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davidetiberga
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giovedì 21 luglio 2016
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una buona occasione non sfruttata al 100%
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"It Follows" presenta molti pro e contro.
Dal punto di vista formale è pregevole: la cupa fotografia di Mike Gioulakis è curata senza essere stucchevole, e la descrizione degli ambienti restituisce in modo efficace il senso di degrado che permea tutto il film.
Il cavallo di battaglia del film è però l'idea che ne sta alla base: la trama non ruota attorno al solito assassino senza volto di adolescenti o alla solita casa infestata; ma ad una originale visualizzazione dell'orrore (memore dei migliori film di John Carpenter) in una "cosa" che agisce senza scopo e si muove senza una forma definita, metafora di un male astratto e incomprensibile. Peccato che la trama non la sviluppi a dovere, anche perché i dialoghi e la recitazione sono sufficienti (cosa non scontata per un horror odierno) ma nulla di più.
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"It Follows" presenta molti pro e contro.
Dal punto di vista formale è pregevole: la cupa fotografia di Mike Gioulakis è curata senza essere stucchevole, e la descrizione degli ambienti restituisce in modo efficace il senso di degrado che permea tutto il film.
Il cavallo di battaglia del film è però l'idea che ne sta alla base: la trama non ruota attorno al solito assassino senza volto di adolescenti o alla solita casa infestata; ma ad una originale visualizzazione dell'orrore (memore dei migliori film di John Carpenter) in una "cosa" che agisce senza scopo e si muove senza una forma definita, metafora di un male astratto e incomprensibile. Peccato che la trama non la sviluppi a dovere, anche perché i dialoghi e la recitazione sono sufficienti (cosa non scontata per un horror odierno) ma nulla di più. Se nella prima parte la pellicola inquieta e attrae, nella seconda sfiora la banalità nella caratterizzazione dei personaggi (le poche volte in cui è presente) e il ridicolo nello sviluppo narrativo (come nella scena della lotta nella piscina tra i giovani protagonisti e la "cosa" ad esempio), in modo coerente coi cliché del genere.
Il regista-sceneggiatore David Robert Mitchell dirige il film con mestiere, regalando più scene di spavento senza sangue (quasi) ed effetti in CGI; ma alla fine ad accompagnare lo spettatore e a veicolargli davvero paura è la bellissima colonna sonora elettronica di Disasterpeace, in bilico tra melodie di sapore vintage e la potenza della musica elettronica attuale.
Questo perché, a discapito del titolo, la messa in scena non ha il ritmo frenetico di un inseguimento, ma quello lento e straniante dell'attesa che la "cosa" arrivi. Questa trovata intelligente ma non ben attuata nella pratica da un lato permette al regista di fare riflessioni non troppo banali (condite però da citazioni colte che lasciano il tempo che trovano) sulla gioventù di oggi, apatica e allo sbando; e su come l'ingresso nella vita adulta avvenga attraverso il sesso, visto come un'esperienza traumatica e descritto secondo le esigenze del classico binomio eros-thanatos. Dall'altro smorza inevitabilmente la tensione, rendendo il film a tratti poco coinvolgente, perché queste riflessioni non si inseriscono sempre bene all'interno della vicenda, e in favore di esse viene messa troppo spesso da parte la regola alla base del genere horror, ovvero spaventare il più possibile.
Il tentativo di Mitchell, talentoso ma acerbo, di reinventare e nobilitare un genere che si presta difficilmente a incursioni filosofiche si rivela quindi in gran parte fallimentare (ma comunque coraggioso e ammirevole). Il risultato è un film particolare, superiore alla media (bassa) degli altri horror, ma anche ambizioso e non del tutto riuscito, perché lacerato dalla ambivalenza tra la forma da prodotto d'intrattenimento e i sotto-testi metafisici e sociologici.
Questa ambivalenza spiega la diatriba tra la critica estasiata dalle innovazioni e dalla profondità della pellicola e il pubblico scocciato dal suo ritmo lento e dall'assenza di colpi di scena che scandiscano la trama e mantengano vivo l'interesse.
"It Follows" sta a mio parere nel giusto mezzo tra queste due tendenze: non è un capolavoro e i suoi difetti sono innegabili, ma i suoi pregi valgono il prezzo del biglietto.
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francis metal
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sabato 24 settembre 2016
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buono ma non ottimo
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Questo è uno dei classici casi in cui in questo sito il pubblico è discordante con gli esperti... 4 stelle dai dizionari, 3 dalla critica, 2 dal pubblico.
