gpistoia39
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martedì 24 febbraio 2015
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questo amore sempre malato
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Perchè Nelly insiste tanto per volere recitare la parte di se stessa? Perchè spera fino all'ultimo che suo marito la riconosca e che non sia vero che proprio lui l'ha tradita, denunciandola alla Gestapo. Alla fine però da parte di Nelly c'è come una risoluzione, pare che si scuota da quel suo "cieco" amore. Ed è quando lui vuole ferirla al braccio per far credere che lei stessa si è tolta il numero tatuato dai nazisti ad Auschtwtz. Nelly si rifugia in gabinetto, si chiude dentro e prende la rivoltella che l'amica le aveva dato. Rilegge il certificato di divorzio avvenuto il giorno stesso in cui la Gestapo l'aveva arrestata.
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Perchè Nelly insiste tanto per volere recitare la parte di se stessa? Perchè spera fino all'ultimo che suo marito la riconosca e che non sia vero che proprio lui l'ha tradita, denunciandola alla Gestapo. Alla fine però da parte di Nelly c'è come una risoluzione, pare che si scuota da quel suo "cieco" amore. Ed è quando lui vuole ferirla al braccio per far credere che lei stessa si è tolta il numero tatuato dai nazisti ad Auschtwtz. Nelly si rifugia in gabinetto, si chiude dentro e prende la rivoltella che l'amica le aveva dato. Rilegge il certificato di divorzio avvenuto il giorno stesso in cui la Gestapo l'aveva arrestata. Da quel momento si capisce che qualcosa dentro Nelly si è fatta strada, e così dopo la stazione e il pranzo, chiede di cantare una canzone che cantava accompagnata dal marito pianista, e li mentre lui suona e lei canta, la voce è proprio la sua inconfondibile, e sul braccio fuori dalla manica compare il numero tatuato nel campo davanti agli amici: Sul viso di lui cade tutta l'angoscia, tutto il peso della sua mascalzonata. Nelly prende la sua giacca e se ne va. Quale finale migliore. Storia d'amore al femminile.
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[+] mascalzonata?
(di robileo68)
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fabiofeli
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domenica 8 marzo 2015
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parla piano, quando parli d'amore
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Nel 1945 una ex-cantante ebrea, Nelly (Nina Hoss, già diretta da Petzold ne La scelta di Barbara, una storia sugli anni bui della Germania Est), torna dai campi di sterminio tedeschi con il viso sfigurato e bendato. La sua amica Lene (Nina Kunzendorf), ebrea anche lei, la conduce in macchina nella clinica dove ricostruiranno il suo volto. Nelly potrebbe modificare i suoi lineamenti, le dicono, ma sceglie di tornare come prima. Lene comunica all’amica che tutti i suoi parenti sono morti o spariti e Nelly è rimasta l’unica erede; affitta un appartamento per tutte e due, dato che la casa di Nelly è ridotta a un cumulo di macerie.
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Nel 1945 una ex-cantante ebrea, Nelly (Nina Hoss, già diretta da Petzold ne La scelta di Barbara, una storia sugli anni bui della Germania Est), torna dai campi di sterminio tedeschi con il viso sfigurato e bendato. La sua amica Lene (Nina Kunzendorf), ebrea anche lei, la conduce in macchina nella clinica dove ricostruiranno il suo volto. Nelly potrebbe modificare i suoi lineamenti, le dicono, ma sceglie di tornare come prima. Lene comunica all’amica che tutti i suoi parenti sono morti o spariti e Nelly è rimasta l’unica erede; affitta un appartamento per tutte e due, dato che la casa di Nelly è ridotta a un cumulo di macerie. Progetta di trasferirsi insieme a lei in Israele, visto il perdurare di diffidenza e ostilità dei tedeschi nei confronti degli ebrei. Ma Nelly vuole ritrovare il marito, Johnny (Rohnald Zehrfeld). Ancora convalescente per l’operazione chirurgica, Nelly lo cerca e lo trova nel locale dal nome emblematico Phoenix nel quale Johnny suonava il piano. L’uomo non la riconosce: ora lì svolge solo lavori di fatica; in modo spiccio e brutale le fruga nella borsetta per derubarla. Nelly non si arrende e al secondo incontro Johnny nota la sua somiglianza con la moglie che crede morta e progetta di utilizzarla per venire in possesso della sua eredità: la ospita nel misero sottoscala nel quale abita, dandole