maurizio meres
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domenica 4 maggio 2014
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buon film ma.......
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Difficile decifrare questo film ,dal punto di vista di cronaca denuncia mi lascia perplesso in quanto le situazioni sono viste in una forma molto soft ,piccoli regali o grandi regali non danno il senso di corruzione che invece sono il vero cancro della situazione sanitaria attuale in tutta Italia vedi: farmaci riciclati e addirittura rubati e lavorati per moltiplicare la quantità ,scaduti e rivenduti o fatti passare per donazioni nei paesi del terzo mondo,corruzioni ai più alti livelli a spese del malato e di tutto il popolo Italiano incapace di reagire ,e nessuno in grado di punire seriamente i colpevoli, le case farmaceutiche non sono altro che aziende commerciali strutturate solo per un proprio guadagno ,sarebbe stato invece interessante ripercorre con fatti veri e nomi veri gli ultimi scandali .
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Difficile decifrare questo film ,dal punto di vista di cronaca denuncia mi lascia perplesso in quanto le situazioni sono viste in una forma molto soft ,piccoli regali o grandi regali non danno il senso di corruzione che invece sono il vero cancro della situazione sanitaria attuale in tutta Italia vedi: farmaci riciclati e addirittura rubati e lavorati per moltiplicare la quantità ,scaduti e rivenduti o fatti passare per donazioni nei paesi del terzo mondo,corruzioni ai più alti livelli a spese del malato e di tutto il popolo Italiano incapace di reagire ,e nessuno in grado di punire seriamente i colpevoli, le case farmaceutiche non sono altro che aziende commerciali strutturate solo per un proprio guadagno ,sarebbe stato invece interessante ripercorre con fatti veri e nomi veri gli ultimi scandali .Sotto il profilo cinematografico il film diventa interessante ,attraverso la figura di un uomo "sempre molto bravo Santamaria" represso schiavo del suo lavoro e della situazione economica agiata ,che lo porta alla piu' completa incapacità di reagire al più piccolo problema di vita,tanto da nascondere qualsiasi emozione pur di arrivare al suo scopo, arrivando al suicidio esistenziale, nel più completo fallimento sociale e soprattutto famigliare della sua vita .
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pier71
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domenica 4 maggio 2014
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da evitare
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Film da cui stare lontanissimi! Altro che maggio, sarebbe dovuto uscire ad agosto, anzi non uscire proprio, anzi, non essere fatto per niente. Attori stonati e abbaianti, in particolare Evita Ciri.
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(di fabiola franco)
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controinformazione
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domenica 4 maggio 2014
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film coraggioso e unico
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Un film incredibile, se si pensa all’asfittica voglia di verità del cinema italiano. Un racconto senza sbavature e compromessi, che attraverso la vicenda di un ‘piccolo uomo’ ci mostra gli ingranaggi di un sistema complesso e molto articolato, quello che sta alla base del nostro Sistema sanitario nazionale e che ci permette di andare dal medico di famiglia e farci prescrivere la ricetta per avere il farmaco il cui costo sarà poi rimborsato dallo Stato, mai portato sul grande schermo con questa forza e intensità.
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Un film incredibile, se si pensa all’asfittica voglia di verità del cinema italiano. Un racconto senza sbavature e compromessi, che attraverso la vicenda di un ‘piccolo uomo’ ci mostra gli ingranaggi di un sistema complesso e molto articolato, quello che sta alla base del nostro Sistema sanitario nazionale e che ci permette di andare dal medico di famiglia e farci prescrivere la ricetta per avere il farmaco il cui costo sarà poi rimborsato dallo Stato, mai portato sul grande schermo con questa forza e intensità. “Il venditore di medicine non è una puntata di Report, che si è occupata dell’argomento diverse volte, o un documentario alla Micheal Moore, anche lui conSicko ha svelato le pecche del sistema sanitario americano. Il venditore di medicine è quel cinema civile che un tempo sapevamo fare molto bene con Petri (nella prima foto), Montaldo, Rosi, Damiani e Lizzani, con cui si poteva vincere l’Oscar e fare scuola. Ricordiamocelo e diamogli una possibilità. Dal blog 'Soldout' di Sentieri Selvaggi
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giorg70
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domenica 4 maggio 2014
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un pugno allo stomaco
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Può sembrare azzardato assimilare il comparaggio alla devastazione di una calamità naturale.
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Può sembrare azzardato assimilare il comparaggio alla devastazione di una calamità naturale.
