renato volpone
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giovedì 14 marzo 2013
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un alibi per difendere un mondo arido
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Il mondo dell'alta finanza, il potere, le debolezze umane, un uomo e la sua amante. Robert Miller, interpretato da un credibilissimo Richard Gere, si divide tra gli affari, la famiglia e la giovane amante. Gli affari, però, viaggiano sul filo di lana tra conti truccati e investimenti sbagliati. La famiglia si rivela un nido arido e sterile in un mondo dominato dalla ricchezza e dall'agio che si autoreferenzia con fondazioni e filantropia. La giovane amante muore in un incidente stradale e sconvolge i fragili equilibri. Il protagonista, colpevole di un colpo di sonno che ha portato alla tragedia, fugge dal luogo dell'incidente aiutato da un ragazzo nero di Haarlem, figlio del vecchio autista di famiglia, e comincia un gioco di falsità per salvarsi e salvare il mondo che lo circonda, gioco che lo porterà ad affrontare e fronteggiare la propria coscienza.
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Il mondo dell'alta finanza, il potere, le debolezze umane, un uomo e la sua amante. Robert Miller, interpretato da un credibilissimo Richard Gere, si divide tra gli affari, la famiglia e la giovane amante. Gli affari, però, viaggiano sul filo di lana tra conti truccati e investimenti sbagliati. La famiglia si rivela un nido arido e sterile in un mondo dominato dalla ricchezza e dall'agio che si autoreferenzia con fondazioni e filantropia. La giovane amante muore in un incidente stradale e sconvolge i fragili equilibri. Il protagonista, colpevole di un colpo di sonno che ha portato alla tragedia, fugge dal luogo dell'incidente aiutato da un ragazzo nero di Haarlem, figlio del vecchio autista di famiglia, e comincia un gioco di falsità per salvarsi e salvare il mondo che lo circonda, gioco che lo porterà ad affrontare e fronteggiare la propria coscienza. Lo spettatore viene portato ad essere complice della falsa testimonianza giustificando l'azione del colpevole, sperando sempre che abbia il coraggio di una confessione, di un pianto, ma le poche lacrime che versa sono anch'esse subito riassorbite da un gesto di stizza, quasi posseduto da un "mostro" degli affari che lo guida e lo tiene al guinzaglio. Forte, lucido, instancabile riesce nel mare in tempesta a trovare sempre la soluzione, non importa se eticamente non sia quella giusta, ma è la "sua" soluzione. Incapace di vivere i sentimenti, il cui minimo accenno viene prontamente cancellato, affogando la coscienza, riesce ad inaridire l'animo di chiunque venga a contatto con lui. Specchio di una società alta, ma "bassa" di spirito, il racconto non salva nessuno, nemmeno il bravo ragazzo che verrà fagocitato dallo prospettiva di una vita più facile. Nicholas Jarecki è bravissimo a tenere i personaggi in bilico sul confine tra il bene il male, tra il vero e il falso, straziando l'animo del pubblico con una musica lenta, dolorosa e incalzante, luci nebbiose e ammantate di un verde cupo nella notte, in contrasto con il giallo degli uffici, portandolo e portando i personaggi infine a cadere nel vuoto, il vuoto di un mondo senz'anima e senza scrupoli.
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amandagriss
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domenica 14 aprile 2013
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i soldi fanno la felicità?
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Libero arbitrio.Etica personale.Priorità.I personaggi di questo bel thriller,acuto e intelligente più di quel che ci si aspetterebbe,girano intorno a questi 3 princìpi,del resto fondamentali cardini della vita di ciascun individuo.Le scelte che fanno condizionano ineluttabilmente la loro esistenza,i valori in cui credono gliela rendono più faticosa,ciò che reputano necessario li spinge a fronteggiare ogni sorta di ostacolo,a tirar fuori le unghie ed i denti,ad essere determinati,forti,freddi e pazienti,a non guardarsi indietro.E,soprattutto,a rivelarsi al momento giusto più astuti di una volpe.Richard Gere ritorna in grande spolvero in questa piccola sorprendente produzione indipendente,nel ruolo poco frequentato del cattivo-spietato-ma-umano che,però,sa vestire a meraviglia,come i magnifici completi che sfoggia nel film.
