lisa casotti
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giovedì 17 maggio 2012
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una separazione troppo lontana
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Trascinata fuori sala da una folla osannante, ho abbassato gli occhi sentendomi un’emerita cretina.
Intorno a me era tutto un esclamare: che meraviglia! Da Asghar Farhadi (il regista) non ci si può aspettare che un capolavoro! Del resto… eccetera, eccetera. E dire che mi sto impegnando, seguo anche un corso di critica cinematografica per evitare di parlare a vanvera. E ora, come posso giustificare il fatto di non avere apprezzato più di tanto questo film? Ci provo sfogliando due appunti sull’utilizzo del linguaggio filmico: sequenze brevi, troppi stacchi da far venire il capogiro, in contrasto con una storia-pretesto che si basa sul quasi niente, praticamente immobile e ripetuta allo sfinimento; cinepresa a braccia anche nelle scene più statiche per aumentare il senso della realtà e creare disagio nello spettatore secondo l’insegnamento dei Dardenne… E con me si va sul sicuro perché sono molto infastidita da quelle inquadrature traballanti, mi fanno venire la nausea (quasi come il balbettare di Woody Allen) dai tempi di Lars von Trier e per i secoli dei secoli, amen! E invece di farmi entrare nella scena, questo espediente mi ha tenuto a distanza, così che non mi sono identificata in nessun personaggio e quindi mi è sembrato di perdere tempo.
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Trascinata fuori sala da una folla osannante, ho abbassato gli occhi sentendomi un’emerita cretina.
Intorno a me era tutto un esclamare: che meraviglia! Da Asghar Farhadi (il regista) non ci si può aspettare che un capolavoro! Del resto… eccetera, eccetera. E dire che mi sto impegnando, seguo anche un corso di critica cinematografica per evitare di parlare a vanvera. E ora, come posso giustificare il fatto di non avere apprezzato più di tanto questo film? Ci provo sfogliando due appunti sull’utilizzo del linguaggio filmico: sequenze brevi, troppi stacchi da far venire il capogiro, in contrasto con una storia-pretesto che si basa sul quasi niente, praticamente immobile e ripetuta allo sfinimento; cinepresa a braccia anche nelle scene più statiche per aumentare il senso della realtà e creare disagio nello spettatore secondo l’insegnamento dei Dardenne… E con me si va sul sicuro perché sono molto infastidita da quelle inquadrature traballanti, mi fanno venire la nausea (quasi come il balbettare di Woody Allen) dai tempi di Lars von Trier e per i secoli dei secoli, amen! E invece di farmi entrare nella scena, questo espediente mi ha tenuto a distanza, così che non mi sono identificata in nessun personaggio e quindi mi è sembrato di perdere tempo. Ciliegina sulla torta: totale mancanza di colonna sonora. Insomma tutto quello che adoro del cinema!
Ma la colpa è certamente mia che non riesco a farmi andar giù un film, solo perché è lo specchio della società iraniana contemporanea. Perché lì c’è la censura e si deve lavorare con quel che sia ha. Okay, ci arrivo, tanto che non mi sono sembrate nemmeno così divertenti i passaggi che mettevano in ridicolo (almeno per gli spettatori in sala) la religione, visto che in quei Paesi è una faccenda talmente seria che noi nemmeno ce lo immaginiamo. Sarò ignorante o troppo poco impegnata, mia la colpa di non essermi informata, ma mi aspettavo quantomeno una storia d’amore, ingannata dalla sinossi e dal trailer (sapientemente montato per fuorviare gli stolti come me), e pure dalla locandina.
Però l’amica che mi accompagnava mi ha convinto argomentando che il bello del film è come cambia il punto di vista sui personaggi. I principali e i secondari. I principali soprattutto. Il padre che sembra il buono, la madre la cattiva: il primo incarna la rettitudine e l’altruismo, la seconda l’era glaciale e l’egoismo; e poi si invertono i ruoli perché il padre mente e si rivela più subdolo dell’eroe che sembrava, la madre prende in mano la situazione, la porta a conclusione (sia lodato il cielo!) e si scopre “pasionaria”. Così cambia anche la figlia, davanti ai cui occhi trasmutano i ruoli genitoriali e che alla fine - visto che per la cocciutaggine delle parti in causa la separazione sarà ufficializzata - dovrà decidere con chi restare. E lo spunto che ho apprezzato maggiormente è proprio lo sguardo delle due piccole protagoniste che osservano com’è doloroso, faticoso e ipocrita il mondo degli adulti.
