fabal
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martedì 8 agosto 2017
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decostruzione dell'horror
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Dentro un gigantesco bunker sotterraneo, una specie di studio televisivo allestisce quello che sembra un reality un show, seguendo le vicende di cinque giovani che si rifugiano in una casetta nel bosco. Le riprese non sono però destinate a fare audience tra il pubblico, ma a far morire i ragazzi: la casa nel bosco, infatti, è una sorta di casa degli orrori interattiva, dove presto compaiono zombi e il sangue scorrerà a fiumi.
Originale e interessante, The cabin in the woods parte astutamente bene introducendo questi misteriosi studios, i cui dipendenti sono alle prese con una semplice giornata di lavoro. In questo modo Goddard aggira il rischio di scambiare la prima ora di pellicola per il classico e abusato teen horror, e si pone subito tra il serio e il faceto, strizzando l'occhio alla parodia scary demenziale ma con intenti serissimi.
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Dentro un gigantesco bunker sotterraneo, una specie di studio televisivo allestisce quello che sembra un reality un show, seguendo le vicende di cinque giovani che si rifugiano in una casetta nel bosco. Le riprese non sono però destinate a fare audience tra il pubblico, ma a far morire i ragazzi: la casa nel bosco, infatti, è una sorta di casa degli orrori interattiva, dove presto compaiono zombi e il sangue scorrerà a fiumi.
Originale e interessante, The cabin in the woods parte astutamente bene introducendo questi misteriosi studios, i cui dipendenti sono alle prese con una semplice giornata di lavoro. In questo modo Goddard aggira il rischio di scambiare la prima ora di pellicola per il classico e abusato teen horror, e si pone subito tra il serio e il faceto, strizzando l'occhio alla parodia scary demenziale ma con intenti serissimi. Il film riesce così ad essere ironico ma ingegnoso, strutturandosi come un riassunto di tutto l'horror di cui spulcia, in un interessante esercizio di meta cinema, tutte le soluzioni narrative, i mostri, lo schematismo delle scelte dei protagonisti. Lo fa con ironia e senza alcuno scherno presuntuoso, perché anche qui ci troviamo di fronte a situazioni (però volutamente...) prevedibili, morti stereotipate e i fin troppo classici zombi, scelti tra una gamma di creature ben più spaventose e appetibili e che lo spettatore avrebbe preferito vedere in azione. Ma come in un esercizio di sadismo della regia, forse per denunciare un certo piattume creativo dell'horror, niente mostri nuovi ma ancora zombi.
E' insomma una parodia elegante, che decostruisce senza distruggere e legittimando se stessa con un senso "cosmico" rivelato nel finale.
La svolta tragicomica è una soluzione che rende indubbiamente originale Quella casa nel bosco, in grado di sorprendere fino alla fine e di introdurre qualcosa di nuovo che vada ben oltre i canonici jump scares. Anche se un tantino troppo anarchico, l'ingegno della costruzione narrativa deve essere elogiato, così come l'andamento complessivamente divertente.
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nazza3
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sabato 22 aprile 2017
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si salva solo il cast, il resto è spazzatura.
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Adopero sempre dei parametri per valutare un film:
TRAMA: 4
Parte bene, ma si perde col proseguire del tempo. Il messaggio che vuole lanciare sarebbe anche giusto, all'inizio. Col passare del tempo diventa uno splatter insensato. Un horror dove compare un unicorno, non si può definire tale. È un mix privo di senso.
CAST: 7.
Bene gli attori. L'unico pezzo forte di questo film.
AMBIENTAZIONE: 5.
Classica casa nel bosco vicino al lago, accettabile. Peccato che viene alternata ad ambienti sotterranei e soprannaturali.
COINVOLGIBILITÀ : 5,5
All'inizio ti prende, col tempo perde credibilità.
VOTO TOTALE: 5
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fedezena
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giovedì 30 marzo 2017
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adatto per ragazzi 12 / 14 anni max...
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Questo film è un incrocio tra un horror movie di serie B e un film di azione, sempre di serie B.
L'ho guardato tutto solo perchè il bagno era occupato e sono rimasto davanti alla tv.
L'unica nota positiva è che l'idea è oroginale, e incuriosisce abbastanza da stimolare la visione del film.
