The German Doctor - Wakolda

Un film di Lucía Puenzo. Con Alex Brendemühl, Natalia Oreiro, Diego Peretti, Elena Roger, Guillermo Pfening.
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Titolo originale The German Doctor. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 93 min. - Argentina, Francia, Spagna, Norvegia, Germania 2013. - Academy Two uscita giovedì 8 maggio 2014. MYMONETRO The German Doctor - Wakolda * * * - - valutazione media: 3,13 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

l'angelo sterminatore Valutazione 3 stelle su cinque

di pepito1948


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giovedì 15 maggio 2014

L’angelo della morte dott. Mengele, antropologo e medico, orientò i suoi interessi verso le sperimentazioni nel campo della genetica, soprattutto gemellare, e del nanismo per scopi di selezione razziale, ambito in cui ad Auschwitz ebbe praticamente carta bianca, avendo a disposizione un materiale umano illimitato. Da quanto si sa, fu forse l'unico dei gerarchi nazisti -fuggiti grazie alla complicità di comunità e governi stranieri come quelli sudamericani- che continuò ad approfondire ed applicare i suoi studi anche in clandestinità, laddove se ne verificasse l'occasione, e questo fino alla morte avvenuta, con tutta probabilità, nel 1979 per infarto mentre era intento a farsi una tranquilla nuotata.
In un segmento della sua lunga peregrinazione nell'America latina Lucia Puenzo ambienta il racconto (letterario e cinematografico), prendendo spunto da una storia vera. Era il 1960, anno in cui la grande caccia degli israeliani mise a segno il primo sensazionale colpo con la cattura di Eichmann. Mengele è in Patagonia e si accosta casualmente ad una famiglia (padre, madre incinta e figlia dodicenne) che vorrebbe aprire in quella zona un albergo. Attiva immediatamente un piano di “avvolgimento mentale” delle vittime designate per rendersi ben accetto e poi indispensabile come medico: occupandosi della crescita della figlia gracile e sotto misura per la sua età e soprattutto prendendo di mira i futuri gemelli nel grembo della madre, oltre ad entrare in un affare commerciale vantaggioso con il padre (sembra che Mengele fosse davvero un esperto nella fabbricazione di bambole). La sua freddezza, l'audacia delle cure e la pervicace ostinazione da scienziato più che da medico creano sospetto, e la storia prende una piega da thriller, anche per l'intervento di una ricercatrice in incognito di criminali nazisti. Ma l'organizzazione segreta che spalleggia questi fuggitivi è forte e potente (tanto che  Mengele morirà parecchi anni  dopo per cause naturali). Ormai scoperto, viene prelevato in extremis e portato via lontano, grazie alle solite complicità che gli permetteranno fino alla fine continui spostamenti  sotto diverse identità.
Tutto è ambientato in un contesto geografico come la Patagonia aspro, un po' cupo ed inquietante ma con una natura –splendidamente descritta dalla fotografia- dura ma ammaliante come  la personalità ambivalente del protagonista. Il film è interessante in quanto consente di darci un minimo di conoscenza, sia pure in forma di docu-fiction, su un frammento di vita di uno dei più efferati criminali hitleriani, che continuò imperterrito a vivere nell'ossessione di migliorare la razza attraverso la scienza. L'argentina Puenzo, nel descrivere un personaggio gelido ma elegante, spietato nel perseguire le sue maniache ricerche ma dotato di forte presa psicologica sui propri interlocutori (o potenziali vittime), ci dà un’idea del perchè un tale irriducibile criminale sia riuscito a vivere e lavorare per tanti anni in ambienti ostili e in costante fuga, senza nascondere le sue critiche sulle responsabilità del suo Paese, e quelle di altri, nell’assicurare protezione e mezzi a lui e a numerosi componenti della diaspora nazista per un lungo periodo dopo la guerra.
 Il film ha il limite di sbatterci in faccia un simile personaggio, sorvolandone e dandone per scontato il vissuto di perverso aguzzino, visto che di lui e di chi fosse realmente non c’è traccia nel racconto, ma comunque merita di essere visto per la sua valenza informativa e per la carica ammonitrice, affinchè nella coscienza collettiva ciò che Mengele rappresentò nella storia recente, da uomo di potere così come da fuggitivo, non inquini la storia futura.
In tale ottica una certa rigidità del cast è un elemento di giudizio perdonabile.

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