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[+] buona critica
(di luis23)
[ - ] buona critica
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linus2k
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lunedì 2 aprile 2012
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capolavoro del neorealismo persiano
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Il cinema Iraniano, personalmente, credo che mi stia viziando. Ogni volta riesce a colpirmi, meravigliarmi, stupirmi.
"Una separazione", di Asghar Farhadi (regista del meraviglioso "About Elly"), pluripremiato, dal premio Oscar 2012 all'Orso d'Oro alla Berlinale (Orso d'argento per i 2 attori protagonisti), conferma e rilancia questo lungo periodo d'oro del neorealismo persiano.
Con un punto di vista quasi documentaristico, algido, Farhadi ci racconta una storia immersa nel suo contesto storico, politico e sociale, un piccola storia familiare che si evolve in un thriller drammatico,serrato ma naturale, intenso ed intriso delle emozioni dei suoi protagonisti.
Il film inizia con la separazione tra Nader e Simin.
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Il cinema Iraniano, personalmente, credo che mi stia viziando. Ogni volta riesce a colpirmi, meravigliarmi, stupirmi.
"Una separazione", di Asghar Farhadi (regista del meraviglioso "About Elly"), pluripremiato, dal premio Oscar 2012 all'Orso d'Oro alla Berlinale (Orso d'argento per i 2 attori protagonisti), conferma e rilancia questo lungo periodo d'oro del neorealismo persiano.
Con un punto di vista quasi documentaristico, algido, Farhadi ci racconta una storia immersa nel suo contesto storico, politico e sociale, un piccola storia familiare che si evolve in un thriller drammatico,serrato ma naturale, intenso ed intriso delle emozioni dei suoi protagonisti.
Il film inizia con la separazione tra Nader e Simin. I 2 coniugi vivono a Teheran con una figlia di 11 anni e Simin vorrebbe lasciare l'Iran, la sua soffocante situazione politico-sociale, regalare una vita più libera a sua figlia ed alla sua famiglia. Nader, al contrario, vuole rimanere, vivere la sua lotta quotidiana, non abbandonare il padre malato di Alzheimer che necessita di lui e del suo aiuto. La separazione porterà Nader ad assumere Razieh, donna in stato di gravidanza e molto religiosa, per accudire al padre in sua assenza. Le vite di tutti loro verranno travolte da insicurezze, paure, bugie, complice una società che obbliga alla paura ed alle bugie..
Il film, nella sua naturalezza, nel suo narrare scarno, privo di colonna sonora, mantiene costantemente un ritmo serratissimo, quasi thriller, ricco di colpi di scena, di attenzione ai personaggi, alla storia.
E' assolutamente un episodio di grande cinema, con personaggi raccontati in maniera egregia, a tutto tondo, in maniera umana e mai giudicante... Nessuno è eroe, nessuno è cattivo, tutti sono umani, fragili, veri... ed in tutti ci si può immedesimare senza biasimarli.
Le azioni, i sentimenti, le paure, tutti narrati con delicatezza, attenzione, precisione, ma la cosa più sensazionale è che tutto emerge senza alcuna forzatura...
Un film assolutamente da vedere ed amare e che conferma Farhadi nel gotha del nuovo cinema.
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linodigianni
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venerdì 30 marzo 2012
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uno sguardo che interroga
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Consiglio la visione di questo film alle persone
che sanno apprezzare il valore di un cinema
che non ama i grandi proclami, gli scontri
ideologici o di religione.
Questo film parla, in superficie,
di coniugi che si separano, con di
mezzo la figlia undicenne e il suo destino.
Parla non autosufficiente e malatoche
deve essere affidato a una badante.
E parla della violenza sulle donne
e del vero e del falso.
In una società con leggi
dettate dalla religione.
Sottotraccia, con abilità
e sottovoce, i protagonisti
ci raccontano ciò che considerano vero
e ci interrogano.
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Consiglio la visione di questo film alle persone
che sanno apprezzare il valore di un cinema
che non ama i grandi proclami, gli scontri
ideologici o di religione.
Questo film parla, in superficie,
di coniugi che si separano, con di
mezzo la figlia undicenne e il suo destino.
Parla non autosufficiente e malatoche
deve essere affidato a una badante.
E parla della violenza sulle donne
e del vero e del falso.