4 stelle è esagerato, il film ha delle pecche, ad esempio spiegatemi perché quel ragazzo per spiegare a Jay del mostro la fa svenire, la rapisce, la lega e la porta in un posto abbandonato. Era necessario?
E' inutile dire che non fa paura a nessuno, la realtà fa paura, non i film.
E' inutile dire "non c'è tensione", non è un thriller.
E poi ci sarebbe da spiegare se questo mostro è corporeo o no, perché non riescono a liberarsene e se esiste un modo per liberarsene; non solo: questo mostro muore se gli spari oppure no?
E poi non c'è alcuna introspezione psicologica, cosa molto grave.
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Questo è uno dei classici casi in cui in questo sito il pubblico è discordante con gli esperti... 4 stelle dai dizionari, 3 dalla critica, 2 dal pubblico.
4 stelle è esagerato, il film ha delle pecche, ad esempio spiegatemi perché quel ragazzo per spiegare a Jay del mostro la fa svenire, la rapisce, la lega e la porta in un posto abbandonato. Era necessario?
E' inutile dire che non fa paura a nessuno, la realtà fa paura, non i film.
E' inutile dire "non c'è tensione", non è un thriller.
E poi ci sarebbe da spiegare se questo mostro è corporeo o no, perché non riescono a liberarsene e se esiste un modo per liberarsene; non solo: questo mostro muore se gli spari oppure no?
E poi non c'è alcuna introspezione psicologica, cosa molto grave. Si capisce che Jay è una brava ragazza, fragile, ecc..., Paul è un timido imbranato, a Yara piace leggere, ma per il resto niente, la caratterizzazione è quasi assente.
Ma questo film ha dei pregi: il regista è riuscito a creare fin dalla prima volta che ha inquadrato la protagonista un'atmosfera gelida, immobile, arida, io non ricordo di avere mai visto una cosa del genere.
E poi questi ragazzi stanno sempre insieme, uniti, non ho capito se sono tutti fratelli, se abitano tutti insieme, o altro, ma sostengono l'amica sia nell'ipotesi che sia psicotica e sia nell'ipotesi che un qualcosa di sovrannaturale la stia perseguitando.
E il messaggio del film non è sessuofobico come qualcuno ha osato dire.
Fare sesso con sconosciuti è rischioso, farlo senza protezioni è rischioso.
E poi certamente l'idea che questo mostro sia la rappresentazione delle paure dei giovani verso il sesso e la crescita ci sta, certamente, è suffragata anche dai dialoghi dei protagonisti, ma il messaggio non è "non fate sesso", ma "state attenti e non fidatevi di nessuno".
Per il resto, l'idea è originale, non mi pare di avere notato buchi nella sceneggiatura (l'ho visto solo una volta), insomma, a prima impressione ripeto, il film secondo me è buono ma non ottimo
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dandy
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martedì 3 ottobre 2017
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no escape from it...
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Un horror diverso,che ha avuto un enorme successo nei festial internazionali ed ha diviso in due il publico:c'è chi lo trova un capolavoro,chi una totale perdita di tempo.L'idea della "maledizione" trasmessa attraverso il sesso fa un pò strorcere il naso,ma l'atmosfera desolata,quasi aliena,di un mondo dove non sembrano esistere adulti e i protagonisti sembrano già fantasmi è riuscitissima e inquietante.Azzeccata l'idea di non spiegare nulla,lasciando lo spettatore,al pari di Jay,alla mercè di una minaccia incombente e inarrestabile.Il regista-sceneggiatore fa crescere la tensione abilmente,facendo totalmente a meno di splatter o inutili sbalzi di volume tanto in voga negli scialbi horror odierni.
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Un horror diverso,che ha avuto un enorme successo nei festial internazionali ed ha diviso in due il publico:c'è chi lo trova un capolavoro,chi una totale perdita di tempo.L'idea della "maledizione" trasmessa attraverso il sesso fa un pò strorcere il naso,ma l'atmosfera desolata,quasi aliena,di un mondo dove non sembrano esistere adulti e i protagonisti sembrano già fantasmi è riuscitissima e inquietante.Azzeccata l'idea di non spiegare nulla,lasciando lo spettatore,al pari di Jay,alla mercè di una minaccia incombente e inarrestabile.Il regista-sceneggiatore fa crescere la tensione abilmente,facendo totalmente a meno di splatter o inutili sbalzi di volume tanto in voga negli scialbi horror odierni.Una cupa metafora del mondo adolescenziale americano,vuoto,incerto,e impotente di fronte all'orrore.Bella fotografia ed efficace colonna sonora di Disasterpeace.Perfetto per chi cerca un pò di innovazione in un genere ormai arrugginito.Da noi è arrivato quasi nel 2016.