Sono uscito dalla proiezione de “Il venditore di medicine” con una sensazione di pugno allo stomaco, stranamente simile a quella provata guardando le immagini delle continue alluvioni che feriscono il nostro paese. Forse perchè in entrambi i casi ci si sente impotenti e schiacciati di fronte a qualcosa che si percepisce come ineluttabile, ma che in realtà non lo è.
E reagire non solo si può, ma si deve. Il regista Morabito lo fa, in modo deciso ma garbato, mettendoci la faccia, puntando il dito senza ammiccamenti, con un film essenziale e intenso.
In un’Italia che fa spallucce e si volta dall’altra parte o, peggio, è connivente o addirittura complice, questo film è uno squarcio di luce.
Quella luce verso cui il protagonista Bruno (un Santamaria eccezionale, mai sopra le righe) risale nella scena finale del film. A voler forse significare che per noi, come per Bruno, uscire dalla corruzione, dalla truffa, dalla malasanità quotidiana è possibile.
Un plauso al coraggio del regista e dei produttori, che hanno saputo creare un film convincente ed emozionante su un tema forte finora ignorato dal cinema italiano (e non solo).
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benessere
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domenica 4 maggio 2014
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film fazioso e anacronistico
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lontanissimo dalla tradizione dei film di denuncia, la narrazione e ' scialba e anacronistica.
la rtealta' e' molto piu' compessa e le persone che non sono del settore potrebbero essere informate o con u vero film di denuncia o con una storia scritta da morabito o altri con maggiore qualita' e realismo.
nessuno parla nei commenti delle professionalita' cinvolte nella filiera sel farmaco ricerca produzione e sviluppo che assorbe tante professionalita' e che da una decina di anni sono coinvolte in una crisi che ha mietuto decine di migliaia di posti di lavoro.giovani medici che non riescono a inserirsi nel lavoro per mancanza di turnover. operatori sanitari assediati e sottoorganico quotidianamente ma che con passione risolvono i problemi di molte persone senza salire agli onori della cronaca.
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lontanissimo dalla tradizione dei film di denuncia, la narrazione e ' scialba e anacronistica.
la rtealta' e' molto piu' compessa e le persone che non sono del settore potrebbero essere informate o con u vero film di denuncia o con una storia scritta da morabito o altri con maggiore qualita' e realismo.
nessuno parla nei commenti delle professionalita' cinvolte nella filiera sel farmaco ricerca produzione e sviluppo che assorbe tante professionalita' e che da una decina di anni sono coinvolte in una crisi che ha mietuto decine di migliaia di posti di lavoro.giovani medici che non riescono a inserirsi nel lavoro per mancanza di turnover. operatori sanitari assediati e sottoorganico quotidianamente ma che con passione risolvono i problemi di molte persone senza salire agli onori della cronaca. il reato di comparaggio esiste e ci sono regole e sanzioni interne ed esterne alle aziende. organismi di vigilanza governativi che devonono aumentare i controlli ma il fenomeno inquanto tale era presente piu' di20 anni fa(denuncia un po' tardiva!)nel fil sono espresse linguaggi e tematiche demagogiche, anacronisticheanche se nello stile casualmente molto moderno di un populismo fine a se stesso anche brutto da vedere.
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[+] ma al passo coi tempi letargici della coscienza
(di siebenzwerg)
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benessere
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sabato 3 maggio 2014
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una falsa realta'
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Lontani dalla tradizione del film di denuncia, la storia narrata da Morabito ha degli elementi troppo banali e scontati.
Ricca di preconcetti e pregiudizi descrive senza conoscere nella realta' la complessita' della filiera farmaceutica che produce prodotti per la salute e il benessere di ciascuno di noi e utilizzati in scienza e coscienza da operatori sanitari che si dedicano con passione al loro lavoro quotidiano.
Molte sono le professionalita' coinvolte nella ricerca ,nella produzione e comunicazione scientifica e promozione del farmaco. il fenomeno del comparaggio e' legato a vicende
degli anni 80 (siamo un po' in ritardo nella denuncia del fenomeno).
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Lontani dalla tradizione del film di denuncia, la storia narrata da Morabito ha degli elementi troppo banali e scontati.
Ricca di preconcetti e pregiudizi descrive senza conoscere nella realta' la complessita' della filiera farmaceutica che produce prodotti per la salute e il benessere di ciascuno di noi e utilizzati in scienza e coscienza da operatori sanitari che si dedicano con passione al loro lavoro quotidiano.
