vanessa zarastro
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mercoledì 25 dicembre 2013
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emozioni e bigottismo
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Un film decisamente commovente con una straordinaria Judy Dench. L’inizio ambientato nell’Irlanda cattolica negli anni ’50 ci ricorda come poco più di mezzo secolo fa si viveva il sesso come colpa e il partorire nel dolore come una giusta espiazione. Philomena giovanissima è costretta, date le circostanze (ripudiata dal padre e ospite dalle suore), a dare in adozione il suo bimbo di tre anni accettando di non occuparsene e di non interferire mai più nella vita ma dopo un po’ di anni lei lo ricerca, vorrebbe almeno avere qualche notizia e dopo quasi 50 anni decide di non mantenere più questo segreto tutto per sé stessa e coinvolgere la figlia.
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Un film decisamente commovente con una straordinaria Judy Dench. L’inizio ambientato nell’Irlanda cattolica negli anni ’50 ci ricorda come poco più di mezzo secolo fa si viveva il sesso come colpa e il partorire nel dolore come una giusta espiazione. Philomena giovanissima è costretta, date le circostanze (ripudiata dal padre e ospite dalle suore), a dare in adozione il suo bimbo di tre anni accettando di non occuparsene e di non interferire mai più nella vita ma dopo un po’ di anni lei lo ricerca, vorrebbe almeno avere qualche notizia e dopo quasi 50 anni decide di non mantenere più questo segreto tutto per sé stessa e coinvolgere la figlia. Da qui, aiutata e supportata da un giornalista che intende scrivere la sua storia, parte alla ricerca del figlio. Philomena è una donna semplice che ha fatto l’infermiera per 30 anni e vive tra la lettura di romanzi rosa e stupidi programmi televisivi, ma è una donna socievole e di gran cuore. La sua fede cattolica è ancora forte e anche i suoi sensi di colpa. A mio avviso la prima parte del film e l’ultima parte sono molto belle e ben girate; in particolare la scena quando lei guarda i filmini del figlio di tutta una vita che gli è estranea toglie il fiato per l’emozione. Un po’ meno convincente invece è la parte centrale in cui i due protagonisti sbarcano a Washington trovando miracolosamente e quasi immediatamente la risoluzione del caso. Ma essendo una storia vera sorgono alcuni dubbi e curiosità cui il regista Stephen Frears non concede attenzione. Il film è comunque interessante, degno di nota, interpretato divinamente da entrambi i protagonisti - Judy Dench e Steve Cogan.
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filippo catani
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venerdì 27 dicembre 2013
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una mamma in cerca del figlio
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Un'anziana donna irandese decide di mettersi sulle tracce del figlio strappatole circa 50 anni prima. La donna infatti aveva avuto una gravidanza fuori dal matrimonio e il padre per la vergogna l'aveva affidata a un convento di suore. Un noto giornalista britannico l'accompagnerà in questo doloroso viaggio.
Un film potente quello firmato da Frears e che ritorna su un terribile tema già esplorato dal meraviglioso Magdalene di qualche anno fa. Giovani donne abbandonate dalle loro famiglie solo per aver consumato un rapporto sessuale che ha loro portato in dote una gravidanza. A nulla valgono le giustificazioni (nessuno ci aveva insegnato niente o io non sapevo nemmeno di avere un clitoride come ammette candidamente la protagonista) perchè ci si è macchiati di un peccato gravissimo come fare sesso ed ulteriormente aggravato dal fatto di averne tratto piacere.
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Un'anziana donna irandese decide di mettersi sulle tracce del figlio strappatole circa 50 anni prima. La donna infatti aveva avuto una gravidanza fuori dal matrimonio e il padre per la vergogna l'aveva affidata a un convento di suore. Un noto giornalista britannico l'accompagnerà in questo doloroso viaggio.