Se proprio non avete niente di meglio da fare, guardatelo,
ma... miraccomando, non pagate per vederlo !
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martedì 8 novembre 2016
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uno dei punti più bassi toccati dal cinema horror
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Beh che dire.. Film a tratti banale con alcuni temi che posso non essere considerati interessanti (come per esempio l'intreccio tra il laboratorio e la casa. A mio parere film molto mediocre e che con il cinema horror ha veramente poco a che fare, incarnando maggiormente una commedia alla "scary movie". Non vi sono segni di paura, tensione o altre caratteristiche che dovrebbero emergere da un film horror che si rispetti.
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renato c.
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sabato 11 giugno 2016
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assurda porcheria!
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A parte ogni considerazione filmica, come concetto morale è orrendo! A parte il fine che secondo Machiavelli può giustificare i mezzi, ma esseri umani che decidono la morte di 4 (o 5) ragazzi, qualunque sia il fine, e seguono le loro paure, il loro terrore e la loro morte atroce ridendo e brindando, è inaccettabile! Roba da lager nazisti! Alla fine comunque fanno la fine che si meritano, sbranati ed uccisi dagli zombie da loro stessi creati! Ma il film come finisce? Tutto che crolla intorno ai due sopravvissuti, e poi.....!!!?? E poi....., i titoli di coda!! Per fortuna l'ho visto in televisione e non ci ho speso un centesimo! (Se non di luce elettrica!!)
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fabio
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lunedì 18 gennaio 2016
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mamma mia
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Film pessimo , scene ''horror'' di una banalità disarmante fatte per giunta molto male, scenografia carina , dialoghi imbarazzanti .... Cosa salvare di questo film ? Giusto l'idea innovativa che c'è di base... Per il resto DELUSIONE totale ! Non perdeteci tempo a guardarlo !
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enrike b
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mercoledì 9 dicembre 2015
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zero virgola niente
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La prima ora del film è decisamente imbarazzante, stereotipamente scontata: non c'è una sola scena che non vada esattamente come ci si aspetti, e senza neanche un tocco quantomeno horror. Il film è un incrocio di La Casa, Hellraiser, La notte dei morti viventi ecc..... Di mortale c'è solo la noia e nemmeno un bambino di 5 anni potrebbe spaventarsi, nè una persona che ama il cinema interessarsi a una trama del genere. Se non altro, successivamente, succede qualcosa e l'ultima mezz'ora del film mi permette di far risalire il mio giudizio fino a poter dare una stella per fortuna, così da poter fare media nel giudizio del film. Ho letto numerose recensioni e i giudizi sono medio-alti su questo film, ma onestamente non ci ho trovato nulla degno di nota: dialoghi banali, fotografia e montaggio forse scolastici, attori poco credibili, a tratti straordinariamente impertinenti.
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La prima ora del film è decisamente imbarazzante, stereotipamente scontata: non c'è una sola scena che non vada esattamente come ci si aspetti, e senza neanche un tocco quantomeno horror. Il film è un incrocio di La Casa, Hellraiser, La notte dei morti viventi ecc..... Di mortale c'è solo la noia e nemmeno un bambino di 5 anni potrebbe spaventarsi, nè una persona che ama il cinema interessarsi a una trama del genere. Se non altro, successivamente, succede qualcosa e l'ultima mezz'ora del film mi permette di far risalire il mio giudizio fino a poter dare una stella per fortuna, così da poter fare media nel giudizio del film. Ho letto numerose recensioni e i giudizi sono medio-alti su questo film, ma onestamente non ci ho trovato nulla degno di nota: dialoghi banali, fotografia e montaggio forse scolastici, attori poco credibili, a tratti straordinariamente impertinenti. Talmente impertinenti che (FORSE) per questo ho letto parole come meta-cinema, ma onestamente per come l'ho studiato io non mi sembra ci sia niente di meta-cinema. Nella forma lo trovo completamente insufficiente, inutile, se non quasi deleterio per il cinema; nella sostanza riconosco qualche spunto interessante, che però viene affrontato con una tale superficialità e solo sul finale. Come perdere 90 minuti della propria vita inutilmente.
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dandy
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mercoledì 22 aprile 2015
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grande macello.
