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davidec_17
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lunedì 10 novembre 2014
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ficarra & picone - comicità d'alta scuola
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Come sempre i due comici siciliani ci reagalano una perla di comicità. Sottovalutati dalla critica, perchè non schierati politicamente, ma amati dal pubblico. Molte delle scene di questo film sono chicche d'autore.
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romifran
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domenica 9 novembre 2014
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chi pagherà per noi?
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Chi pagherà le nostre pensioni, dal momento che una coppia genera, solitamente, un solo figlio (e tardi) nella nostra società resa anziana da una crisi della quale non si vede la fine? E' una domanda che ci facciamo in tanti, a metà tra lo sconforto e l'incertezza del non avere risposte rassicuranti. Su questo stressante "leit motiv" del tempo che stiamo vivendo, Ficarra (soprattutto lui) e Picone imbastiscono una storia brillante e godibile, che alterna momenti spassosi a perle di tenerezza. La bimba sembra la voce del Grillo Parlante di Pinocchio: è lei la depositaria delle poche verità che ci sono rimaste:la nonna "mummia", la pensione che è "per sempre", il gustosissimo cameo di Ken che si fidanza con la Befana dopo aver lasciato l'avvenente Barbie.
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Chi pagherà le nostre pensioni, dal momento che una coppia genera, solitamente, un solo figlio (e tardi) nella nostra società resa anziana da una crisi della quale non si vede la fine? E' una domanda che ci facciamo in tanti, a metà tra lo sconforto e l'incertezza del non avere risposte rassicuranti. Su questo stressante "leit motiv" del tempo che stiamo vivendo, Ficarra (soprattutto lui) e Picone imbastiscono una storia brillante e godibile, che alterna momenti spassosi a perle di tenerezza. La bimba sembra la voce del Grillo Parlante di Pinocchio: è lei la depositaria delle poche verità che ci sono rimaste:la nonna "mummia", la pensione che è "per sempre", il gustosissimo cameo di Ken che si fidanza con la Befana dopo aver lasciato l'avvenente Barbie... E' proprio lei che, con gli occhi disincantati dell'infanzia, sa capire cosa sta davvero accadendo: è una débacle totale, al punto che il bisogno d'amore dell'uomo di chiesa e il suo grido di rivolta contro la solitudine del cuore fanno quasi tenerezza, perché sono reali e perché hanno un senso umano profondissimo. Non è, naturalmente, un film da Oscar; ma, nella nostra realtà dolorosa e preoccupante, è una storia giocosa che ci aiuta a sdrammatizzare le tragedie individuali e corali che stiamo vivendo e ci fa uscire dalla proiezione in sala con la certezza che qualcosa, con la creatività e l'ingegno che caratterizza noi italiani, si può ancora fare. Delizioso l'ammiccamento delle signore anziane che, sapendosi corteggiate, diventano automaticamente più graziose e civettuole, per quel bizzarro meccanismo, tra il fisiologico e l'ormonale, che fa sì che le donne, a primavera, rifioriscano a tutte le età, come boccioli di rosa... Un augurio implicito alla nostra bella e maltrattata Italia, addolorata e coraggiosa? Chissà!
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alexcold83
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domenica 9 novembre 2014
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ficarra e picone ridotti a macchiette di se stessi
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Una delusione, tristissimo, molti sorrisi e risate col contagocce, la solita peggior sicilia paesanesca messa alla berlina con ormai il sapore di salsa scaduta... in alcune scene si è rasentato lo squallidume che neanche la defilippi, finale sempliciotto e controfinale "omaggio" palese ad Alberto Sordi, che nel contesto sta alla sicilia come il parmigiano sulla macedonia, la sigla d'uscita pareva più un "vi abbiam fregato" canticchiato a chi era in sala. Ficarra e Picone ridotte a macchiette di loro stessi, in altri film facevano straridere ma ieri a tratti erano irritanti, Ficarra avrà ripetuto "pensione" ottomila volte, le liti bambinesche altrettanto ottomila, più che "gemelli mancati" i due sembravano "servo e schiavo".
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Una delusione, tristissimo, molti sorrisi e risate col contagocce, la solita peggior sicilia paesanesca messa alla berlina con ormai il sapore di salsa scaduta... in alcune scene si è rasentato lo squallidume che neanche la defilippi, finale sempliciotto e controfinale "omaggio" palese ad Alberto Sordi, che nel contesto sta alla sicilia come il parmigiano sulla macedonia, la sigla d'uscita pareva più un "vi abbiam fregato" canticchiato a chi era in sala. Ficarra e Picone ridotte a macchiette di loro stessi, in altri film facevano straridere ma ieri a tratti erano irritanti, Ficarra avrà ripetuto "pensione" ottomila volte, le liti bambinesche altrettanto ottomila, più che "gemelli mancati" i due sembravano "servo e schiavo". Infine nota per la Fiat/FCA: ormai spendono più soldi in product placement che in investimenti industriali. 8 euro sprecate, peccato.
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cicciogia
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domenica 9 novembre 2014
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andare a quel paese... con piacere.
