marco moda
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domenica 26 giugno 2016
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la tokyo di ryuichi tra sesso e ironia
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In Giappone si fa sesso solo nei “love hotel”.
È noto a chi studia la cultura nipponica, che la maggior parte dei rapporti sessuali dei giapponesi vengono consumati proprio nei “Love hotel” a cui fa riferimento il titolo del film. Hotel studiati ad hoc per consumare rapporti sessuali, e quindi luogo adatto per spalmarci sopra una storia corale fatta sopratutto di sesso, prostituzione e tradimento.
Abbiamo le storie di Saya e Toru. Lei chitarrista in cerca di successo, lui gestore del love hotel, che sogna un albergo a 5 stelle, quindi a suo modo anche lui inseguitore di un successo.
Questa è la storia principale, che si ramifica e crea una commedia corale fatta di personaggi che sembrano tutti arrivati al punto più basso delle loro vite cercando di inseguire il punto più alto.
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In Giappone si fa sesso solo nei “love hotel”.
È noto a chi studia la cultura nipponica, che la maggior parte dei rapporti sessuali dei giapponesi vengono consumati proprio nei “Love hotel” a cui fa riferimento il titolo del film. Hotel studiati ad hoc per consumare rapporti sessuali, e quindi luogo adatto per spalmarci sopra una storia corale fatta sopratutto di sesso, prostituzione e tradimento.
Abbiamo le storie di Saya e Toru. Lei chitarrista in cerca di successo, lui gestore del love hotel, che sogna un albergo a 5 stelle, quindi a suo modo anche lui inseguitore di un successo.
Questa è la storia principale, che si ramifica e crea una commedia corale fatta di personaggi che sembrano tutti arrivati al punto più basso delle loro vite cercando di inseguire il punto più alto.
Lo sguardo di Hiroki Ryuichi è di quelli che possono davvero mettere d'accordo tutti. Uno sguardo che sembra giudicare continuamente le scelte fatte da tutti i personaggi. C'è chi fa porno, chi si prostituisce, chi fa un onesto lavoro pare, e chi fa le pulizie ma è ricercato dalla polizia. Non un personaggio che si possa definire positivo o negativo in senso totale, ma una serie di ritratti umani veritieri seppur grotteschi. Ryuchi crea quasi un'allegoria sulla prostituzione, e su cosa significa vendersi. Vendere il proprio corpo è peggio di vendere la propria dignità? E vendere il proprio tempo e sudore? E più nobile che vendere il proprio corpo? Quello che sembra comunicare Ryuichi è che siamo tutti dei venduti, e quindi tutti legati dallo scarso valore che ci diamo. Per equilibrare ulteriormente lo sguardo, e creare empatia, Ryuichi fa un grande uso dell'ironia, presente lungo tutto il film, sopratutto nelle sequenze più intense, e in quelle inerenti all'atto sessuale.
Kabukicho love hotel ha quindi il pregio dello sguardo, ricercato e amicone verso il pubblico, pur trattando di sentimenti carnali e intensi,ma anche riflessivo. Un pregio del film e del cinema asiatico in generale.
L'opera di Ryūichi Hiroki ha anche dei difetti. Forse soffre un po la coralità, che aggiunge dove interessa meno e toglie a chi poteva dare di più. Alcune storie e personaggi infatti rimangono fino alla fine accennati. Cosa comunque comprensibile, vista la durata già corposa del film.
In definitiva l'opera di Hiroki Ryichi è di quelle compagnone ma non banali. Un modo di raccontare tra il mainstream e il cinema d'autore che può mettere d'accordo davvero molte persone.
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marcello1979
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lunedì 11 luglio 2016
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splendido
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Splendido film,
specchio della cultura orientale, sempre pronta a metttersi a nudo permettendo a tutti di analizzarne la complessità .
Tutto girà intorno al sesso che non risulterà esser la cosa più sporca , anzi, l'unica cosa in grado di pulire il degrado sociale.
