apropositodicinema
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sabato 21 novembre 2015
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a most wanted man
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Ambientato ad Amburgo, il film è un ritratto cinico ed efficace del mondo dello spionaggio contemporaneo, tra intrighi, doppi giochi e compromessi in cui le cose non vanno mai come pianificato e in cui il braccio (pre)potente dell’America agisce e comanda, mettendo mano su qualunque faccenda.
L’ultima intensa ed eccezionale interpretazione di Philp Seymour Hoffman al servizio di un thriller perfettamente calibrato, che riesce a mantenere un ritmo costante per tutta la sua durata, grazie alla regia di Corbijn, sobria e precisa, ad una sceneggiatura che predilige l’introspezione dei personaggi piuttosto che l’azione e ad un montaggio che dona dinamicità alla storia.
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Ambientato ad Amburgo, il film è un ritratto cinico ed efficace del mondo dello spionaggio contemporaneo, tra intrighi, doppi giochi e compromessi in cui le cose non vanno mai come pianificato e in cui il braccio (pre)potente dell’America agisce e comanda, mettendo mano su qualunque faccenda.
L’ultima intensa ed eccezionale interpretazione di Philp Seymour Hoffman al servizio di un thriller perfettamente calibrato, che riesce a mantenere un ritmo costante per tutta la sua durata, grazie alla regia di Corbijn, sobria e precisa, ad una sceneggiatura che predilige l’introspezione dei personaggi piuttosto che l’azione e ad un montaggio che dona dinamicità alla storia.
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elgatoloco
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giovedì 4 aprile 2019
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struggente
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"A Most Wanted Man"(20014)di Anton Corbijn, da John Le Carré. un titano della letteratura non solo spionistica, che dello spionaggio mostra"the other side", essendoci passato per non poco tempo, è film eccelso: a parte chi, come chi scrive, si commuove vedendo Philip Seymour Hoffman, nella sua ultima, struddente interpretazione, dove la spia prudente, diplomatica, nemica dei"colpi di scena"e degli atti violenti, vedendo come la sua linea non passa, alla fine si sfoga gridando un"Fuck You!", oltremodo intenso e signiticativo, c'è da dire che è un film problematico, attualissimo(la caccia al terrorista o quasi tale, islamico.
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"A Most Wanted Man"(20014)di Anton Corbijn, da John Le Carré. un titano della letteratura non solo spionistica, che dello spionaggio mostra"the other side", essendoci passato per non poco tempo, è film eccelso: a parte chi, come chi scrive, si commuove vedendo Philip Seymour Hoffman, nella sua ultima, struddente interpretazione, dove la spia prudente, diplomatica, nemica dei"colpi di scena"e degli atti violenti, vedendo come la sua linea non passa, alla fine si sfoga gridando un"Fuck You!", oltremodo intenso e signiticativo, c'è da dire che è un film problematico, attualissimo(la caccia al terrorista o quasi tale, islamico...), un film duro, implacabile, problematico, dove la violenza e l'"azione" sono ridotte(finalmente, una volta tanto)al minimo, mentre dominano sospetto, riflessione, capacità di ragionare sulle cose ponendosi gli interrogativi del caso. Tra gli(le altre)in luce William Dafoe, un altro grande dello spettacolo e Rachel Mc Adams. Un film che non si rimpiange di aver visto, che(sempre tenendo conto della differenza di linguaggio tra letteratura e cinema, certo)surroga almeno in parte la lettura del grande Le Carré, nella quale, qualche eccezione a parte, chi scrive è stato negligente... El Gato
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fabio 3121
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domenica 29 novembre 2020
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ultimo film di philip seymor hoffman
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il film è basato sul romanzo "Yssa il buono" di John le Carrè ed è ambientato ad Amburgo. Si segue la vicenda di Bachman (P. S. Hoffman) che è a capo dei servizi tedeschi anti-terrorismo e che deve indagare su Yssa un clandestino ceceno arrivato in città per riscuotere una ingente somma di denaro lasciatogli dal padre in eredità presso una banca diretta da Brue (Willem Dafoe) e collegarla ad un accademico musulmano sospetatto di appoggiare le attività terroristiche islamiste attraverso donazioni ad una compagnia di navigazione cipriota. La pellicola è ben girata, con molti dialoghi, a volte un pò difficile da seguire data la complessità dell'intera indagine.