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Te c'hanno mai mannato a quer paese? Sapessi quante gente che ce sta..., cantava il grande Alberto Sordi. Beh, di certo almeno una volta è capitato a tutti, raramente invece capita di andarci (anzi di ritornarci) spontaneamente. E quel paese non è per niente una parolaccia, è un luogo, vero, che è teatro di una serie di avvenimenti al limite dell'assurdo, di una vicenda che è l'anima limpida e divertente dell'ultima opera filmica del duo comico Salvo Ficarra e Valentino Picone.
È tempo di crisi, il lavoro scarseggia e i costi della grande città (Palermo) sono divenuti insostenibili.
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Te c'hanno mai mannato a quer paese? Sapessi quante gente che ce sta..., cantava il grande Alberto Sordi. Beh, di certo almeno una volta è capitato a tutti, raramente invece capita di andarci (anzi di ritornarci) spontaneamente. E quel paese non è per niente una parolaccia, è un luogo, vero, che è teatro di una serie di avvenimenti al limite dell'assurdo, di una vicenda che è l'anima limpida e divertente dell'ultima opera filmica del duo comico Salvo Ficarra e Valentino Picone.
È tempo di crisi, il lavoro scarseggia e i costi della grande città (Palermo) sono divenuti insostenibili. L'unica soluzione è il ritorno alla casa d'origine, alla famiglia d'origine, “al paese”. Così è che Salvo e Valentino, a bordo della loro Punto rossa stracolma di roba, fra strade, “trazzere”, cave di pietra e distese assolate, giungono a Monteforte (nella realtà la splendida e ridente Rosolini), cittadina dell'estremo sud est siculo, un tempo capoluogo dell'esportazione delle arance nel mondo, oggi desertico groviglio di case e vie popolate da zii e zie e suocere, persone un po' sole ma munite di pensione.
Così, d'un tratto, nelle fantasie del duo appena arrivato, quei simpatici vecchietti diventano “pozzi di petrolio” da cui attingere per poter condurre una vita sicura e agiata. E proprio da questo machiavellico piano, prende il via una serie di “sfortunati eventi” che farà da motore a questa commedia divertente e irriverente, giocata esclusivamente sulla parola e sulla mimica, sulle gag della coppia, degna erede di quei Franco e Ciccio che segnarono un pezzo di storia della comicità italiana e siciliana.
Come nei loro lavori precedenti, Ficarra e Picone, registi oltre che interpreti, regalano al pubblico un film dal ritmo serrato, con un coro di attori che rimandano al teatro dell'arte per vizi e caratteristiche, come maschere classiche di una storia antica negli ingranaggi filmici ma moderna nella sottesa critica all'attuale sistema. Senza mai osare troppo, ma strappando continui e genuini sorrisi, i nostri giocano coi temi “caldi” del nostro tempo, disoccupazione, pensioni, politica, raccomandazioni, religione, graffiando piacevolmente alla porta di innumerevoli ipocrisie nostrane: la morale ultima è un po' buonista, ma universale e vera.
E il risultato finale è un'ora e trenta di risate pulite e sincere, un po' a denti stretti, a volte dal retrogusto amaro, così come solo la buona commedia italiana sa e deve fare.
Francesco Giamblanco
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[+] splendida rosolini
(di giovisam)
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don draper
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domenica 9 novembre 2014
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ficarra e picone non deludono mai.
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Sono sempre del parere che i film di Ficarra e Picone sono soprattutto fatti x i siciliani,solo noi siculi possiamo capire certe battute, ironie etc...cmq bellissima commedia,come sempre i due comici palermitani non deludono mai.
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angela.busacca
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sabato 8 novembre 2014
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il pese è piccolo e la gente mormora....
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Aria aperta e spazi invasi dalla luce: se negli ultimi lavori (sia "La matassa" che "Anche se è amore non si vede") Ficarra & Picone avevano scelto ambientazioni "urbane", per questo nuovo film ritornano nella "profonda" Sicilia rurale, nell'immaginario borgo di Monteforte, "paese delle arance", scolpito dal sole e popolato da tante figurine disegnate tra tradizione e caricatura (il barbiere-chiacchierone, gli inossidabili giocatori di briscola al tavolo del bar, il carabiniere tontolone, le arzille comari).
Il ritorno al paesello non è solo metafora, ma tratto principale della storia: perso il lavoro e sfrattati da casa, Valentino e Salvo decidono di trasferirsi a Monforte...dove almeno avranno un tetto sopra la testa (Valentino torna a casa dei genitori e Salvo a casa della suocera che ne saluta l'arrivo con un significativo "Figlia mia, c'è anche quella cosa inutile di tuo marito? Ti preferivo vedova!") e qualcosa per vivere grazie alle pensioni delle anziane parenti.
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Aria aperta e spazi invasi dalla luce: se negli ultimi lavori (sia "La matassa" che "Anche se è amore non si vede") Ficarra & Picone avevano scelto ambientazioni "urbane", per questo nuovo film ritornano nella "profonda" Sicilia rurale, nell'immaginario borgo di Monteforte, "paese delle arance", scolpito dal sole e popolato da tante figurine disegnate tra tradizione e caricatura (il barbiere-chiacchierone, gli inossidabili giocatori di briscola al tavolo del bar, il carabiniere tontolone, le arzille comari).