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Libero arbitrio.Etica personale.Priorità.I personaggi di questo bel thriller,acuto e intelligente più di quel che ci si aspetterebbe,girano intorno a questi 3 princìpi,del resto fondamentali cardini della vita di ciascun individuo.Le scelte che fanno condizionano ineluttabilmente la loro esistenza,i valori in cui credono gliela rendono più faticosa,ciò che reputano necessario li spinge a fronteggiare ogni sorta di ostacolo,a tirar fuori le unghie ed i denti,ad essere determinati,forti,freddi e pazienti,a non guardarsi indietro.E,soprattutto,a rivelarsi al momento giusto più astuti di una volpe.Richard Gere ritorna in grande spolvero in questa piccola sorprendente produzione indipendente,nel ruolo poco frequentato del cattivo-spietato-ma-umano che,però,sa vestire a meraviglia,come i magnifici completi che sfoggia nel film.In gran forma,dalle parti del bizzarro e poco stimato The hoax-l’imbroglio,è il magnate di una grande società finanziaria che la crisi economica globale ha messo quasi in ginocchio: una piccola frode (rubare il danaro dei suoi investitori per poi restituirlo senza che nessuno se ne accorga) potrebbe davvero aiutarlo -sa che cadrà in piedi nonostante il grande rischio- .Ma se è vero che l’uomo propone e Dio dispone,passerà ben più di un brutto quarto d’ora, riuscendo comunque a districarsi dall’attanagliante rete di eventi negativi in cui è piombato (o in cui si è buttato a capofitto?),a saltare il fosso della galera a vita,a convivere con un morto sulla coscienza,persino a vincere l’elevatissima probabilità,sfiorata un paio di volte,di lasciarci la sua pellaccia dura,matura ma ancora tanto charmante.Ma perdendo tutto sul piano dei rapporti familiari,proprio ad un passo dal traguardo, dalla sua saggia e opportuna decisone di tirare in barca i remi,ritirarsi a vita privata,dedicarsi alla fedele comprensiva remissiva moglie (una Susan Sarandon leonessa,spetta a lei la zampata finale),ai suoi deliziosi nipoti e....alla bella giovane e scontrosa amante francese (una Laetitia Casta che non si dimentica).Proprio nel giorno in cui si ritroverà su un podio,con un riconoscimento nelle mani di fronte a un folto numero di persone che aspettano trepidanti il suo discorso.Maschilismo e mentalità patriarcale,che si credono dominanti,che mentre si pavoneggiano,arroganti e pieni di sé,al grido ‘‘sono il guru degli affari’’, ‘‘lavorate tutti per me’’,finiscono con l’infrangersi contro la cortina di ferro di un matriarcato ben più forte,deciso,irremovibile,adamantino.Sui titoli di coda Björk.
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enzo70
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sabato 6 aprile 2013
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gere interpreta il dramma di questa crisi
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Nel pieno della crisi finanziaria più dura dal dopoguerra, Richard Gere interpreta, bene, la parte di un magnate newyorkese, ricco, bello ed apparentemente felice. Il suo impero si basa su basi fragili, fragilissime, un semplice conto su cui mancano 400 milioni di dollari, un buco nel bilancio che se emergesse determinerebbe venti anni di galera. Il che per un uomo di sessanta anni significa dire semplicemente game over. Miller fa tutto per dissimulare le difficoltà, sembra sereno, festeggia il compleanno con la famiglia, ride, scherza e coccola la sua amante, una splendida Letitia Casta che interpreta la parte di una bellissima artista che vive di un unico committente. Le cose si complicano ulteriormente quando Miller si addormenta alla guida e nell’incidente l’amante muore.
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Nel pieno della crisi finanziaria più dura dal dopoguerra, Richard Gere interpreta, bene, la parte di un magnate newyorkese, ricco, bello ed apparentemente felice. Il suo impero si basa su basi fragili, fragilissime, un semplice conto su cui mancano 400 milioni di dollari, un buco nel bilancio che se emergesse determinerebbe venti anni di galera. Il che per un uomo di sessanta anni significa dire semplicemente game over. Miller fa tutto per dissimulare le difficoltà, sembra sereno, festeggia il compleanno con la famiglia, ride, scherza e coccola la sua amante, una splendida Letitia Casta che interpreta la parte di una bellissima artista che vive di un unico committente. Le cose si complicano ulteriormente quando Miller si addormenta alla guida e nell’incidente l’amante muore. Lui scappa, coinvolgendo il figlio nero del suo ex autista. Ed un detective capisce quello che è accaduto la notte, è certo, ma non ha prove, ha bisogno della testimonianza del ragazzo che da subito dice che lui non è uno spione. E l’incidente rischia di vanificare la vendita della società, far emergere quel buco nel bilancio. Buon film, produzione indipendente, girato in pochi giorni e Gere torna finalmente a fare un buon film. Nessun capolavoro, ma due ore piacevoli in sala. E qualche spunto per riflettere sulle dimensioni dell’uomo nell’ambito di una crisi che è stata generata dai numeri della finanza ma non riesce a prenderne definitivamente ledistanze.