Molte sono le professionalita' coinvolte nella ricerca ,nella produzione e comunicazione scientifica e promozione del farmaco. il fenomeno del comparaggio e' legato a vicende
degli anni 80 (siamo un po' in ritardo nella denuncia del fenomeno). Attualmente ci sono protocolli e parametri legislativi rinnovati e severi per chi a tutti i livelli aziendali e medici compia questi reati ,gli organismi di controllo sono statali ed europei ed e' giusto che aumentino sempre piu' i controlli con le pene e le sanzioni severeche la legge prevede.
Ma l'elemento debole e' soprattutto il disfattismo espresso contro tutto e contro tutti che non a caso nasce in questo periodo di antipolitica e di facile populismo.
Non si accenna minimamente alle difficolta' reali occupazionali di questo settore industriale ai suoi costi che non producono sufficientemente ricerca e che annullano da molti anni decine di migliaia di posti di lavoro.Inoltre le difficolta' per un giovane medico del suo ingresso nel mondo del lavoro perche' non c'e' da tempo turnover o di chi lavora con responsabilita' e impegno in ospedale come medico o infermiere senza sosta e in condizioni di carenza di personale perenne.Non serve questo malevolo disfattismo produce solo storie anacronistiche irreali e un po' grigie.Ci sono tanti spunti per scrivere in questo settore narrazioni relistiche e colorate anche se problematiche.
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[+] ma sei...
(di brian77)
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(di gradisca)
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francesco monteleone
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giovedì 1 maggio 2014
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i traditori di ippocrate
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Le carceri e gli ospedali dovrebbero essere i luoghi più ospitali per gli esseri umani, fuori della propria casa. Perché in essi si perdono, temporaneamente o definitivamente, i due valori più alti su questa dannata terra, che sono la libertà e la salute. Invece le carceri sono discariche di corpi e gli ospedali officine di mutilazione. Così, si spendono pochi soldi per la giustizia e se ne sperperano a iosa per commutare la sofferenza fisica in gioielleria. Questo film, che il regista ha dedicato a un suo parente, è l’atto di ribellione contro una situazione infamante che tutti conosciamo da tempo. Il racconto ne lievita le cause: Un rappresentante di medicine (Claudio Santamaria), la capo-area di una industria farmaceutica (Isabella Ferrari), un primario oncologo (Marco Travaglio) sono impegnati a fare un’unica cosa, i soldi, sfruttando le malattie della povera gente.
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Le carceri e gli ospedali dovrebbero essere i luoghi più ospitali per gli esseri umani, fuori della propria casa. Perché in essi si perdono, temporaneamente o definitivamente, i due valori più alti su questa dannata terra, che sono la libertà e la salute. Invece le carceri sono discariche di corpi e gli ospedali officine di mutilazione. Così, si spendono pochi soldi per la giustizia e se ne sperperano a iosa per commutare la sofferenza fisica in gioielleria. Questo film, che il regista ha dedicato a un suo parente, è l’atto di ribellione contro una situazione infamante che tutti conosciamo da tempo. Il racconto ne lievita le cause: Un rappresentante di medicine (Claudio Santamaria), la capo-area di una industria farmaceutica (Isabella Ferrari), un primario oncologo (Marco Travaglio) sono impegnati a fare un’unica cosa, i soldi, sfruttando le malattie della povera gente. I tre personaggi risultano immediatamente repellenti e ci vogliono un paio di giorni prima che si spenga il fuoco della rabbia che essi alimentano. Ai tre attori va un ringraziamento per aver dato la faccia a soggetti che nella realtà sono molto più loschi (ci sovviene lo strisciante Poggiolini). Il soggetto cinematografico, come si capisce dai titoli di coda, è tratto dalla cronaca giornalistica degli ultimi anni. Non ci sono finzioni, né omissioni. Si accumulano i dubbi e pungono la mente: Perché i farmaci costano troppo? A cosa servono i convegni ‘scientifici’ nei posti più esotici al mondo? I medici fanno carriera per i loro meriti professionali? La sanità privata è utile? Perché i ‘luminari’ sono tanto ricchi? Domande ovvie sulle quali vorremmo veder più chiaro. Le nostre esperienze vissute ci spingono a rispondere visceralmente, ma bisogna evitare le facili spiegazioni ed è quello che faremo. Seguiamo il metodo di Morabito che ha avuto tanto coraggio e con il suo esempio ci insegna a guardare gli altri mentre ‘fanno niente’ e a reagire. Per essere sempre al servizio degli altri, tutti abbiamo il dovere morale di raggiungere l’eccellenza nel lavoro, ma chi si prende cura di noi deve assicurare qualche dovere in più e qualche vizio in meno. Purtroppo c’è una malattia ancora incurabile che colpisce i medici quando sono in salute: l’avidità. Essa è anche la peggiore patologia dell’anima. I piccoli medici, invece di visitare i malati nelle loro case come si faceva una volta, vengono visitati nei loro studi e stanno tutto il giorno a contar le ricette. I grandi professori diventano ‘squali’ e per ricevere la guarigione da loro, prima bisogna sfamarli.
