Acciaio

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Un film di Stefano Mordini. Con Michele Riondino, Vittoria Puccini, Anna Bellezza, Matilde Giannini, Francesco Turbanti, Luca Guastini.
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Titolo originale Acciaio. Drammatico, durata 95 min. - Italia 2012. - Bolero Film uscita giovedì 15 novembre 2012. MYMONETRO Acciaio * * 1/2 - - valutazione media: 2,92 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

acciaio Valutazione 3 stelle su cinque

di sergio dal maso


Feedback: 8142 | altri commenti e recensioni di sergio dal maso
lunedì 22 giugno 2015

Da un lato la forza e la potenza dell’acciaio incandescente. Dall’altro la fragilità e il disagio esistenziale dell’adolescenza.
L’acciaio è quello della Lucchini (ex Ilva), storica acciaieria di Piombino che sovrasta con la sua imponenza e le sue altissime ciminiere il grigio e decadente paesaggio di provincia  post-industriale. L’adolescenza è quella delle inseparabili quattordicenni Anna e Francesca, nell’estate del difficile passaggio dalle scuole medie al liceo. La vita quotidiana delle due amiche ha sullo sfondo l’ombra perenne e la plumbea maestosità dell’acciaieria. Attorno alla grande fabbrica ruota l’esistenza di tutta la comunità piombinese, a partire dalla dura e logorante vita degli operai e delle loro famiglie. Nuclei familiari in crisi, lacerati dalla precarietà economica e dalla frustrazione di non avere alternative al ciclo continuo dell’acciaio.
Da quando il padre se n’è andato Anna si è molto legata al fratello Alessio (un bravissimo Michele Riondino), orgoglioso operaio dell’acciaieria, da sempre innamorato di Elena (Vittoria Puccini), che è riuscita a laurearsi ma non trovando lavoro altrove è tornata al punto di partenza, accettando l’assunzione alla Lucchini. La famiglia di Francesca è ancora più problematica, con un padre violento che, forse, abusa di lei.
Per Anna e Francesca la perdita dell’innocenza e la traumatica scoperta della sessualità avviene tra la noia e la solitudine, vagando nella brulla periferia dove anche le spiagge sono selvagge e degradate.
Sanno che non c’è possibilità di fuga, anche il paradiso turistico dell’isola d’Elba, che si trova proprio di fronte a Piombino, pur essendo vicino appare irraggiungibile. Il difficile compito di portare al cinema il fortunatissimo romanzo di Silvia Avallone, che ha collaborato nella sceneggiatura, è toccato al giovane regista Stefano Mordini, al suo secondo lungometraggio. Il risultato è senza ombra di dubbio positivo. La sincerità e la credibilità dei protagonisti e il realismo della fabbrica e del contesto sociale fanno di Acciaio un film riuscito. Lo stile sobrio e asciutto, senza nessuna retorica, e la capacità del regista di cogliere sguardi e sentimenti danno al film un tono intimista, impegnato pur senza essere politico. Il passato di documentarista ha giovato al cineasta toscano: l’autenticità di Acciaio è garantita dalla scelta di raccontare in modo convincente persone, non personaggi. Gli operai non sono idealizzati, la disillusione e la sfiducia nel futuro li portano a rubare, all’uso di cocaina e a frequentare i night club. I turbamenti e i traumi di Anna e Francesca sono evocati o raccontati con delicatezza, non ci sono scene plateali o forzate, tanto meno morbosità o violenza. La scelta di Anna Bellezza, scontrosa e tenace, e Matilde Giannini, dolce e riservata, per interpretare le due protagoniste, è stata sicuramente felice. Pur essendo esordienti sono riuscite a trasmettere in modo credibile l’insicurezza e lo smarrimento dei quattordici anni delle due amiche adolescenti. Anche l’interpretazione di Alessio da parte di Michele Riondino è eccellente. L’orgoglio e l’amarezza del protagonista, la fierezza del suo sentirsi operaio non mancano di emozionare, probabilmente era un ruolo che sentiva molto essendo figlio di un operaio dell’Ilva di Taranto.
La tecnica “documentaristica” di molte riprese è valorizzata anche da una fotografia splendida, che con i suoi colori crudi e sporchi esalta le sequenze dentro l’acciaieria e l’intensità di molti paesaggi. Il film è dedicato proprio a Marco Onorato, già direttore della fotografia nei film di Garrone, scomparso pochi mesi dopo la fine delle riprese. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia Acciaio è stato accolto con lunghi applausi sia dalla critica che dal pubblico, peccato che poi, come spesso capita, la distribuzione non lo abbia valorizzato come meritava. Forse il grande pubblico si è disabituato ai film impegnati, quelli che parlano di lavoro e di operai; alle pellicole che raccontano la realtà e la società contemporanea preferisce il cinema di svago. O forse basterebbe un po’ più di coraggio da parte delle sale cinematografiche, anche perché capire la realtà che stiamo vivendo è sempre più imprescindibile, se non altro per poter dare una risposta ai ragazzi di oggi come Anna e Francesca, che alla fine della storia si chiedono “perché il futuro deve essere sempre altrove?”.

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