spione
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lunedì 18 aprile 2016
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assolutamente geniale!
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"Er ist wieder da" e, così come accadde allora, oggi sarebbe quasi quasi impossibile cogliere la "banalità del male" da cui nasce l'orrore. Un film davvero originale e sorprendente, che coglie in pieno il bersaglio sia nel mostrarci le impressionanti analogie tra gli anni '30 e la nostra epoca, sia nel farci capire che il principale pericolo da cui faremmo bene a guardarci non sono certo i gruppi e partiti neonazisti attivi oggi (che anzi vengono impietosamente sminuiti e ridicolizzati), ma la famosa "maggioranza silenziosa" già necessaria co-protagonista della tragedia passata. Un film che ha nella genialità al contempo il suo punto di forza e il suo limite, perché certe finezze davvero sublimi non sono certo alla portata del grande pubblico.
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"Er ist wieder da" e, così come accadde allora, oggi sarebbe quasi quasi impossibile cogliere la "banalità del male" da cui nasce l'orrore. Un film davvero originale e sorprendente, che coglie in pieno il bersaglio sia nel mostrarci le impressionanti analogie tra gli anni '30 e la nostra epoca, sia nel farci capire che il principale pericolo da cui faremmo bene a guardarci non sono certo i gruppi e partiti neonazisti attivi oggi (che anzi vengono impietosamente sminuiti e ridicolizzati), ma la famosa "maggioranza silenziosa" già necessaria co-protagonista della tragedia passata. Un film che ha nella genialità al contempo il suo punto di forza e il suo limite, perché certe finezze davvero sublimi non sono certo alla portata del grande pubblico. A questo punto sono molto curioso di leggere il romanzo da cui è tratto, anche perché il gioco dei rimandi e lo spostamento dei piani narrativi (compresa la sua traduzione in un film, poi effettivamente concretizzatasi) mi ricordano (si parva licet) la struttura del mio "Il verme del rafano è più felice di me".
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laurence316
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sabato 31 marzo 2018
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satira che illumina le contraddizioni dell'oggi
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Una premessa spiazzante per un film satirico per nulla banale che sotto la patina un po' superficiale della provocazione e delle gag (una per tutte, le reazioni [reali, essendo uno degli spezzoni del film realizzati alla maniera delle "candid camera"] dei passanti all'incontro col Fuhrer) cela una riflessione non troppo ingenua sulla permanenza e pervasività di talune idee nel sentimento popolare, anche nell'odierna e civile Germania (ma anche, per estensione, Europa e mondo).
Le trovate comiche sono sostanzialmente solo una facciata, inserite all’unico scopo di attrarre la più larga fetta di pubblico possibile, ma riescono comunque, al pari del resto, a sollevare, sotto la cortina di fumo della risata più facile, questioni di indubbia rilevanza ed attualità.
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Una premessa spiazzante per un film satirico per nulla banale che sotto la patina un po' superficiale della provocazione e delle gag (una per tutte, le reazioni [reali, essendo uno degli spezzoni del film realizzati alla maniera delle "candid camera"] dei passanti all'incontro col Fuhrer) cela una riflessione non troppo ingenua sulla permanenza e pervasività di talune idee nel sentimento popolare, anche nell'odierna e civile Germania (ma anche, per estensione, Europa e mondo).
Le trovate comiche sono sostanzialmente solo una facciata, inserite all’unico scopo di attrarre la più larga fetta di pubblico possibile, ma riescono comunque, al pari del resto, a sollevare, sotto la cortina di fumo della risata più facile, questioni di indubbia rilevanza ed attualità.Si sorride e si ride, ma soprattutto si è portati a riflettere amaramente sulla deriva contenutistica dei mezzi di comunicazione di massa (TV, talk show, social e chi più ne ha più ne metta), sempre più slegati dalla realtà dei fatti, e terreno di coltura fertile per la proliferazione di ignoranza, retorica e notizie false, e soprattutto sulla deriva, o meglio degenerazione, economica, sociale e politica (che nel mondo reale è plasticamente rintracciabile nelle confessioni politiche facenti riferimento ad ideologie di destra ed estrema destra, nazionaliste, razziste e xenofobe, che registrano sempre maggiori consensi).