Un film potente quello firmato da Frears e che ritorna su un terribile tema già esplorato dal meraviglioso Magdalene di qualche anno fa. Giovani donne abbandonate dalle loro famiglie solo per aver consumato un rapporto sessuale che ha loro portato in dote una gravidanza. A nulla valgono le giustificazioni (nessuno ci aveva insegnato niente o io non sapevo nemmeno di avere un clitoride come ammette candidamente la protagonista) perchè ci si è macchiati di un peccato gravissimo come fare sesso ed ulteriormente aggravato dal fatto di averne tratto piacere. E la cosa che più fa male è che sono proprio le suore le protagoniste di questa terribile avventura: donne che dovrebbero fare della misericordia e del perdono la loro virtù e invece in questo caso traevano addirittura profitto dalle adozioni dei bambini partoriti dalle donne recluse in convento (fra l'altro in condizioni terribili come dimostra la scena del parto podalico con la suora che indica nel dolore la giusta punizione dei peccati). Nonostante tutto questo però Philomena, la madre protagonista della pellicola, non riesce ad incolpare le suore ma il suo unico intento è quello di ritrovare l'amato figlio. Ed è proprio la caratterizzazione di questo personaggio un altro dei punti di forza del film: la donna infatti appare un po' nel suo mondo sulle prime e alle prese con giornali scandalistici e romanzi d'amore. In realtà però la donna è meno disincantata di quanto possa sembrare e possiede una notevole vena ironica (penso ai bicuriosi per esempio). La Dench è semplicemente perfetta in questo ruolo che le porterà sicuramente una nomination agli Oscar dove dovrà presumibilmente vedersela con Blanchett e Johansson ma resta davvero scandaloso il fatto che non abbia ricevuto premi a Venezia. A onor del vero va detto che se la stella splende fulgida è merito anche di Coogan che è perfetto nel farle da spalla. Insomma un film toccante e commovente che ci fa riflettere su come spesso coloro che dovrebbero essere più vicini al vero spirito del cristianesimo fatto di perdono, misericordia, compassione e amore per i più deboli finisca con l'essere intrappolato in una religione che non esiste fatta di insensati digiuni, purificazioni e ottusità che si vogliono anche imporre agli altri. Insomma un pensiero alla fine del film non può che andare a tutte le povere donne sepolte vicino a quel genere di conventi e che sono morte perchè dovevano espiare una terribile colpa: essere diventate madri.
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catcarlo
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lunedì 30 dicembre 2013
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philomena
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Se la ricetta è semplice, contano gli ingredienti. La storia vera di Philomena Lee potrebbe essere perfetta per un settimanale scandalistico (come subito intuisce la cinica Sally) o per un filmone strappalacrime che colpisca basso. Giovane ragazza madre durante gli anni Cinquanta in un’Irlanda bigotta oltre ogni dire, Philomena paga un giorno di gioia alla fiera venendo rinchiusa in un convitto di suore dove è prima costretta a partorire con dolore (figlio podalico e niente anestetico) e poi a vedersi portare via il piccolo Anthony, dato in adozione negli Stati Uniti. Cinquant’anni dopo, la sua strada si incrocia con quella di Martin Sixsmith, giornalista politico rimasto senza lavoro, che si interessa a lei sperando di ricavarne una storia da cui ripartire, ma che ben presto si lascia coinvolgere aiutando la donna nella ricerca del figlio perduto.