Tutte vittime e carnefici dove il tempo non è altro che il giudice degli eventi.
La solitudine viene colmata in questo hotel a ore dove tutti noi guardiamo volentieri gli eccessi degli altri..
Tra l'ipocrisia generale delle persone si salva l'unica coppia che ha saputo aspettare 15 anni, l'unica che non si
è erosa con il tempo, anch'essa criminosa ma fuori dal tempo comune.
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Splendido film,
specchio della cultura orientale, sempre pronta a metttersi a nudo permettendo a tutti di analizzarne la complessità .
Tutto girà intorno al sesso che non risulterà esser la cosa più sporca , anzi, l'unica cosa in grado di pulire il degrado sociale.
Tutte vittime e carnefici dove il tempo non è altro che il giudice degli eventi.
La solitudine viene colmata in questo hotel a ore dove tutti noi guardiamo volentieri gli eccessi degli altri..
Tra l'ipocrisia generale delle persone si salva l'unica coppia che ha saputo aspettare 15 anni, l'unica che non si
è erosa con il tempo, anch'essa criminosa ma fuori dal tempo comune.
Chapeau
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flyanto
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mercoledì 6 luglio 2016
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tante coppie, tante storie
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"Tokyo Love Hotel", un albergo a ore nel quartiere a luci rosse della, appunto, città di Tokyo, è la location in cui si svolgono nell'arco di 24 ore le vicende narrate nel film. Le storie riguardano alcune coppie che in un certo qual modo gli eventi le portano ad interagire tra loro: vi è il giovane tuttofare del suddetto albergo il quale è fidanzato con una ragazza che poi scopre non essergli troppo fedele, vi è una donna, collega nell'hotel del ragazzo sopra citato, che vive da tanti anni nascosta insieme al compagno ricercato dalla polizia, vi è una prostituta coreana che si spaccia per hostess ma in realtà vende il proprio corpo al fine di raggiungere la cifra necessaria per poter ritornare nel proprio paese natio ed aprire un negozio con la propria madre, vi è la studentessa minorenne che è scappata di casa e si prostituisce e che riesce a fare innamorare di sè il ragazzo più grande che avrebbe dovuto inserirla in un giro di prostituzione più organizzato, ed altri ancora.
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"Tokyo Love Hotel", un albergo a ore nel quartiere a luci rosse della, appunto, città di Tokyo, è la location in cui si svolgono nell'arco di 24 ore le vicende narrate nel film. Le storie riguardano alcune coppie che in un certo qual modo gli eventi le portano ad interagire tra loro: vi è il giovane tuttofare del suddetto albergo il quale è fidanzato con una ragazza che poi scopre non essergli troppo fedele, vi è una donna, collega nell'hotel del ragazzo sopra citato, che vive da tanti anni nascosta insieme al compagno ricercato dalla polizia, vi è una prostituta coreana che si spaccia per hostess ma in realtà vende il proprio corpo al fine di raggiungere la cifra necessaria per poter ritornare nel proprio paese natio ed aprire un negozio con la propria madre, vi è la studentessa minorenne che è scappata di casa e si prostituisce e che riesce a fare innamorare di sè il ragazzo più grande che avrebbe dovuto inserirla in un giro di prostituzione più organizzato, ed altri ancora....