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taniamarina
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martedì 20 novembre 2018
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il nuovo horror
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Il pubblico del genere horror, sostanzialmente, si divide in due grandi categorie: l'adoloscente che si spaventa con trame scontate e di facile fruizione, ed il cultore che di volta in volta si fa sempre più esigente. Va da sé che la sterminata e rapidissima produzione di film crea non volendo un effetto anestetico controproducente: chi segue il genere non si spaventa più. Come fare? Robert Mitchell ci proprone una soluzione efficace, ossia fare l'occhiolino alla tipica storia adolescenziale, adottando tecniche cinematografiche ottime per un pubblico maturo e cosciente. Si torna nel passato tra il genio di romero e Carpenter, sintetizzatori anni '80 e suspence degna dei più grandi classici.
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Il pubblico del genere horror, sostanzialmente, si divide in due grandi categorie: l'adoloscente che si spaventa con trame scontate e di facile fruizione, ed il cultore che di volta in volta si fa sempre più esigente. Va da sé che la sterminata e rapidissima produzione di film crea non volendo un effetto anestetico controproducente: chi segue il genere non si spaventa più. Come fare? Robert Mitchell ci proprone una soluzione efficace, ossia fare l'occhiolino alla tipica storia adolescenziale, adottando tecniche cinematografiche ottime per un pubblico maturo e cosciente. Si torna nel passato tra il genio di romero e Carpenter, sintetizzatori anni '80 e suspence degna dei più grandi classici. L'atmsofera non cede un passo e i vecchi spaventi che "Il signore del male" provocò nella paltea, tornano a farsi sentire con la stessa efficacia. Studiano fortemente questi nuovi registi dell'horror!, si applicano per trovare i modi migliori per spaventare il pubblico assetato di terrore e talvolta, come in questo caso, ci riescono benissimo.
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math
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sabato 21 dicembre 2019
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il ritorno del simbolismo!
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It Follows non è un capolavoro. Perché un film venga giudicato con tale appellativo deve rispettare determinati criteri, quali: l'innovazione dell'opera, il tempo storico in cui è stata partorita e la sua influenza su opere a venire. It Follows non ne rispetta nessuno.
Tuttavia, è davvero un ottimo film. La storia è davvero interessante, molto intelligente e molto curata. Una ragazza che viene inseguita da un essere di cui ha paura, e di cui tenta di liberarsene tramite un rapporto sessuale, non è banale ed è molto originale. A mio parere, essa rappresenta una metafora riguardo la vita di chiunque.
Tutti abbiamo paura di qualcosa, e, a volte, cerchiamo di scappare da ciò, pensando di affrontarla lasciandocela alle spalle.
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It Follows non è un capolavoro. Perché un film venga giudicato con tale appellativo deve rispettare determinati criteri, quali: l'innovazione dell'opera, il tempo storico in cui è stata partorita e la sua influenza su opere a venire. It Follows non ne rispetta nessuno.
Tuttavia, è davvero un ottimo film. La storia è davvero interessante, molto intelligente e molto curata. Una ragazza che viene inseguita da un essere di cui ha paura, e di cui tenta di liberarsene tramite un rapporto sessuale, non è banale ed è molto originale. A mio parere, essa rappresenta una metafora riguardo la vita di chiunque.
Tutti abbiamo paura di qualcosa, e, a volte, cerchiamo di scappare da ciò, pensando di affrontarla lasciandocela alle spalle. Ma, una volta affrontata questa paura, ne arriverà sicuramente un'altra. Esistono anche paure che, purtroppo, ci inseguiranno per tutta la nostra esistenza. Questo è ciò che ho tratto dal film, il quale risulta, quindi, simbolico. La messa in scena da parte del regista David Mitchell è davvero notevole, e, a tratti, mi ha spaventato. E' discutibile la recitazione degli attori, che, seppur notevole, non eccelle.
Non è un film destinato a rimanere nella storia. Se il mondo fosse iniziato nel 2014, forse avrebbe avuto senso elevarlo a ''capolavoro''.
Ma, considerando il periodo in cui è uscito ed i tempi che corrono, purtroppo il film è distante anni luce dall'essere considerato tale. E' molto ambizioso, e cupo. Inoltre la colonna sonora gioca un ruolo importante, ed è essenziale per la riuscita del film.
Agli amanti dell'horror, questo film forse passerà inosservato, ma lo consiglio vivamente. Considerando che viviamo in tempi in cui i film sono preconfezionati e le major cinematografiche danno al film preconfezionati, It Follows fa la differenza.
