flyanto
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mercoledì 18 febbraio 2015
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le assurde leggi in nome della jihad
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Film documentario in cui si presentano le leggi islamiche rigorose e quanto mai assurde che gli abitanti, in questo caso, del Mali sono costretti ad osservare senza mai osare ribellarvisi.
In questa pellicola che funge in pratica da documentario e da denuncia di una situazione esistenziale purtroppo assai estesa tra le popolazioni di religione islamica strettamente osservanti vengono evidenziate le molteplici assurdità in cui gli individui sono costretti a vivere e rigorosamente ad osservare senza mai ribellarsi se non incorrere in una severa e, in molti casi, mortale condanna. Pertanto si apprende che in certe terre è severamente vietato, per esempio, giocare al pallone (e straziante e penosa è la scena che ritrae dei giovani che mimano alla perfezione il gioco del calcio con una palla immaginaria), o fare musica e cantare dentro le proprie abitazioni, non solo fuori, o indossare dei guanti od altri indumenti che coprano completamente ogni minima parte del corpo nel corso dello svolgimento del proprio lavoro, oltre alle limitazioni di ogni genere riservate per lo più al genere femminile, tenuto in assai scarsa considerazione, e molto altro ancora.
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Film documentario in cui si presentano le leggi islamiche rigorose e quanto mai assurde che gli abitanti, in questo caso, del Mali sono costretti ad osservare senza mai osare ribellarvisi.
In questa pellicola che funge in pratica da documentario e da denuncia di una situazione esistenziale purtroppo assai estesa tra le popolazioni di religione islamica strettamente osservanti vengono evidenziate le molteplici assurdità in cui gli individui sono costretti a vivere e rigorosamente ad osservare senza mai ribellarsi se non incorrere in una severa e, in molti casi, mortale condanna. Pertanto si apprende che in certe terre è severamente vietato, per esempio, giocare al pallone (e straziante e penosa è la scena che ritrae dei giovani che mimano alla perfezione il gioco del calcio con una palla immaginaria), o fare musica e cantare dentro le proprie abitazioni, non solo fuori, o indossare dei guanti od altri indumenti che coprano completamente ogni minima parte del corpo nel corso dello svolgimento del proprio lavoro, oltre alle limitazioni di ogni genere riservate per lo più al genere femminile, tenuto in assai scarsa considerazione, e molto altro ancora....
Un film costruito da belle e suggestive immagini magnificamente riprese da una splendida fotografia e profondo nel suo contenuto che, sebbene non costituisca affatto ormai una novità per lo spettatore che, comunque, apprende molti aspetti non del tutto conosciuti od immaginati, lo induce a riflettere su una certa forma di dittatura e di sopruso giustificati solo ed erroneamente da una guerra santa quanto mai assurda e sicuramente stravolgente i principi stessi del Corano.
Estremamente interessante.
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m.barenghi
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lunedì 16 febbraio 2015
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film di disperata bellezza
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Timbuctu, Mali. Le truppe jihadiste aprono il film con l'inseguimento, a suon di jeep e kalashnikov, di una gazzella in fuga: dovrà essere sfiancata, ma NON uccisa. Questo è l'incipit di una storia corale, di una tristezza disperata, in cui viene inscenato soprattutto il potere e la sua perversione. Chi decide della vita o della morte altrui non è migliore di chi muore o viene umiliato; e non è nemmeno in possesso di una religiosità più fervente: è solo in possesso di un mitra, grazie al quale fa valere una propria visione del mondo. Si badi bene! non necessariamente in sintonia con i dettami della religione che proclama di difendere e far rispettare.