In una società con leggi
dettate dalla religione.
Sottotraccia, con abilità
e sottovoce, i protagonisti
ci raccontano ciò che considerano vero
e ci interrogano.
Voto 9
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kondor17
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mercoledì 14 marzo 2012
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oscar meritato
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Bellissimo film, interpretato da tutti in maniera magistrale. Grandiose (ed anche spassose) le scene dal giudice e in tribunale (Funzionasse anche da noi così la giustizia, così velocemente e con budget del genere, non saremmo dove siamo - un passettino indietro, no?)
Eh già, i figli ci guardano, ci aiutano. Noi a volte non li consideriamo, non li ascoltiamo e invece loro ci osservano, ci amano e spesso ci gettano quel salvagente che non di rado neanche vediamo. Chissà quando impareremo....
La scena finale è qualcosa di unico ed i brividi che ti corrono giù per la schiena, sapendo, sperando che finisca così, sospeso nel vuoto, nella consapevolezza del dubbio, ti confermano, se ancor ne avevi bisogno, di aver assistito ad un grande film.
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Bellissimo film, interpretato da tutti in maniera magistrale. Grandiose (ed anche spassose) le scene dal giudice e in tribunale (Funzionasse anche da noi così la giustizia, così velocemente e con budget del genere, non saremmo dove siamo - un passettino indietro, no?)
Eh già, i figli ci guardano, ci aiutano. Noi a volte non li consideriamo, non li ascoltiamo e invece loro ci osservano, ci amano e spesso ci gettano quel salvagente che non di rado neanche vediamo. Chissà quando impareremo....
La scena finale è qualcosa di unico ed i brividi che ti corrono giù per la schiena, sapendo, sperando che finisca così, sospeso nel vuoto, nella consapevolezza del dubbio, ti confermano, se ancor ne avevi bisogno, di aver assistito ad un grande film.
Se ripenso, invece, a quanti oscar ha vinto Avatar, mi vengono altri brividi... cinema, registi, attori, quanta brava gente, quanti artisti bistrattati che sbarcano il lunario e quante tavanate che affollano le nostre sale, le nostre menti becere, i nostri monitor supertecnologici....
Viva quindi Diritti, viva Labaki, viva Farhadi & co! Viva il Cinema, la storia vera, le immagini, i bravi attori!
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filippo gini
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lunedì 27 febbraio 2012
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molto bello
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Film splendido, scena finale emozionantissima....solo chi è separato o divorziato e ha figli può capire.
[+] concordo, in parte
(di kondor17)
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lord jim
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lunedì 27 febbraio 2012
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i figli ci guardano
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A volte i rapporti tra un uomo e una donna si guastano inesorabilmente senza che nessuno dei due ne sia volontariamente consapevole. Una crisi 'pilotata' e sottovalutata diventa una rottura irrimediabile, lasciando sul campo ferite inguaribili e, come muti spettatori, gli immancabili minori. Le circostanze della vita mettono a dura prova i caratteri e la solidità dei sentimenti: sta a noi, se lo vogliamo veramente, resistere e cercare nell'altro/a la solidarietà dell'altro, anzichè cercare di imporre la nostra volontà Questo è il messaggio che si ricava dal bellissimo film di Farhadi, regista iraniano, premio Oscar 2012. In un Iran tanto simile alle nostre città del meridione, si muovono le contraddizioni tra antico e moderno, tra laicità e religione, tra amore e dovere.
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A volte i rapporti tra un uomo e una donna si guastano inesorabilmente senza che nessuno dei due ne sia volontariamente consapevole. Una crisi 'pilotata' e sottovalutata diventa una rottura irrimediabile, lasciando sul campo ferite inguaribili e, come muti spettatori, gli immancabili minori. Le circostanze della vita mettono a dura prova i caratteri e la solidità dei sentimenti: sta a noi, se lo vogliamo veramente, resistere e cercare nell'altro/a la solidarietà dell'altro, anzichè cercare di imporre la nostra volontà Questo è il messaggio che si ricava dal bellissimo film di Farhadi, regista iraniano, premio Oscar 2012. In un Iran tanto simile alle nostre città del meridione, si muovono le contraddizioni tra antico e moderno, tra laicità e religione, tra amore e dovere.
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francesca
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sabato 25 febbraio 2012
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molto bello ed interessante.