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elgatoloco
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giovedì 9 luglio 2020
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fantasmatico , ma...
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Quando ci si trova di fronte a un film come"It Follows"(David Robert Mitchell, anche soggettista, sceneggiatore, produttore, 2014)la prima reazione è di grande interesse, di continua sollecitazione a seguire il film con grande attenzione, trattandosi di un tema la persecuzione sessuale-soprannatuale che prometre il"fantasmatico", l'altro, sempre interpretabile sia come"puro fantastico"sia leggibiile psicanaliticamente(il"fantasma"freudiano- lacaniano, ma anche l'"ombra" jughiana, se vogliamo dettagliare), dunque di per sè il soggetto è interessantissimo, aprendosi poi a un ventaglio di possibili interpretazioni"aperte" e, volendo, anche"ompoossibili"(dove cioà una co-esiste con altre), , senza che l'autore scenda in campo a darci la sua "versione dei"non fatti", il che parrebbe una volontà di non interferenza-non spiegazione"diretta"molto apprezzabile, Personalmente, lo dico subito, rifuto che Mitchell abbia voluto, anche solo velatamente, alludere all'HIV-AIDS: è problematica ormai consunta, quasi"dimenticata", non più molto ricercata/studiata, non presente nelle discussioni scientitiche come mediate in modo dominante, quasi"esiliata"-rimossa, ora, ma poi non è decisamente questa la cifra nella quale si debba leggere il fim, che propende per qualcosa di molto più "impalpabile", di meno legato alla"terrestità materiale".
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Quando ci si trova di fronte a un film come"It Follows"(David Robert Mitchell, anche soggettista, sceneggiatore, produttore, 2014)la prima reazione è di grande interesse, di continua sollecitazione a seguire il film con grande attenzione, trattandosi di un tema la persecuzione sessuale-soprannatuale che prometre il"fantasmatico", l'altro, sempre interpretabile sia come"puro fantastico"sia leggibiile psicanaliticamente(il"fantasma"freudiano- lacaniano, ma anche l'"ombra" jughiana, se vogliamo dettagliare), dunque di per sè il soggetto è interessantissimo, aprendosi poi a un ventaglio di possibili interpretazioni"aperte" e, volendo, anche"ompoossibili"(dove cioà una co-esiste con altre), , senza che l'autore scenda in campo a darci la sua "versione dei"non fatti", il che parrebbe una volontà di non interferenza-non spiegazione"diretta"molto apprezzabile, Personalmente, lo dico subito, rifuto che Mitchell abbia voluto, anche solo velatamente, alludere all'HIV-AIDS: è problematica ormai consunta, quasi"dimenticata", non più molto ricercata/studiata, non presente nelle discussioni scientitiche come mediate in modo dominante, quasi"esiliata"-rimossa, ora, ma poi non è decisamente questa la cifra nella quale si debba leggere il fim, che propende per qualcosa di molto più "impalpabile", di meno legato alla"terrestità materiale". detto questo e apprezzate varie inquadrautre, deicsamente interessanti, a un certo punto sorge una reazone di rifiuto, di"Negazione", per cui ci si viene a chiedere"cui prodest?", cosa vuol dimosrare /non dimostrare(il fascino dell'indimostrabile è assoluto, come vari esperimenti scientifici dimostrano e hanno dimostrato), l'autore?Vine da oensare a un film ormai antico, come"Teorema"che Pier paso Pasolini, mezzo seoclo fa(forse anzi qualcosa di più...)aveva scrtoe diretto, scrivendo contemparanemente anche una versione solo letteraria, in qualche modo"Indpedente". Nulla a che vedere, si crederebbe, di primo acchito, mentre invece tematicamente anche là: una fmailigia in crisi per le"attenzioni intime "di un"visitatore misterioso", dove anche in quel caso Pasoini non hao anzi aveva fornito chiavi interpretative tali da consentire facili identificazioni.... e riconoscimenti. ;Ma il ptahos espressivo lè era fortissimo e stimolava alla discussione, anche allo sconcerto, mentre qui si esce dal film con quel senso di"Mancanza"che non è"vorrei saperne di più", ma l'insoddisfazione per qualcosa di incompiuto, di "non realizzato", che forse Mitchell completerà in qualche modo, in film successivi. Discreti, ma a t ratti meno convincenti, gli interpreti principali Miaka Monroe(nome omen...)anche se Marilyn in realtà era Norma Jeane, , Jake Weary e Daniel Zovatto. El Gato
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lucas previtali
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venerdì 3 giugno 2022
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il futuro alle spalle - it follows
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It Follows si apre con una scena che in qualche modo chiarifica fin da subito il significato del film, una lenta panoramica circolare che mostra una ragazza scappare impaurita da qualcosa di invisibile, con in sfondo un tipico quartiere di periferia americano. Questa circolarità non è solo una scelta stilistica per presentarci uno dei protagonisti del film, la periferia urbana statunitense, ma un avviso che il film lancia allo spettatore fin dall’inizio. Il film segue le vicende di un gruppo di ragazzi alle prese con la quotidianità in un mondo che sembra non appartenergli fino in fondo, nel quale si muovono ma quasi da intrusi. È proprio provando a sovvertire questa normalità che Jay, la vera e propria protagonista del film, si ritrova condannata a una sorta di maledizione.