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Esordio del regista,che sceneggia col creatore di "Buffy" Joss Whedon.Un horror insolito che all'inizio usa i clichè strausurati del genere per intraprendere man mano una strada del tutto differente,come aveva fatto Wes Craven con "Scream".Riuscita e apprezzabile la confezione stile anni'80,l'umorismo ben bilanciato con il sangue non portato inutilmente all'eccesso e i personaggi stereotipati ma consistenti.Peccato però che l'idea più orginale(un campionario di mostri assortiti in mano a un team segreto che sembra mirare a un perverso reality show,e non solo in America)rimanga abbozzata,e si concluda con una trovata finale godibile per il pessimismo ma fuori luogo per la soluzione(c'entrano niente meno che i "grandi antichi" Lovecraftiani).
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Esordio del regista,che sceneggia col creatore di "Buffy" Joss Whedon.Un horror insolito che all'inizio usa i clichè strausurati del genere per intraprendere man mano una strada del tutto differente,come aveva fatto Wes Craven con "Scream".Riuscita e apprezzabile la confezione stile anni'80,l'umorismo ben bilanciato con il sangue non portato inutilmente all'eccesso e i personaggi stereotipati ma consistenti.Peccato però che l'idea più orginale(un campionario di mostri assortiti in mano a un team segreto che sembra mirare a un perverso reality show,e non solo in America)rimanga abbozzata,e si concluda con una trovata finale godibile per il pessimismo ma fuori luogo per la soluzione(c'entrano niente meno che i "grandi antichi" Lovecraftiani).Pioggia di citazioni,da "La Casa" a "Hellreiser","It","Shining","Non aprite quella porta" ,l'horror nipponico di inizio 2000,e altro ancora.Acclamato da alcuni come una possibile rinascita dell'horror.Forse un pò troppo gentili,ma si vede comunque con piacere.Girato nel 2009,poi rimasto bloccato a casa dei guai economici della Mgm.L'ex Ellen Ripley della saga di "Alien" Sigourney Weaver appare alla fine nel ruolo della direttrice.
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cinemalove
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venerdì 10 aprile 2015
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ambiguo
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L'inizio è tale e quale al 90% degli horror: gruppetto di amici, la ragazza facile e il fattone, la sosta dal benzinaio inquietante prima di arrivare alla classica meta, cioè una casa sperduta. Sembrerebbe una regia banale fino a quando il corso degli eventi non cambia drasticamente e niente prosegue da cliché scritto, anzi, un ascensore nascosto porta due dei 5 protagonisti sopravvissuti in un bunker segreto da cui venivano spiati. Da qui forse si capisce l'intenzione del regista, quello di illudere lo spettatore per poi dargli una mazzata inaspettata. Va dato atto di essere stata una grande mossa, compresa quella di tutti i "mostri" dell'horror chiusi in una gabbia pronti ad essere usati.
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L'inizio è tale e quale al 90% degli horror: gruppetto di amici, la ragazza facile e il fattone, la sosta dal benzinaio inquietante prima di arrivare alla classica meta, cioè una casa sperduta. Sembrerebbe una regia banale fino a quando il corso degli eventi non cambia drasticamente e niente prosegue da cliché scritto, anzi, un ascensore nascosto porta due dei 5 protagonisti sopravvissuti in un bunker segreto da cui venivano spiati. Da qui forse si capisce l'intenzione del regista, quello di illudere lo spettatore per poi dargli una mazzata inaspettata. Va dato atto di essere stata una grande mossa, compresa quella di tutti i "mostri" dell'horror chiusi in una gabbia pronti ad essere usati. Tutto originale e di buon effetto sorpresa ma purtroppo la realizzazione dell'idea è scadente: ad un certo punto diventa un inutile mix "tanto per" più che a favore dello sviluppo della trama. Uccelli malefici, serpenti giganti, fantasmi e zombie.. Rischia (e succede) di perdere il filo a favore di sangue troppo gratuito nel finale e di uno scopo intero, cioè quello di sacrificare vite per "dei antichi", che non regge adeguatamente lo sviluppo. Perde credibilità soprattutto nelle scene conclusive, tra il morso di un licantropo spuntato fuori da chissà dove e la mano del Dio che spunta dal suolo. Buonissime idee, realizzazione scadente. Peccato
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maxtamarro
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mercoledì 1 aprile 2015
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al peggio non c'è fine!
