edwood87
|
giovedì 29 marzo 2012
|
137 minuti di moralità americana!
|
|
|
|
J. Edgar non è un film sulla vita di J. Edgar, bensì sulla vita che avrebbe voluto avere. Quest'opera targata Clint Eastwood si accosta alla precedente pellicola del maestro hollywoodiano (Hereafter) il quale cerca, invano, di tornare su quei passi che l'hanno reso celebre dietro la macchina da presa. Siamo, infatti, lontani anni luce dai capolavori di Mystic River e Million Dollar Baby.
La storia narra le vicende di J. Edgar Hoover (interpretato da uno straordinario Leonardo DiCaprio), il quale viene nominato capo dell'FBI dal presidente Coolidge e, da questo momento in poi, resterà al servizio di ben otto presidenti americani.
[+]
J. Edgar non è un film sulla vita di J. Edgar, bensì sulla vita che avrebbe voluto avere. Quest'opera targata Clint Eastwood si accosta alla precedente pellicola del maestro hollywoodiano (Hereafter) il quale cerca, invano, di tornare su quei passi che l'hanno reso celebre dietro la macchina da presa. Siamo, infatti, lontani anni luce dai capolavori di Mystic River e Million Dollar Baby.
La storia narra le vicende di J. Edgar Hoover (interpretato da uno straordinario Leonardo DiCaprio), il quale viene nominato capo dell'FBI dal presidente Coolidge e, da questo momento in poi, resterà al servizio di ben otto presidenti americani. Edgar vive con la sua affezionatissima madre, la quale non accetterebbe mai l'omosessualità di suo figlio. La scalata al successo di J. Edgar Hoover viene raccontata in 137 minuti, menzogna dopo menzogna, elementi troppo poco soddisfacenti per reggere un'opera di un regista dal calibro di Clint Eastwood.
Troppi presidenti quindi, troppa la durata di un film che non conduce da nessuna parte. L'unico risvolto drammatico dell'opera riguarda il suo non rapporto d'amore con il fedele Clyde Tolson. Altra nota storta è rappresentata da un DiCaprio (ma non solo lui) invecchiato male con la voce che sembra rimanere costante nel tempo, quasi rappresentasse la parodia di se stesso.
La mano dell'autore c'è e viene apprezzata per tutta la durata della pellicola, attraverso un ottima scelta stilistica, i salti temporali sono rappresentati in maniera impeccabile attraverso l'utilizzo di raccordi impercettibili, il film è pieno di riferimenti cinematografici (vedi la citazione a Nemico Pubblico), anche le interpretazioni di tutto il cast sono di alto livello.
L'elemento che non convince (probabilmente quello più importante) è la scelta di un soggetto (la storia di J. Edgar) interessante si, ma non per questo pronto per il grande schermo. Eastwood questa volta non ha pensato a come l'Europa intera e non solo (anche parte dell'America stessa) si sia potuta annoiare a vedere un'opera prettamente americana, specie se viene trasfigurata del tutto, come in questo caso.
Rimandato, quindi, l'appuntamento con un nuovo capolavoro di uno dei maestri contemporanei del cinema, il quale continua a decorare le sue opere di moralità; forse Clint dovrebbe sospendere lo sventolamento della sua bandiera e dedicare il suo talento ad altre storie che potrebbero toccare il mondo intero più da vicino: dopotutto noi abbiamo bisogno di lui, dei suoi soggetti più avvincenti, noi abbiamo bisogno di un milione di dollari, baby!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a edwood87 »
[ - ] lascia un commento a edwood87 »
|
|
d'accordo? |
|
riccardo t.
|
sabato 7 gennaio 2012
|
j.edgar
|
|
|
|
dopo il dimenticabile Hereafter, Clint Eastwood torna alla regia e lo fa con un ottimo film.
J.Edgar; dedicato alla vita di J.E.Hoover direttore per 48 anni dell'FBI analizzando la sua vita e il suo personaggio nella sua dimensione pubblica e privata.
dal punto di vista tecnico-registico è un classico Eastwoodiano; montaggio lento, regia asciutta, stile pulito e delicato, attenzione ai dettagli e ottima ricostruzione storica, dalle scenografie a i costumi alle atmosfere d'epoca.
J.Edgar è un film molto umano e intimista che ci permette di entrare nella vita di un protoganista controverso,paranoico e sfaccettatissimo amante fino all'ossessione del suo paese, ambizioso e forse anche geloso, di chi ha potuto vivere meglio di lui.