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Se la ricetta è semplice, contano gli ingredienti. La storia vera di Philomena Lee potrebbe essere perfetta per un settimanale scandalistico (come subito intuisce la cinica Sally) o per un filmone strappalacrime che colpisca basso. Giovane ragazza madre durante gli anni Cinquanta in un’Irlanda bigotta oltre ogni dire, Philomena paga un giorno di gioia alla fiera venendo rinchiusa in un convitto di suore dove è prima costretta a partorire con dolore (figlio podalico e niente anestetico) e poi a vedersi portare via il piccolo Anthony, dato in adozione negli Stati Uniti. Cinquant’anni dopo, la sua strada si incrocia con quella di Martin Sixsmith, giornalista politico rimasto senza lavoro, che si interessa a lei sperando di ricavarne una storia da cui ripartire, ma che ben presto si lascia coinvolgere aiutando la donna nella ricerca del figlio perduto. Ricerca che riserverà piccole gioie e grandi delusioni, oltre a una bella arrabbiatura che scuote Martin al confronto di una pacificata Philomena. Pronti i fazzoletti? Neanche per idea: Stephen Frears tiene con sicurezza le redini alternando il dramma a delicati tocchi di commedia che scaturiscono dall’incontro fra due persone diversissime – il laureato a ‘Oxbridge’ che ha girato il mondo e la donna del popolo, infermiera per una vita, che si entusiasma per i romanzi rosa e le banalità da piccolo schermo – lavorando su una sceneggiatura di Steve Coogan e Jeff Pope, tratta dal libro del vero Sixsmith, tanto efficace da venir premiata a Venezia e costellata di battute da ricordare (tra le più belle dell’anno quella sul suonare l’arpa e i gay, forse non correttissima, ma va ricordato che si tratta di una madre che parla del proprio figlio). Del resto, Coogan, attore e autore comico per la televisione britannica, ha preso talmente a cuore il progetto da esserne anche produttore e interprete: il suo ruolo, però, non può e non vuole essere che quello del comprimario, perché al di là dei meriti di tutti quanti, il vero pilastro su cui il film si regge è l’interpretazione di Judi Dench. La sua Philomena è una donna addolorata ma forte che, quando riesce infine a dare una risposta agli interrogativi della sua vita, trova l’energia per chiudere i conti con il passato e guardare avanti. Nei momenti più intensi, Frears stringe il primo piano e la signora, incurante delle rughe, sa restituire un’emozione (o un mondo di emozioni) con la profondità dello sguardo per poi regalare altrettanta classe a un duetto brillante con Coogan nei momenti più leggeri. I due personaggi principali sono il fulcro della narrazione, il che spinge inevitabilmente gli altri sullo sfondo con la sola eccezione di Sophie Kennedy Clark che interpreta la giovane Philomena: discorso ben diverso, invece, per quanto riguarda una natura che si erge quasi a co-protagonista. Tutta la pellicola si svolge tra l’autunno e l’inverno, ma mentre c’è il gelo nelle immagini che narrano l’adolescenza reclusa di una ragazza sottoposta a regole che, pur solo a pochi decenni di distanza, ci paiono impossibili, sono le più calde tonalità autunnali ad accompagnare gran parte dell’azione nel presente: si passa così dai paesaggi ancora verdeggianti di un’Irlanda umida ma fascinosa al coloratissimo foliage che fa da sfondo alla trasferta negli Stati Uniti raggiungendo il massimo del suo splendore durante la decisiva visita a Pete Olsson. E’ qui che, dopo aver vinto le resistenze dell’uomo, il cerchio si chiude con lo svelarsi di un’ulteriore cattiveria che tira in ballo ancora una volta le colpe della chiesa cattolica in Irlanda, la cui spietatezza controriformistica ha raggiunto livelli abnormi anche a confronto di un Paese cattolicissimo come il nostro. Da quando ‘Magdalene’ ha squarciato il silenzio, si è saputo di tutto e ‘Philomena’ aggiunge un altro mattone: a parte qualche lodevole eccezione, come la levatrice suor Anunciata, il sistema (incarnato da suor Hildegard) era strutturato per ottundere e reprimere perché il peccato va espiato nel dolore (una delle prime battute) e il piacere altrui non è ammesso (una delle ultime).