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It Follows si apre con una scena che in qualche modo chiarifica fin da subito il significato del film, una lenta panoramica circolare che mostra una ragazza scappare impaurita da qualcosa di invisibile, con in sfondo un tipico quartiere di periferia americano. Questa circolarità non è solo una scelta stilistica per presentarci uno dei protagonisti del film, la periferia urbana statunitense, ma un avviso che il film lancia allo spettatore fin dall’inizio. Il film segue le vicende di un gruppo di ragazzi alle prese con la quotidianità in un mondo che sembra non appartenergli fino in fondo, nel quale si muovono ma quasi da intrusi. È proprio provando a sovvertire questa normalità che Jay, la vera e propria protagonista del film, si ritrova condannata a una sorta di maledizione. Jay compie un atto sessuale con un ragazzo, che però dopo averla narcotizzata le rivela che da quel momento in poi sarà perseguitata da un’entità malefica. Questo è il mostro che dà il titolo al film, un mostro che può assumere le sembianze di chiunque e che seguirà Jay per raggiungerla e poi ucciderla. L’unica possibilità di sfuggire a questa entità è quella di consumare un rapporto sessuale con un’altra persona, in modo di passare la maledizione, come una sorta di malattia sessualmente trasmissibile. “It” è un pronome scelto non a caso, in quanto rappresentazione di un mostro non ben definito e fluido e visibile solamente dalla persona in quel momento presa di mira. Jay, assieme al suo gruppo di amici che una volta compresa la situazione decidono di aiutarla, si ritrova quindi costantemente in fuga, braccata da un predatore mutevole e difficilmente identificabile. Questa fuga non è una semplice fuga dalla morte, assume un significato più profondo se vista nel contesto nel quale si svolge il film. I ragazzi vivono in un mondo che non li comprende, o che non vuole comprenderli, lasciati a loro stessi e alle loro paure, alle loro insicurezze. Il mostro non è solo un presagio di morte che si palesa nella testa dei protagonisti che ormai non più bambini ne hanno consapevolezza, ma la rappresentazione di un disagio interiore, individuale e collettivo. È la paura dell’ignoto, del futuro, che si avvicina sempre di più fino a che non li raggiunge, fino a che non c’è più tempo. La paura è quella di diventare come gli adulti che li circondano, che ai loro occhi sono invisibili e che infatti nel film appaiono solo di sfondo, sfocati. Una volta arrivati a quel punto non rimane che la morte. Questa contrapposizione tra la gioventù alle prese che i propri demoni e il mondo degli adulti richiama molto il classico di Wes Craven “Nightmare”. Anche in quel caso il mondo dei grandi era in contrasto con quello dei ragazzi, non capendoli e nemmeno sforzandosi di farlo, lasciandoli quindi in balia del loro destino. Quello al film del 1984 non è l’unico rimando ai grandi classici del genere, l’America suburbana rappresentata nel film ricorda le strade di “Halloween”, mentre il mostro che può assumere varie forme rimanda a “La Cosa”. Infatti It Follows si inserisce perfettamente nella nuova corrente horror statunitense che prova a reinventare il genere, sul modello del new horror americano anni ’70, lavorando sulle atmosfere, sul terrore dato dall’ignoto. Dai classici del genere quindi il film non prende soltanto ispirazione, ma impara la lezione e la riadatta alla modernità. La gestione dell’orrore infatti è basata sul non visto, su dei tempi dilatati che aumentano la tensione e sull’uso della colonna sonora che a volte irrompe prepotentemente nella scena, fatta di sintetizzatori che richiamano le musiche di John Carpenter. Il mostro che insegue la protagonista è come un’ombra, un essere che si muove lentamente ma inesorabile, come una sorta di zombie di romeriana memoria. Non viene mai inquadrato a fuoco, è sempre di sfondo, distante ma ingombrante. Alcune scelte stilistiche aiutano ad accrescere il senso di paura e di disagio, come l’uso di varie panoramiche con la macchina da presa che ruota attorno ai personaggi, facendo provare anche allo spettatore il senso di disorientamento e la perdita di punti di riferimento. Le diverse