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luigi chierico
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martedì 25 marzo 2014
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tanto inganno e nulla più
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Il film, visto nel suo complesso, può essere piacevole, se si resta in superficie, senza commentarne i contenuti.
Bravi e simpatici attori ed attrici, una normale fotografia, una vicenda senza suspense, con qualche momento di particolare interesse e di dialogo, troppo poco per farne un buon film, tanto da non poterlo dimenticare.
A volerne fare una critica, superficiale, mi viene da dire che è la
verità di quella che è l’America: là tutto è permesso e tutto è possibile.
E’ possibile essere un importante uomo d’affari e passare qualche minuto in casa per il 60 compleanno, per poi raggiungere l’immancabile amante,giovane ma non casta, è possibile compiere truffe miliardarie senza esserne né puniti e né scoperti, ed ancora uscirne indenni da un incidente mortale, fare in modo che nessuna traccia porti al colpevole, riuscire a fare un affare d’oro per salvare l’azienda, è possibile falsificare le prove da parte dell’ autorità preposta a svolgere le indagini, a cui è però possibile dire “se mi vuol parlare mi fissi un appuntamento”, ciao e via.
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Il film, visto nel suo complesso, può essere piacevole, se si resta in superficie, senza commentarne i contenuti.
Bravi e simpatici attori ed attrici, una normale fotografia, una vicenda senza suspense, con qualche momento di particolare interesse e di dialogo, troppo poco per farne un buon film, tanto da non poterlo dimenticare.
A volerne fare una critica, superficiale, mi viene da dire che è la
verità di quella che è l’America: là tutto è permesso e tutto è possibile.
E’ possibile essere un importante uomo d’affari e passare qualche minuto in casa per il 60 compleanno, per poi raggiungere l’immancabile amante,giovane ma non casta, è possibile compiere truffe miliardarie senza esserne né puniti e né scoperti, ed ancora uscirne indenni da un incidente mortale, fare in modo che nessuna traccia porti al colpevole, riuscire a fare un affare d’oro per salvare l’azienda, è possibile falsificare le prove da parte dell’ autorità preposta a svolgere le indagini, a cui è però possibile dire “se mi vuol parlare mi fissi un appuntamento”, ciao e via. E’ possibile tornare a rivedere la moglie, forse consapevole e compiacente,dopo tanti giorni e tante vicende, per farsi ricattare e, come se nulla fosse successo, andare ad un festeggiamento in proprio onore, sebbene protagonista della frode, dell’inganno, del tradimento, della morte.
Una moglie che con i soldi del marito fa donazioni da 2 miliardi delle nostre vecchie, ma tanto amate,lire.
Robert Miller, Richard Gere, se lo poteva permettere era il re Mida, quel che fa girare il mondo è il denaro, lui compra quadri solo per andare a letto per diletto, acquista per sua letizia, appartamenti per la poco casta fanciulla, per Julie Cote (Laetitia Casta; bella non c’è che dire) destinata a scomparire subito dalla scena, un po’ come Susan Sarandon.
Gigioneggia Richard Gere (lo ricordo nelle vesti…dell’ American Gigolò), il film è concepito su sua misura, è lui che primeggia e deve primeggiare; almeno in tre momenti tira fuori la sua grinta e le sue capacità interpretative, che non sono certo l’aspetto fisico e, ancora una volta, la ricchezza di Edward Lewis, in Pretty Woman. Ottimi gli incontri scontri con l’altro banchiere che lo deve salvare dal disastro finanziario, con la figlia per recuperare rispetto ed affetto, con la moglie Ellen per salvare il salvabile.
Robert dice che “La vecchiaia è la vittoria del pensiero sulla materia” peccato che a 60 ancora non l’abbia capito!
E’ un uomo senza famiglia, il patriarca, colui che comanda, a cui tutto è permesso ed a cui non si può dire di no, non voglio, non posso, basta, dov’è la vittoria sulla materia ?