Ciò che emerge, anche dagli spezzoni riguardanti le interazioni del protagonista con la gente comune, è un quadro decisamente sconfortante (e il finale non fa altro che rinsaldare questa sensazione).
Lui è tornato, nonostante le risate che riesce a strappare, lascia insomma con l’amaro in bocca, ma merita sicuramente la visione, perché, seppur talvolta superficialmente, tocca, come detto, temi importanti, è ben recitato (in particolare dal protagonista Masucci) e sceneggiato; e anche se non sempre adeguatamente sviluppato nelle sue suggestioni, è audace e provocatorio, intrattiene e nel complesso convince. Certo, ha qualche cedimento di ritmo, anche perché le sequenze da reality, una volta ribadito il concetto, iniziano a stancare, e dal punto di vista squisitamente cinematografico non regala sequenze particolarmente memorabili, ma la sua funzione di stimolo della riflessione attraverso la satira la esegue a meraviglia.
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jujitsu
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giovedì 14 aprile 2016
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lui è in ognuno di noi!
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Film sorprendente! Dal titolo e dal trailer si è tentati di credere che la pellicola sia una storia comica fine a se stessa, senza se né ma, semplicemente atta a prendere in giro il nazismo e il suo leader, ma poi si scopre che la questione è molto più profonda di quello e che si crede e ahimè, molto più attuale.
Escludendo l’ottima recitazione di Oliver Masucci, la storia verte su un evento impossibile che però nella realtà di tutti i giorni non solo è divenuto fattibile, ma è anche già successo. Il ritorno del razzismo, dell’antisemitismo e del nazionalismo che è in ognuno di noi, ma che rimane celato per paura di essere giudicati, salta fuori con tutta la sua potenza non appena si presenta il pretesto, illogico e irriducibile, che non attendeva altro.
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Film sorprendente! Dal titolo e dal trailer si è tentati di credere che la pellicola sia una storia comica fine a se stessa, senza se né ma, semplicemente atta a prendere in giro il nazismo e il suo leader, ma poi si scopre che la questione è molto più profonda di quello e che si crede e ahimè, molto più attuale.
Escludendo l’ottima recitazione di Oliver Masucci, la storia verte su un evento impossibile che però nella realtà di tutti i giorni non solo è divenuto fattibile, ma è anche già successo. Il ritorno del razzismo, dell’antisemitismo e del nazionalismo che è in ognuno di noi, ma che rimane celato per paura di essere giudicati, salta fuori con tutta la sua potenza non appena si presenta il pretesto, illogico e irriducibile, che non attendeva altro.
E poi quanta saggezza da questo nuovo Hitler, le invenzioni, le scoperte dell’umanità dal 1945 in poi, usate, sfruttate per un unico scopo: distrarre!
Che cosa si trasmette in tv? Ciarpame!
“Nel mio hotel c’è un televisore sottile cosi, un’incredibile invenzione che potrebbe essere usata per trasmettere le idee più creative, l’intelligenza del popolo tedesco e loro cosa fanno? Cucinano!”
Consigliato, si, anche al cinema!
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orione95
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sabato 16 aprile 2016
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film curioso e politicamente impegnato
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Tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore tedesco Timur Vermes, il film racconta di come Adolf Hitler, risvegliatosi nella Berlino moderna, sostanzialmente riesca a riscuotere nuovamente consensi. Ovviamente il tutto è affrontato con la leggerezza che si addice ad una commedia, ma è innegabile l'impegno sociale e politico della produzione di Wnendt. A metà tra un film-documentario ed un "esperimento sociale", "Lui è tornato" mostra come nella Germania di oggi sia pericolosamente vivo il malcontento di un tempo: perché sarà cambiato il contesto sociale, ma non di certo l'insoddisfazione. Ed è così che la satira del film si sposta verso confini sempre più larghi, fornendo uno spaccato di attualità anche (e soprattutto) a livello europeo, presentando scioccanti immagini di guerriglia sociale ahimè così familiari a chiunque legga i giornali oggi giorno.
