onufrio
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giovedì 23 giugno 2016
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genio e sregolatezza
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Biografia, pressochè lavorativa, di Steve Jobs. Il film narra le vicende del noto genio informatico sin dagli inizi quando lavorava nella società di videogame Atari, per poi conoscere Steve Wozniak, anche lui genio informatico altrettanto visionario ma meno spavaldo di Jobs, che insieme daranno vita all'Apple. Ashton Kutcher è tale e quale fisicamente e come postura, e supera a pieni voti il difficile ruolo da svolgere. Il film non si sofferma sulla vita privata, se no in piccolissime dosi, il tutto si concentra sul lavoro di Jobs, sull'ascesa, la ricaduta ed il grande ritorno.
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kondor17
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mercoledì 23 settembre 2015
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delusione
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Non so niente di mac/apple e non mi è mai interessata la sua filosofia "chiusa", dai primi Lisa agli iPhone. Io sono per gli open sourc , e il web per me equivale a condivisione e libertà. Sia nell'hardware che nel software, e nei sistemi operativi. Steve Jobs sarà un mito per la nicchia di clienti fedelissimi ma non è certo da prendere a modello come carattere e persona. Il film lo rappresenta infatti come un giovane disturbato e asociale, già dai tempi dell'università. Intrattabile e cinico, aveva un solo scopo nella vita: quello di realizzare un sogno. Non importa se si trattava di mollare la ragazza incinta e disconoscere la figlia.
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Non so niente di mac/apple e non mi è mai interessata la sua filosofia "chiusa", dai primi Lisa agli iPhone. Io sono per gli open sourc , e il web per me equivale a condivisione e libertà. Sia nell'hardware che nel software, e nei sistemi operativi. Steve Jobs sarà un mito per la nicchia di clienti fedelissimi ma non è certo da prendere a modello come carattere e persona. Il film lo rappresenta infatti come un giovane disturbato e asociale, già dai tempi dell'università. Intrattabile e cinico, aveva un solo scopo nella vita: quello di realizzare un sogno. Non importa se si trattava di mollare la ragazza incinta e disconoscere la figlia. Nessun valore anche alle amicizie, nessuna pietà nei licenziamenti. I have a dream! E questo è tutto.
Con una serie di flashback, il regista ci porta a ritroso dall'uscita del lettore digitale, per ripercorrere le gesta di un individuo caracollante e deciso, che fece del suo sogno una questione maniacale, al limite dell'autismo e della schizofrenia. Con uno sguardo sempre più vitreo e un declino umano impressionante. Non so se il film rispecchi la sua vera personalità, mi auguro di no - che vita grama sarebbe, ma questo è quanto trasmette. Cast molto sotto la sufficienza, regia anche, si salva qualche scena, la fotografia e le musiche degli anni 70/90, da Cat Stevens alla musica disco. Mediocre e lento, ma soprattutto banale.
Ho letto che Danny Boyle, un signor regista, ha annuciato che nel 2016 uscirà il suo, di film, sulla vita di Steve Paul. Sono certo saprà far meglio, ma non so se lo vedrò. Solo per Danny Boyle, magari.
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enzo70
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sabato 29 novembre 2014
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un film che rende omaggio a jobs
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Il mito di Jobs, l’uomo che voleva che il futuro fosse come lui lo vedeva, vale anche per il grande schermo. La capacità d’innovazione dell’uomo lo ha reso un icona intoccabile, la sua capacità di comunicare alle gente le esigenze di una vita diversa rimangono nella storia; in questo film Michael Stern, sulla base della sceneggiatura di Matt Whiteley, cerca di rendere anche il lato umano dell’uomo, la sfera intima dove si vedono i limiti di Jobs nei rapporti personali. In realtà la grande capacità di Jobs non è stata pensare ai prodotti, ma creare le condizioni per cui gli stessi diventassero realizzabili; in altri termini rispetto all’uomo innovatore ha prevalso il grande imprenditore, anche il periodo di allontanamento deciso dai grandi investitori dalla azienda che lui stesso aveva fondato, è una tappa verso una nuova maturità.
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Il mito di Jobs, l’uomo che voleva che il futuro fosse come lui lo vedeva, vale anche per il grande schermo. La capacità d’innovazione dell’uomo lo ha reso un icona intoccabile, la sua capacità di comunicare alle gente le esigenze di una vita diversa rimangono nella storia; in questo film Michael Stern, sulla base della sceneggiatura di Matt Whiteley, cerca di rendere anche il lato umano dell’uomo, la sfera intima dove si vedono i limiti di Jobs nei rapporti personali. In realtà la grande capacità di Jobs non è stata pensare ai prodotti, ma creare le condizioni per cui gli stessi diventassero realizzabili; in altri termini rispetto all’uomo innovatore ha prevalso il grande imprenditore, anche il periodo di allontanamento deciso dai grandi investitori dalla azienda che lui stesso aveva fondato, è una tappa verso una nuova maturità. Il rapporto con i suoi amici che gli hanno consentito di passare dal garage del padre alla futuristica sede di Cupertino come quello con la figlia sono momenti di un uomo, che non va condannato per le sue fragilità se si riesce a rimanere con uno sguardo laico rispetto al suo operato. Un bel film che rende giustamente omaggio a Jobs aiutando, comunque, a diffondere la sua voglia di cambiare.