In un alone di nebbia lo stretto legame che lega Robert a Jmmy, l’uomo bianco salvato
dall’ uomo di colore, il ricco dal povero, il sessantenne dal giovane giocatore di basket.
Come nella Storia, anche nelle storie di tutti i giorni la figura femminile ha una grande importanza,talora determinante; per lei si compiono imprese, per lei si sbaglia, lei si ama e per una donna si tradisce, sono eroine o pericolose nemiche, valga ad esempio, una per tutte, la figura di Cleopatra. Anche in questo film le tre figure femminili, sebbene si vedano poco, contano tanto per Miller che finisce col non contare nulla in tutti i sensi. Un bacio, un’ altra bugia salva le apparenze, nulla è accaduto, tutti applaudono; lo spettatore può tornarsene a casa soddisfatto.
chigi
chibar22@libero.it
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donni romani
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mercoledì 31 ottobre 2012
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fascino classico per un thriller all stars
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Solido thriller old style, che mescola amore, denaro, transazioni finanziarie al limite del lecito e amori clandestini, e che lo fa con un'eleganza antica, prendendosi i suoi tempi e inseguendo i protagonisti con un pressing emotivo in perfetto equilibrio. Robert Miller è un uomo di successo, ha una società di investimenti, conti off shore ovviamente e in apertura di film lo vediamo festeggiare con la moglie e i figli il suo sessantesimo compleanno, salvo poi correre dall'amante, una ragazza francese a cui ha intestato una galleria d'arte. Ma sotto l'apparente perfezione di una vita brillante in cui ogni desiderio viene esaudito senza difficoltà si nasconde un buco finanziario che rischia di mandare in rovina la sua azienda, un investimento sbagliato che Miller tenta di nascondere vendendo la compagnia prima che lo scandalo esploda.
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Solido thriller old style, che mescola amore, denaro, transazioni finanziarie al limite del lecito e amori clandestini, e che lo fa con un'eleganza antica, prendendosi i suoi tempi e inseguendo i protagonisti con un pressing emotivo in perfetto equilibrio. Robert Miller è un uomo di successo, ha una società di investimenti, conti off shore ovviamente e in apertura di film lo vediamo festeggiare con la moglie e i figli il suo sessantesimo compleanno, salvo poi correre dall'amante, una ragazza francese a cui ha intestato una galleria d'arte. Ma sotto l'apparente perfezione di una vita brillante in cui ogni desiderio viene esaudito senza difficoltà si nasconde un buco finanziario che rischia di mandare in rovina la sua azienda, un investimento sbagliato che Miller tenta di nascondere vendendo la compagnia prima che lo scandalo esploda. Nei concitati giorni della vendita accade però un imprevisto, un mortale incidente di macchina in cui Miller non può essere coinvolto, pena un'inchiesta che rallenterebbe la vendita della società e di conseguenza rischierebbe di far precipitare la situazione. Abituato a gestire ogni situazione Miller cerca di tamponare con le sue conoscenze una bomba pronta a travolgerlo, ma un detective della Squadra Omicidi, tenace e per nulla intimorito dal potere di Miller, continua a scavare, stringendo un assedio intorno alle mura del fortino che il magnate ha costruito per proteggersi. Non è il caso di svelare oltre, perchè la trama è di quelle che vanno godute scena per scena, scene che si susseguono con cadenza precisa, passando dai confronti intimi - primo fra tutti quelli fra Miller e la figlia, erede designata che scopre i traffici del padre e non sa come comportarsi - a quelli tipici dell'accerchiamento del sospettato da parte del poliziotto esperto, che si concretizza in dialoghi secchi e ponderati, mosse speculari in una partita a scacchi fra maestri della simulazione e della strategia. Ottimi gli interpreti - Richard Gere perfettamente a suo agio nel ruolo, Susan Sarandon un po' sacrificata durante tutto il film ma che si prende una bella rivincita nel finale e Tim Roth detective imperscrutabile e guardingo - che con la loro classe contribuiscono a creare un'atmosfera inquietante e strisciante, in cui ogni decisione può essere quella che porterà alla salvezza o alla dannazione.
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angelo bottiroli - giornalista
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sabato 23 marzo 2013
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richard gere ai livelli di american gigolò
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Finalmente dopo molti anni e film abbastanza mediocri (eccetto forse Hachiko – il tuo migliore amico del 2009) Richard Gere torna ad interpretare un personaggio di grande spessore. Era dal 2004 con “Shall We Dance” (anche in quel film con Susan Saradon) che l’attore americano non dava vita ad un ottima performance come ha fatto in questo “La frode” opera prima del regista americano Nicholas Jarecki, di 34 anni.