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Tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore tedesco Timur Vermes, il film racconta di come Adolf Hitler, risvegliatosi nella Berlino moderna, sostanzialmente riesca a riscuotere nuovamente consensi. Ovviamente il tutto è affrontato con la leggerezza che si addice ad una commedia, ma è innegabile l'impegno sociale e politico della produzione di Wnendt. A metà tra un film-documentario ed un "esperimento sociale", "Lui è tornato" mostra come nella Germania di oggi sia pericolosamente vivo il malcontento di un tempo: perché sarà cambiato il contesto sociale, ma non di certo l'insoddisfazione. Ed è così che la satira del film si sposta verso confini sempre più larghi, fornendo uno spaccato di attualità anche (e soprattutto) a livello europeo, presentando scioccanti immagini di guerriglia sociale ahimè così familiari a chiunque legga i giornali oggi giorno.
Ovviamente "Lui è tornato" non è affatto un pacchiano tentativo di rivalutare la figura del Fuhrer, quanto piuttosto un monito alla Germania (ma non solo): il film mostra infatti come, in fin dei conti, Hitler non sia poi definitivamente scomparso, ma che continui a vivere dentro ognuno di noi (manifestandosi nell'intolleranza e nella violenza pseudo-politica).
Le citazioni alle passate produzioni cinematografiche sul personaggio sono numerose ed azzeccate (in particolare spicca tra tutti il sagace richiamo alla scena, divenuta virale negli anni anche grazie alle molte parodie sul web, tratta da "La caduta, gli ultimi giorni di Hitler", vero e proprio capolavoro in materia) ed è stata sicuramente una scelta felice quella di introdurre una narrazione, da parte dello stesso Hitler, la quale richiamasse quella del suo famosissimo libro "Mein Kampf".
In conclusione non si può non acclamare la recitazione di Oliver Masucci, che restituisce al pubblico un Adolf Hitler davvero credibile e, perché no, anche in grado di ridere e far ridere.
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oldboy muzza
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mercoledì 13 aprile 2016
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irriverente e interessante
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Molto più di un banale "Che farebbe Adolf Hitler ai giorni nostri?".
Questo film ci proietta in una realtà che vede il Fuhrer in persona catapultato nel 2014 direttamente dal suo bunker. Le sue perplessità nel trovarsi all'improvviso gettato in pasto a quello che per lui è il futuro fa a pugni con la diffidenza e il compatimento di chi lo incontra. Hitler, che come tale si presenta e che mai in nessun caso dice di essere qualcuno di diverso nemmeno per convenienza, viene invariabilmente preso per un comico troppo "nella parte" e come tale fa il suo ingresso nella sfera mediatica odierna. Nell'ossessivo bombardamento di nozioni inutili che viene dato in pasto al pubblico ogni giorno, Hitler ottiene da subito un successo travolgente.
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Molto più di un banale "Che farebbe Adolf Hitler ai giorni nostri?".
Questo film ci proietta in una realtà che vede il Fuhrer in persona catapultato nel 2014 direttamente dal suo bunker. Le sue perplessità nel trovarsi all'improvviso gettato in pasto a quello che per lui è il futuro fa a pugni con la diffidenza e il compatimento di chi lo incontra. Hitler, che come tale si presenta e che mai in nessun caso dice di essere qualcuno di diverso nemmeno per convenienza, viene invariabilmente preso per un comico troppo "nella parte" e come tale fa il suo ingresso nella sfera mediatica odierna. Nell'ossessivo bombardamento di nozioni inutili che viene dato in pasto al pubblico ogni giorno, Hitler ottiene da subito un successo travolgente. Seppure estirpato al suo tempo e trapiantato nel nostro, è sempre lui, capace di cogliere le opportunità, di tacere le sue oscure ambizioni per servire un fine più grande, pronto a conquistare tutto e tutti, battagliero e folle come la storia tristemente lo ricorda. Questa sorta di esperimento parte come una commedia quasi documentaristica e finisce col diventare qualcosa di molto di più anche se non riesce a sfondare le sue stesse barriere e non arriva alla riflessione cui (forse?) si proponeva di arrivare. Buona prova, comunque, al netto di ogni considerazione morale e di ogni implicazione ideologica, un prodotto tutto sommato discreto.
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eugenio
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domenica 1 maggio 2016
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il ritorno
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E’ una commedia di difficile definizione quella uscita recentemente nelle sale che tra una risata e l’altra denuncia la decadenza della civiltà occidentale, minacciata dal “potere massmediatico".
Minaccia che giunge nel 2014 quando in una Berlino cosmopolita fa la sua apparizione Adolf Hitler, spettro assai in carne di un un Fuhrer che, imperioso nella sua egocentricità, vaga tra le strade come attrazione d’eccellenza.