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eleonora panzeri
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domenica 19 ottobre 2014
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una vita straordinaria
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Joshua Michael Stern riesce a ricostruire in modo profondo e poetico la vita dell’uomo che ha cambiato il mondo con le sue idee innovative e rivoluzionarie.
Quanti di noi vorrebbero avere la fortuna che ha avuto Jobs? Essere uno dei più potenti e famosi inventori del nostro millennio? Quanti vorrebbero disporre della sua genialità?
Ma qual è il prezzo per dare “un verso" (citando proprio un loro spot) così importante, il prezzo per fare la differenza?
Un prezzo molto alto, che a Steve è costato gli amici e la famiglia, per creare si prodotti straordinari capaci di influire sulla vita delle persone, ma lasciando nel suo cuore un'immensa solitudine.
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Joshua Michael Stern riesce a ricostruire in modo profondo e poetico la vita dell’uomo che ha cambiato il mondo con le sue idee innovative e rivoluzionarie.
Quanti di noi vorrebbero avere la fortuna che ha avuto Jobs? Essere uno dei più potenti e famosi inventori del nostro millennio? Quanti vorrebbero disporre della sua genialità?
Ma qual è il prezzo per dare “un verso" (citando proprio un loro spot) così importante, il prezzo per fare la differenza?
Un prezzo molto alto, che a Steve è costato gli amici e la famiglia, per creare si prodotti straordinari capaci di influire sulla vita delle persone, ma lasciando nel suo cuore un'immensa solitudine.
Non saprei dire se ne vale la pena, ognuno è padrone della sua vita e Steve ne ha vissuta una veramente straordinaria.
Grazie a lui ascoltiamo la nostra musica su piccoli dispositivi, navighiamo e facciamo foto in ogni dove, abbiamo la possibilità di dare il nostro verso, di immortalare i nostri sogni e portarli sempre con noi.
Una generazione strana la nostra, dove si crede, (forse a ragion veduta) che i rapporti umani stanno morendo. Forse Steve non ci ha fatto un grande favore?
Ai posteri l’ardua sentenza. Quello che posso dire di questo film è che è talmente bello da coinvolgere lo spettatore, da renderlo partecipe, a farti dire addirittura "io c’ero, ero li e ho visto cambiare il mondo!"
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stefano bruzzone
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sabato 18 ottobre 2014
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piatto
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Come tutti, o quasi, i films biografici anche questo fila via senza entusiasmare più di tanto ma forse la "colpa" è anche del compianto Jobs che, a parte qualche colpo di testa, pare non abbia pensato ad altro nella vita che al lavoro e la conseguenza è che il film ne esce piatto come un tavolo da biliardo dall'inizio alla fine e 128 minuti non sono pochi se girati quasi tutti fra tavoli colmi di computer e riunioni aziendali. Se aggiungiamo un frasario che per chi non bazzica i termini informatici potrebbe risultare pari all'arabo più stretto, il risultato finale sono due ore senza emozioni, ne sussulti. Alla fine non si riesce nemmeno a farsi un'opinione chiara e positiva di chi fosse Steve Jobs se non quella di uno stacanovista anche un po stronzo.
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Come tutti, o quasi, i films biografici anche questo fila via senza entusiasmare più di tanto ma forse la "colpa" è anche del compianto Jobs che, a parte qualche colpo di testa, pare non abbia pensato ad altro nella vita che al lavoro e la conseguenza è che il film ne esce piatto come un tavolo da biliardo dall'inizio alla fine e 128 minuti non sono pochi se girati quasi tutti fra tavoli colmi di computer e riunioni aziendali. Se aggiungiamo un frasario che per chi non bazzica i termini informatici potrebbe risultare pari all'arabo più stretto, il risultato finale sono due ore senza emozioni, ne sussulti. Alla fine non si riesce nemmeno a farsi un'opinione chiara e positiva di chi fosse Steve Jobs se non quella di uno stacanovista anche un po stronzo. Da vedere solo se siete malati di Apple.