“La Frode” è un film intenso che malgrado la mancanza di scene spettacolari riesce a dare allo spettatore una suspence incredibile, basata sui dialoghi, in una storia di estrema attualità.
La bravura del regista, oltre che nel far recitare Richard Gere in maniera decente dopo oltre 8 anni di personaggi sicuramente mediocri, è quella di aver saputo creare un’atmosfera da film giallo in un film che di giallo, alla fine c’è veramente poco.
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Finalmente dopo molti anni e film abbastanza mediocri (eccetto forse Hachiko – il tuo migliore amico del 2009) Richard Gere torna ad interpretare un personaggio di grande spessore. Era dal 2004 con “Shall We Dance” (anche in quel film con Susan Saradon) che l’attore americano non dava vita ad un ottima performance come ha fatto in questo “La frode” opera prima del regista americano Nicholas Jarecki, di 34 anni.
“La Frode” è un film intenso che malgrado la mancanza di scene spettacolari riesce a dare allo spettatore una suspence incredibile, basata sui dialoghi, in una storia di estrema attualità.
La bravura del regista, oltre che nel far recitare Richard Gere in maniera decente dopo oltre 8 anni di personaggi sicuramente mediocri, è quella di aver saputo creare un’atmosfera da film giallo in un film che di giallo, alla fine c’è veramente poco.
Tutto gira attorno alla possibile vendita dell’azienda da parte di un miliardario che sta per compiere 60 anni, con una figlia che lavora all’interno della stessa azienda.
Nessuna analogia però con “Vi presento Joe Black” con Brad Pitt e Anthony Hopkins perché qui la trama è completamente diversa.
Richard Gere è perfettamente a suo agio nei panni del miliardario sposato alle prese con problemi legali, personali e sentimentali, dovuti anhe alla sua verve di donnaiolo.
A tratta sembra di rivedere American Gigolò col protagonista invecchiato di oltre 30 anni.
La recitazione di Gere da sola, vale il prezzo del biglietto, ma una citazione meritano anche gli altri attori protagonisti a partire da Susan Saradon nel ruolo della moglie cornuta, un’attrice che con la vecchiaia sta diventando sempre più brava e capace: la sua parte non gode di molto spazio ma riesce ad interpretare alla perfezione il ruolo. Un bravo al regista, invece, per aver scelto, nel ruolo della figlia di Gere, la trentenne Brit Marling (La regola del silenzio e Another Eart), perfetta nel ruolo che é stata chiamata ad interpretare.
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lucadrago
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lunedì 28 luglio 2014
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gekko vs miller
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Premessa: per la parte del magnate Milller la prima scelta fu quella di Al Pacino, tramontata si è optato per Gere. Richard Miller è un "Gordon Gekko" d'oggi: pragmatico, azzardato e vincente e amante dei piaceri della vita. Ha 2 figli, di cui una sua stretta collaboratrice, una moglie e un'amante giovane. E' l'immagine dell'uomo di successo, prima pagina nel time, filantropo e figura paterna e sostegno per un giovane di colore di ceto basso. Una delle tante speculazioni azzardate va male e nel mezzo della fusione tra la sua società e un'altra (il cui "capo" pare non volerlo conoscere) i "liquidi" mancano costringendolo all'inganno e a prestiti, mettendo in pericolo oltre che la sua libertà anche i sacrifici di piccoli azionisti e il rapporto con la figlia, troppo buona per l'ambiente.
