stockton
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lunedì 14 gennaio 2013
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intrigante
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ammetto.. non avevo letto nulla della trama prima di entrare in sala e vedere questo film..
però sono rimasto piacevolmente sorpreso da questo film, la cui storia è veramente divertente e amara al tempo stesso..
oltre alla recitazione di Castellitto (che non sbaglia un film), la trama prende perchè è lo specchio dei piccoli vizi e bisogni dell'italia "cinematografica" attuale, come la necessità di visibilità (stile grande fratello, con punte di esibizionismo) oppure l'opportunismo in cui tutti i compromessi sono buoni per ottenere quello che si vuole ed avere un salto in avanti nella carriera, ma con qualche interessante riferimento alla "passione" per la recitazione ed i sacrifici che questa passione genera nel mestiere di attore.
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ammetto.. non avevo letto nulla della trama prima di entrare in sala e vedere questo film..
però sono rimasto piacevolmente sorpreso da questo film, la cui storia è veramente divertente e amara al tempo stesso..
oltre alla recitazione di Castellitto (che non sbaglia un film), la trama prende perchè è lo specchio dei piccoli vizi e bisogni dell'italia "cinematografica" attuale, come la necessità di visibilità (stile grande fratello, con punte di esibizionismo) oppure l'opportunismo in cui tutti i compromessi sono buoni per ottenere quello che si vuole ed avere un salto in avanti nella carriera, ma con qualche interessante riferimento alla "passione" per la recitazione ed i sacrifici che questa passione genera nel mestiere di attore..
tutto questo in controtendenza al titolo del film ed all'inizio del film, in cui lo spettatore ignaro si aspetta veramente una famiglia perfetta in previsione del pranzo di Natale.. in realtà è tutto artificiale, e viene resa bene anche l'idea del senso di "reclusione" per gli attori che partecipano alla farsa..
il taglio della recitazione di Castellitto, cattivo e cinico ma tendente al "buono", e la serie finale di colpi di scena (forse anche qualcuno di troppo), rendono il film assolutamente da vedere, con alcuni pezzi veramente memorabili (bellissima la scena della cena di Natale).. in particolare, ottima anche la partecipazione di Francesca Neri nella sua parte di "pesce fuor d'acqua"..
da vedere..
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ultimoboyscout
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giovedì 24 gennaio 2013
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la famiglia perfetta non esiste.
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Leone è ricco e solo, per questo decide di assoldare una compagnia di attori per far recitare loro la parte della sua famiglia riunita per il Natale. Anzi, ha voluto far di più, e in barba alla crisi ha deciso di esagerare: ha scritto un copione, ha curato ogni minimo dettaglio dal menù alle attività da svolgere e ha pure affittato una bellissima villa in campagna. Leone rappresenta Scrooge, l'uomo malato di solitudine in questo gioco di specchi molto ben architettato tra verità e finzione, di stampo pirandelliano, in cui il vero e il finto si integrano e si equivalgono per un equilibrio assolutamente perfetto. Commedia cinica all'inverosimile, dal gusto amaro ma decisamente brillante e dal buon passo, probabilmente crudele, in cui la scrittura calibra con estrema precisione i momenti di riflessione e quelli più goliardici, la famiglia e le scelte prettamente egoistiche.
