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stefano73
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mercoledì 26 novembre 2014
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pulito e verace
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Film "andiamo a quel paese". Ficarra e Picone, disoccupati lasciano la grande città...Palermo, per il piccolo paese dell'entroterra siculo Monteforte. Commedia sicuramente dalla trama originale e divertente. Film pulito senza parolacce ne volgarità. Molte le questioni sollevate sul paese Italia! Voto:7.
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chiamami sartana
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martedì 25 novembre 2014
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quello che ti aspetti
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Il film scorre come ci si aspetta,Valentino spalleggia bene Salvo,c'è qualche gag divertente nello stile Ficarra e Picone,e mi è piaciuta l'idea delle citazioni di altri film da miseria e nobiltà fino a febbre da cavallo.
Nel complesso il film scorre bene anche se la prima parte è decisamente migliore.
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martedì 25 novembre 2014
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quello che ti aspetti
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Il film scorre come ci si aspetta,Valentino spalleggia bene Salvo,c'è qualche gag divertente nello stile Ficarra e Picone,e mi è piaciuta l'idea delle citazioni di altri film da miseria e nobiltà fino a febbre da cavallo.
Nel complesso il film scorre bene anche se la prima parte è decisamente migliore.
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pif89
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sabato 22 novembre 2014
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andiamo a quel paese
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Non so se sia il miglior film di Ficarra e Picone ma di sicuro è il più divertente; la regia e la messa in scena sono essenziali e la sceneggiatura, almeno nella seconda parte, fatica; ma il film, puntando come sempre sul contrasto tra i due, è una continua sequela di risate. Il merito principale è che, rispetto alla quasi totalità delle commedie italiane degli ultimi anni, non trascura i problemi della realtà attuale, (la crisi, il clientelismo politico, la vecchiaia) riuscendo sempre a mantenere un tono leggero e divertito. Il film si apprezza ancor di più da meridionali, vista la precisa caratterizzaione dei tic e delle manie del sud; personalmente ho riso più qui che nell'ultimo Zalone.
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Non so se sia il miglior film di Ficarra e Picone ma di sicuro è il più divertente; la regia e la messa in scena sono essenziali e la sceneggiatura, almeno nella seconda parte, fatica; ma il film, puntando come sempre sul contrasto tra i due, è una continua sequela di risate. Il merito principale è che, rispetto alla quasi totalità delle commedie italiane degli ultimi anni, non trascura i problemi della realtà attuale, (la crisi, il clientelismo politico, la vecchiaia) riuscendo sempre a mantenere un tono leggero e divertito. Il film si apprezza ancor di più da meridionali, vista la precisa caratterizzaione dei tic e delle manie del sud; personalmente ho riso più qui che nell'ultimo Zalone. Ficarra e Picone si confermano gli eredi di Aldo giovanni e giacomo,(ormai decaduti) avendo la stessa grazia e tono surreale, ma rimane ancora un mistero perchè i loro film non escano a natale e non incassino più di 7-8 milioni. Si esce dal cinema contenti e in questo periodo è già tanto.
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pfei69
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mercoledì 19 novembre 2014
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non mi ha sbalordito
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Il film secondo me lascia il tempo o meglio lo spettatore così come lo trova. Il duo Ficarra e Picone giocano l'eterno ruolo di vittima e carnefice così come il buon Totò faceva in maniera molto più sublime con l'eccezionale (definirlo spalla mi sembra riduttivo) Peppino De Filippo.
La storia è ambientata nella crisi dei tempi nostri che colpisce in modo ancora più spietato la Palermo del profondo sud. Due amici ormai sui 40 perdono il posto di lavoro e per sbarcare il lunario si inventano di accogliere gli anziani zii e di vivere con le loro pensioni. Il problema è che minati da vari acciacchi uno dopo l'atro i vecchi parenti vengono a mancare e così il buon timido Valentino viene convinto a sposare dal cinico Salvo la vecchia zia Lucia secondo il motto che così "la pensione sarà per sempre".
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Il film secondo me lascia il tempo o meglio lo spettatore così come lo trova. Il duo Ficarra e Picone giocano l'eterno ruolo di vittima e carnefice così come il buon Totò faceva in maniera molto più sublime con l'eccezionale (definirlo spalla mi sembra riduttivo) Peppino De Filippo.