i vestiti che le sono appartenuti ed addestrandola ad imitare la scrittura e la firma della deportata. Quando Nelly torna da Lene, l’amica si è suicidata; in una lettera spiega i motivi del suo gesto: si sente fuori posto in un luogo dove tutti sembrano aver rimosso l’orrore della persecuzione e dello sterminio; assieme alla lettera c’è il documento del divorzio di Johnny da Nelly. Quando Nelly torna da Johnny, riceve le ultime istruzioni per recitare la parte di se stessa nell’incontro con i parenti. Perché sia perfetta, dice Johnny, manca solo il tatuaggio del numero del campo si sterminio, ma Nelly rifiuta. L’incontro con i parenti va come previsto: quando davanti a loro Nelly chiede a Johnny di accompagnarla al piano, per cantare, come una volta, la popolare canzone “Speak low”, all’inizio la voce è incerta, poi sempre più sicura. Le due immagini della donna si fondono mentre appare il numero tatuato sul braccio …
L’ immediato ricordo de La donna che visse due volte di Hitchcock si mescola a quello de Il matrimonio di Maria Braun di Fassbinder. Petzold come regista proviene dalla scuola della “Neue Welle” tedesca; nella meticolosa ricostruzione storica della Germania post-bellica, in un gioco di specchi dai toni noir, affronta i temi della rimozione dei crimini nazisti e di un amore dimenticato: la donna non viene riconosciuta; allo stesso modo non vedendo le proprie responsabilità nell’Olocausto, si crede possibile rinascere dalle ceneri come la fenice. Ma la vera fenice è Nelly che sceglie di non dimenticare nulla, non rinunciando ad essere quella che è: solo questo le permette di andare avanti, senza cadere nella sindrome suicida di Lene. Il dialogo è scarno, ma quando nella intensa interpretazione la Hoss pronuncia il nome del marito, intonazione e recitazione diventano un lungo discorso. La scena della canzone finale è un autentico pezzo di bravura. Un film da vedere e sul quale riflettere a lungo.
Valutazione ***
FabioFeli
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[+] il finale
(di luciotuzza)
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angelo umana
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sabato 15 agosto 2015
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live is pure gold and time a thief
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Cosa avrebbero detto (e cosa hanno detto) tanti ebrei sopravvissuti ai lager tedeschi se fossero potuti ritornare alla loro vita prima della prigionia? Avrebbero raccontato a cosa avevano assistito, avrebbero manifestato il loro stesso stupore di fronte all’essere sopravvissuti, avrebbero guardato con occhi severi coloro cui vivevano accanto prima della deportazione e che non fecero un gesto quando essi venivano portati via perché, tanto, cosa avremmo potuto fare? Ma nessuno voleva ascoltare i loro discorsi, meglio rinascere (Phoenix è il titolo originale del film) e ricostruirsi la vita nuova, dimenticare. Cosa avrà pensato Nelly tornando sfigurata dal lager, ritrovando il suo marito Johnny che non la riconosce e che la usa anzi come sostituta di sua moglie per intascarne la cospicua eredità? Cosa avrà pensato scoprendo che il marito aveva divorziato da lei, ebrea, due giorni prima che la deportassero e che aveva messo le SS sulle sue tracce?
Questo è il tema dell’ottimo film di Petzold e, probabilmente, del libro a cui esso è ispirato: Le retour des cendres di Monteilhet.
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Cosa avrebbero detto (e cosa hanno detto) tanti ebrei sopravvissuti ai lager tedeschi se fossero potuti ritornare alla loro vita prima della prigionia? Avrebbero raccontato a cosa avevano assistito, avrebbero manifestato il loro stesso stupore di fronte all’essere sopravvissuti, avrebbero guardato con occhi severi coloro cui vivevano accanto prima della deportazione e che non fecero un gesto quando essi venivano portati via perché, tanto, cosa avremmo potuto fare? Ma nessuno voleva ascoltare i loro discorsi, meglio rinascere (Phoenix è il titolo originale del film) e ricostruirsi la vita nuova, dimenticare. Cosa avrà pensato Nelly tornando sfigurata dal lager, ritrovando il suo marito Johnny che non la riconosce e che la usa anzi come sostituta di sua moglie per intascarne la cospicua eredità? Cosa avrà pensato scoprendo che il marito aveva divorziato da lei, ebrea, due giorni prima che la deportassero e che aveva messo le SS sulle sue tracce?