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Devo iniziare a non fidarmi più delle recensioni “specializzate”. Si, la devo piantare, questo è fuori discussione.
Ormai l’horror si è ridotto ad una bieca carrellata di “bu-bu” ed esercizi di computer grafica.
Si, i “Bu-bu”, sapete che sono?
Ovvio che no, ma ve lo spiego subito, “Bu-bu” è la parolina magica che dice il cattivone di turno armato di motosega/coltello/affine che spunta dal nulla per fare la festa alla bionda siliconata. Tale “Bu-bu” nella modernità horror, per essere d’effetto, ha necessità d’essere assolutamente enfatizzato da un poderoso uso delle frequenza basse, con subwoofer e l’ausilio di iper acuti, meglio se simili a rumori di vetri sbriciolati, poi un po’ si sangue, meglio se tantissimo e qualche mostro… et voià!
Ad oggi l’horror si è ridotto più o meno a questo: fare bu-bù per spaventare con l’ausilio dei watt e dei decibel, meglio se inaspettati.
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Devo iniziare a non fidarmi più delle recensioni “specializzate”. Si, la devo piantare, questo è fuori discussione.
Ormai l’horror si è ridotto ad una bieca carrellata di “bu-bu” ed esercizi di computer grafica.
Si, i “Bu-bu”, sapete che sono?
Ovvio che no, ma ve lo spiego subito, “Bu-bu” è la parolina magica che dice il cattivone di turno armato di motosega/coltello/affine che spunta dal nulla per fare la festa alla bionda siliconata. Tale “Bu-bu” nella modernità horror, per essere d’effetto, ha necessità d’essere assolutamente enfatizzato da un poderoso uso delle frequenza basse, con subwoofer e l’ausilio di iper acuti, meglio se simili a rumori di vetri sbriciolati, poi un po’ si sangue, meglio se tantissimo e qualche mostro… et voià!
Ad oggi l’horror si è ridotto più o meno a questo: fare bu-bù per spaventare con l’ausilio dei watt e dei decibel, meglio se inaspettati. Ma c’è una bella differenza tra fare paura e far trasalire a colpi di amplificazione. La prima è una questione di testa, di idee, di pathos, mentre la seconda… beh, sono capaci tutti!
Ed ogni qualvolta una pellicola si eleva al di sopra da tale spazzatura viene immediatamente urlato al miracolo. No, diavolaccio, non funziona così! Anzi non c’è nulla di più lontano dall’esserlo.
Tanto per iniziare in questo film non c’è una, e dico una sola idea originale, tranne forse quella peggiore che ci si poteva tranquillamente risparmiare (cioè quella del bunker sotterraneo, di cui dopo entrerò nel merito). Se i “Gran Maestri” di cinema che hanno commentato questa pellicola come “… originale e capace di aprire un nuovo filone nell’horror…” avessero letto un tantino di E.A. Poe o ancor meglio (e soprattutto) il buon vecchio H.P. Lovecraft, saprebbero che è stato preso tutto da li. E non parlo di qualche idea ma di intere sezioni dei suoi racconti, senza prendersi nemmeno la briga di cambiare i nomi ai soggetti.
Per non parlare di quelle che vengono chiamate dagli esperti “citazioni”… mi viene da pensare alla casa (nel bosco) in cui si svolge la parte centrale della storia, che altro non è che “La Casa” di Sam Raimi (Evil Dead – 1982), tant’è che sulle prime, vedendo somiglianze estreme anche nella sceneggiatura (attraversamento di un tunnel che al momento giusto verrà disintegrato per evitare la fuga delle vittime, e nel caso di Evil Dead veniva usato un ponte sospeso), ho pensato che si trattasse di una rivisitazione della geniale pellicola di Raimi in chiave moderna. La scopiazzatura non si ferma qui, ovviamente. C’è anche la botola che si apre da sola per richiamare l’attenzione delle potenziali vittime verso il sotterraneo e fargli innescare il meccanismo magico che riporterà in vita qualche creatura maligna, per il loro sommo piacere. C’è anche una scelta identica o ormai stereotipata della schiera di vittime, ovviamente quasi “copia/incolla” dal lavoro di Raimi, che fu il primo, ribadiamolo.
La bionda sexy con fidanzato figo, la verginella, l’intellettuale e lo sballone/cannabinoide.
