sellerone
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giovedì 20 settembre 2018
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tieni la borsa chiusa!!!
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Thriller ben organizzato, attori ad ottimo livello e il finale porta un pò di luce in un buio mondo fatto di tradimento ed assassinio. Non è da Oscar ma per gli appassionati del genere è cosa buona.
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manciko
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domenica 6 dicembre 2015
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un film di cui si poteva fare a meno...
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Con un cast così (Robert De Niro, john cusack e la bellissima Rebecca Da costa) le aspettative sono alte, ed invece la trama e lo svolgimento risultano noiosi e banali, durata esagerata 1,44' in cui tutto e tutti ruotano attorno ad una borsa la quale per essere tanto interessante dovrebbe contenere almeno il santo graal ed invece no, contiene la testa della defunta fidanzata del protagonista (il quale non si strugge neanche più di tanto per la prematura dipartita della compagna). Una sequela di personaggi inutili tra cui un nano sovietico (che poi si scopre essere rom) un tizio con la benda sull'occhio che dovrebbe essere il protettore/amante di Rebecca da costa (finta exStripper pentita ma in realtà braccio destro del boss Robert De Niro) il gestore del motel che per qualche strano motivo si diverte ad andarsene in giro con la sedia a rotelle della madre (che non dev'essere assolutamente toccata da nessuno tranne lui) e 2 finti duri poliziotti che dopo aver catturato il protagonista è quasi violentato la co-protagonista finiscono crivellati da una serie di colpi rifilati da un cusack senza più arti (gli sparano ad entrambe le mani) ne parte.
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Con un cast così (Robert De Niro, john cusack e la bellissima Rebecca Da costa) le aspettative sono alte, ed invece la trama e lo svolgimento risultano noiosi e banali, durata esagerata 1,44' in cui tutto e tutti ruotano attorno ad una borsa la quale per essere tanto interessante dovrebbe contenere almeno il santo graal ed invece no, contiene la testa della defunta fidanzata del protagonista (il quale non si strugge neanche più di tanto per la prematura dipartita della compagna). Una sequela di personaggi inutili tra cui un nano sovietico (che poi si scopre essere rom) un tizio con la benda sull'occhio che dovrebbe essere il protettore/amante di Rebecca da costa (finta exStripper pentita ma in realtà braccio destro del boss Robert De Niro) il gestore del motel che per qualche strano motivo si diverte ad andarsene in giro con la sedia a rotelle della madre (che non dev'essere assolutamente toccata da nessuno tranne lui) e 2 finti duri poliziotti che dopo aver catturato il protagonista è quasi violentato la co-protagonista finiscono crivellati da una serie di colpi rifilati da un cusack senza più arti (gli sparano ad entrambe le mani) ne parte... Il tutto con un cadevate nel bagagliaio (che non si chiude bene) e 2 agenti di non si sa bene quale organizzazione (FBI, CIA?!) con un buco in fronte nella stanza affianco! Insomma un B mobile che fa impallidire Machete di Rodriguez! Frasi sconnesse, gesti inconsulti e finale talmente prevedile da essere scontato.
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mercoledì 10 settembre 2014
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il film asfittico
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Neo Noir suggestivo solo in parte,”The Bag Man” ,primo lavoro per il grande schermo del regista scrittore David Grovic,qui anche coautore dello script,esercita sullo spettatore quella sorta di fascino indefinibile che è proprio del cinema incompleto.
Il film (dal titolo alternativo “Motel 13”) la cui sceneggiatura originale di James Russo è ispirata al racconto di Marie-Louise Franz “The Cat:A Tale of Feminine Redemption”,ha le forti ambizioni di un cupo thriller-noir,espresso con le tipiche dizioni del linguaggio del cinema di genere,visualismi,ambientazione e composizione,ma al regista manca presto il fiato e perde la presa sull’identità del lavoro.
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Neo Noir suggestivo solo in parte,”The Bag Man” ,primo lavoro per il grande schermo del regista scrittore David Grovic,qui anche coautore dello script,esercita sullo spettatore quella sorta di fascino indefinibile che è proprio del cinema incompleto.
Il film (dal titolo alternativo “Motel 13”) la cui sceneggiatura originale di James Russo è ispirata al racconto di Marie-Louise Franz “The Cat:A Tale of Feminine Redemption”,ha le forti ambizioni di un cupo thriller-noir,espresso con le tipiche dizioni del linguaggio del cinema di genere,visualismi,ambientazione e composizione,ma al regista manca presto il fiato e perde la presa sull’identità del lavoro.