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Premessa: per la parte del magnate Milller la prima scelta fu quella di Al Pacino, tramontata si è optato per Gere. Richard Miller è un "Gordon Gekko" d'oggi: pragmatico, azzardato e vincente e amante dei piaceri della vita. Ha 2 figli, di cui una sua stretta collaboratrice, una moglie e un'amante giovane. E' l'immagine dell'uomo di successo, prima pagina nel time, filantropo e figura paterna e sostegno per un giovane di colore di ceto basso. Una delle tante speculazioni azzardate va male e nel mezzo della fusione tra la sua società e un'altra (il cui "capo" pare non volerlo conoscere) i "liquidi" mancano costringendolo all'inganno e a prestiti, mettendo in pericolo oltre che la sua libertà anche i sacrifici di piccoli azionisti e il rapporto con la figlia, troppo buona per l'ambiente. A ciò si aggiunge un incidente stradale in cui perde la vita l'amante e lui si trova braccato per omissione di soccorso e sopratutto aver chiesto al figlioccio di colore "un passaggio" nel cuore della notte dal desolato luogo della disgrazia. Ne segue una serie di avvenimenti e personaggi sinistri (l'incriminazione del ragazzo, avvocati principi del foro, detective stanchi di rilasciare potenti grazie ai suddetti, e l'ombra della bancarotta). Miller saprà gestire la situazione, anche con l'investigazione delle prove del passaggio, la debolezza dell'avversario finanziere, e un pò di fortuna. Ma il finale si rivelerà una medicina amara. Richard Gere (e tutto il cast) è bravissimo, ma temo che il personaggio di pretty woman, anche lui finanziere e quello di american gigolò, il belloccio elegante e ambizioso gli "stiano" ancora scomodi. Tornando al paragone con Gekko, questo è più "squalo", riceve solo banchieri o politici, degna di 2 minuti un brooker di talento che entra nel suo ufficio senza permesso. E' il repubblicano per eccellenza, che ordina e manovra senza sentimenti, insegna ed elogia l'"avidità" e proprio una sua sporadica fiducia lo incastra. Il Miller di gere è più positivo, arriva a esaminare prove con una lente (immaginate Douglas se l'avesse fatto) per scagionare il figlioccio e lui. Usa la gente certo, ma sa ricompensarla a modo suo, e quello che crea lo fa per la famiglia oltre che vanità e quasi sicuramente vota democratico. Sul piano psicologico recitativo stravince Gekko, ma sulla sceneggiatura, il ritmo, la regia e la "reale" wall street Miller è sotto i riflettori. film da vedere con qualche buco nei personaggi e la sceneggiatura, e pochi riferimenti ad indici azionari, brooker o cinismo. Certo che se Al pacino avesse accettato la parte...
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fabio57
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venerdì 29 aprile 2016
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interessante
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Thriller finanziario, con un cast prestigioso.La vita di uno squalo della finanza senza scrupoli e truffaldino, che oltretutto fa le capriole per mandare avanti due storie contemporaneamente,con la moglie e con l'amante, viene stravolta da un incidente.Tuttavia riuscirà in qualche modo a cavarsela.Se ci guardiamo intorno vediamo che questa storia di fantasia è molto realistica.Sento raccontare da persone più anziane di me,che una volta la presenza in una famiglia dell'amante era quasi istituzionalizzata,ovviamente tutti fingevano di non sapere, ma tutti sapevano e in nome di una specie di pace familiare tacevano.Olretutto le donne un tempo non lavoravano e quindi non avendo alcuna autonomia economica tolleravano e soccombevano.
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Thriller finanziario, con un cast prestigioso.La vita di uno squalo della finanza senza scrupoli e truffaldino, che oltretutto fa le capriole per mandare avanti due storie contemporaneamente,con la moglie e con l'amante, viene stravolta da un incidente.Tuttavia riuscirà in qualche modo a cavarsela.Se ci guardiamo intorno vediamo che questa storia di fantasia è molto realistica.Sento raccontare da persone più anziane di me,che una volta la presenza in una famiglia dell'amante era quasi istituzionalizzata,ovviamente tutti fingevano di non sapere, ma tutti sapevano e in nome di una specie di pace familiare tacevano.Olretutto le donne un tempo non lavoravano e quindi non avendo alcuna autonomia economica tolleravano e soccombevano.
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purplerain
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venerdì 1 novembre 2013
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finanza senza scrupoli!!
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Il film che vede protagonista Gere è un misto realtà finzione che abbraccia molto bene sia ciò che accade nel mondo vellutato dei grandi investitori, sia ciò che accade in famiglia quando ci si va a impelagare in certe situazioni ingarbugliate. Il grande finanziere Gere, padre modello e marito premuroso, si imbatte in un’operazione finanziaria sbagliata e perde moltissimi soldi, cosicché è costretto a chiedere un prestito per rimettere i conti a posto, vendere la società e restituire tutti i soldi agli investitori, ma si guarda bene dal dirlo alla figlia che lavora per lui. In tutto questo di mezzo c’è una torbida relazione, a dire il vero piuttosto mal celata, con una bellissima Casta, che lui finirà con l’uccidere senza volerlo.