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asdaradam
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giovedì 2 gennaio 2014
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deludente
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Il film è indigesto e zeppo di riferimenti a marchi commerciali (Guinness ovunque, Sony, Nikon). Molto spesso si ha l'impressione che il regista lo abbia girato contro voglia o come una sorta di esercizio retorico. Anche gli attori sono poco partecipi (nonostante siano molto bravi), e i personaggi poco ritagliati soprattutto il giornalista che in tutti il film non dice una cosa sensata o un ragionamento di senso compiuto. L'insopportabile contrapposizione tra la morale cattolica sformata dalla mente delle suore cattive e la purezza bigotta di Filomena che alla fine perdona la diabolica suor ildegard e poi da tutto in pasto ai giornali, tra la castità della fede e il peccato del godimento sessuale, tra l'omosessualità, l'aids e i repubblicani rendono il film banale, noioso, già visto, lontano dalla realtà.
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Il film è indigesto e zeppo di riferimenti a marchi commerciali (Guinness ovunque, Sony, Nikon). Molto spesso si ha l'impressione che il regista lo abbia girato contro voglia o come una sorta di esercizio retorico. Anche gli attori sono poco partecipi (nonostante siano molto bravi), e i personaggi poco ritagliati soprattutto il giornalista che in tutti il film non dice una cosa sensata o un ragionamento di senso compiuto. L'insopportabile contrapposizione tra la morale cattolica sformata dalla mente delle suore cattive e la purezza bigotta di Filomena che alla fine perdona la diabolica suor ildegard e poi da tutto in pasto ai giornali, tra la castità della fede e il peccato del godimento sessuale, tra l'omosessualità, l'aids e i repubblicani rendono il film banale, noioso, già visto, lontano dalla realtà...e pensare che nasce proprio da una storia vera...quello che mi aspettavo era una maggiore introspezione nei personaggi, nei loro pensieri, nelle loro vite e angosce, mentre quello che passa è solo una superficiale elencazioni delle motivazioni di questo o quel personaggio senza dire nulla su chi sia e cosa lo caratterizzi interiormente.
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manganini
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sabato 22 marzo 2014
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la maternita' recuperata
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Non si tratta solo della storia di una ragazza madre a cui sono stati negati i diritti, sfruttata da un sistema cattolico il cui obiettivo era di strumentalizzare a scopo di lucro i poveri bambini strappati ingiustamente alle mamme, vittime della loro giovinezza, della famiglia e purtroppo dell'ignoranza che permaneva in quella societa'.
I personaggi chiave sono 3, Philomena, la madre, Martin il giornalista e Michael - Anthony il figlio , che nel film vedremo piccolo e da adulto ne percepiremo la presenza.
Philomena e' una donna semplice, radicata nel suo modo di pensare, e' rimasta bambina, si rifiuta di cambiare mentalita' per paura dellla verita', per perdere i suoi punti di riferimento.
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Non si tratta solo della storia di una ragazza madre a cui sono stati negati i diritti, sfruttata da un sistema cattolico il cui obiettivo era di strumentalizzare a scopo di lucro i poveri bambini strappati ingiustamente alle mamme, vittime della loro giovinezza, della famiglia e purtroppo dell'ignoranza che permaneva in quella societa'.
I personaggi chiave sono 3, Philomena, la madre, Martin il giornalista e Michael - Anthony il figlio , che nel film vedremo piccolo e da adulto ne percepiremo la presenza.
Philomena e' una donna semplice, radicata nel suo modo di pensare, e' rimasta bambina, si rifiuta di cambiare mentalita' per paura dellla verita', per perdere i suoi punti di riferimento.
Martin e' un uomo deluso dal lavoro e cerca un riscatto per poter dimostrare di valere, e poi c'e' il figlio la cui presenza virtuale e' il legante tra i due.
Philonena grazie a questa "trasgressione" si risolve, tant'e' che alla fine comprende di poter aiutare a restituire
giustizia a quelle donne trattate come oggetti ree di aver ceduto ad una passione.