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Una visione della società iraniana dall'interno, diversa da quella così lontana presentata dai giornali. Mi ha ricordato il libro "Leggere Lolita a Teheran": una società sofferente ingabbiata da uno stato teocratico. Donne ancora più sofferenti.
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molenga
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lunedì 20 febbraio 2012
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castrante
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Ottimo film in cui si narra un susseguirsi di drammi legati al tentativo di una donna di separarsi dal marito.
Siamo a Teheran ma per una volta il problema non è la teocrazia- benché, chiaramente, sia sempre presente sul capo dei protagonisti-: una donna non ne può più di vivere nella casa del marito dove tutti iritmi sono condizionati dal padre malato di alzheimer e chiede la separazione. L'uomo deve lavorare- entrambi appartengono a buone famiglie- e affida il padre a una siognora di basso ceto. Una sera, tornando a casa, la badante non è presente: è andata dal dottore e ha lasciato il vecchio da solo. quando si presenta viene cacciata, forse spintonata, forse cade per le scale: fatto sta che il giorno seguente è in ospedale, ha perso il bambino che aspettava.
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Ottimo film in cui si narra un susseguirsi di drammi legati al tentativo di una donna di separarsi dal marito.
Siamo a Teheran ma per una volta il problema non è la teocrazia- benché, chiaramente, sia sempre presente sul capo dei protagonisti-: una donna non ne può più di vivere nella casa del marito dove tutti iritmi sono condizionati dal padre malato di alzheimer e chiede la separazione. L'uomo deve lavorare- entrambi appartengono a buone famiglie- e affida il padre a una siognora di basso ceto. Una sera, tornando a casa, la badante non è presente: è andata dal dottore e ha lasciato il vecchio da solo. quando si presenta viene cacciata, forse spintonata, forse cade per le scale: fatto sta che il giorno seguente è in ospedale, ha perso il bambino che aspettava. inizia una serie pirandelliana di accuse e controaccuse, che condurranno alla sconfitta di tutti.
Film molto bello, costipato e costipante, in cui nessuno riesce a portare a termine una sola azione senza un ripensamento, la paura è palpabile. Verrebbe da dire che le vittime sono gli innocenti, ma è difficile assegnare le colpe
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tiamaster
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sabato 11 febbraio 2012
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film così non se ne fanno più....
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Miracolo!!!!Una separazione è un miracolo cinematografico!!!finalmente un film che si può definire "capolavoro assoluto",nel 2011 a parte questo film ci sono stati solo due capolavori assoluti:the tree of life e carnage.Una separazione però a quella cosa in più che lo rende un film al contempo piccolo ed immenso:un vero sguardo sociale sull'iran odierno,senza mai cadere nella banalità.Oscar come miglior film straniero assicurato.
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binda
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venerdì 10 febbraio 2012
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due solitudini
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Due disperate solitidini a confronto
Nader stà per essere lasciato dalla moglie, ha un padre malato, una figlia adolescente.
La donna assunta è incinta, ha una figlia di 5 anni, un marito senza un lavoro, un mare di debiti.
E' un bel film che evidenzia i problemi di un paese imprigionante e prigioniero.
Nader non vuole divorziare ma non può partire, suo padre ha bisgno di lui.
Simin non vuole capire, lo lascia e torna da su madre.
Per assistere il padre, Nader è costretto ad assumere una donna. E' incinta, ha molti problemi e lavora all'insaputa del marito. Sul lavoro perde il bambino accidentalmente.
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Due disperate solitidini a confronto
Nader stà per essere lasciato dalla moglie, ha un padre malato, una figlia adolescente.
La donna assunta è incinta, ha una figlia di 5 anni, un marito senza un lavoro, un mare di debiti.
E' un bel film che evidenzia i problemi di un paese imprigionante e prigioniero.
Nader non vuole divorziare ma non può partire, suo padre ha bisgno di lui.
Simin non vuole capire, lo lascia e torna da su madre.
Per assistere il padre, Nader è costretto ad assumere una donna. E' incinta, ha molti problemi e lavora all'insaputa del marito. Sul lavoro perde il bambino accidentalmente. Nader , non si sente colpevole, rischia la prigione ma vuole far valere onestamente le sue ragioni. Simin cerca di aiutarlo liquidando la cosa con un compromesso. La donna, profondamente religiosa, non può accettare.
Nader e Simin si ritrovano davanti al giudice con la figlia che sa con chi vuole stare ma a loro due non lo dice.
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