Voto: 6
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luigi chierico
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lunedì 6 ottobre 2014
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biografico
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UNA BANALE BIOGRAFIA DI STEVE JOBS, AVREBBE MERITATO DI PIU. NON VI E' PARTECIPAZIONE, UN GRAN MONDO AFFIDATO A GIOVANISSIMI, GLI ANNI PASSANO LASCIANDO POCHE TRACCE. IL MONDO DEL COMPUTER SI EVOLVE MA NON SE BE SEGUONO I PASSI E GLI SVILUPPI DI QUESTI 40 ANNI. MOLTO MODESTO.
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alexander 1986
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giovedì 8 maggio 2014
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il vangelo del nostro signore steve
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California, 2001. Steve Jobs (Ashton Kutcher) presenta con orgoglio allo staff della Apple la sua ultima creazione, un oggetto a quanto pare destinato a cambiare il mondo: l'iPod. Musica trionfale, standing ovation e sorrisi commossi. Comincia allora, come un gigantesco flashback, un biopic riassuntivo della vita del mitico inventore del PC, a partire dai turbolenti anni giovanili fino alle sanguinose battaglie aziendali.
Raccontare la vita di Jobs rendendo conto della complessità delle sue vicende sarebbe stato arduo per chiunque, farlo senza farsi assorbire dal carisma del personaggio avrebbe invece richiesto solo un po' di sforzo. Un impegno al quale il regista non si è dimostrato in grado di adempiere.
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California, 2001. Steve Jobs (Ashton Kutcher) presenta con orgoglio allo staff della Apple la sua ultima creazione, un oggetto a quanto pare destinato a cambiare il mondo: l'iPod. Musica trionfale, standing ovation e sorrisi commossi. Comincia allora, come un gigantesco flashback, un biopic riassuntivo della vita del mitico inventore del PC, a partire dai turbolenti anni giovanili fino alle sanguinose battaglie aziendali.
Raccontare la vita di Jobs rendendo conto della complessità delle sue vicende sarebbe stato arduo per chiunque, farlo senza farsi assorbire dal carisma del personaggio avrebbe invece richiesto solo un po' di sforzo. Un impegno al quale il regista non si è dimostrato in grado di adempiere. 'jOBS' (si dovrebbe scrivere così) non è un'agiografia, ma il vangelo dedicato a una figura cristologica. Jobs viene senza mezzi termini presentato nelle vesti di un messia contemporaneo, con tutto l'armamentario di qualità e di gesta che si richiedono a una tale figura: la natività misteriosa (Jobs fu adottato e pare averne risentito per tutta la vita); la chiamata degli apostoli, reclutati fra colleghi e vicini di casa senz'arte né parte; il carattere visionario di un profeta, teso ad annunciare la venuta del regno del computer; la passione, con l'estromissione dall'azienda causata anche dal tradimento di un Giuda; la resurrezione finale. Tale schema, pur adattandosi a un concetto molto diffuso sulla figura del padre di Apple, applicato così supinamente dà noia e appiattisce l'opera.
Kutcher dà una prova quasi commovente di sé; al di là della somiglianza incredibile con Jobs, egli tenta di scrollarsi di dosso la nomea di bamboccione. Resta tuttavia un attore di second'ordine.
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ragthai
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domenica 27 aprile 2014
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buon film
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Mi e' piaciuto, non mi ha per niente annoiato, anzi avrei voluto pure un seguito sugli anni post 2001.
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jackmalone
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mercoledì 26 febbraio 2014
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un uomo solo al comando
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La storia é piena di innovatori con caratteri spigolosi che andavano dritti alla meta; non erano capiti dai loro contemporanei e solo il tempo ha dato loro ragione. Nemo profeta in patria : apparentemente Steve è un incompreso , troppo geniale per i comuni mortali che sgobbano al posto suo,in realtà è un tantino stronzo( parcheggia sempre nel posto dei disabili) e anche leggermente disonesto, fortunato lo è sicuramente ad avere dei genitori tanto tolleranti che,negli anni '70, gli permettono di abbandonare gli studi per coltivare i suoi sogni e gli mettono anche a disposizione il garage di casa per un' impresa senza capo nè coda. Invece di ringraziare la buona sorte ed essere un pò carino o almeno generoso con chi ha creduto in lui e ha lavorato gratis ,si dimentica dei vecchi amici e del vecchio amore diventando sempre più egocentrico e paranoico .
