore, questo è The Gift (stupendo thriller “fantastico” del 2000 diretto da Sam Raimi) e forse, ancora prima La Zona Morta (David Cronenberg, 1983), siamo infatti in un territorio di confine, dove a brutali fatti di sangue, a indagini scrupolosamente scientifiche e a personaggi molto ben descritti nella loro quotidianità si affiancano degli elementi visionari e illogici, inquietanti e insondabili, sommariamente fatti rientrare nella categoria del “paranormale”.
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“Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio” dice il proverbio e mai come in questo caso l'ho trovato azzeccato: le recensioni sono quasi tutte negative, per me invece questo è uno SPLENDIDO thriller. Non capisco da cosa sorge tutta l'antipatia che ha ispirato, io mi sono divertita moltissimo e adesso vi spiego il perché. Innanzitutto è un film di genere, un noir, di quelli che andavano tanto negli anni 80 ma che adesso è molto raro vedere, la caccia a un serial-killer. Non è sbagliato pensare a Seven, ma nemmeno giusto, perché se c'è un predecessore, questo è The Gift (stupendo thriller “fantastico” del 2000 diretto da Sam Raimi) e forse, ancora prima La Zona Morta (David Cronenberg, 1983), siamo infatti in un territorio di confine, dove a brutali fatti di sangue, a indagini scrupolosamente scientifiche e a personaggi molto ben descritti nella loro quotidianità si affiancano degli elementi visionari e illogici, inquietanti e insondabili, sommariamente fatti rientrare nella categoria del “paranormale”. Mantenere un equilibrio tra i due mondi non è semplice, anzi, direi che è difficilissimo, soprattutto in un noir che per essere efficace deve garantire ritmo e credibilità. Qui, poi, la scommessa è ancora più alta perché sono introdotte delle tematiche complesse e profonde legate al dolore e alla malattia e alla perdita. Naturalmente per la sottoscritta il risultato di questo mix è ben riuscito, il film è molto originale nonostante le mille citazioni (non manca anche quella al Silenzio degli Innocenti) e il pericolo derivante da uno sconfinamento dei generi; le “visioni” sono affascinanti e inquietanti, gli attori uno più bravo dell'altro e se Anthony Hopkins assomiglia un po' ad Hannibal Lecter (ma solo un po') è un tale piacere vederlo recitare che glielo si concede. Ho trovato eccellente anche il livello delle riprese, le scene d'azione sono strane, contaminate con movimenti di macchina allucinati pur nel rispetto di tutti i canoni. C'è perfino un colpo di scena finale: che si vuole di più?
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henry90
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giovedì 19 novembre 2015
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sottovalutato
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Personalmente non condivido le recensioni negative che sto vedendo. Il film mi è piaciuto moltissimo e mi ha convinto la bravura degli attori...
Oltre alla parte soprannaturale e thriller il film si sofferma molto sui temi della malattia, della perdita e del dolore. Questi argomenti mi hanno fatto riflettere e molte scene - una su tutte che non posso rivelare - mi hanno commosso molto. Non mi aspettavo che questo film avesse una tale profondità e ciò mi ha molto sorpreso dato che non avevo grandi aspettative.
Lo consiglio davvero molto.
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(di ggbike)
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