soggettive dal punto di vista del mostro con dei lenti carelli in avanti e dei lunghi zoom verso i protagonisti creano un grande senso di tensione e rendono perfettamente l’idea dell’inevitabilità della morte che si avvicina. Anche le ambientazioni negli spazi aperti, sempre vasti e a tratti sconfinati restituiscono una sensazione di impossibilità alla fuga, perché ovunque vadano i protagonisti, non importa quanto lontano, prima o poi verranno raggiunti. La morte si avvicina e Jay e i suoi amici decidono di provare a sconfiggerla, attirando il mostro in una piscina coperta per provare a fulminarlo e in effetti il piano con qualche difficoltà sembra funzionare, il mostro viene ucciso. Successivamente i ragazzi si ritrovano in un ospedale, dove una delle amiche legge un passaggio de “L’idiota” di Dostoevskij: «[…] il dolore essenziale non è affatto quello delle ferite, è il sapere con certezza che fra un’ora, poi fra dieci minuti, poi fra mezzo minuto, poi adesso, ecco proprio ora, l’anima vola via dal corpo e tu come persona non esisterai più, e questo ormai con certezza». La chiave del film sta proprio in questa citazione. Il mostro non rappresenta la morte, la morte arriva solo alla fine, una volta che il mostro si è avvicinato abbastanza. La certezza è che prima o poi quel momento arriverà. A inseguire Jay sono le paure, i dubbi, che la stanno raggiungendo. Un gioco di paradossi, dove l’avvenire, il futuro, è l’inseguitore e non l’inseguito. In un mondo normale Jay, e con lei tutti gli altri ragazzi dovrebbero essere predatori del proprio destino, non prede. Quello che dovrebbe stare davanti, a portata di mano, pronto a essere raccolto, sta dietro, alle spalle. “It” è stato veramente sconfitto? L’ultima scena del film vede Jay con il suo nuovo ragazzo che camminano mano nella mano nel tipico quartiere di periferia visto nella scena iniziale. Dietro di loro si intravede una figura, fuori fuoco, che li insegue camminando lentamente. Il film finisce con questa scena ma sembra essere tornato all’inizio, come se il tempo si fosse girato su sé stesso, come il movimento circolare della macchina da presa nel prologo. Non si può di certo sfuggire al mostro, ma si può imparare a conviverci. I due mentre camminano sono felici e incuranti di ciò che gli sta dietro. Il finale del film è aperto, incerto. La stessa incertezza dalla quale Jay era in fuga e che ora si è lasciata alle spalle.
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davidblake
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venerdì 22 settembre 2017
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100 minuti di vita... buttati nel cesso!
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Io mi reputo un appassionato del genere horror (anche se il mio massimo è il misto fantascienza+horror, sullo stile "Aliens" per intenderci, oppure i thiller psicologici, tipici quelli giapponesi).
A parte che non capisco come critici di professione possano definirlo "horror" (come nell'intestazione della scheda su questo sito). Guardandolo è ovvio, al massimo, inquadrarlo come "thriller", ma del genere d'orrore non ha proprio nulla (come se uno mettesse la saga "Ghostbusters" tra gli horror). Anche "It" (quello del 1990) non è assolutamente un horror, ma un fanta-thriller. Questo film mi ha fatto venire in mente (per la trama soft e puerile) "Let Me In", anche questo indicato da molti erroneamente come horror.
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Io mi reputo un appassionato del genere horror (anche se il mio massimo è il misto fantascienza+horror, sullo stile "Aliens" per intenderci, oppure i thiller psicologici, tipici quelli giapponesi).
A parte che non capisco come critici di professione possano definirlo "horror" (come nell'intestazione della scheda su questo sito). Guardandolo è ovvio, al massimo, inquadrarlo come "thriller", ma del genere d'orrore non ha proprio nulla (come se uno mettesse la saga "Ghostbusters" tra gli horror). Anche "It" (quello del 1990) non è assolutamente un horror, ma un fanta-thriller. Questo film mi ha fatto venire in mente (per la trama soft e puerile) "Let Me In", anche questo indicato da molti erroneamente come horror.