[+]
dopo il dimenticabile Hereafter, Clint Eastwood torna alla regia e lo fa con un ottimo film.
J.Edgar; dedicato alla vita di J.E.Hoover direttore per 48 anni dell'FBI analizzando la sua vita e il suo personaggio nella sua dimensione pubblica e privata.
dal punto di vista tecnico-registico è un classico Eastwoodiano; montaggio lento, regia asciutta, stile pulito e delicato, attenzione ai dettagli e ottima ricostruzione storica, dalle scenografie a i costumi alle atmosfere d'epoca.
J.Edgar è un film molto umano e intimista che ci permette di entrare nella vita di un protoganista controverso,paranoico e sfaccettatissimo amante fino all'ossessione del suo paese, ambizioso e forse anche geloso, di chi ha potuto vivere meglio di lui.
Perchè l'aspetto che di più mi ha colpito non è l'ovvia celebrazione dell'Hoover pubblico, innovatore e paladino anticrimine, ma quello vero, l'uomo omosessaule costretto ad una prigione sia professionale che relazionale, che lo porterà a nascondersi dietro una popolarità esteriore cercando di colmare una tristezza interiore.
Eastwood sceglie ottimamente di non dare giudizi positivi e negativi su Hoover, non gli interessa, gli interessa il ritratto umano di un uomo che non si è potuto godere la vita che avrebbe voluto e realizzare quella felicità che il popolo americano tanto sogna.
Chi aveva paura di un miscasting nessun problema, Di Caprio sia come l'ambizioso giovane o il rassegnato Hoover offre una performance di alto livello, e a mio avviso, annullandosi completamente al personaggio. stupendo anche il resto del cast.
se si vogliono trovare difetti forse il film risente di una certa lunghezza e di un ritmo troppo compassato che può portare ad annoiarsi se non si appassiona subito alla vicenda, ma resta un gran bel film.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a riccardo t. »
[ - ] lascia un commento a riccardo t. »
|
|
d'accordo? |
|
alessandro venier
|
venerdì 27 gennaio 2012
|
luci e ombre d'america
|
|
|
|
Clint Eastwood ripercorre la storia di J. Edgar Hoover, direttore del Federal Bureau of Investigation dal 1924 al 1972 (anno della sua morte).
Il film pone l'attenzione sull'Edgar uomo, mostrando allo spettatore sia l'incredibile rigore lavorativo sia l'insicurezza nell'affrontare le relazioni affettive. La presunta omosessualità e il controverso rapporto con la madre sono i temi principali di un film che ha come sfondo i segreti più neri degli Stati Uniti nel '900.
Ad interpretare l'ambiguo J. Edgar Hoover un Di Caprio in forma smagliante, abile a muoversi attraverso le diverse età del proprio personaggio e non perdendo di smalto nonostante il pesante (e credibile) trucco.
Eastwood ritrova lo sguardo distaccato e freddo di "Changeling", riuscendo però a raggiungere il cuore dello spettatore con la delicatezza che contraddistingue la sua regia.
[+]
Clint Eastwood ripercorre la storia di J. Edgar Hoover, direttore del Federal Bureau of Investigation dal 1924 al 1972 (anno della sua morte).
Il film pone l'attenzione sull'Edgar uomo, mostrando allo spettatore sia l'incredibile rigore lavorativo sia l'insicurezza nell'affrontare le relazioni affettive. La presunta omosessualità e il controverso rapporto con la madre sono i temi principali di un film che ha come sfondo i segreti più neri degli Stati Uniti nel '900.
Ad interpretare l'ambiguo J. Edgar Hoover un Di Caprio in forma smagliante, abile a muoversi attraverso le diverse età del proprio personaggio e non perdendo di smalto nonostante il pesante (e credibile) trucco.
Eastwood ritrova lo sguardo distaccato e freddo di "Changeling", riuscendo però a raggiungere il cuore dello spettatore con la delicatezza che contraddistingue la sua regia.
Non il suo miglior film, ma sicuramente da vedere.
Convince poco il doppiaggio.