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Leone è ricco e solo, per questo decide di assoldare una compagnia di attori per far recitare loro la parte della sua famiglia riunita per il Natale. Anzi, ha voluto far di più, e in barba alla crisi ha deciso di esagerare: ha scritto un copione, ha curato ogni minimo dettaglio dal menù alle attività da svolgere e ha pure affittato una bellissima villa in campagna. Leone rappresenta Scrooge, l'uomo malato di solitudine in questo gioco di specchi molto ben architettato tra verità e finzione, di stampo pirandelliano, in cui il vero e il finto si integrano e si equivalgono per un equilibrio assolutamente perfetto. Commedia cinica all'inverosimile, dal gusto amaro ma decisamente brillante e dal buon passo, probabilmente crudele, in cui la scrittura calibra con estrema precisione i momenti di riflessione e quelli più goliardici, la famiglia e le scelte prettamente egoistiche. Gli attori sono tutti assolutamente in parte, il film lo si può definire corale perchè nessuno prende il sopravvento sugli altri e tutti hanno la stessa grande importanza nello svolgimento della storia. Un pò di brio il film lo perde nella seconda metà, quando l'originale spunto iniziale della famiglia in affitto comincia ad avere il fiato grosso e rimangono solo le ottime maschere indossate dagli interpreti e deboli appaiono le sottotrame, in particolare quella dei due ragazzini e quella dei due ragazzi che hanno un flirt e si fanno tanare mentre fanno sesso. Idee fiacche come detto, ma soprattutto ovvie e semplicistiche. Le responsabilità ricadono quindi sulle star Castellitto e Giallini che rispondono "presente!" ma che non possono molto contro i limiti dei propri personaggi e contro il freno a mano tirato dal regista. Film comunque divertente, simpatico e ben fatto che si addice a chi pensa che le feste natalizie siano un momento davvero speciale da passare coi propri cari e con le persone a cui si vuol veramente bene e non coi "cari in affitto"!
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great steven
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lunedì 19 settembre 2016
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ottimo cast, ma materia narrativa a briglia corta.
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UNA FAMIGLIA PERFETTA (IT, 2012) diretto da PAOLO GENOVESE. Interpretato da SERGIO CASTELLITTO, CLAUDIA GERINI, MARCO GIALLINI, FRANCESCA NERI, CAROLINA CRESCENTINI, EUGENIA COSTANTINI, EUGENIO FRANCESCHINI, ILARIA OCCHINI
La vigilia di Natale sarebbe, per il ricco, potente e misterioso Leone, un giorno come tutti gli altri, segnato invariabilmente dalla solitudine. Ma l’uomo decide di affittare una compagnia di attori, specializzati nella recitazione nei presepi viventi, affinché interpretino i familiari che non ha mai avuto e che, probabilmente, nemmeno ha mai desiderato.
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UNA FAMIGLIA PERFETTA (IT, 2012) diretto da PAOLO GENOVESE. Interpretato da SERGIO CASTELLITTO, CLAUDIA GERINI, MARCO GIALLINI, FRANCESCA NERI, CAROLINA CRESCENTINI, EUGENIA COSTANTINI, EUGENIO FRANCESCHINI, ILARIA OCCHINI
La vigilia di Natale sarebbe, per il ricco, potente e misterioso Leone, un giorno come tutti gli altri, segnato invariabilmente dalla solitudine. Ma l’uomo decide di affittare una compagnia di attori, specializzati nella recitazione nei presepi viventi, affinché interpretino i familiari che non ha mai avuto e che, probabilmente, nemmeno ha mai desiderato. Essi dovranno recitare la pantomima per ventiquattro ore, fino al 25 dicembre. I problemi sorgeranno soprattutto per le bizze improvvise e la voglia di barare di Leone, abituato a tenere lui i fili del gioco, ma anche per l’assottigliamento dei confini tra realtà e finzione, che porterà gli attori a scontrarsi fra loro, a rinvangare vecchi dissapori e a svelare segreti troppo a lungo nascosti. Punto di forza di questa pellicola natalizia (ben lontana dai cinepanettoni, ma qualitativamente non molto superiore) sono le interpretazioni, in quanto ogni personaggio si ritrova una psicologia ben delineata e un modus operandi preciso e dettagliato che lo conduce a compiere determinate scelte, e vale la pena di spendere qualche parola per ognuno: la bella e solare Carmen (Gerini), che rigetta le avances sempre più esplicite del finto marito Leone, e al contempo ingelosisce quello vero, Fortunato (Giallini), soltanto per dimostrargli quanto ancora gli sia effettivamente affezionata, mentre lui si impegna anima e corpo per fare in modo che la recita funzioni al meglio, assumendo in