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Il film che vede protagonista Gere è un misto realtà finzione che abbraccia molto bene sia ciò che accade nel mondo vellutato dei grandi investitori, sia ciò che accade in famiglia quando ci si va a impelagare in certe situazioni ingarbugliate. Il grande finanziere Gere, padre modello e marito premuroso, si imbatte in un’operazione finanziaria sbagliata e perde moltissimi soldi, cosicché è costretto a chiedere un prestito per rimettere i conti a posto, vendere la società e restituire tutti i soldi agli investitori, ma si guarda bene dal dirlo alla figlia che lavora per lui. In tutto questo di mezzo c’è una torbida relazione, a dire il vero piuttosto mal celata, con una bellissima Casta, che lui finirà con l’uccidere senza volerlo. Avrà così inizio tutta una serie di problemi e di situazioni impreviste che porteranno lo spettatore a vivere con ansia la situazione di chi è costretto a mentire in continuazione per non veder crollare il suo castello. Della serie: anche i ricchi piangono!! E bisogna ammettere che Gere è un condensato di facce e smorfie che passano dall’allegro al triste in maniera piuttosto lineare, un’interpretazione che ha ricordato molto un film da lui interpretato, “l’amore infedele” nel quale come in questo l’attore aveva dato sfoggio delle sue abilità drammatiche. Forse non molto sviluppati gli altri personaggi, si sa poco del resto della famiglia di Gere, se non che molti sono suoi dipendenti e che lui è il “patriarca” di “un mondo freddo” come egli stesso lo definirà, tuttavia il regista riesce nell’intento di presentarci il torbido mondo degli affari in tutte le sue sfumature, un mondo nel quale si crede di poter comprare tutto con i soldi, e l’abilità degli attori è tale che lo spettatore riesce a entrare nella parte e a vivere in prima persona le ansie del protagonista. Carino il finale che lascia spazio a qualsiasi interpretazione.
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jacopo b98
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giovedì 30 maggio 2013
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convenzionale thriller americano con un bel cast
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Robert Miller (Gere) è un milionario newyorkese, ha una bella famiglia, un’amante (Casta) ed è felice. Sta per vendere il suo impero finanziario allo scopo di nascondere per sempre le frodi da lui perpetrate nel corso degli anni, tuttavia la figlia (Marling) verrà a sapere delle illegalità e lo stesso Miller sarà protagonista di uno spiacevole incidente in cui l’amante perde la vita. Cercherà di difendersi ma tutto gli cadrà addosso. Il raffinato esordio alla regia di Jarecki è un elegante thriller finanziario, ben recitato, con delle belle trovate: il classico film americano che non stanca mai, ma che si vede tutti i momenti.
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Robert Miller (Gere) è un milionario newyorkese, ha una bella famiglia, un’amante (Casta) ed è felice. Sta per vendere il suo impero finanziario allo scopo di nascondere per sempre le frodi da lui perpetrate nel corso degli anni, tuttavia la figlia (Marling) verrà a sapere delle illegalità e lo stesso Miller sarà protagonista di uno spiacevole incidente in cui l’amante perde la vita. Cercherà di difendersi ma tutto gli cadrà addosso. Il raffinato esordio alla regia di Jarecki è un elegante thriller finanziario, ben recitato, con delle belle trovate: il classico film americano che non stanca mai, ma che si vede tutti i momenti. Ha quindi qualcosa il più rispetto al classico prodotto americano? Forse: gli attori sono tutti bravi, i dialoghi ben studiati e congegnati, il finale aperto non scontato, ma in fondo se Margin Call era un gran film che faceva capire qualcosa in più sul mondo della finanza, in modo non scontato, La frode non è altro che un nobilissimo thriller, a cui non manca nulla, tranne qualcosa che lo avrebbe reso non convenzionale. Girato interamente a New York, ha avuto critiche entusiastiche dalla stampa USA (il compianto Roger Ebert lo ha eletto quinto film migliore del 2012, dopo Argo, Vita di Pi, Lincoln e End of Watch - Tolleranza Zero [!?]), ha invece riscontrato, giustamente, un’accoglienza più tiepida nel resto del mondo. Osannata l’interpretazione di Richard Gere, che effettivamente ha dato la sua migliore interpretazione, sempre bravo il qui barbuto Tim Roth e la Sarandon che ci regala un personaggio di moglie avida, eppure con a cuore la famiglia, non scontato.
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