Insomma, una varia umanità che rispecchia un poco la condizione di una parte della popolazione giapponese contemporanea. A parte le sopra citate coppie di individui, ve ne sono svariati altri che popolano e frequentano l'albergo a ore in questione e che, in una maniera o nell'altra, interagiscono con loro, rispecchiando le relazioni umane e soprattutto evidenziandone la crisi acuta. Il regista Ryuichi Hiroki ben analizza e rappresenta lo sfacelo dei rapporti umani e di un'intera società che sempre di più richiede alla sua popolazione. I personaggi della pellicola sono tutte persone che, pur provando dei sentimenti sinceri, devono adattarsi ed uniformarsi a delle leggi non scritte che la società contemporanea loro detta: efficienza, produttività, un certo agio economico, una famiglia rispettabile, ecc..., tutti traguardi che, se non raggiunti, definiscono però "fallito" un individuo. Pertanto ciò porta alcuni di loro ad un forte stress e ad un forte sentimento di inferiorità e di, appunto, fallimento personale, e dunque a bere considerevolmente ed a sfogarsi col sesso, nelle sue più o meno larghe sfaccettature, od a prostituirsi essi stessi (sia uomini che donne senza differenza alcuna) al fine di raggiungere quella sicurezza economica che dia rispettabilità ad un essere umano. Il regista Hiroki riesce a delineare questa drammatica condizione umana in una maniera lineare e precisa e perfettamente equilibrando ed intersecando le varie storie ed i vari personaggi da creare un'opera corale realistica e ben costruita.
Interessante.
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iuriv
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mercoledì 6 luglio 2016
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una tokyo poco appasionante.
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Prima di iniziare a parlare di questo lavoro sarebbe necessario fare una premessa. Essendo una pellicola orientale che si autodefinisce commedia, la presenza del doppiaggio può influire sul gradimento complessivo. La particolare cadenza della lingua giapponese, il ritmo delle battute, il tono e gli eventuali giochi di parole (che non avrei capito comunque), fanno spesso la differenza in un genere che vive sulla brillantezza. Potrebbe essere utile, quindi, una seconda visione sottotitolata per capire l'effettivo livello del film. Solo che non ho nessuna intenzione di affrontarla.
Si, perché il lavoro di Ryuichi mi ha annoiato a morte. Le storie intrecciate che compongono la trama fragile sono poco interessanti e vengono introdotte male.
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Prima di iniziare a parlare di questo lavoro sarebbe necessario fare una premessa. Essendo una pellicola orientale che si autodefinisce commedia, la presenza del doppiaggio può influire sul gradimento complessivo. La particolare cadenza della lingua giapponese, il ritmo delle battute, il tono e gli eventuali giochi di parole (che non avrei capito comunque), fanno spesso la differenza in un genere che vive sulla brillantezza. Potrebbe essere utile, quindi, una seconda visione sottotitolata per capire l'effettivo livello del film. Solo che non ho nessuna intenzione di affrontarla.
Si, perché il lavoro di Ryuichi mi ha annoiato a morte. Le storie intrecciate che compongono la trama fragile sono poco interessanti e vengono introdotte male. Gli sceneggiatori, infatti, hanno scelto di far raccontare le vicende pregresse ai loro protagonisti inserendo dei monologhi del tutto innaturali all'interno dei dialoghi. Il regista, consapevole di come questo espediente rischiasse di far scivolare via l'empatia tra i personaggi e lo spettatore, ha tentato di risolvere attraverso l'utilizzo di scene dall'alto carico di emotività. Il problema è che spesso queste sequenze risultano troppo lunghe e, dopo un approccio funzionante, perdono la loro carica e si limitano a offrire mera contemplazione.
Nel complesso non si ride mai, ne con i dialoghi (ma qui la mediazione del doppiaggio probabilmente fa i suoi danni), ne con le poche scene simil-comiche dall'anima infantile che compaiono sullo schermo.
Vero è che ci troviamo di fronte a un tipo di cinema al quale non siamo abituati. Però non è il primo film orientale che vedo, e un lavoro così sterile ancora non mi era capitato tra le mani.
Il vero problema di Tokyo Love Hotel è quello di non offrire un intreccio di storie che possano davvero avvincere e di non essere in grado di trasformarle, attraverso la commedia, in qualcosa con cui legare.
Forse si tratta di una pellicola strettamente legata a sensazioni e sentimenti provenienti dalla sua terra d'origine. Fatto sta che non mi è piaciuto per niente.
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