Ma sotto la casa in oggetto, dove i malaugurati capitano, c’è un laboratorio/bunker segreto che, con una serie di congegni altamente tecnologici è collegato alla superficie, cioè alla casa, per monitorarne continuamente gli accadimenti e modificarli iniettando nell’ambiente droghe di vario genere per indurre i personaggi a fare questo o quello.
Ma perché?
Semplice, se avete letto Lovecraft. Nelle viscere della terra ci sono degli dei, gli Antichi, che vogliono sacrifici umani per rimanere bravi, con una certa frequenza e ritualità, pena la distruzione del mondo. Insomma, gli Antichi di Lovecraft ne avrebbero molto a male per essere stati fatti passare come degli idioti che si fanno incatenare sotto terra e tenuti buoni con un po’ di stupido sangue, con la minaccia di distruggere il mondo se ciò non accadesse. Insomma, pensateci, che senso ha? Da quando per scrivere una sceneggiatura horror si manda a farsi fottere la logica? Che cosa ne guadagna un dio a stare sotto terra in cambio di un po’ di sangue? Ma soprattutto cosa ne guadagna a distruggere il mondo (e la riserva eventuale di sangue) in caso non vi sia puntualità nella consegna dello stesso?
Boh!
I cinque baldi giovani, ovviamente, scendono la scaletta della cantina per vedere che c’è di sotto e trovano una moltitudine di oggetti “maledetti”.
Ognuno di questi apre una botola hi-tech dal bunker verso la superficie contenente il loro carnefice.
Mentre nel bunker si accalcano le scommesse (si, il personale di sotto scommette cinicamente) su quale sarà la “squadra della morte”, qualcuno dei ragazzi sblocca una famiglia zombie, e sarà questa colei che darà la caccia ai cinque.
Le scommesse si chiudono ed inizia la banal-carneficina, su cui è inutile scendere nei dettagli, e vi assicuro che non ci sarà un solo omicidio che non avrete previsto, e non parlo solo del momento, ma anche del modus operandi, dando un nuovo senso figurato al concetto di “banalità” e oltrepassando limiti della stessa che non credevate esistessero.
Nelle regole prefissate per il sacrificio vige quella ferrea che la verginella deve essere ammazzata per ultima, o forse no ma questa dev’essere certamente l’ultima a rimanere in piedi, altrimenti succede un casino. Non ce n’è motivo ovviamente, ma è così.
Ovviamente non accade e all’ultimo dal bunker si accorgono che il tossichello non è passato a miglior vita, ma accorre in aiuto della gnoccolona-verginella.
La cosa peggiore è che arrivano a comprendere di essere le vittime di una specie di Big Brother sadico, trovando il modo addirittura per arrivare al sotterraneo da dove vengono scatenati gli zombie.
Usando infatti lo stesso ascensore hi-tech da cui la simpatica famiglia decomposta ha raggiunto la superficie, i due tornano sotto terra. La pareti di vetro dello stesso ascensore danno modo ai due di vederne tanti altri uguali intorno a loro, con all’interno ogni genere di mostro generato dalla fantasia horror, ed ovviamente intrappolato all’interno e vincolato solo ad un unico oggetto presente nel sotterraneo della simpatica casetta di cui sopra. Mentre davanti ai miei occhi passava in tv questa scena demenziale mi chiedevo che diavolo di vetri avessero usato per contenere i fantasmi ad esempio, o i supplizianti di Hellraiser… magie!
Ma ad un certo punto, dalla sala di controllo del bunker, si rendono conto che i due sono arrivati sin all’interno di esso e mandano i soldati ad ammazzarli, lasciando alla coppia come unica arma di difesa quella di premere sul pannello di controllo della centrale sotterranea in cui si sono infiltrati il tasto “unlock” per tutte le celle degli straordinari detenuti, che ovviamente non perdono la ghiotta occasione di darsi da fare… Ne consegue una carneficina biblica che si conclude con le dovute spiegazioni da parte della direttrice, a pochi minuti dallo scadere dei tempi per la distruzione del mondo (in caso non si compia il rituale). Lui deve sicuramente morire e lei magari pure (è una cosa a piacimento nel regolamento a quanto pare, ed io personalmente l’avrei risparmiata, trattandosi di una gnocca di assoluto rilievo) ma lui deve crepare, ed in fretta pure. Ovviamente accade il colpo di scena (che non rivelerò per vedere se anche voi riuscirete a prevederlo al millimetro come ho fatto io – e io non sono uno particolarmente bravo in queste cose…) ma il destino del mondo è comunque segnato.