La storia è ambientata nella crisi dei tempi nostri che colpisce in modo ancora più spietato la Palermo del profondo sud. Due amici ormai sui 40 perdono il posto di lavoro e per sbarcare il lunario si inventano di accogliere gli anziani zii e di vivere con le loro pensioni. Il problema è che minati da vari acciacchi uno dopo l'atro i vecchi parenti vengono a mancare e così il buon timido Valentino viene convinto a sposare dal cinico Salvo la vecchia zia Lucia secondo il motto che così "la pensione sarà per sempre". Attorno al duo comico orbitano attori di spessore più o meno marcato si va da Mariano Rigillo ad una Fatima Trotta lanciata alla ribalta dalla trasmissione Made in Sud che secondo me è il trionfo della banalità e del trito ritrito ma questa critica meriterebbe molte più parole. Capisco lo sforzo pubblicitario che c'è alle spalle di questo film e che ne determina la popolarità ma non il successo. Ho visto il cast ospite in tutte le salse e situazione nei programmi più nazional-popolari di questa stagione televisiva. Se il prezzo del mio biglietto potrà contribuire alla rinascita del cinema italiano allora sono contento di averlo pagato altrimenti una buona pizza avrebbe fatto su di me un effetto migliore.
Non credo che comunque il film lascerà un segno nella storia.
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mickey97
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martedì 18 novembre 2014
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un film maturo e profondo mai volgare
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Salvo e Valentino non deludono mai, seppur questo film apparentemente possa risultare banale in realtà è molto più maturo e profondo dei precedenti poichè raffigura il declino sociale di un Italia sempre più in crisi ed è proprio per via di quest'ultima che i nostri due protagonisti decidono di trasferirsi a Monforte, un paesino originariamente famoso per le arance che ora rappresenta solo un luogo desolato con numerosi vecchietti dotati di una pensione alquanto cospicua. Salvo pensa di (soprav)vivere con la pensione della suocera e di ogni zio e zia provvisto di utile, ma quando questi passeranno a miglior vita e zia Lucia rimarrà l'unica "sopravvissuta" di questa strage, allora Salvo con non poca determinazione deciderà di far sposare Valentino con zia Lucia, in quanto l'unica ancora di salvezza.
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Salvo e Valentino non deludono mai, seppur questo film apparentemente possa risultare banale in realtà è molto più maturo e profondo dei precedenti poichè raffigura il declino sociale di un Italia sempre più in crisi ed è proprio per via di quest'ultima che i nostri due protagonisti decidono di trasferirsi a Monforte, un paesino originariamente famoso per le arance che ora rappresenta solo un luogo desolato con numerosi vecchietti dotati di una pensione alquanto cospicua. Salvo pensa di (soprav)vivere con la pensione della suocera e di ogni zio e zia provvisto di utile, ma quando questi passeranno a miglior vita e zia Lucia rimarrà l'unica "sopravvissuta" di questa strage, allora Salvo con non poca determinazione deciderà di far sposare Valentino con zia Lucia, in quanto l'unica ancora di salvezza. Però il paese è piccolo e la gente mormora, diciamo che avere un propria privacy è una vera e propria impresa, questo matrimonio non s'ha da fare secondo il parrocco del paese perchè a sposarsi devono essere due persone giovani. La pensione è per sempre ma l'amore vero può mai finire? Quello professato alla zia Lucia è finto ma rappresenta una gioia per quest'ultima mentre quello vero nei confronti di Roberta non ha modo di emergere sino a quando non si arriva ad un finale che lo rende più che manifesto. Quest'ultimo è bellissimo ed è il risultato di un film che ha continuato a crescere di scena in scena, mostrando un ritmo serrato che pone come conseguenza il coinvoilgimento di uno spettatore che non può fare altro che ribadire quanto sia positiva la resa di questo film, profondo, maturo e mai volgare avente un cast all'altezza, Lily Trinnanzi dimostra una certa disinvoltura nell'interpretare il suo ruolo e risulta in sintonia con i tempi cominci instaurati da Salvo e Valentino mentre Nino Frassica è a dir poco prefetto nei panni del barbiere chiaccherone. Andiamo a quel paese è senz'altro un ottimo prodotto ma La Matassa e il 7 e l'8 per ora rimangono i loro film migliori.
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alf70
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domenica 16 novembre 2014
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ficarra e picone nella loro prova più matura
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“Andiamo a quel paese” di Salvo Ficarra e Valentino Picone è sicuramente il loro film più profondo e maturo, riuscendo a raccontare in un plot narrativo efficace e ben congegnato, il declino morale, sociale ed economico di un Italia che, mai come oggi, si può rappresentare con lo slogan contrario di: “Non è un paese per giovani”.
La scrittura del film, come sempre mai volgare e forzata, nella tradizione dei due attori/autori siciliani, utilizza il paradosso e la satira per denunciare la realtà asfittica, dolente, quasi senza speranza di una nazione che sembra aver dimenticato i suoi figli, concentrata sul mantenimento di privilegi, sulla sopravvivenza di caste e lobby, persino sul mantenimento di tradizioni desuete e lontane dalla realtà del XXI secolo.