La sua presenza è casualmente ripresa da un reporter spiantato di una televisione che cerca il colpo grosso per farsi riassumere dal direttore.
Ritrovato il nazista nello scantinato di un edicolante, il reporter ha la brillante idea di utilizzare quello che lui crede un attore somigliante appunto a Hitler come attrazione e mezzo di indagine per sondare le opinioni di un popolo tedesco che prima ride divertito, poi un pò meno guardando il brillio sadico negli occhi del redivivo.
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E’ una commedia di difficile definizione quella uscita recentemente nelle sale che tra una risata e l’altra denuncia la decadenza della civiltà occidentale, minacciata dal “potere massmediatico".
Minaccia che giunge nel 2014 quando in una Berlino cosmopolita fa la sua apparizione Adolf Hitler, spettro assai in carne di un un Fuhrer che, imperioso nella sua egocentricità, vaga tra le strade come attrazione d’eccellenza.
La sua presenza è casualmente ripresa da un reporter spiantato di una televisione che cerca il colpo grosso per farsi riassumere dal direttore.
Ritrovato il nazista nello scantinato di un edicolante, il reporter ha la brillante idea di utilizzare quello che lui crede un attore somigliante appunto a Hitler come attrazione e mezzo di indagine per sondare le opinioni di un popolo tedesco che prima ride divertito, poi un pò meno guardando il brillio sadico negli occhi del redivivo.
Alla base del film del tedesco David Wnendt,si leggono le solide basi di una sceneggiatura che trae spunto e validità dal libro “Lui è tornato” di Timur Vermes tradotto in diciassette lingue arrivato un pò in sordina in Italia.
Non si tratta tuttavia di un film comico, “Lui è tornato” non è un apologo sull’orrore del nazismo, non è una satira pungente sui vizi e virtù del duce come magistralmente ci ricordava Chaplin nella famosa scena del mappamondo, ma è qualcosa che irrompe fortemente nelle nostre vite quotidiane sferzate dal potere massmediatico della televisione, di You tube, della rapidità del successo, della possibilità di far risuscitare morti che con il loro carisma sono ancora capaci di convincere le folle reprobe e obliate da una memoria storica scarsamente vissuta e studiata.
Questa esplicitazione più diretta e inquietante di un film che raggiungerà l’apice nei suoi titoli di coda costituisce una sorta di film pirandelliano se vogliamo definirlo, in cui coloro che intuiscono la realtà, la verità, vengono confinati come malati mentali in una stanza di pareti bianche, mentre gli altri, i cosiddetti “normali” subiscono ancora il fascino di un messaggio malato e marcio che giustamente distorto nella sua complicità con populismo, risulta addirittura “sensato” per i più scettici.
Non parliamo di estremizzazioni: la pellicola conserva fortunatamente un elevato tasso di ironia grazie anche all’utilizzo riuscito di un linguaggio metacinematografico con una tecnica mista che prevede inserti di candid camera all'interno di una storia di finzione.
“Lui è tornato” analizza il comportamento delle folle al fine di comprendere come sia possibile applicare l’(il)logica nazista oggi poggiandosi su una dichiarata base fittizia come ricordato spesso nella pellicola in cui allo stesso Hitler viene chiesto da un giornalista se non si stancasse mai di impersonare il “ruolo che aveva scelto e studiato con cura”.
Il risultato non è incoraggiante: Wrendt non illude, la massa legge l’elemento mediatico come verità colata, incapace di opporsi ai discorsi di un “personaggetto” che con obiettivi chiari sa già come ricostruire quella totalizzante, paradossale, strage come “cottura a fuoco lento”.
Assurdo certo, grottesco e surreale come non mai. Ma convincente in ogni scena ponendo lo spettatore dinanzi a un'indagine interiore sulla coscienza civica, sollevando temi quantomai attuali nel grande cloud in cui tutti noi siamo immersi.
Ottimo il cast in particolare Olivier Masucci ( Hitler) e il giovane reporter Fabian Musch.
Da vedere.
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odisseus
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lunedì 12 dicembre 2016
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lui è tornato. ma forse non è mai andato via!
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"Il televisore è un'opera straordinaria che dimostra la grandezza dell'uomo, ma che cosa c'è in televisione? Ciarpame!"