(Tre Stelle e mezzo).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a alessandro venier »
[ - ] lascia un commento a alessandro venier »
|
|
d'accordo? |
|
kondor17
|
lunedì 24 dicembre 2012
|
50 anni di storia americana
|
|
|
|
Con un Di Caprio in gran spolvero (anche se doppiato e invecchiato maluccio) il grande Clint dipinge in maniera rigorosa e stilisticamente perfetta la storia di J.Edgar Hoover, capo storico ed ideatore dell'FBI moderno, sopravvissuto a ben 8 presidenti, da Coolidge a Nixon, grazie anche agli scheletri da lui tenuti nell'armadio della fidatissima segretaria Helen (bravissima come sempre Naomi Watts). Già da bambino J.Edgar presentava disturbi della personalità e balbuzie, che il medico, con l'aiuto della madre (Judi Dench), lo aiutava a superare, facendogli fare una sorta di scioglilingua autoproclamante di fronte allo specchio. J. Edgar era dominato da una madre più che autoritaria, che lo aveva eletto, già in tenera età, forse a parziale riscatto della pochezza del marito, a diventare l'uomo più potente d'America.
[+]
Con un Di Caprio in gran spolvero (anche se doppiato e invecchiato maluccio) il grande Clint dipinge in maniera rigorosa e stilisticamente perfetta la storia di J.Edgar Hoover, capo storico ed ideatore dell'FBI moderno, sopravvissuto a ben 8 presidenti, da Coolidge a Nixon, grazie anche agli scheletri da lui tenuti nell'armadio della fidatissima segretaria Helen (bravissima come sempre Naomi Watts). Già da bambino J.Edgar presentava disturbi della personalità e balbuzie, che il medico, con l'aiuto della madre (Judi Dench), lo aiutava a superare, facendogli fare una sorta di scioglilingua autoproclamante di fronte allo specchio. J. Edgar era dominato da una madre più che autoritaria, che lo aveva eletto, già in tenera età, forse a parziale riscatto della pochezza del marito, a diventare l'uomo più potente d'America. Rifiutato dall'unica donna a cui si era dichiarato, divenuta poi sua segretaria a vita, J.Edgar iniziò ad attorniarsi di integerrimi ed eleganti collaboratori, che dovevano rigorosamente attenersi al suo standard etico-estetico, pena il licenziamento. Un suo uomo gli presentò un giorno un giovane, Clyde Tolson, fresco laureato in legge nella sua stessa università, da cui J.Edgar venne immediatamente affascinato. Divenne poi suo consulente legale, estetico ed il suo autentico braccio destro, e la sua dichiarata scarsa propensione verso il gentil sesso trovò subito il consenso dell'altro. I presupposti per una relazione tra i due c'erano tutti e le condizioni erano pur ottimali, se non fosse stato per la madre che lo avrebbe per questo ripudiato a morte. Forse per questo non si dichiarò mai e comunque Clint Eastwood è maestro nel descrivere sguardi e parole non dette, come già visto in mille altre occasioni. Tra i due, a lungo andare, nasce una sorta di rapporto viscerale di totale dipendenza, un'amore strozzato, un urlo silenzioso, che sfocia in dramma una sola volta, in albergo, quando J.Edgar confida all'amico che sarebbe tempo per una signora Hoover. Ancora una volta Clint Eastwood dimostra la sua mano fortunata nel descrivere un dramma umano, questa volta di un uomo divenuto molto potente, che si costruì - o forse dovette costruirsi - un'immagine di superuomo, prendendosi meriti forse non suoi, ma questo anche e soprattutto per soppiantare la dilagante approvazione popolare che i criminali quali Dillinger, Al Capone, Mitra Kelly ecc. stavano assumendo proprio nel periodo del proibizionismo. E ci riuscì, tanto da diventare lui stesso personaggio di fumetti e di film. In un'America controversa, sempre in bilico tra nemico pubblico e poliziotto, dove non si sa chi sia il buono ed il cattivo, dominata dalle armi e dai media, il cavaliere pallido ancora una volta tinge con toni forti una bella e buona denuncia del sistema politico ed investigativo americano, corrotto e schiavo del potere. Forse per questo la critica americana lo ha segato. Forse per questo gli do le tre stelle :)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a kondor17 »
[ - ] lascia un commento a kondor17 »
|
|
d'accordo? |
|
catcarlo
|
lunedì 4 giugno 2012
|
j. edgar
|
|
|
|
L’anfetaminico Hoover raccontato da James Ellroy e la malinconica perfezione di ‘Bird’. Sono questi i termini di paragone con cui, almeno nella mia testa, deve confrontarsi il ritorno di Eastwood alla narrazione di una vita celebre. Qualche difetto c’è, a partire da una colonna sonora impalpabile firmata dallo stesso regista in versione ‘faccio tutto io’, ma eccessive paiono le critiche grandinategli addosso in patria. Resta lontano il livello della biografia, di certo più partecipata, dedicata a Charlie Parker – e anche di qualche altra sua opera – ma, tutto sommato, lo zio Clint vince la sfida di raccontare un personaggio pieno di zone d’ombra e fondamentale per capire il Novecento degli Stati Uniti.