questo senso un ruolo di organizzatore generale supremo e tentando insieme di rimanere attaccato alla moglie; la saggia nonna Rosa (Occhini), esperta nelle performances drammatiche, che ad un certo punto, sentendosi troppo trascurata, finge di suicidarsi buttandosi in uno stagno di notte, tanto per richiamare l’attenzione su di sé; la simpatica Sole (Crescentini), nella finzione moglie di Fortunato, ma nella realtà segretamente innamorata di lui, e ben intenzionata a renderglielo noto; i giovani Pietro (Franceschini) e Luna (Costantini), figli fittizi di Leone, che si scoprono infatuati l’uno dell’altra e coltivano a vicenda un’amicizia col trascorrere del tempo sempre più sincera, lui ossessionato da una fantasmagorica ammissione al Grande Fratello e lei, attrice talentuosa, indecisa su come intendere un mestiere nel quale riversa un’innegabile qualità; Alicia (Neri, onestamente il personaggio meno riuscito, che sulla scena si muove col maggiore disagio), esterna alla compagnia di attori e "seconda spettatrice", per giunta inconsapevole, della pantomima, rimasta appiedata per un guasto al motore dell’automobile e disgustata per le cose bizzarre in cui vede coinvolti i componenti di questa famiglia così insolita e sorprendente; infine, i due bambini, l’occhialuto Daniele e l’aristocratico Angelo, i pargoli su cui Leone riversa il suo immaginario affetto di padre. L’idea di partenza è ottima, anche perché rispolvera una convenzione della drammaturgia nota già ai tempi di Shakespeare (basti pensare all’Amleto), ovvero "il teatro nel teatro" o, se si preferisce, la recitazione dentro la recitazione, il fatto di inserire uno spettacolo mentre se ne sta eseguendo un altro. Attori che interpretano la parte di attori, è un metodo normalmente efficace per esporre riflessioni profonde su questo mestiere, antico quasi quanto il mondo e capace di mettere a nudo l’intero corredo emotivo di ogni essere umano che vi si cimenta. Il problema fondamentale di Una famiglia perfetta è il controllo della materia narrativa: si sviluppano innumerevoli sottotrame che fanno perdere il filo della trama principale, la quale, com’è ovvio, ne risente e danneggia in questo modo la storia. E poi la durata: con una materia prima eccezionalmente sufficiente per imbastire una commedia di mezz’ora, si è arrivati a quadruplicarne la durata, e il risultato sembra un insieme di vari sketch collegati fra loro da un filo conduttore debole, incerto e tentennante. Centoundici minuti fanno sentire ben presto il loro peso, e solamente la perizia del cast riesce a renderli tollerabili. Incomprensibile il finale: perché lasciar intuire allo spettatore che, fra Leone e Carmen, ci fosse stata in passato una storia d’amore malamente consumata, troppo velocemente riportata alla luce e poi conclusasi di nuovo nella peggiore delle maniere, ossia in fretta e furia? Un colpo di scena che non stupisce affatto, malgrado volesse farlo, e che sembra tirato fuori tanto per scombussolare lo svolgimento della vicenda e dare un senso ad un incipit che, già di per sé, bastava a giustificare l’intera importanza della sceneggiatura. A parte qualche stupidaggine di troppo e due o tre scivolate nel patetico o addirittura nel grottesco, pure la sceneggiatura si fa apprezzare e assurge a secondo merito inalienabile della pellicola, dopo la bravura dei suoi attori. Altre lodi possono essere tessute nei confronti di una colonna sonora abbastanza suadente e soave, che sottolinea col commento musicale i passaggi più intimi e delicati, e nei riguardi anche della scenografia, che trasporta il pubblico in un contesto natalizio carino e delizioso.
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eugenio
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sabato 6 luglio 2013
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il meta-teatro nella commedia
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Ambientato in una magione ottocentesca in Umbria, Una famigliaperfetta dell’”immaturo” Genovese descrive il rapporto conflittuale dell’acido e solitario Leone (interpretato da un ottimo Castellitto) nei confronti di una famiglia che non ha mai avuto. Per vincere in qualche modo quell’atmosfera di umana tristezza entro cui ha deciso di relegarsi Leone “assolda”, in concomitanza del Natale, una compagnia teatrale di dubbio gusto, al fine di inscenare la famiglia perfetta di cui del titolo. La situazione però sfugge di mano in quanto cognato,moglie,fratello,tre figli e madre vengono “fin troppo” pilotati dal burbero Leone a manifestare atteggiamenti contrari al loro modo naturale di essere.