Questo è il tema dell’ottimo film di Petzold e, probabilmente, del libro a cui esso è ispirato: Le retour des cendres di Monteilhet. Eppure Nelly era sopravvissuta al lager proprio per il pensiero di lui, ogni giorno la sosteneva la speranza di tornare a rivederlo e di nuovo cantare nei locali con lui, pianista. Nelly non vuole un altro volto quando viene sottoposta all’intervento di chirurgia plastica, vuole tornare ad essere quella che era e ritrovare il marito; tantomeno vuole lasciare la Germania per rifugiarsi in Israele, né usare la sua eredità per la causa ebrea, come l’amica Lene, che l’ha aspettata e riaccolta, le consiglierebbe.
Scoprirà solo la pochezza di lui, di cui è ancora fortemente innamorata, che continua a non riconoscerla e vuole solo perseguire il suo scopo venale. La sua presa di coscienza avverrà quando Nelly gli chiede di suonare Speak low, che lei canta davanti ai conoscenti cui Johnny vuole dar prova che Nelly è tornata. Ma love is pure gold and time a thief (parole della canzone) , nulla è più come lei sperava: questo finale vale tanti film. Ottimi professionisti gli attori Nina Hoss (Nelly), Ronald Zehrfeld (Johnny) e Nina Kunzendorf (Lene). Il regista dedica il film a Fritz Bauer (1903-1965), il giudice che ebbe un ruolo essenziale per iniziare il processo di Francoforte, dove furono condannati 750 dei circa 6500 nazisti che avevano “lavorato” a Auschwitz.
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(di angelo umana)
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milani.21
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mercoledì 21 ottobre 2015
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una scena vale un intero film
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Certi film ti soprendono per gli effetti speciali, altri per la musica, altri ancora per la bravura degli attori. Questo film invece ti rimane impresso per il finale, una conclusione che mai prima d'ora mi ha tanto coinvolto e affascinato.
Nelly che sulle note di Speak Low ci fa capire la sua sofferenza, il suo dolore ma anche la sua speranza che, in fin dei conti, è anche la nostra. Johnny avrà capito che è lei la sua amata? Nelly deciderà di rimanere con lui? I loro amici capiranno cosa è successo? Johnny la ama veramente o è solo un arrivista? Tutte queste domande restano incomplete di fronte ad un semplice finale che però non potrebbe essere stato migliore.
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Certi film ti soprendono per gli effetti speciali, altri per la musica, altri ancora per la bravura degli attori. Questo film invece ti rimane impresso per il finale, una conclusione che mai prima d'ora mi ha tanto coinvolto e affascinato.
Nelly che sulle note di Speak Low ci fa capire la sua sofferenza, il suo dolore ma anche la sua speranza che, in fin dei conti, è anche la nostra. Johnny avrà capito che è lei la sua amata? Nelly deciderà di rimanere con lui? I loro amici capiranno cosa è successo? Johnny la ama veramente o è solo un arrivista? Tutte queste domande restano incomplete di fronte ad un semplice finale che però non potrebbe essere stato migliore. Non importa cosa succederà dopo, quello che importa è che Nelly, lentamente, prenda possesso di quella vita che le è stata strappata via con la forza nel campo di concentramento.
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[+] domande incomplete
(di angeloumana)
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raba1
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mercoledì 30 marzo 2016
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inguardabile
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L'aggettivo usato nel titolo è un po' forte, ma insomma: non è possibile costruire un film su un tema del genere senza curare elementari aspetti di verosimiglianza, pena lo scadimento a "compitino" di sceneggiatura dove ad ogni passaggio, anziché empatizzare con la storia, finisci col figurarti le intenzioni del regista su carta, col cestino lì pronto ad accogliere l'espulsione del malloppo, raffazzonato e indigeribile. Come si fa a pensare che una persona, al di là del volto rifatto (e che nel dopoguerra un volto sfigurato e operato assuma le fattezze angeliche della Hoss, senza neanche un segnetto deturpante, implicherebbe da solo l'atterraggio di una Nave Aliena con bisturi e colla dall'Iperspazio), com'è possibile che una persona dal volto rifatto, ritornata dal lager, non insuffli al marito qualche altro indizio di voce, portamento, prossemica per essere riconosciuta? Niente di tutto ciò; ci vuole il gorgheggio finale della povera reduce perché si smuova l'apparato sensoriale dei presenti, con il dispiego in sala di fazzoletti e sospiri empatici.
