fgr
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lunedì 6 maggio 2019
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molto interessante
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l regista e sceneggiatore Spike Lee,dopo essersi fatto odiare da film come il remake di "Oldboy" o "Miracolo a Sant'Anna",ritorna agli antichi splendori con questa pellicola horror-dramma-commedia che racconta i rapporti fra varie persone,tutti accomunati da un tema comune:il sangue.Lee mantiene il suo stile cambiando genere cinematografico ("Il sangue di Cristo" è il suo primo film horror);inoltre tutti gli attori caratterizzati e interpretati in maniera impeccabile(nel film è presente Rami Malek,ovvero il Freddy Mercury di "Bohemien Rapsody",quì bravissimo).In complesso un film consigliatissimo e veramente particolare.Inoltre un applauso alle musiche.
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l regista e sceneggiatore Spike Lee,dopo essersi fatto odiare da film come il remake di "Oldboy" o "Miracolo a Sant'Anna",ritorna agli antichi splendori con questa pellicola horror-dramma-commedia che racconta i rapporti fra varie persone,tutti accomunati da un tema comune:il sangue.Lee mantiene il suo stile cambiando genere cinematografico ("Il sangue di Cristo" è il suo primo film horror);inoltre tutti gli attori caratterizzati e interpretati in maniera impeccabile(nel film è presente Rami Malek,ovvero il Freddy Mercury di "Bohemien Rapsody",quì bravissimo).In complesso un film consigliatissimo e veramente particolare.Inoltre un applauso alle musiche.
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elia76
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mercoledì 21 marzo 2018
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il potere come prossima fermata
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Trovo che Spike Lee sia approdato ad una conversione finale. In assenza di veri vampiri, così come in assenza di canini doc, ciò a cui assistiamo, è l’ennesima interpretazione politica. Qui , la cultura nera , sotto il segno della “bianca” croce, si allinea alla cultura bianca. Le sveglie appese al collo del movimento rap, il bianco come forma di demone, unico vero vampiro che si impossessa di ogni cosa, la rivolta nei confronti del sistema, combattere il potere con le proprie tradizioni... I neri di Spike Lee sono bianchi, vivono come bianchi, amano ciò che hanno sempre odiato dei bianchi. Il passaggio tra rap e hip-hop, di cui la pellicola è invasa, sottolinea il cambio di rotta. Dal combattere contro il potere, a combattere per il potere.
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Trovo che Spike Lee sia approdato ad una conversione finale. In assenza di veri vampiri, così come in assenza di canini doc, ciò a cui assistiamo, è l’ennesima interpretazione politica. Qui , la cultura nera , sotto il segno della “bianca” croce, si allinea alla cultura bianca. Le sveglie appese al collo del movimento rap, il bianco come forma di demone, unico vero vampiro che si impossessa di ogni cosa, la rivolta nei confronti del sistema, combattere il potere con le proprie tradizioni... I neri di Spike Lee sono bianchi, vivono come bianchi, amano ciò che hanno sempre odiato dei bianchi. Il passaggio tra rap e hip-hop, di cui la pellicola è invasa, sottolinea il cambio di rotta. Dal combattere contro il potere, a combattere per il potere. Il sangue è ciò che rimane. Ma non basta. Bisogna diventare bianchi per sopravvivere. Sfortunatamente, ogni cosa girata è insopportabile . Sceneggiatura, recitazione, riprese da porno di serie B. Probabilmente anche Spike tende a non sopportare più la luce di una stanca e ricca rivolta.
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