Lasciando da parte il discorso sul genere posso definire il film nel suo complesso (tralasciando la trama, visto che in questo sito l'hanno trascritta più persone) risulta noioso, lento, ma soprattutto senza un briciolo di spiegazioni sul "perchè". Mi piacerebbe sapere CHI ha dato inizio alla, se così la posso definire, maledizione. Avrei voluto anche che lo sceneggiatore mi avesse detto PERCHÈ è nato tutto questo e COME può finire. Il finale poi (che non dico per evitare inutili spoiler) mi ha "fatto scendere" tutto il film. Deduco che il produttore ed il regista sperino di poter fare un sequel, ma se aspettano i soldi di quelli che hanno la mia stessa idea di "buon film" stanno freschi...!
Concludo chiedendo a chi ha dato un voto a questo film superiore alla sufficienza (ovviamente "chiedendo" si fa per dire) se hanno mai visto film del tipo: il primo "Alien", il primo "Predator", "La Cosa" del 1982 ed il suo prequel postumo, "The Others", "The Ring" e "The Eye" nelle versioni originali giapponesi, la serie "REC" (non la sua versione americana), "Sfera". Tutti film, in modo diverso, in cui si deve sfuggire da un nemico quasi inarrestabile, ma dove la paura si sente eccome e dove IL FINALE ESISTE.
Buona visione a tutti e, per me, al prossimo spero più fortunato film.
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davidblake
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venerdì 22 settembre 2017
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100 minuti di vita buttati nel cesso!
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Io mi reputo un appassionato del genere horror (anche se il mio massimo è il misto fantascienza+horror, sullo stile "Aliens" per intenderci, oppure i thiller psicologici, tipici quelli giapponesi).
A parte che non capisco come critici di professione possano definirlo "horror" (come nell'intestazione della scheda su questo sito). Guardandolo è ovvio, al massimo, inquadrarlo come "thriller", ma del genere d'orrore non ha proprio nulla (come se uno mettesse la saga "Ghostbusters" tra gli horror). Anche "It" (quello del 1990) non è assolutamente un horror, ma un fanta-thriller. Questo film mi ha fatto venire in mente (per la trama soft e puerile) "Let Me In", anche questo indicato da molti erroneamente come horror.
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Io mi reputo un appassionato del genere horror (anche se il mio massimo è il misto fantascienza+horror, sullo stile "Aliens" per intenderci, oppure i thiller psicologici, tipici quelli giapponesi).
A parte che non capisco come critici di professione possano definirlo "horror" (come nell'intestazione della scheda su questo sito). Guardandolo è ovvio, al massimo, inquadrarlo come "thriller", ma del genere d'orrore non ha proprio nulla (come se uno mettesse la saga "Ghostbusters" tra gli horror). Anche "It" (quello del 1990) non è assolutamente un horror, ma un fanta-thriller. Questo film mi ha fatto venire in mente (per la trama soft e puerile) "Let Me In", anche questo indicato da molti erroneamente come horror.
Lasciando da parte il discorso sul genere posso definire il film nel suo complesso (tralasciando la trama, visto che in questo sito l'hanno trascritta più persone) risulta noioso, lento, ma soprattutto senza un briciolo di spiegazioni sul "perchè". Mi piacerebbe sapere CHI ha dato inizio alla, se così la posso definire, maledizione. Avrei voluto anche che lo sceneggiatore mi avesse detto PERCHÈ è nato tutto questo e COME può finire. Il finale poi (che non dico per evitare inutili spoiler) mi ha "fatto scendere" tutto il film. Deduco che il produttore ed il regista sperino di poter fare un sequel, ma se aspettano i soldi di quelli che hanno la mia stessa idea di "buon film" stanno freschi...!
Concludo chiedendo a chi ha dato un voto a questo film superiore alla sufficienza (ovviamente "chiedendo" si fa per dire) se hanno mai visto film del tipo: il primo "Alien", il primo "Predator", "La Cosa" del 1982 ed il suo prequel postumo, "The Others", "The Ring" e "The Eye" nelle versioni originali giapponesi, la serie "REC" (non la sua versione americana), "Sfera". Tutti film, in modo diverso, in cui si deve sfuggire da un nemico quasi inarrestabile, ma dove la paura si sente eccome e dove IL FINALE ESISTE.
Buona visione a tutti e, per me, al prossimo spero più fortunato film.
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alcinemainsieme
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venerdì 30 giugno 2017
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più comico che horror.
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Il film inizia con una scena senza senso, senza capo nè coda (ma tutto il film è un pò tutto così): una ragazza che esce da una casa, tenendosi lontana dal padre e girando intorno alla casa; quindi, torna dentro; poi si catapulta in strada; scappa con l'auto; raggiunge un posto isolato; e, lì, telefona i genitori per dirgli che gli ha sempre voluto bene; e attende, credo, di morire; [stacco di scena]; lei è morta squartata l'indomani.