L'affrontare la realta' di voler conoscere quel figlio amatissimo e rimosso per non soffrire ma mai dimenticato, ha aiutato Philomena a risolversi e a finalmente vivere la sua vita, il giornalista Martin comprende che la vita non e' solo un reportage prgamatico ma un'insieme di sentimenti, irretimenti, costumi e condizionamenti di una societa' in balia della religione.
Entrambi si affidano alla storia per terapizzarsi, e si perdonano per l'immobilita'.
Tra loro c'e' lui il figlio, che nonostante il trauma vivra' una breve vita ma di grande successo, anche Nella vita, trovando la sua soluzione accettando il fatto di essere gay.
Anche Michael vuole tisolversi prima di chiudere la sua missione e morire in pace, vorrebbe sua madre, ma le circostanze e la mancanza di tempo impedisce la ricongiunnzione, la sua scelta, quella di voler tornare con lei definitivamente sara' il volersi far seppellire in convento ila' dov'e' nato, in Irlanda.
Ecco che mamma e figlio si riuniscono. E per Philomena sara' una nuova vita.
Un film fortemente evocativo, utile a tutti, il quale ci ricorda di non essere degli oggetti ma delle persone. La vicenda di Philomena ha aiutato altre madri e figli a concedersi un'altra possibilita'.
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aristoteles
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sabato 15 agosto 2015
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emozionante philomena
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Bellissimo ed emozionante film,tratto da una storia;purtroppo,vera.
Judi Dench ,che sinceramente ricordavo sopratutto per il film su James Bond,sfoggia una interpretazione di gran classe.
Il film ci racconta una grande dolore,quello di tante ragazze madri,punite insieme ai loro figli per una colpa inesistente,quella di amare.
Terribile deve essere la sensazione di non sapere quale fine abbiano fatto i nostri più cari legami.
Il Regista riesce a trasmettere questo sentimento angosciante attraverso un'impeccabile regia,una convincente fotografia e sopratutto grazie alla bravura degli attori.
Il tutto avvolto da una fede religiosa che condanna i propri rappresentanti,in questo caso, le suore ma allo stesso tempo è luce,coraggio,speranza negli occhi e nel cuore di Philomena.
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Bellissimo ed emozionante film,tratto da una storia;purtroppo,vera.
Judi Dench ,che sinceramente ricordavo sopratutto per il film su James Bond,sfoggia una interpretazione di gran classe.
Il film ci racconta una grande dolore,quello di tante ragazze madri,punite insieme ai loro figli per una colpa inesistente,quella di amare.
Terribile deve essere la sensazione di non sapere quale fine abbiano fatto i nostri più cari legami.
Il Regista riesce a trasmettere questo sentimento angosciante attraverso un'impeccabile regia,una convincente fotografia e sopratutto grazie alla bravura degli attori.
Il tutto avvolto da una fede religiosa che condanna i propri rappresentanti,in questo caso, le suore ma allo stesso tempo è luce,coraggio,speranza negli occhi e nel cuore di Philomena.
Addirittura,ed io non ci sarei mai riuscito,perdono.
Assolutamente consigliabile ed emozionante.
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francesca romana cerri
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venerdì 3 gennaio 2014
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grandi inglesi!
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Perchè è un capolavoro? Perchè la sceneggiatura è di ferro, gli attori straordinari, vivi ed umani e il messaggio è profondo, robusto, vero. Film tratto da una storia vera e raccontato con inteligenza, umorismo e drammaticità dosate come spesso con gli inglesi in maniera ottima e misurata senza mai uscire dai confini della natura. Tutto è credibile proprio perchè rispetta con acuta sensibilità l'andamento dei sentimenti umani. Una donna vissuta dalle suore partorisce, le viene sottratto il figlio e venduto ad una famiglia ricca dopo tanti comincia una ricerca per rivederlo. Un senso struggente di perdita di qualcuno che è parte di se stessa pervade tutto il film, di qualcuno che per diritto di natura doveva restare con lei ma che invece le è stato strappato da suore avide e giudicanti.