"Er ist wieder da" - Lui è tornato.
Ma LUI chi? è su questa domanda che verte la feroce ma divertente critica verso la società, di oggi come quella di ieri, che dai suoi errori non sembra aver capito granchè. Ogni hanno ci sono giornate della memoria.
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"Il televisore è un'opera straordinaria che dimostra la grandezza dell'uomo, ma che cosa c'è in televisione? Ciarpame!"
"Er ist wieder da" - Lui è tornato.
Ma LUI chi? è su questa domanda che verte la feroce ma divertente critica verso la società, di oggi come quella di ieri, che dai suoi errori non sembra aver capito granchè. Ogni hanno ci sono giornate della memoria. Ma siamo sicuri di essere realmente consapevoli di noi stessi e del nostro intorno? Ricordiamo ma dimentichiamo sempre più.
Questo film sembra iniziare come un film su Hitler, divertente e leggero. Ma basta solo andare un po' oltre la pellicola che corre imprevedibile per rendersi conto dell'opera magistrale che è stata impressa su quella pellicola.
Caduto dall'alto (o emerso dal basso? - ognuno lo veda come vuole), Hitler in persona si trova catapultato nella società moderna, che lui beffeggia senza che alcuno se ne renda conto.In breve spopola su qualsiasi media e diventa personaggio cult, tanto che diventa protagonista di un film.
Il segreto della sua ascesa è il suo apparire attento osservatore dei meccanismi errati che pervadono la nostra società, la sua alta capacità critica e il suo parlare direttamente alla massa senza giri di parole. Un ottimo oratore.
Tutti si innamorano del "nuovo" Hitler, e a ben vedere è legittimo che accada, la massa è stanca dei soliti politici cialtroni.
Nel corso dell'intero film sono solo in due a mostrare diffidenza per Hitler: un passante, che si sorprende per poter consentire ad un personaggio così di fare dipinti in piazza. L'altro è lo stesso che ha portato Hitler alla sua notorietà, ingenuo presentatore Tv. Quando il presentatore capirà della pericolosità celata dietro i discorsi propagandistici di quell'uomo, poichè cercherà di bloccarlo, verrà ritenuto pazzo e rinchiuso come infermo mentale.
Lui è tornato, ma forse non è MAI andato vivo. Come afferma nel film, quel LUI è dentro di noi, e non ce ne accorgeremo se non sapremo vederlo. La nostra società vive in maniera passiva, a galla sulle onde, come petrolio, inquinando ed oscurando i mari. Tanto che nessuno si scandalizza alla sua presenza, nessuno è in grado di censurarlo, in preda a questo relativismo in cui nessuna opinione è unicamente vera e tutte sono da accettare e rispettare.
Hitler stesso è bravo oratore, e ben critica questa società capace di grandi opere, come la Tv, dove poi però si trasmette Cibo e programmi spazzatura, in grado di ammansire gli spiriti della massa e addolcirli in un lungo sonno.
Questo film, dietro un'ottima satira, nasconde una critica tagliente contro tanta classe politica, ma come egli stesso afferma, ciascun politico è un pianista ed il popolo è il suo pianoforte, senza del quale nulla potrebbe. Ecco quindi che l'origine di ogni male, sta nel popolo, che si lascia abbindolare dal Panem et circensem (mica roba recente! Altro che imparare dalla storia) e nel frattempo finisce in mano alla sua stessa malignità.
Siamo così assefuatti e anestetizzati, che non riusciamo più a provare veri sentimenti, di odio o di amore, non ci stupiamo se Hitler faccia ascolti da record, che in questo film nasce come comico e per arrivare in politica (un grillo, insomma). CI scandalizziamo solo nel momento in cui vediamo Hitler sparare a un cagnolino! Siamo fuori di testa, tutti compresi! CI indigniamo dinanzi al piccolo, non riuscendo ad osservare ed analizzare il grande! Quanti video di gente investita o maltrattata dinanzi a altri cerebrolesi che rimangono indifferenti? Viviamo come alghe, trascinandoci nelle nostre vite, ed in questo caos lasciamo le nostre vite in mano a qualsiasi buon mercante. Non protestiamo, non ci opponiamo, non ci ribelliamo e preferiamo tacere o rispettare tutti a prescindere perchè senno non è politically correct. Veniamo da una società che ha lottato per i diritti, ha protestato. Forse abbiamo tutto o crediamo di averlo, o ce lo fanno credere e noi come pesci, abbocchiamo ogni giorno!