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L'aggettivo usato nel titolo è un po' forte, ma insomma: non è possibile costruire un film su un tema del genere senza curare elementari aspetti di verosimiglianza, pena lo scadimento a "compitino" di sceneggiatura dove ad ogni passaggio, anziché empatizzare con la storia, finisci col figurarti le intenzioni del regista su carta, col cestino lì pronto ad accogliere l'espulsione del malloppo, raffazzonato e indigeribile. Come si fa a pensare che una persona, al di là del volto rifatto (e che nel dopoguerra un volto sfigurato e operato assuma le fattezze angeliche della Hoss, senza neanche un segnetto deturpante, implicherebbe da solo l'atterraggio di una Nave Aliena con bisturi e colla dall'Iperspazio), com'è possibile che una persona dal volto rifatto, ritornata dal lager, non insuffli al marito qualche altro indizio di voce, portamento, prossemica per essere riconosciuta? Niente di tutto ciò; ci vuole il gorgheggio finale della povera reduce perché si smuova l'apparato sensoriale dei presenti, con il dispiego in sala di fazzoletti e sospiri empatici. Disarmante.
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(di angeloumana)
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luigi chierico
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lunedì 7 marzo 2016
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modesto
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La trama del film è interessante ma piuttosto ardita e poco credibile nei modi e termini in cui viene esposta. Soprattutto non sono rispettati i tempi, le trasformazioni ambientali e psicologiche di tutti i personaggi. Il tentativo del regista tedesco Christian Petzold di voler mostrare i suoi compatrioti già
nell’ immediato dopoguerra lontani dalla concezione nazista non regge, pare aver voluto mettere un velo pietoso sulla piaga che mai si potrà rimarginare.
E’ come il volto deturpato dell’ebrea Nelly Lenz che non potrà più tornare come era prima delle violenze subite in campo di concentramento. Il film prende inizio nel 1945 qualche mese dopo la fine della guerra avvenuta in Germania il 7 maggio 1945.
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La trama del film è interessante ma piuttosto ardita e poco credibile nei modi e termini in cui viene esposta. Soprattutto non sono rispettati i tempi, le trasformazioni ambientali e psicologiche di tutti i personaggi. Il tentativo del regista tedesco Christian Petzold di voler mostrare i suoi compatrioti già
nell’ immediato dopoguerra lontani dalla concezione nazista non regge, pare aver voluto mettere un velo pietoso sulla piaga che mai si potrà rimarginare.
E’ come il volto deturpato dell’ebrea Nelly Lenz che non potrà più tornare come era prima delle violenze subite in campo di concentramento. Il film prende inizio nel 1945 qualche mese dopo la fine della guerra avvenuta in Germania il 7 maggio 1945. Troppo presto per rivedere Berlino con ottimi ospedali,alberghi e case intatte. Ancora più presto è vedere i sopravvissuti accettare le due donne ebree, curare le ferite di Nelly procurate da altri tedeschi ed accoglierle festosamente a braccia aperte. Nelly torna a farsi curare in Germania quando è ancora bendata,sfigurata,sanguinante. Quando tempo è passato dall’evasione? Da quando “si è salvata in Svizzera?”. Aveva già dimenticato tutto con la sua amica Lene, anche ebrea, per trovare il coraggio di andare tra coloro che avevano ucciso tutti i propri cari facendo dei loro corpi scheletri o larve umane? Tutto poco credibile. Ma a rendere positiva questa storia che pare frutto di una fantasia, c’è l’intenzione di dimostrare che al di là dell’odio e del tradimento c’è l’amore, che è lo scopo di Nelly di ritrovare suo marito proprio là dove lui e la Germania l’hanno ripudiata. Johnny non la riconoscerà, neanche se messo di fronte all’evidenza, accecato dal desiderio di venire in possesso del patrimonio della moglie, non solo non la riconosce perché non ha più il suo volto, ma perché spera di far passare Nelly per sua moglie e farle ereditare il patrimonio di cui per la seconda volta la tradirà impossessandosi di quello che è solo suo. Johnny infatti ha chiesto il divorzio prima che Nelly fosse arrestata e deportata in campo di concentramento. Ancora una volta il tedesco, non Johnny,dimostra un carattere, un’indole negativo. È questo che voleva provare il regista? Brava Nina Hoss nella parte di Nelly, sebbene smarrita ed incredula di fronte alla verità.L’amica Lene si suicida in Germania rinunciando a raggiungere Israele.
Il nome Johnny ha tanto poco di tedesco, meglio sarebbe stato se si fosse chiamato Adolf,Hermann,Heinrich,Joseph o Rudolf. Un film mediocre non nei contenuti ma nella coerenza.chibar22@lobero.it
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dromex
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lunedì 23 febbraio 2015
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sembra un bel trailer !!!