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Perchè è un capolavoro? Perchè la sceneggiatura è di ferro, gli attori straordinari, vivi ed umani e il messaggio è profondo, robusto, vero. Film tratto da una storia vera e raccontato con inteligenza, umorismo e drammaticità dosate come spesso con gli inglesi in maniera ottima e misurata senza mai uscire dai confini della natura. Tutto è credibile proprio perchè rispetta con acuta sensibilità l'andamento dei sentimenti umani. Una donna vissuta dalle suore partorisce, le viene sottratto il figlio e venduto ad una famiglia ricca dopo tanti comincia una ricerca per rivederlo. Un senso struggente di perdita di qualcuno che è parte di se stessa pervade tutto il film, di qualcuno che per diritto di natura doveva restare con lei ma che invece le è stato strappato da suore avide e giudicanti. Un giornalista affianca la donna, Philomena , nella ricerca del figlio per poter scrivere un grande articolo. Il gionalista è colto , è ateo e man mano si fà coinvolgere da questa storia di ingiustizia dove le istituzioni ecclesiastiche si manifestano nel loro volto più atroce, più violento. Si scopre che il figlio è morto e allora Philomena vuole sapere se questo figlio ha mai pensato a lei, se questo figlio di cui inzia a conoscerne la vita ha mai citato, ricordato, parlato di lei, della povera madre irlandese. Questo diventa per lei vitale sapere se nell'immaginario del figlio lei è esistita. E alla fine scopre che il figlio l'ha cercata proprio in quel convento di suore da cui tanti anni prima fu strappato a lei e lì è seppellito. Philomena ritorna con il giornalista nel punto dove tutto è partito, la donna perdona le suore , il giornalista laicamente no, accusa e non comprende come può esserci perdono ma alla fine depone sulla tomba del figlio una statuetta con il Cristo. Il Cristo umano per chi non crede e il Cristo figlio di Dio per chi crede, non importa conta solo quel messaggio semplice di amore .... il resto è menzogna.... Scende dentro questo film, scalda l'anima, la cultura cinematografica inglese nasce dall'amore per il Teatro e si vede .....
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francesco2
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sabato 4 gennaio 2014
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film(giustamente) "poco" premiato a venezia
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Non voglio mettere in discussione il mestiere di Frears, né l’abilità della Dench (Anche se, probabilmente a ragione, la giuria veneziana le ha preferito la “Nostra” protagonista del bel film di Roberta Torre). Il film è capace di commuovere, e viene orchestrata con abilità la dialettica tra i due personaggi. Ma da qui a dire che avrebbe dovuto essere premiato a Venezia, ce ne corre ( Ed ha comunque ricevuto una menzione alla sceneggiatura). A “Philomena” mancano l’ironia corrosiva di “Rischiose abitudini”, o quell’atteggiamento al contempo descrittivo e commovente di “The Queen”. Persino il non eccezionale “Piccoli affari sporchi”, a giudizio di chi scrive, rischia di essere superiore.
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Non voglio mettere in discussione il mestiere di Frears, né l’abilità della Dench (Anche se, probabilmente a ragione, la giuria veneziana le ha preferito la “Nostra” protagonista del bel film di Roberta Torre). Il film è capace di commuovere, e viene orchestrata con abilità la dialettica tra i due personaggi. Ma da qui a dire che avrebbe dovuto essere premiato a Venezia, ce ne corre ( Ed ha comunque ricevuto una menzione alla sceneggiatura). A “Philomena” mancano l’ironia corrosiva di “Rischiose abitudini”, o quell’atteggiamento al contempo descrittivo e commovente di “The Queen”. Persino il non eccezionale “Piccoli affari sporchi”, a giudizio di chi scrive, rischia di essere superiore. Non sono sicuro che i due personaggi principali siano così convincenti, ed hai voglia di dire che lei oltre che un’ignorante “Donna del popolo” è una donna saggia e capace di perdonare, ecc. La contrapposizione obbedisce a deglis schematismi: Uomo- colto-ateo-arrabbiato ecc..,Donna-ignorante-religiosa. Mite, dall’altra (Posto, poi, che la “Giusta” rabbia non sia un valore).