Il ritorno al paesello non è solo metafora, ma tratto principale della storia: perso il lavoro e sfrattati da casa, Valentino e Salvo decidono di trasferirsi a Monforte...dove almeno avranno un tetto sopra la testa (Valentino torna a casa dei genitori e Salvo a casa della suocera che ne saluta l'arrivo con un significativo "Figlia mia, c'è anche quella cosa inutile di tuo marito? Ti preferivo vedova!") e qualcosa per vivere grazie alle pensioni delle anziane parenti.
Da espediente a risorsa: perchè non convincere i parenti "pensionati" a divenire "pensionanti", vivendo tutti assieme sotto lo stesso tetto?? Tutto sembra filare liscio fino a quando l'allegra combriccola di ottuagenari non finisce per assottigliarsi....fino a lasciare, unica ospite, la zia Lucia (Lilly Tirinnanzi, assolutamente a suo agio con i tempi comici serrati degli scambi verbali del duo) che, talmente affezionata alla famiglia acquisita, accetta di sposare Valentino per garantire l'introito stabile anche per gli anni a venire....
Si innesca qui una girandola di gag ed equivoci, con la notizia delle nozze che non solo diviene di dominio pubblico, ma scatena la gelosia del nipote di zia Lucia, intenzionato a difendere la pensione della zia dalle mani estranee, nonchè la riprovazione del parroco del paese, don Benedetto (Mariano Rigillo) che vede l'inizio della deriva morale dei suoi parrocchiani. Eh si, perchè in paese si moltiplicano le occhiate voraci dei celibi/disoccupati nei confronti delle allegre ed alle volte civettuole vecchiette che vanno a ritirare la pensione come sfilando su passerella!!
Il paese di Monforte è scenario e metafora di un'Italia (non solo Sicilia: sarebbe troppo facile!) che sembra non essere più un paese per giovani, dove il "petrolio" sono proprio le risorse pensionistiche degli anziani e dove la preparazione ed il titolo di studio possono cedere facilmente davanti alla raccomandazione (leit-motiv dell'intero film la rivendicazione di Valentino "Ma io sono laureato!", costantemente ignorata da Salvo che trova utile la Laurea incorniata per servire da bere, non avendo un vassoio....."Ma io su quella laurea ci ho messo otto anni!" "Compare..io ci ho messo quattro bicchieri!"); c'è la battuta continua che nasconde, questa volta, un retrogusto più amaro, specchio della precarietà e dello spirito dei tempi; c'è la voglia di andare "oltre" la semplice commedia, spingendosi in quei territori che la grande scuola italiana degli anni '60 ha consacrato nella commedia sociale; ma c'è anche - occorre sottolineare - quasi la paura a lasciarsi andare, preferendo rimanere ancorati alla più sicura "riva" della spiccia comicità verbale. C'è anche un altro tema, tinteggiato lievemente, quasi sulle battute finali, ed è il rapporto tra amor sacro ed amor profano, lasciato ad un piccolo (bel) monologo di Mariano Rigillo/don Benedetto; ed anche su questo il tocco delal sceneggiatura è leggero e, onore al merito, mai greve.
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lanco
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sabato 8 novembre 2014
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film mediocre
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chi si attendeva un film degno dei protagonisti rimarrà deluso.
La storiella è quella che è: un po' melanconica. Per alleggerire l'atmosfera ci sarebbe stata bene qualche gag o battuta esilarante, di quelle in linea col repertorio dei due comici .
Purtroppo niente: al massimo lo spettatore bendisposto riesce a sorridere.
Poi ci sono personaggi nettamente macchiettistici degni delle peggiori commedie all'italiana.
La storia poi si evolve verso situazioni del tutto paradossali che proprio nulla hanno di realistico.
Insomma un film mediocre
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mrmassori
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sabato 8 novembre 2014
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grandi ficarra e picone
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Se in italia avessimo più persone dotate di una tale intelligenza e comicità (mai volgare) come Ficarra e Picone, e gente che ama il cimena, si farebbero certamente commedie come una volta e non i miriadi di filmetti e commediucole all'italiana che oggi, ahimè, hanno preso il sopravvento nel nostro panorama cinematografico.
li reputo i migliori comici contemporanei italiani (ovviamente insieme a Crozza :)). La lorò genialità sta anche nella naturalezza e spontaneità tipica del palermitano che da vita a situazioni spassose ma che anche fanno riflettere.
Il Film è divertentissimo e basato su aspetti tragicomici della vita reale e quotidiana dei notri tempi.
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queen_giuly
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martedì 4 novembre 2014
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solito film dell'italiano medio
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Un film inutile e senza senso..non è per niente simpatico e ci sono solo 2-3 battute che non ti lasciano con l'amaro in bocca.
I 4 euro del biglietto spendeteli per andarvi a mangiare una bella pizza
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