Bisogna denunciare e criticare, non accettare perchè conviene o più semplice. Occorre ricordare che nelle elezioni tedesche del marzo 1933, i nazisti ricevettero il 44% dei voti.
"Lei è un mostro- Pensa questo? Allora dovrebbe condannare anche tutti coloro che votarono questo mostro: erano tutti mostri?! no, era gente comune che decise di votare un uomo fuori dal comune e di affidargli il destino del proprio paese. Lei si è mai chiesto perchè il popolo mi segue? Perchè in fondo siete tutti come me, abbiamo gli stessi valori.- Lo spara, lo uccide ma Hitler riappare - Non si può liberare di me. Sono una parte di lei. ditutti voi. Lo riconosca, non sono poi così male"
Possiamo ucciderlo, ricordarlo. Ma il male è in ognuno di noi.Solo dobbiamo essere sempre critici e in allerta, avere CONSAPEVOLEZZA.
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luca scialo
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venerdì 25 novembre 2016
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hitler ai giorni nostri farebbe ancora proseliti
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In tanti ce lo siamo chiesti: come sarebbe Hitler ai giorni nostri? Con le tecnologie moderne, nella società contemporanea? David Wnedt prova a fornirci una risposta. E così, dopo due film drammatici, propone questa commedia tra il serio e il faceto. Avvalendosi della somiglianza rilevante di Oliver Masucci, comunque anche ben truccato, col Fuhrer.
La risposta è comunque triste: farebbe ancora proseliti. Perchè i problemi, le ansie del popolo, sono gli stessi di quasi novant'anni fa. La crisi occupazionale, lo straniero visto come un parassita. Nel film si dice: anche allora, inizialmente, risero di Hitler, ma poi il popolo lo seguì fino alla fine.
Nel film, attraverso la ricomparsa di uno spaesato Adolf, si critica anche la piattezza della televisione.
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In tanti ce lo siamo chiesti: come sarebbe Hitler ai giorni nostri? Con le tecnologie moderne, nella società contemporanea? David Wnedt prova a fornirci una risposta. E così, dopo due film drammatici, propone questa commedia tra il serio e il faceto. Avvalendosi della somiglianza rilevante di Oliver Masucci, comunque anche ben truccato, col Fuhrer.
La risposta è comunque triste: farebbe ancora proseliti. Perchè i problemi, le ansie del popolo, sono gli stessi di quasi novant'anni fa. La crisi occupazionale, lo straniero visto come un parassita. Nel film si dice: anche allora, inizialmente, risero di Hitler, ma poi il popolo lo seguì fino alla fine.
Nel film, attraverso la ricomparsa di uno spaesato Adolf, si critica anche la piattezza della televisione. Dove si susseguono tanti programmi di cucina o show dementi, ma poca cultura e approfondimenti. In questo contesto mediocre e problematico, Hitler riceverebbe ancora l'appoggio del popolo. Mentre chi lo ha scovato, il corrispondente di una Tv privata Fabian Sawatzki, interpretato da Fabian Bush, finisce in manicomio. Perchè è l'unico che ha capito che quello è il vero Hitler.
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mattiabertaina
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mercoledì 4 maggio 2016
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impresa rischiosa, film dissacrante ed ironico
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Cosa potrebbe succedere se Adolf Hitler si risvegliasse improvvisamente in un pomeriggio berlinese, oggi? E’ l’assunto dal quale parte l’adattamento cinematografico del lavoro, campione di vendite, di Timur Vermes “Lui è tornato“.