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“Andiamo a quel paese” di Salvo Ficarra e Valentino Picone è sicuramente il loro film più profondo e maturo, riuscendo a raccontare in un plot narrativo efficace e ben congegnato, il declino morale, sociale ed economico di un Italia che, mai come oggi, si può rappresentare con lo slogan contrario di: “Non è un paese per giovani”.
La scrittura del film, come sempre mai volgare e forzata, nella tradizione dei due attori/autori siciliani, utilizza il paradosso e la satira per denunciare la realtà asfittica, dolente, quasi senza speranza di una nazione che sembra aver dimenticato i suoi figli, concentrata sul mantenimento di privilegi, sulla sopravvivenza di caste e lobby, persino sul mantenimento di tradizioni desuete e lontane dalla realtà del XXI secolo. Una realtà paradossale, in cui l’unica ricchezza sembra essere concentrata sul lavoro del passato, su un montante pensionistico che può rappresentare, oggi, il triste ma irrinunciabile sostentamento di una generazione “X” che non ha più un lavoro o l’idea di una famiglia. E allora, paradosso nel paradosso, non resta che emigrare all’interno della propria terra, alla ricerca delle proprie origini, di una dignità perduta, di un sopravvivenza insperata. Così, la Sicilia di Salvo e Valentino, di Monteforte, appare in tutti i suoi colori archetipici, nelle piazze di paese già consacrate da Tornatore e Germi, nelle case tutte uguali, nei bar chiacchierati, nelle campagne di periferia, persino nei fondali di una civiltà rupestre. E ancora, nei confessionali delle chiese, centro di una comunità di donne e uomini che, in quanto tali, non rinunciano mai alle passioni spesso inconfessabili; nelle struggenti serenate del passato, nenie senza tempo, magicamente affioranti nella parte finale del film, quando ci regalano scampoli di poesia e di rara bellezza.
“Andiamo a quel paese”, allora, diventa non solo uno sfogo per risolvere sentimenti di lacerante frustrazione, ma un invito a ritrovare le proprie origini, una sorta di ricerca antropologica in cui, ancora una volta, l’amore, quello vero, può aiutare a lenire le ferite, a recuperare il senso di un’esistenza, sia pure precaria o senza speranza. Solo se si riesce a cogliere tutto questo, si può comprendere la portata della vis comica del film di Ficarra e Picone che, grazie alle risate generate da situazioni e personaggi paradossali, ci permette di riflettere sul nostro presente, di comprendere il nostro passato anziano ma non “vecchio”, di trovare la forza per il nostro futuro. E in tutto questo, la fortunata e naturale complicità recitativa di Salvo e Valentino, viene impreziosita dalle interpretazioni di attori straordinari come Mariano Rigillo, Francesco Paolantoni, Nino Frassica e sopra tutti, di Lily Tirinnanzi (Zia Lucia). Un film che riprende la tradizione della migliore commedia italiana degli anni ’60, quando per far ridere non era necessario ricorrere a stereotipi volgari o a situazioni forzatamente imbarazzanti, ma che riesce persino a sorprendere con colpi di scena o una voce narrante che, solo alla fine, si manifesta per chiudere una trama a sviluppo circolare e senza sbavature. Il finale ci consegna l’Italia di sempre che, anche nell’estrema fine dei suoi uomini più potenti, sembra non morire mai. Allora, non ci resta che ridere, lasciarci accompagnare dal film di Salvo e Valentino, perché anche le lacrime hanno un prezzo.
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prontopizza
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sabato 15 novembre 2014
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esilerante
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Un film che ci fa capire in che condizioni si trova la nostra Italia con un sarcasmo allegro , divertente e coinvolgente. Consigliabile rispetto a tanti cinepanettoni non ha rivali per il divertimento puro e per il cast eccezionale
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sgorgon
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martedì 11 novembre 2014
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commedia divertente, incalzante e originale.
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Un'altro centro per fa coppia Ficarra e Picone.
Il ritmo è sempre incalzante e non ha mai flessioni tipiche di molti film di questo genere.
Molto bella la fotografia, che racconta di una Sicilia che sa proporre scorci panoramici davvero mozzafiato.
Ideale se si vuole trascorrere una serata spensierata e farsi 4 sane risate.
Zero volgarità e moltissime battute, una garanzia per un paio d'ore di buon'umore!
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shaque
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lunedì 10 novembre 2014
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meglio andarci a quel paese
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La crisi dei nostri tempi dove l'economia si mantiene più sulla pensione dei nostri cari che sul lavoro dei giovani. Realtà mista a paradosso per una pellicola godibile. Un' ora è più di ironia che non sconfina mai nella volgarità. Come sempre il duo comico siciliano non delude ma conferma la propria bravura. Migliora commedia nel mometo.
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