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Timbuctu, Mali. Le truppe jihadiste aprono il film con l'inseguimento, a suon di jeep e kalashnikov, di una gazzella in fuga: dovrà essere sfiancata, ma NON uccisa. Questo è l'incipit di una storia corale, di una tristezza disperata, in cui viene inscenato soprattutto il potere e la sua perversione. Chi decide della vita o della morte altrui non è migliore di chi muore o viene umiliato; e non è nemmeno in possesso di una religiosità più fervente: è solo in possesso di un mitra, grazie al quale fa valere una propria visione del mondo. Si badi bene! non necessariamente in sintonia con i dettami della religione che proclama di difendere e far rispettare. In questa visione solo a lui è consentito, per millantato diritto, quello che agli altri è vietato a suon di punizioni corporali (dolorosamente in crescendo lungo l'arco del film, quasi che il lasciare a costoro carta bianca costituisca di per sè una garanzia di futuro inasprimento). Ma chi "somministra" agli indifesi questa giustizia, può però permettersi tutte le deroghe alle regole imposte agli altri: dal fumo al tifo calcistico, dal sesso mercenario all'appropriazione indebita di figlie altrui. Solo la musica non viene praticata, ma questo è per mancanza di fantasia. Sembra di vedere i nostri parlamentari che penalizzano le droghe anche leggere, e poi tirano di coca più di Diego Armando, che, a proposito di calcio faceva sparire le righe di fondo campo.
E di calcio si parla anche in questo film, con una delle sequenze più straordinarie del cinema di questi ultimi anni: una partita di football immaginaria, giocata senza palla, come l'incontro di tennis del finale di "Blow-up" (ma più poetico, grazie alla coralità e la grazia dei movimenti dei suoi interpreti). Parimenti memorabile è la sequenza di poco successiva che chiude l'episodio della rissa al fiume: un campo lungo apertissimo in cui i due contendenti si muovono in successione alle estremita di una lunga linea che si viene formando nel letto del fiume: fotograficamente impeccabile!!
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filippo catani
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lunedì 16 febbraio 2015
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un film onesto e coraggioso
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Timbuctu. Mali. Milizie di estremisti arrivano nella tranquilla cittadina africana e impongono alla popolazione delle leggi severissime. Il tutto porterà con se tragiche conseguenze anche se tutti non sono disposti ad accettare le nuove regole.
Sissako parte da fatti realmente accaduti per costruire un'opera cinematografica ai limiti del documentario. Il regista africano infatti regala allo spettatore il ritratto complesso della situazione in cui si trovano tanti paesi africani. Certo da una parte ci sono i miliziani fondamentalisti ma dall'altra parte c'è chi non si piega ad una visione religiosa così radicale (ad esempio l'Imam). Allo stesso tempo anche all'interno dekl gruppo armato non tutti sono così convinti della bontà del proprio operato (vedi il caso dell'ex rapper) o così ligi alla linea dura (vedi il miliziano che fuma).
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Timbuctu. Mali. Milizie di estremisti arrivano nella tranquilla cittadina africana e impongono alla popolazione delle leggi severissime. Il tutto porterà con se tragiche conseguenze anche se tutti non sono disposti ad accettare le nuove regole.
Sissako parte da fatti realmente accaduti per costruire un'opera cinematografica ai limiti del documentario. Il regista africano infatti regala allo spettatore il ritratto complesso della situazione in cui si trovano tanti paesi africani. Certo da una parte ci sono i miliziani fondamentalisti ma dall'altra parte c'è chi non si piega ad una visione religiosa così radicale (ad esempio l'Imam). Allo stesso tempo anche all'interno dekl gruppo armato non tutti sono così convinti della bontà del proprio operato (vedi il caso dell'ex rapper) o così ligi alla linea dura (vedi il miliziano che fuma). La pellicola getta uno sguardo disperato sulla situazione di precarietà che imperversa in queste zone dove la differenza tra ricchezza e miseria può essere rappresentata dal possesso di una mucca. Il film si potrebbe reggere in piedi tutto in un'unica e straziante quanto lirica scena che dovrebbe entrare di diritto tra le sequenze cult del cinema. A seguito del divieto di poter giocare a calcio, un gruppo di ragazzini inscena una partita di calcio senza usare il pallone correndo e mimando le azioni di gioco fermandosi poi a fingere di fare stretching una volta arrivati i miliziani per un controllo. Ovviamente i processi sono velocissimi e le punizioni esemplari che vanno dalle frustate per aver fatto o ascoltato musica fino alla lapidazione per gli adulteri. Un film che si inserisce pienamente di diritto nella corsa all'Oscar e che entra a gamba tesa all'interno dei dibattiti sollevati dagli ultimi fatti di cronaca.
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