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melvin ii
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mercoledì 30 aprile 2014
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un amara realtà
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Il biglietto d’acquistare per “Il venditore di medicine” è: 5)Sempre
“Il venditore di medicine” è un film di Antonio Morabito, scritto da Antonio Morabito, Michele Pellegrini e Amedeo Pagani e prodotto da Amedeo Pagani per Classic Srl.(IT) e Peacock Film (CH) e distribuito da Cinecittà Luce.
Con: Claudio Santamaria, Isabella Ferrari, Evita Ciri, Marco Travaglio, Roberto De Francesco, Ignazio Oliva, Giorgio Gobbi, Vincenzo Tanassi, Leonardo Nigro, Ippolito , Chiarella, Alessia Barela, Paolo De Vita, Pierpaolo Lovino.
Chi sceglie di fare il medico decide di mettere sé stesso e le proprie conoscenze al servizio del paziente e della vita umana.
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Il biglietto d’acquistare per “Il venditore di medicine” è: 5)Sempre
“Il venditore di medicine” è un film di Antonio Morabito, scritto da Antonio Morabito, Michele Pellegrini e Amedeo Pagani e prodotto da Amedeo Pagani per Classic Srl.(IT) e Peacock Film (CH) e distribuito da Cinecittà Luce.
Con: Claudio Santamaria, Isabella Ferrari, Evita Ciri, Marco Travaglio, Roberto De Francesco, Ignazio Oliva, Giorgio Gobbi, Vincenzo Tanassi, Leonardo Nigro, Ippolito , Chiarella, Alessia Barela, Paolo De Vita, Pierpaolo Lovino.
Chi sceglie di fare il medico decide di mettere sé stesso e le proprie conoscenze al servizio del paziente e della vita umana.
Il giuramento di Ippocrate non è solo una formalità burocratica, ma un impegno d’Onore che ogni medico prende con la propria coscienza.
Quando nel 1968 Alberto Sordi con la consueta bravura e ferocia ironia mostrò i vizi e le debolezze del medico della mutua con il Dott Guido Tersilli, gli italiani risero amaro, ma risero.
Sordi anticipò come sarebbe cambiata la professione del medico e quali e quanti interessi economici avrebbe portato l’arrivo della mutua.
Era un film di denuncia travestito da commedia, ma ancora fa riflettere.
“Il venditore di medicine” è un pugno allo stomaco, racconta senza fronzoli il complesso e oscuro mondo che lega i medici alle case farmaceutiche.
Il film ci racconta la vita di Bruno(Santamaria) operatore farmaceutico di un importante azienda diviso tra lavoro e vita privata.
Fin da subito il clima del film è plumbeo, angosciante , ma cattura l’attenzione dello spettatore.
Assistiamo durante la prima scena a un riunione degli operatori riuniti dalla spietata e fredda direttrice di zona Giorgia(Ferrari) che sprona i suoi sottoposti a vendere i farmaci ai medici, nonostante un indagine in corso della magistratura su recente scandalo sulla sanità.
Bruno è un bravo operatore, privo di scrupoli, disilluso e disposto a tutto pur di far carriera.
Lo spettatore scopre il linguaggio degli operatori farmaceutici : “i topi”(gli uomini che si sottopongono per bisogno alla sperimentazione dei farmaci), “le sentinelle”(i farmacisti) “le regine”(i medici della mutua) “gli squali”(i primari degli ospedali).
Seguiamo Bruno nei suoi appuntamenti con i vari medici, quasi tutti ben felici di accettare “regalie” per diffondere medicine inutili e a volte dannosi , tranne qualche” mosca bianca” che ancora pensa al bene del paziente.
Il quadro è davvero impietoso e desolante. La figura del medico è spesso negativa.