Qualcuno potrebbe obiettare che è una storia vera, e che Frears si è limitato a trasporla sullo schermo. Giusto. Ma ammesso che lui non si sia concesso delle “Licenze”, in questo caso non era meglio un documentario sull’argomento?
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gerardo monizza
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sabato 4 gennaio 2014
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philomena: perché sopportare?
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Sopportare. Accettare, ma senza rassegnarsi, tutto: l'esclusione dalla famiglia, la violenza delle suore (carceriere), la condanna della società, la frammentazione del contatto col piccolissimo bimbo dato alla luce in quasi prigionia, la separazione dal padre naturale (che forse avrebbe anche portato all'amore). Tutto sopporta Philomena, ragazza irlandese che negli anni Cinquanta del Novecento vive l'esperienza drammatica e traumatica di una gravidanza fuori dal matrimonio. Anatema, gridano le cupe suore del convento di Roscrea in Irlanda, donne senza un briciolo d'amore e nessuna compassione le quali, inoltre, sicuramente "a fin di bene", danno in adozione (e in vendita) gli incolpevoli frutti della colpa a ricche famiglie americane.
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Sopportare. Accettare, ma senza rassegnarsi, tutto: l'esclusione dalla famiglia, la violenza delle suore (carceriere), la condanna della società, la frammentazione del contatto col piccolissimo bimbo dato alla luce in quasi prigionia, la separazione dal padre naturale (che forse avrebbe anche portato all'amore). Tutto sopporta Philomena, ragazza irlandese che negli anni Cinquanta del Novecento vive l'esperienza drammatica e traumatica di una gravidanza fuori dal matrimonio. Anatema, gridano le cupe suore del convento di Roscrea in Irlanda, donne senza un briciolo d'amore e nessuna compassione le quali, inoltre, sicuramente "a fin di bene", danno in adozione (e in vendita) gli incolpevoli frutti della colpa a ricche famiglie americane.
Capiterà anche al piccolo Anthony staccato brutalmente dalla madre e portato oltre oceano (dove avrà una vita intensa e vivrà in modo non conformistico - pur essendo un celebre e arrivato avvocato conservatore...).
Philomena, scontata la "pena" avrà una quasi doppia vita: si sposerà ed avrà una figlia (che sa tutto della storia materna e che con affetto aiuterà la madre nel suo progetto) e si dedicherà anche alla ricerca del figlio perduto. Perché Philomena sa sopportare tutto tranne che non sapere qualcosa del figlio.
Philomena Lee (una straordinaria Judi Dench), buona e semplice cattolica, tale rimane anche dopo cinquant'anni dai fatti ed è disposta a perdonare, ma vuole indagare. Si fa aiutare da un celebre giornalista un po' in crisi (ha perduto l'incarico di portavoce di Blair), ma che intravede nella storia lo scoop, l’intreccio, i personaggi.
Martin Sixsmith (l’attore Steve Coogan interpreta il personaggio reale dello scrittore) prende a cuore la vicenda; vende in anticipo i diritti editoriali e col denaro finanzia l’inchiesta che prevede un viaggio a Washington. Là c'è la verità: Anthony era gay, conviveva con un compagno un poco antipatico ed era costretto a mascherare il suo stato a causa del conformismo dell’ambiente repubblicano. Non ignorava la sua provenienza irlandese e cercava la madre sebbene le suore si fossero rifiutate di fornirgli documenti o indicazioni.
Anche questo, Philomena, saprà sopportare e perdonare.