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La storia é piena di innovatori con caratteri spigolosi che andavano dritti alla meta; non erano capiti dai loro contemporanei e solo il tempo ha dato loro ragione. Nemo profeta in patria : apparentemente Steve è un incompreso , troppo geniale per i comuni mortali che sgobbano al posto suo,in realtà è un tantino stronzo( parcheggia sempre nel posto dei disabili) e anche leggermente disonesto, fortunato lo è sicuramente ad avere dei genitori tanto tolleranti che,negli anni '70, gli permettono di abbandonare gli studi per coltivare i suoi sogni e gli mettono anche a disposizione il garage di casa per un' impresa senza capo nè coda. Invece di ringraziare la buona sorte ed essere un pò carino o almeno generoso con chi ha creduto in lui e ha lavorato gratis ,si dimentica dei vecchi amici e del vecchio amore diventando sempre più egocentrico e paranoico .Che per avere successo nella vita si debba passare su parecchi cadaveri è una cosa risaputa, ma a lui è perdonato tutto perchè egli è oltre, cammina scalzo anche d'inverno ed anche se non predica l'amore per il prossimo é il profeta di un nuovo egualitarismo e di una nuova democrazia che vedono accomunati la casalinga , la vecchietta e l'uomo d'affari nell'uso del computer. Steve non riesce a riscuotere molte simpatie , suscita però un pò di pietà perchè, anche se la comunicazione é il suo pane quotidiano, sembra spesso uno scarso comunicatore perchè non dà mai importanza al suo interlocutore. Per questo forse é diventato il guru di chi vuole pensare in modo differente , di chi vuole osare a tutti i costi , di chi è affamato di novità e non teme di passare per pazzo. Per fortuna di Steve però questi anticonformisti avventurosi sono veramente pochi perché la massa si accontenta di fare ore di fila per acquistare la sua ultima novità a prezzi esorbitanti.
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daniele grano
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domenica 2 febbraio 2014
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il passato dell'uomo del futuro
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La caratteristica principale che distingue, da sempre, un prodotto Apple da quelli della concorrenza è il suo appeal, la sua precisione nei dettagli, nell'estetica e nella fruibilità che fa sì che il consumatore dimentichi che il prezzo è decisamente sopra la media. Ebbene, "Jobs", biopic parziale della vita di uno dei più grandi innovatori del XX secolo, non è un Mac, non è un iPhone e non è un iPad: insomma, non è un capolavoro. Ma è un film discreto, che mette in luce aspetti del carattere di Steve Jobs, in particolar modo relativi alla vita privata, che mai ci saremo sognati di vedere.
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La caratteristica principale che distingue, da sempre, un prodotto Apple da quelli della concorrenza è il suo appeal, la sua precisione nei dettagli, nell'estetica e nella fruibilità che fa sì che il consumatore dimentichi che il prezzo è decisamente sopra la media. Ebbene, "Jobs", biopic parziale della vita di uno dei più grandi innovatori del XX secolo, non è un Mac, non è un iPhone e non è un iPad: insomma, non è un capolavoro. Ma è un film discreto, che mette in luce aspetti del carattere di Steve Jobs, in particolar modo relativi alla vita privata, che mai ci saremo sognati di vedere. Un genio degli affari più che dell'informatica, talento puro nel puntare sul cavallo vincente e vendere se stesso e, soprattutto, grande comunicatore. Tuttavia egoista ed egocentrico, al punto da mettere da parte gli amici della prima ora o non riconoscere, se non tanti anni più tardi, una figlia che riteneva illegittima. Il film, diretto da Joshua Michael Stern, affronta il periodo che va dai primi lavori nel garage di casa Jobs fino al ritorno alla Apple e ai primi anni '90. Ci vengono mostrati due Steve Jobs: uno hippie, dedito anche all'uso di droghe ed allucinogeni, ed uno squalo degli affari e perfezionista maniacale. Protagonista è Ashton Kutcher, sorprendentemente somigliante al giovane Jobs e convincente nell'interpretazione del personaggio (non lo vedevamo così da The Butterfly Effect); unico neo della sua interpretazione l'eccessiva ostentazione della camminata "ciondolante" tipica di Jobs. Riuscire a racchiudere in due ore la complessa carriera di Jobs e la sua vita professionale non era assolutamente semplice ed è per questo che in alcuni momenti la sceneggiatura accelera vertiginosamente e manca in particolare di mordente, critica maggiormente mossa al film sui social. Sulla pagina ufficiale su Facebook, infatti, si alternano apprezzamenti da parte di chi vede nel film un invito a rimettersi in gioco e lasciare spazio all'immaginazione ma anche critiche rivolte ai mancati riferimenti alla Pixar o ai prodotti di ultima generazione. Il problema principale del film è, però, la mancanza di un vero e proprio finale, di una scena madre che lo renda indimenticabile. Anche il richiamo alle frasi celebri di Jobs, quella sui "folli" ad esempio, è poco convincente ma resta il fatto che una maratona di cinque ore non sarebbe bastata a raccontare la vita professionale e privata di Steve Jobs, del suo modo di essere e della sua capacità di "toccare il cuore della gente".
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