Il film si apre a bordo del jet privato di Dragna (Robert De Niro),un boss del crimine con aspirazioni letterarie che offre a Jack (John Cusack) ,killer prezzolato,una “ingente somma di denaro” per una borsa che questo dovrà ritirare e portare in un certo motel sperduto nella Bayou della Louisiana,senza però neanche pensare di aprirla per guardarci dentro.
Si intuisce comunque subito che parlare di “offerta”,in questo caso è puro eufemismo,perché dai pochi minuti spesi dal regista per presentare la riunione d’affari,traspare chiaramente un De Niro che ricorda il Louis Cyphre dell’”Angel Heart” di Alan Parker e che non c’è posto per alcun rifiuto.
La breve apparizione dei titoli di testa copre il tempo del ritiro della borsa e a pochi minuti dall’incipit del film,Jack contatta Dragna da una cabina telefonica,con la sacca e un buco di proiettile nella stessa mano.
L’introduzione,espressa nei termini convenzionali del cinema thriller (il contratto,l’oggetto,il mistero,il killer,il villain) invita ad un lungo ed estenuante corpo centrale di un film che divaga e ciondola in una narrazione infinita di eventi senza forma e ripetitivi all’ossessione. Jack dovrà aspettare nella camera 13 del motel il passaggio di Dragna e in questo ambiente sudicio e squallido incontrerà una galleria di figure che comporranno le fila dei personaggi della storia,da Ned,insolito titolare del motel (Crispin Glover) con il fare di un Norman Bates in carrozzina,a due loschi malavitosi,di cui uno nano e perfido,fino a Rivka (Rebecca Da Costa),una prostituta rifugiatasi nel bagno di Jack perché inseguita dai due malintenzionati.
Jack e Rivka,eroe controverso e Femme Fatale,intrecceranno una laboriosa relazione che ospiterà l’intera sezione centrale del film,lasciando il breve spazio finale ad un epilogo piuttosto scontato e decisamente fuori forma.
L’intensa fotografia di Steve Mason (“Venom”) non è scenario sufficiente per una storia che si trascina con fatica in una serie incessante di spot e ripetizioni. Grovic getta qua e là briciole e segnalini,per chi volesse riconoscerne le tracce di cinema di altro esprit,come la rapida occhiata al Caronte di Dorè appeso alla parete del motel,vezzo emblematico del regista a significare un improbabile paragone fra traghettatore e killer,entrambi trasportatori oltre lo Stige.
O il colloquio fra Ned e Jack a proposito della stanza numero 13,già visto in “1408”,sempre fra Cusack e Samuel L. Jackson,o ancora,l’accenno all’ossessione materna di Ned/Bates,senza scomodare il ricorso alla tematica generale riconducibile al “Bacio e una pistola” di Aldrich.
Purtroppo le pennellate cromatiche di una palette saturata,i toni di blu,gli intensi contrasti fra oscurità e luci al neon riflesse sull’asfalto bagnato,l’ambientazione uggiosa e umida ed uno score di note elettriche tirate e vibranti (Edward Rogers,Tony Morales),non bastano a colmare i vuoti lasciati da protagonisti senza alcuna traccia di empatia e da una sceneggiatura senza la storia. Il primo a risentire di questo vacuum narrativo è il ritmo fiacco e svogliato dell’intera tratta centrale di un lavoro che pare formarsi sull’ eterno gioco delle parti fra Jack e Rivka,come un’altalena in moto perpetuo.
L’epilogo,che sembra malamente declinato al “Se7en” di Fincher,è una frettolosa manipolazione per chiudere un film che ha poca storia da raccontare. Il Dragna di De Niro è un malvagio perfido e diabolico e la performance dell’attore,dosata nei pochi minuti della sua apparizione nel film, è quella che ci si aspetta da chi sa come fare la parte del cattivo,con tanto di altisonanti filastrocche moralistiche e dotte citazioni (“Caveat Emptor”).
Cusack ha un certo mestiere ed un physique du role che gli è particolare. Ma chi regge le redini e guida il carro è Rebecca Da Costa,che gioca il gioco migliore e riesce,nonostante un finale evitabile,a dare una qual forma alla Feminine Redemption del racconto originale.
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