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Ambientato in una magione ottocentesca in Umbria, Una famigliaperfetta dell’”immaturo” Genovese descrive il rapporto conflittuale dell’acido e solitario Leone (interpretato da un ottimo Castellitto) nei confronti di una famiglia che non ha mai avuto. Per vincere in qualche modo quell’atmosfera di umana tristezza entro cui ha deciso di relegarsi Leone “assolda”, in concomitanza del Natale, una compagnia teatrale di dubbio gusto, al fine di inscenare la famiglia perfetta di cui del titolo. La situazione però sfugge di mano in quanto cognato,moglie,fratello,tre figli e madre vengono “fin troppo” pilotati dal burbero Leone a manifestare atteggiamenti contrari al loro modo naturale di essere. Il risultato finale è la messa in scena di un’intellettualistica parodia meta-teatrale tra vita reale e fittizia, tra ciò che appare e quello che è. I soggetti in causa, il capocomico Fortunato,la moglie Carmen, l’avvenente Sole, si trovano dinanzi a situazioni imbarazzanti come l’eccessiva pinguedine del figlio-attore mal tollerata da Leone, il tradimento di Sole con Fortunato sposato nella vita reale con Carmen che nella finzione è la moglie di Leone, nelle quali il regista Genovese sembra quasi compiacersi deviando l’attenzione dello spettatore in un complicato gioco a incastri. Questo, se da un lato può interessare lo spettatore e coinvolgerlo, dall’altro genera un effetto riflesso non propriamente positivo. Si respira nella pellicola, un’aria di famiglia sui generis troppo pirandellina con un intreccio di giochi pre-costituiti, di simboli noti e di movenze preconfezionate che alla lunga tediano. L’impressione che si ha uscendo dalla sala è quella di una narcisistica interpretazione che,malgrado l’abilità degli attori, non riesce completamente a analizzare tematiche sociali contemporanee (come il potere del denaro per “l’acquisto di parenti finti”, la solitudine esistenziale) che avrebbero potuto essere maggiormente espresse e meglio trattate.
La famiglia perfetta,per antifrasi, è qui degradata, corrotta dal denaro come motore dell’interpretazione della vita e abbandonata a luciferine elucubrazioni materialistiche. E poco importa se lo spettro di Luigi Pirandello aleggi prepotentemente nell’aria tentando di dare una scossa a un Enrico IV edulcorato.
Intrigante e intricabile, Unafamiglia perfetta è l’antifrasi del titolo. Povero moralmente e lontano dall’essere quello che appare. Sic dixit Pirandello.
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antrace
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lunedì 8 luglio 2013
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luna , sole ...una famiglia sospesa nello spazio
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Una trovata beffarda, scanzonata o una cura alla solitudine inquieta , difficile leggere nel pensiero di Leone, celibe , senza figli, che decide di circondarsi di congiunti presi in prestito, attraverso il volto e l'interpretazione di un assortito gruppo di attori , invitati a condividere la cena di Natale in una tranquilla ,verde dimora vittoriana . Leone si muove con spigliatezza nei panni di marito voglioso, di genitore pedante, di fratello sincero, di figlio pieno di premure, a seconda del figurante con cui interloquire , se la seducente Carmen, sottratta per l'occasione al vero coniuge , non senza patemi per l'eccessivo realismo della rappresentazione , oppure la giovane Luna , sottoposta a una vigilanza accigliata , come quella paterna .
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Una trovata beffarda, scanzonata o una cura alla solitudine inquieta , difficile leggere nel pensiero di Leone, celibe , senza figli, che decide di circondarsi di congiunti presi in prestito, attraverso il volto e l'interpretazione di un assortito gruppo di attori , invitati a condividere la cena di Natale in una tranquilla ,verde dimora vittoriana . Leone si muove con spigliatezza nei panni di marito voglioso, di genitore pedante, di fratello sincero, di figlio pieno di premure, a seconda del figurante con cui interloquire , se la seducente Carmen, sottratta per l'occasione al vero coniuge , non senza patemi per l'eccessivo realismo della rappresentazione , oppure la giovane Luna , sottoposta a una vigilanza accigliata , come quella paterna . Sembra prendersi gioco di tutti i presenti , e prima ancora dell'archetipo consunto del focolare domestico, quasi a dire che i rapporti nelle case possano essere trasmessi e raccontati con abbondante capacità di simulazione , che gli album di famiglia ,dietro i sorrisi, siano tutti macchiati dalle tensioni e dalle discordie . Il film è leggero, disinvolto, brioso ma alla lunga risente dell'invariabilità della scena, tanto da suggerire che un simile testo , denso di dialoghi e riflessioni, possa avere migliore ospiitalità su un palcoscenico .