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Cosa potrebbe succedere se Adolf Hitler si risvegliasse improvvisamente in un pomeriggio berlinese, oggi? E’ l’assunto dal quale parte l’adattamento cinematografico del lavoro, campione di vendite, di Timur Vermes “Lui è tornato“. Sicuramente un bel rischio quello che si è voluto assumere il regista David Wnendt, che maneggia un’idea senza dubbio interessante, ma con un coefficiente di difficoltà elevato che avrebbe potuto portare la pellicola sul pericoloso campo minato dell’empatia e della comprensione nei confronti del fuhrer, mitizzando una figura che ancora oggi rappresenta per il popolo tedesco, un tabù. L’Hitler di Masucci è credibile fisicamente (notevole la somiglianza fisionomica) e negli atteggiamenti, risoluto, inflessibile, laconico nell’esprimere le proprie idee. Si muove fiero per le strade della capitale, da luoghi celeberrimi come la Porta di Brandeburgo a scorci di tutti i giorni (edicole, bar); Hitler viene a contatto con giovani, giovanissimi, anziani e famiglie, con reazioni ogni volta differenti. Il lavoro di Wnendt si muove sempre sull’orlo del precipizio, mischiando commedia, documentario, satira, grottesco con una miscela spesso molto vicina alla deflagrazione. “Lui è tornato” rappresenta sicuramente una complessa, seppur a tratti scanzonata, ricerca sociologica, che pone lo spettatore dinnanzi a delle verità scomode ma evidenti agli occhi di molti: la Germania (e l’Europa) attuale non è, per certi versi, troppo dissimile da quella degli anni ’30-’40, con sacche di povertà, razzismo strisciante, la paura per l’immigrato, ma con nuovi mezzi di lobotomizzazione di massa. La tv viene indicata dallo stesso Adolf come un potente mezzo di propaganda, ma è enorme il suo disappunto quando vede che i programmi più seguiti sono quelli di cucina. Anche la Rete, il World Wide Web, è potente mezzo di sapere e di illimitate possibilità, ma a che cosa sta portando? Anche la Polonia, nel frattempo, continua ad esistere e la chiosa del fuhrer è amara quanto incontrovertibile “A cosa è servito tutto quello che ho fatto?“. Sono molte le tematiche messe alla berlina, dalla politica alla società, dai rappresentanti di partito alle idee popolari; “non possiamo dire nulla sugli immigrati per via di quello che è successo in passato” afferma una anziano signore, “il quoziente intellettivo degli immigrati abbassa quello dei tedeschi, è un dato statistico” dice un altro tizio fermato da Hitler. Dissacrante ed irriverente anche se, a tratti, tende ad arenarsi perdendo quel mordente e quell’interesse che per molta parte della pellicola tengono in pugno lo spettatore. Era dai tempi di Chaplin che il dittatore nazista non veniva rappresentato con questa verve. Meritorio e assolutamente degno di essere visto, in sala (anche se la distribuzione ha previsto soltanto una tre giorni “evento”) o su Netflix, in attesa dell’homevideo.
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khaleb83
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domenica 15 maggio 2016
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un'ottima satira
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Una buona satira viene aperta con delle risate, chiude con la bocca amara e lascia parecchi spunti di riflessione nel tempo. Lui È Tornato riesce a cogliere in pieno queste tre fasi, esordendo con leggerezza per una storia che non perde smalto ma progressivamente, quasi inaspettatamente acquisisce spessore, per far riflettere senza demagogia su argomenti che dovrebbero essere dati per scontati solo in potenza.
Un film ben eseguito, scandito a dovere, con un protagonista abbastanza carismatico da risultare credibile. Un cast che non brilla, anche se sarebbe interessante ascoltarli in lingua originale, ma che tutto sommato non fa rimpiangere attori magari più calibrati sui personaggi.
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Una buona satira viene aperta con delle risate, chiude con la bocca amara e lascia parecchi spunti di riflessione nel tempo. Lui È Tornato riesce a cogliere in pieno queste tre fasi, esordendo con leggerezza per una storia che non perde smalto ma progressivamente, quasi inaspettatamente acquisisce spessore, per far riflettere senza demagogia su argomenti che dovrebbero essere dati per scontati solo in potenza.
Un film ben eseguito, scandito a dovere, con un protagonista abbastanza carismatico da risultare credibile. Un cast che non brilla, anche se sarebbe interessante ascoltarli in lingua originale, ma che tutto sommato non fa rimpiangere attori magari più calibrati sui personaggi. Hitler non è ritratto come un demonio, né come un pagliaccio; presenta semplicemente il conto di realtà innegabile, anche se non per questo meno terribili: il disagio sociale genera mostri, ma i mostri non sono gli Hitler quanto le realtà che li portano al potere.
Meriterebbe di essere visto nelle scuole, pare che ultimamente ce ne sia particolarmente bisogno.
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