Ciao ciao terra.
Titoli di coda.
Nel finale si tenta pure di dare una morale, un qualcosa del tipo “la razza umana è indegna” o qualcosa del genere, che sembra anche i due protagonisti condividano mentre si rassegnano al loro destino ed una mano gigante esce da sotto la terra demolendo la “dolce” casa e metà bosco. Un film horror/gore con una morale? Beh, una degna ciliegina su tale accozzaglia… non fa una piega.
Ovvio che la visione è sconsigliata, non è il peggior horror che io abbia mai visto ma è decisamente una porcata degna di nota, che in alcuni tratti addirittura si avvita su sé stessa per l’assoluta mancanza di un filo logico. Come, ad esempio, quando i due tecnici responsabili del bunker sentono al telefono il tizio che, all’ingresso della zona di morte, cerca di far spaventare il gruppo per non farlo entrare, e lo sfottono a morte. Il tizio in oggetto è un benzinaio da cui i cinque fanno rifornimento, una figura immensamente inquietante che quasi spiega alla perfezione quello che gli sarebbe accaduto se avessero continuato sulla loro strada. Lui è il tipico orso solitario che vive in un benzinaio lurido, emarginato dal mondo, con un’avversità all’igiene, un violento irascibile che colleziona ogni genere di parte anatomica sotto spirito.
La reazione dei ragazzi verso questo incontro è già surreale, con un susseguirsi di improbabili macho-discorsi ecc… ma la parte pazzesca è ancora nella sceneggiatura a dir poco vaneggiante. Il benzinaio sente al telefono i responsabili della zona del massacro e parla degli Antichi, ma (stranamente) viene trattato come un idiota dedito alla superstizione. Ovvio che a quel punto del film lo spettatore non può sapere che il benzinaio ha ragione, come non può sapere che i responsabili del bunker ne sanno quanto lui in merito agli Antichi. Ma che senso ha allora sfotterlo, quando lui sta dicendo quello che dentro al bunker si sa alla perfezione e che di fatto è il motivo della sua esistenza?
Non cercate la risposta, di senso non ne ha. Punto. E’ solo l’ennesima lacuna della sceneggiatura, fatta per mettere un’aura di mistero e/o maledizione alla storia.
E poi, in definitiva, a che diavolo servivano tutti quei mostri la sotto, quando sarebbe bastato acciuffare i cinque sacrifici umani e farli secchi con un colpo in testa. Gli Antichi non c’entrano nulla con i mostri nelle gabbie hi-tech, quindi perché scomodarli? Perché?
Scrivere una storia di fantasia non esclude in nessuno modo l’uso della logica, per quanto fantastica possa essere. Anzi, è proprio la logica che, se unita ad una sapiente scrittura con delle buone idee, spaventa per davvero.
Non era forse logico il comportamento del demone che possedeva la piccola Regan ne “L’esorcista”? Diavolo se lo era!
Non lo era forse il buon Freddy Krueger con i suoi guanti artigliati mentre cercava la sua vendetta dentro i peggiori incubi dei suoi aguzzini? Non lo erano Michael Myers, Jason, Pin-Head e i supplizianti?
Tutti lo sono, anche nelle favole dei bambini.
E personalmente digerirei di tutto, anche l’assenza di logica. Ma non mi va giù il fatto che avendo letto tutti (e dico tutti) i titoli di coda, motivato dalla ricerca di un ringraziamento a Lovecraft o a Raimi o a Poe, non abbia trovato praticamente nulla.
E ne deduco che il plagio delle loro idee geniali, sfociato nell’accozzaglia partorita è stata un’arma efficacissima per smascherare tutti quei buffoni che si fanno chiamare “critici”. Ce ne fosse stato uno che abbia nominato Lovecraft.
Lo farò io allora, sperando che gli Antichi, adirati per come sia stato bistrattato il loro portavoce, non si sveglino davvero per cercare coloro che hanno avuto la nefasta idea di dargli un’immagine così stupida.
Dio li protegga.
E Dio protegga tutti noi.
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