Il protagonista, avuta la possibilità di carriera dal capo Giorgia di lavorare con uno “squalo” l’incorruttibile prof Maliverni(Travaglio), si troverà a compiere azioni discutibili per uscire dall’impasse lavorativa e anche personale con la moglie.
La sceneggiatura, seppure scarna e semplice, convince nell’intento di raccontare, denunziare e scuotere lo spettatore. Toglie un amaro e triste velo davanti agli occhi.
I dialoghi sono serrati e ben costruiti e rendono bene l’atmosfera di quel mondo.
La regia anche se risulta nel complesso di stampo televisivo, convince e riesce a dare un buon ritmo al film, perdendo solo nel finale un pò di brillantezza e incisività
Santamaria riesce con talento a dare intensità e profondità al suo personaggio oscuro e in lotta con la sua coscienza, emozionando comunque lo spettatore.
Asciutta ma di qualità la prestazione di Isabella Ferrari,sempre bella, che regala la figura di una manager spietata, ma a sua volta messa sotto torchio dai vertici.
Il resto del cast si dimostra all’altezza del compito dando ulteriore qualità alla storia
Marco Travaglio nel ruolo dello “squalo” supera la prova, risultando credibile.
Il finale è amaro e cupo, dove gli amari protagonisti sono cinismo e malinconia.
Dopo aver visto“Un venditore di medicine” lo spettatore vedrà con occhi diversi il suo medico di fiducia.
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gianni trigio
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mercoledì 9 aprile 2014
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film eccezionale!
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Per gli amanti del Cinema, quello con la lettera maiuscola, Film da non perdere per nessun motivo!
Visto in anteprima asoluta, nell'ottima programmazione cinematografica del BiFest 2014 di Bari,
il Regista Morabito, insieme a tutti i protagonisti, hanno saputo dare al lungometraggio,
un ritmo straordinario sia per intensità che per drammaticità, senza un attimo di tregua, dall'inizio alla fine!
Complimenti per il risultato finale!
Entrare nei dettagli, non è il caso, perchè...
Il Venditore di medicine è un film che si deve assolutamente vedere!
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fabiola franco
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mercoledì 20 novembre 2013
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un film coraggioso
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Il venditore di medicineè un film duro, che ci mostra una realtà poco conosciuta, quella del comparaggio farmaceutico, con personaggi che senza vergogna fanno di questa pratica parte integrante del proprio lavoro. Bruno, informatore scientifico, e i suoi amici medici ("Bruno, che farmaco vuoi che spingiamo questo mese?") fanno rabbia in quanto parte attiva e colpevole di un sistema corrotto, consentito e appoggiato dai politici, il cui unico scopo è il profitto e che non tiene minimamente in considerazione il bene dei cittadini, in questo caso i malati, o meglio i pazienti ("un paese civile non ha malati ma pazienti").
Bruno fa rabbia ma anche pena per la sua condizione personale, per quel senso di pressione continua che il film ci trasmette e che assorbe tutte le energie di Bruno, e ne stravolge la scala di valori, portandolo ad agire in modo sicuramente condannabile ma, dalla sua prospettiva di topo in gabbia, quasi inevitabile.
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Il venditore di medicineè un film duro, che ci mostra una realtà poco conosciuta, quella del comparaggio farmaceutico, con personaggi che senza vergogna fanno di questa pratica parte integrante del proprio lavoro. Bruno, informatore scientifico, e i suoi amici medici ("Bruno, che farmaco vuoi che spingiamo questo mese?") fanno rabbia in quanto parte attiva e colpevole di un sistema corrotto, consentito e appoggiato dai politici, il cui unico scopo è il profitto e che non tiene minimamente in considerazione il bene dei cittadini, in questo caso i malati, o meglio i pazienti ("un paese civile non ha malati ma pazienti").
Bruno fa rabbia ma anche pena per la sua condizione personale, per quel senso di pressione continua che il film ci trasmette e che assorbe tutte le energie di Bruno, e ne stravolge la scala di valori, portandolo ad agire in modo sicuramente condannabile ma, dalla sua prospettiva di topo in gabbia, quasi inevitabile.
Un film coraggioso, ben diretto e ben recitato (Claudio Santamaria, protagonista assoluto, è credibile e intenso), ambientato in una città qualsiasi, con personaggi che si muovono in ambienti asettici, resi efficacemente da una fotografia cruda, che potrebbero essere l'ospedale della nostra città o l'anticamera del nostro medico di famiglia.
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