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Nelly torna a Berlino con il viso sfigurato, aiutata da Lene, dopo essere sopravvissuta miracolosamente ad un Lager nazista.
Qui, sottoposta a chirurgia ricostruttiva, chiede di riottenere le proprie sembianze.
In seguito Nelly va alla ricerca del marito Johnny perduto a Berlino prima della deportazione e lo ritrova. Johnny però non la riconosce ma, notata tuttavia la somiglianza con la moglie, approfitta della situazione per recuperare l'eredità di Nelly e di cui mai era riuscito ad entrarne in possesso.
Nel tempo e frequentando Johnny, Nelly si rende conto che il marito in realtà l'aveva tradita favorendone anche l'arresto.
Questa la storia, avvincente e coinvolgente, oltre che mai difficile da seguire e mai noiosa.
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Nelly torna a Berlino con il viso sfigurato, aiutata da Lene, dopo essere sopravvissuta miracolosamente ad un Lager nazista.
Qui, sottoposta a chirurgia ricostruttiva, chiede di riottenere le proprie sembianze.
In seguito Nelly va alla ricerca del marito Johnny perduto a Berlino prima della deportazione e lo ritrova. Johnny però non la riconosce ma, notata tuttavia la somiglianza con la moglie, approfitta della situazione per recuperare l'eredità di Nelly e di cui mai era riuscito ad entrarne in possesso.
Nel tempo e frequentando Johnny, Nelly si rende conto che il marito in realtà l'aveva tradita favorendone anche l'arresto.
Questa la storia, avvincente e coinvolgente, oltre che mai difficile da seguire e mai noiosa.
Quello che però alla fine resta è una storia con tanti fatti importanti ma non sviluppati a fondo e l'impressione di aver assistito ad un trailer trasformato in un lungometraggio, che lascia il desiderio di andare a vedere il film!!
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flyanto
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lunedì 23 febbraio 2015
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il recupero, inutile, di un'epoca che ormai non c'
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Film in cui si racconta di una donna ebrea la quale, terminata la guerra ed essendo riuscita a scampare alla morte nel campo di concentramento dove era stata rinchiusa,si sottopone ad un'operazione chirurgica alla faccia in quanto notevolmente deturpata ed andare alla ricerca del marito musicista. Quando riesce a trovarlo e ad incontrarsi con lui, questi non la riconosce ma, notando una vaga somiglianza alla moglie creduta morta, propone alla protagonista di sostituirsi a lei al fine di ottenerne l'eredità. La donna accetta, essendo sempre molto innamorata del marito fino ad una sconcertante scoperta....
Questa pellicola risulta girata e raccontata molto bene da parte sia del regista Christian Petzold che degli attori stessi (peraltro gli stessi Nina Hoss e Ronald Zehrfeld che già avevano recitato nel precedente "La Scelta di Barbara" dello stesso regista) che impersonano i protagonisti principali.
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Film in cui si racconta di una donna ebrea la quale, terminata la guerra ed essendo riuscita a scampare alla morte nel campo di concentramento dove era stata rinchiusa,si sottopone ad un'operazione chirurgica alla faccia in quanto notevolmente deturpata ed andare alla ricerca del marito musicista. Quando riesce a trovarlo e ad incontrarsi con lui, questi non la riconosce ma, notando una vaga somiglianza alla moglie creduta morta, propone alla protagonista di sostituirsi a lei al fine di ottenerne l'eredità. La donna accetta, essendo sempre molto innamorata del marito fino ad una sconcertante scoperta....
Questa pellicola risulta girata e raccontata molto bene da parte sia del regista Christian Petzold che degli attori stessi (peraltro gli stessi Nina Hoss e Ronald Zehrfeld che già avevano recitato nel precedente "La Scelta di Barbara" dello stesso regista) che impersonano i protagonisti principali. L'attinenza storica, poi, è molto fedele all'epoca post bellica, sia per ciò che riguarda i costumi che l'ambientazione in generale dei vari locali dove la vicenda si svolge e soprattutto per ciò che concerne l'atmosfera in generale di disfatta e disillusione totale. Ma nel suo complesso, per quanto egregio, questo film non si discosta molto dall'essere simile ad un comune sceneggiato televisivo dalla trama avvincente ma non così particolare dal renderlo originale ed unico nel suo genere. Pertanto, per quanto gli si riconosca un certo indiscusso valore nel suo complesso, il film non entra a fare parte sicuramente delle opere cinematografiche di una certa incisività.
Piuttosto mediocre ma per chi apprezza nostalgicamente le storie ambientate all'epoca del secondo conflitto mondiale.
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