Tra alti e bassi il rapporto tra Philomena e Martin (che è uno scettico, non credente e quasi ateo) procede fino all'amicizia sincera eppure le posizioni (e i giudizi sulle persone, sulle suore) restano molto differenti.
La storia vera, ricavata dal romanzo di Sixsmith, sceneggiata dallo stesso Steve Coogan con Jeff Popee, è diretta da Stephen Frears (molta televisione, 25 regie tra cui: “My Beautiful Laundrette”, 1985; “Le relazioni pericolose”, 1988; “Eroe per caso”, 1992; “Due sulla strada”, 1996; “Piccoli affari sporchi”, 2002; “Lady Henderson presenta”, 2005; “The Queen”, 2006); narra di come ogni individuo sappia (e possa) sopportare le vicende avverse della vita fintanto che la crosta protettiva, dell'ignoranza dei fatti, del desiderio di non sapere, del rifiuto di accettare la cattiveria altrui, non s'intacchi e a poco a poco si lasci permeare dalla verità.
Alla fine, i due caratteri di Philomena e Martin si mostrano in tutta la loro grandezza umana, pur nella loro semplicità di individui qualunque e - pur diversamente - vittime della società: l’una incrollabile e protetta da una fede semplice e mai critica; l’altro sempre più scettico sulla capacità degli esseri umani (le suore) di avere compassione e di adattarsi ai cambiamenti della società. Soffrire è possibile, ma sopportare non è sempre giusto.
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roberto checchi
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venerdì 10 gennaio 2014
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the lost child of philomena lee
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Philomena non è la semplice storia di una semplice signora irlandese alla ricerca del proprio figlio perduto da tempo e del giornalista che la supporta, oppure il racconto delle crudeltà commesse nel convento di Roscrea, secondo un cliché di complicati intrecci più volte ritrovato, è una storia di vita e di umanità che molto può insegnare ai cinofili di tutte le età. La trama, già di per sé intrigante, è resa in modo perfetto da una sceneggiatura non a caso vincitrice alla scorsa mostra del cinema di Venezia, che non storpia il romanzo annesso, fatta eccezione per qualche licenza poetica particolarmente azzeccata, ma lo adatta al grande schermo fornendogli grande solennità.
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Philomena non è la semplice storia di una semplice signora irlandese alla ricerca del proprio figlio perduto da tempo e del giornalista che la supporta, oppure il racconto delle crudeltà commesse nel convento di Roscrea, secondo un cliché di complicati intrecci più volte ritrovato, è una storia di vita e di umanità che molto può insegnare ai cinofili di tutte le età. La trama, già di per sé intrigante, è resa in modo perfetto da una sceneggiatura non a caso vincitrice alla scorsa mostra del cinema di Venezia, che non storpia il romanzo annesso, fatta eccezione per qualche licenza poetica particolarmente azzeccata, ma lo adatta al grande schermo fornendogli grande solennità. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la straordinaria recitazione dei due attori protagonisti, Judi Dench e Steve Coogan, che riescono a fornire ai loro alter ego di scena una profondità e un’autenticità sicuramente degne di nota. Particolare è poi la prospettiva attraverso la quale siamo introdotti alla vicenda. Lo spettatore, infatti, si trova immediatamente in empatia col giornalista, affine a noi nel modo di pensare e di agire. Questo lo porta, in un primo momento, a guardare Philomena con superiorità, vista la natura profondamente ingenua della donna. La bellezza di questo film sta nello scoprire assieme allo stesso reporter la grandezza di questa anziana signora, le sue intuizioni spontanee e mai banali, la sua fermezza di spirito e la sua serenità. Per questo motivo vi consiglio vivamente questo ultimo prodotto del cinema indipendente inglese, perché è capace di infondere in una grande tragedia, dove pur non mancano momenti di pura comicità, una lezione di vita, una profonda lezione per ciascuno di noi.
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