" Cosa non si fa per denaro" potrebbe essere il sottotitolo dalla parte dei commedianti , che non vedono l'ora di portare a termine il proprio lavoro, in un imbarazzo crescente per la posticcia intimità degli scambi . In questo panorama bizzarro si inserisce una donna ignara , vttima di un incidente , soccorsa per strada e coinvolta nell'intrattenmento natalizio: l'epilogo del film appare inopportuno , il regista teme forse di avere esagerato con i toni balzani, e vuole offrire una descrizione credibile del comportamento del protagonista , tradendo con maldestri cenni romantici lo spirito trasgressivo , spontaneo dell'intera opera. Da sottolineare l'acuta ,trasognata recitazione di Castellitto e la cura dei particolari nelle moine e nei tic degli altri personaggi .
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joker 91
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sabato 31 agosto 2013
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il vero film natalizio italiano
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Paolo Genovese regista di IMMATURI si cimenta in una commedia con risvolti profondi sul significato di famiglia nel nostro paese in questi tempi bui e duri per la nostra società con un pizzico di malinconia e divertimento.
Un cast azzeccatissimo nel quale spiccano le interpretazioni di due grandissimi attori-Castellito e Giallini per non parlare della bravissima Claudia Gerini,maschere per finzione nella rappresentazione filmica che regalano attraverso la commedia una riflessione spietata sul nostro paese e sul modo di vivere la vita con le mille difficoltà che si incontrano in un luogo come il nostro. Il film certa sullo sfondo natalizio di farci recuperare quei valori famigliari e non che si stanno piano piano perdendo mostrandoci esseri decaduti che cercano di rialzarsi dai loro mille problemi in una società in forte crisi di valori.
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Paolo Genovese regista di IMMATURI si cimenta in una commedia con risvolti profondi sul significato di famiglia nel nostro paese in questi tempi bui e duri per la nostra società con un pizzico di malinconia e divertimento.
Un cast azzeccatissimo nel quale spiccano le interpretazioni di due grandissimi attori-Castellito e Giallini per non parlare della bravissima Claudia Gerini,maschere per finzione nella rappresentazione filmica che regalano attraverso la commedia una riflessione spietata sul nostro paese e sul modo di vivere la vita con le mille difficoltà che si incontrano in un luogo come il nostro. Il film certa sullo sfondo natalizio di farci recuperare quei valori famigliari e non che si stanno piano piano perdendo mostrandoci esseri decaduti che cercano di rialzarsi dai loro mille problemi in una società in forte crisi di valori. Una sorpresa,spiace vedere che si sia preferito guardar cinepanettone e company ed questo la dice lunga sui veri problemi del cinema italiano che quando vuole realizza bellissimi film ma poi all'uscita in sala non ha pubblico al quale mostrarli-è il pubblico il vero problema di questo paese e non il suo cinema.
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roberto
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mercoledì 16 dicembre 2020
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la battaglia dei sessi.
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Il film "Una famiglia perfetta" è una sorta di quadro d'arte che sintetizza tutti i problemi degli uomini di potere. Nel caso del regista l'effetto è amplificato e la sua arroganza e diabolicità arriva al punto di sostituirsi ad un prete in un rito di messa. Il regista, che in effetti è anche lui un'attore, vuole a tutti i costi avere sesso con la moglie di un suo attore ma Carmen si rifiuta ed offre parole simboliche. Ogni tentativo del regista di imporsi per farci sesso, risulta in un contrattacco di Carmen che tenta di scagliargli addosso suo marito. Il regista è l'uomo che paga lo stipendio e non vuole che la donna domini la regia dei peccati sessuali.