Quindi c'è un'altro stacco di scena, e si vede un'altra ragazza fare il bagno nella piscina di casa.
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Il film inizia con una scena senza senso, senza capo nè coda (ma tutto il film è un pò tutto così): una ragazza che esce da una casa, tenendosi lontana dal padre e girando intorno alla casa; quindi, torna dentro; poi si catapulta in strada; scappa con l'auto; raggiunge un posto isolato; e, lì, telefona i genitori per dirgli che gli ha sempre voluto bene; e attende, credo, di morire; [stacco di scena]; lei è morta squartata l'indomani.
Quindi c'è un'altro stacco di scena, e si vede un'altra ragazza fare il bagno nella piscina di casa... E qui non si capisce se ciò che è stato mostrato in precedenza fosse una anticipazione del finale, o tutta un'altra vicenda; se ora ci stanno narrando i fatti che precedono quella tragedia (difatti, poco dopo, scopriamo che la ragazza inizio film è - forse? - la sorella della ragazza in piscina!) o altre persone destinate ad essere, come la prima, terrorizzate da qualcosa.
Il film utilizza continui e rapidi cambi di scena, come se intendesse dirci qualcosa ("è passato molto tempo", "adesso vediamo cosa succede nel frattempo altrove", "siamo tornati ai personaggi di prima") ma senza far capire, in verità, nulla. Talvolta, alterna stacchi di scena repentini a "scene completamente a caso" (una bambina che gioca, una donna in ospedale, una dissolvenza in nero) che non dicono niente e potrebbero anche non essere inserite, ma che nella testa del regista dovrebbero dirci qualcosa. No: non funziona! E meno male che i protagonisti sono, generalmente, tutti vicini: se ci fosse stato il classico "dividiamoci!", con i cambi di scena repentini si sarebbe capito ancor meno!
Quindi: spezzoni di scene che insieme DOVREBBERO formare una storia...
Altra cosa di cui si potrebbe fare a meno: scene normalissime accompagnate da una colonna sonora (?) invadente che dovrebbe mettere ansia allo spettatore. No: se la scena è NORMALISSIMA, non è sufficiente una musica tetra (?) perchè lo spettatore si spaventi o stia in tensione!
Colonna sonora, tra l'altro, composta da musiche casuali (non si ripete mai, in tutto il film, la stessa musica per più di una volta!) che, per uno strano scherzo del destino, è presente in scene normalissime, ma ASSENTE nei momenti horror del film. Probabilmente, il compositore non è stato pagato e si è vendicato scambiando i momenti nei quali la musica doveva partire... Nello specifico: sono musiche fastidiosissime e trasmette, con molta probabilità, da casse sfondate, perchè il suono rimbomba confuso. Abbassate l'audio.
Ancora: personaggi che si comportano come nella realtà nessuno si comporterebbe (una madre che apre e fa accomodare perfetti sconosciuti in casa, solo perché nominano - neanche dicono di conoscere! - il nome del figlio; amici della protagonista che parlano allegramente con l'ex della ragazza invece di prenderlo a schiaffi per quello che fa fatto - li si capisce vedendo il film; ragazzi che fanno liberamente sesso in ospedale) e personaggi che compaiono una (o due volte) per poi non apparire MAI più, anche quando le esigenze lo richiederebbero: metà dal film si svolge nella casa della protagonista, abitata anche dalla madre, che però non la si vede mai, neanche quando in piena notte gridano e corrono ovunque! L'ex ragazzo, poi, è colui che ha "trasmesso" la maledizione, ma non lo si vedrà mai più, neanche quando le vicende sembrano essersi risolte (o non esserlo: e quindi coinvolgerebbero anche lui. Ma non lo si vede!).
Il film, poi, è contrassegnato dalle solite decisioni sbagliate, tipiche dei protagonisti di qualsiasi film horror: che qui eccellono in assurdità, data anche l'assurdità della storia stessa (non dico nulla per non spoilerare). Aspettatevi scene di sesso - dettagliate e prolungate, come se si trattasse di un dettaglio importante! - alternate a (poche) scene ansiose che potremmo definire accettabili.
Il film, che non svela origini e motivazioni della maledizione, si conclude con un finale (?) aperto che non nulla a che fare con l'introduzione iniziale!
Scena clou: 20 minuti di film impiegati per preparare una trappola che fallisce ESATTAMENTE nel medesimo modo nel quale ogni persona intelligente (che, evidentemente, è una peculiarità che non riguarda i protagonisti del film) avrebbe previsto.
Comico. Da vedere insieme ad amici per farsi 4 risate.
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