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il film è basato sul romanzo "Yssa il buono" di John le Carrè ed è ambientato ad Amburgo. Si segue la vicenda di Bachman (P. S. Hoffman) che è a capo dei servizi tedeschi anti-terrorismo e che deve indagare su Yssa un clandestino ceceno arrivato in città per riscuotere una ingente somma di denaro lasciatogli dal padre in eredità presso una banca diretta da Brue (Willem Dafoe) e collegarla ad un accademico musulmano sospetatto di appoggiare le attività terroristiche islamiste attraverso donazioni ad una compagnia di navigazione cipriota. La pellicola è ben girata, con molti dialoghi, a volte un pò difficile da seguire data la complessità dell'intera indagine. Mi è piaciuta comunque perché non si tratta del solito film d'azione con inseguimenti e sparatorie e perchè ho avuto la possibilità di vedere una intensa e - purtroppo ultima - interpretazione del bravo P. S. Hoffman.
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ralphscott
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domenica 2 novembre 2014
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impeccabile messa in scena
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Non ho mai letto Le Carré,non é il mio genere,ma il film tradisce la sua origine letteraria. La messa in scena é senza sbavature,c'é ritmo e gli attori sono notevoli. Oltre al partecipe,intenso Hoffman (mai una scena che non stia fumando o si appresti a farlo) ho ammirato la notevole presenza di una bellissima ed elegante,misteriosa Hoss. Dafoe é una garanzia,sempre. Il difetto de La spia é che pur facendosi ammirare non scalda,quasi non voglia giocarsi tutte le carte di un notevole potenziale. Il materiale narrativo prova a consegnarci sentimenti forti,ma solo in parte ci riesce. Il rapporto tra la giovane avvocatessa degli emarginati ed il misterioso ragazzo ceceno poteva essere meglio sviluppato.
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degiovannis
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giovedì 4 dicembre 2014
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fidarsi è bene...
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Voglio fare solo due considerazioni a proposito di questo film che mi ha sorpreso per la sua sobrietà e intensità. Malinconico e profondo come il suo protagonista, davvero immenso. La migliore inquadratura del film è secondo me proprio quella in cui Hoffman appare per pochi secondi su un viale d'autunno , ingiallito dalle foglie cadenti e cadute. La scena è molto allusiva, sia del personaggio, sia del film, sia anche della nostrra civiltà, quella occidentale, che pretende di essere la migliore finora elaborata dall'uomo e che intende perservarsi ad ogni costo. La seconda considerazione vuole richiamare alcuni chiari riferimenti letterari e cinematografici.
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Voglio fare solo due considerazioni a proposito di questo film che mi ha sorpreso per la sua sobrietà e intensità. Malinconico e profondo come il suo protagonista, davvero immenso. La migliore inquadratura del film è secondo me proprio quella in cui Hoffman appare per pochi secondi su un viale d'autunno , ingiallito dalle foglie cadenti e cadute. La scena è molto allusiva, sia del personaggio, sia del film, sia anche della nostrra civiltà, quella occidentale, che pretende di essere la migliore finora elaborata dall'uomo e che intende perservarsi ad ogni costo. La seconda considerazione vuole richiamare alcuni chiari riferimenti letterari e cinematografici. The secret Agent di Conrad, il prototipo di questo genere, e l'indimenticabile Marlowe di Chandler: la profonda pensosità di Hoffman e quella di Bogart si assomigiano molto
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