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Il film "Una famiglia perfetta" è una sorta di quadro d'arte che sintetizza tutti i problemi degli uomini di potere. Nel caso del regista l'effetto è amplificato e la sua arroganza e diabolicità arriva al punto di sostituirsi ad un prete in un rito di messa. Il regista, che in effetti è anche lui un'attore, vuole a tutti i costi avere sesso con la moglie di un suo attore ma Carmen si rifiuta ed offre parole simboliche. Ogni tentativo del regista di imporsi per farci sesso, risulta in un contrattacco di Carmen che tenta di scagliargli addosso suo marito. Il regista è l'uomo che paga lo stipendio e non vuole che la donna domini la regia dei peccati sessuali. La donna vuole solo dominare quel lato della regia e perciò reagisce negativamente. Quando Leone, nel ruolo di regista, infine chiede a Carmen se la può baciare, lei ci sta ma gli ricorda che il tutto fa parte del ruolo. Leone si rifiuta di sfruttare l'occasione perchè lei ha parlato di regia e di un ruolo del film. Perciò le intenzioni di Leone sono di rubare la donna al suo amico attore e non di fare un peccato. Questa battaglia è continuamente presente nel mondo del lavoro ma si noti bene come la giovane attrice Luna si concede a Pietro anche senza che egli sia l'uomo che finanzia lo stipendio. L' intero film ha dei lati importanti che inducono ad un ragionamento comportamentale dei ricchi e potenti ma non è di mio interesse analizzare ogni signola scena. Mi limito alle scene intese a stabilire la regia delle attività sessuali e come un'ennesimo esempio, il marito di Carmen non riesce ad avere sesso con Sole proprio perchè si cura degli interessi errati del regista. Questo film ha un grande valore se lo spettaore comprende il suo significato nascosto.
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andreafalci
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mercoledì 16 gennaio 2013
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natale è sempre natale
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Film legggero e simpatico senza pretese, che forse mette in evidenza più la bravura degli attori che una pretestuosa trama, bravissima e bella la Gerini, bella la location sia interna che esterna. In effetti ciò che accade in questo film è quanto avviene nella realtà in ogni famiglia il 25 dicembre di ogni anno, ovvero solo quel preciso giorno la Famiglia è veramente tale ed emergono , forse e probabilmente, i veri sentimenti; ma dopo finito il momento magico, si torna alla realtà, però rinfrancata dal magico Natale che ci farà affrontare con fiducia ed rinnovata energia un nuovo anno. Meno male che esiste il S. Natale.
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archipic
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venerdì 15 marzo 2013
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una farsa per un sogno
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Convincente quest'ultimo lavoro di Genovese, basato su un plot spagnolo. Trama strana e surreale, si segue la storia chiedendosi il perché il protagonista ingaggi una compagnia un po' scalcagnata di attori per fingere un Natale lieto e familiare. Il motivo è tutto racchiuso nel finale che fa capire il come e il perché di un'idea così stramba. Motivi legati al passato e di come il passato non si sia potuto compiere pienamente secondo desideri, allora inespressi, che hanno portato i protagonisti verso un futuro differente. Buona prova del cast che rende il tutto credibile, anche le situazioni più paradossali, con Castellitto, Gerini e Giallini in ottima forma. Probabilmente il film risente della mancata sottolineatura delle parti più squisitamente farsesche, che avrebbero aggiunto un sapore diverso alla storia bilanciando, così, meglio le situazioni più serie legate ai diversi rapporti interpersonali esistenti tra tutti i personaggi.
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Convincente quest'ultimo lavoro di Genovese, basato su un plot spagnolo. Trama strana e surreale, si segue la storia chiedendosi il perché il protagonista ingaggi una compagnia un po' scalcagnata di attori per fingere un Natale lieto e familiare. Il motivo è tutto racchiuso nel finale che fa capire il come e il perché di un'idea così stramba. Motivi legati al passato e di come il passato non si sia potuto compiere pienamente secondo desideri, allora inespressi, che hanno portato i protagonisti verso un futuro differente. Buona prova del cast che rende il tutto credibile, anche le situazioni più paradossali, con Castellitto, Gerini e Giallini in ottima forma. Probabilmente il film risente della mancata sottolineatura delle parti più squisitamente farsesche, che avrebbero aggiunto un sapore diverso alla storia bilanciando, così, meglio le situazioni più serie legate ai diversi rapporti interpersonali esistenti tra tutti i personaggi. Il film ha un buon ritmo narrativo e risulta, comunque, godibile e si lascia vedere con piacere. Una commedia diversa dal solito.
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giugy3000
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giovedì 11 aprile 2013
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la perfezione non esiste
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Capita spesso anche ai cinefili doc di aver voglia di trame un po' meno impegnative in una fredda sera di dicembre. E siccome la sala per il film di Wes Anderson era già piena (strano a dirsi eh?) la scelta è automaticamente ricaduta su questo titolo, che specifico bene NON E' UN CINEPATTONE da quattro soldi. Non fatevi ingannare dalla pessima locandina, dall'albero e dal vischio delle prime scene; il film di Paolo Genovese è stato ben pensato dalla sua realizzazione al suo più che buono cast, dove spiccano senz'altro un Castellitto e una Gerini che ritroviamo assieme dopo il drammatico ruolo in "Non ti muovere".
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Capita spesso anche ai cinefili doc di aver voglia di trame un po' meno impegnative in una fredda sera di dicembre. E siccome la sala per il film di Wes Anderson era già piena (strano a dirsi eh?) la scelta è automaticamente ricaduta su questo titolo, che specifico bene NON E' UN CINEPATTONE da quattro soldi. Non fatevi ingannare dalla pessima locandina, dall'albero e dal vischio delle prime scene; il film di Paolo Genovese è stato ben pensato dalla sua realizzazione al suo più che buono cast, dove spiccano senz'altro un Castellitto e una Gerini che ritroviamo assieme dopo il drammatico ruolo in "Non ti muovere". Saranno anche qui nuovamente marito e moglie...ma far finta. Leone è un ricco borghese che decide di farsi un auto-regalo un po' insolito per il 23 dicembre: ingaggiare una famiglia di attori per celebrare come una famiglia in perfetto stile Mulino Bianco la vigilia e il Natale, per 24 ore Leone avrà una madre, una bella moglie, un fratello, una cognata e quattro figli, tra cui si sceglie anche il "pupillo" a cui dedicare più attenzioni. Una farsa gigantesca, una famiglia a nolo dalla a alla z, per sperimentare come sarebbe stato averla per davvero, se i pro avrebbero superato i contro. Con un profondo richiamo al personaggio di Scrooge nella fiaba di Dickens il bravissimo Castellitto nella parte di un padre arido e convinto che il calore di un pranzo di Natale in famiglia si possa comprare come una macchina nuova di zecca è tutto fuorchè sciocco in un periodo di crisi economica, ma soprattutto di valori come quella che stiamo attraversando. La comicità natalizia di Genovese è molto attuale e mai volgare, si interroga sul divario realtà/finzione dei rapporti sociali e stretti e si fa portatore con la sua pseudo fiaba dello spiritello dei natali presenti e futuri, di come ormai tutto sia in balia del denaro, di come la facciata spesso falsa di molti legami regga intere famiglie, anche nella festa in cui si dovrebbe esser sempre felici. L'ho trovato diverso e adatto al momento in cui si trova l'Italia, dove lo spirito di riflessione manca sempre in più a favore di un'esteriorità fasulla in cui sembra non ci manchi niente. Purtroppo sarebbe da sciocchi negare certi momenti di noia e sovente scene inutili e ripetute che rovinano l'ottimo inizio e conseguente svolgimento, così come sarebbe assurdo non constatare che sebbene il film voglia smascherare la finzione per la realtà alla fine con il suo buonismo non faccia altro che ricalcare ancor più la natura favoleggiante. "La vita non è un film" cantavano gli articolo 31 e probabilmente la famiglia perfetta non esiste, ma sperare che nelle nostre radici e nell'amore che ci unisce ai nostri cari risieda un nuovo spirito del Natale dove ci si regali "buoni perdono" o "buoni per un bacio" o ci si regali scatole vuote da riempire con la fantasia...è un ottimo proposito per un Natale alternativo e sicuramente più autentico.
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