[+]
L’anfetaminico Hoover raccontato da James Ellroy e la malinconica perfezione di ‘Bird’. Sono questi i termini di paragone con cui, almeno nella mia testa, deve confrontarsi il ritorno di Eastwood alla narrazione di una vita celebre. Qualche difetto c’è, a partire da una colonna sonora impalpabile firmata dallo stesso regista in versione ‘faccio tutto io’, ma eccessive paiono le critiche grandinategli addosso in patria. Resta lontano il livello della biografia, di certo più partecipata, dedicata a Charlie Parker – e anche di qualche altra sua opera – ma, tutto sommato, lo zio Clint vince la sfida di raccontare un personaggio pieno di zone d’ombra e fondamentale per capire il Novecento degli Stati Uniti. A differenza dello scrittore di Los Angeles – che lo descrive come la personificazione del Male – il ritratto che scaturisce da questi centotrenta minuti è più vicino alla quotidianità, ma forse per questo più inquietante: il ‘creatore’ dell’FBI è un grande motivatore di uomini e organizzatore di risorse, ma è pure un paranoico con l’insopprimibile bisogno di controllo su tutto e tutti e una notevole tendenza alla menzogna per propagandare se stesso. Nella sua parabola – raccontata in buona parte in flashback – il servizio del Paese si trasforma sempre più nel potere per il potere: se gli scopi sono dubbi, i metodi si rivelano brutali (l’iniziale retata di radicali ricorda i metodi di uno stato di polizia) oltre che, sovente, subdoli e illeciti. Che lo siano è evidente e Eastwood – che firma anche il soggetto mentre la sceneggiatura è di Dustin Lance Black, famoso per ‘Milk’ – non ci insiste più di tanto: preferisce scavare nel privato del suo personaggio, mostrando il suo essere succube della madre (che ne forma carattere e idee) e omosessuale represso. Proprio da questo punto di vista non tutto funziona (la scena col vestito della madre è superflua), ma la compensazione è data dai molti momenti di grande cinema che testimoniano, ancora una volta, l’abilità del regista nel costruire inquadrature accurate e nel mantenere un ritmo efficace: compiti non facili in un film girato in gran parte in interni e in cui i dialoghi giocano una parte importante (con qualche esagerazione). Parla a raffica, ad esempio, l’Hoover di DiCaprio che, quasi sempre in scena e spingendo sovente avanti la mascella, regala un’interpretazione convincente e orientata all’Oscar. Attorno a lui agisce un cast scelto con cura in cui spicca – quasi superfluo dirlo – Judi Dench nella parte della madre del protagonista (tra l’altro, è l’unica a venire ‘ringiovanita’ in una scena, mentre gli altri attori principali recitano per metà pellicola truccati – maluccio - da ultrasessantenni). Tutti sono impegnati a dar vita a personaggi antipatici, con la parziale eccezione dell’innamorato braccio destro Clyde Tolson, il che, forse, ha contribuito a creare quell’impressione di freddezza che in molti spettatori il film ha, ingiustamente, creato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a catcarlo »
[ - ] lascia un commento a catcarlo »
|
|
d'accordo? |
|
giuseppe dicorato
|
sabato 9 febbraio 2013
|
talvolta succede
|
|
|
|
Succede anche ai grandi registi (v. Fellini con "La città delle donne") di sbagliare un film. Stavolta, a mio parere di spettatore, è successo a Clint Eastwood. Secondo me, il difetto di base di "J. Edgar " è di ridurre il personaggio a due dimensioni: quella dell'anticomunista e l'altra dell'omosessuale. Hoover fu molto di più, come documenta "J. Edgar Hoover" di Anthony Summers (1996), forse la più completa biografia del personaggio. Contraddittorio e ambizioso oltre ogni limite, capace di grandi colpi di genio e di deplorevoli bassezze, fu insieme un genio del bene e del male. Il film di Eastwood, anche perché appesantito da troppi flashback e flashforward, non rende, credo, la complessità del personaggio.
[+]
Succede anche ai grandi registi (v. Fellini con "La città delle donne") di sbagliare un film. Stavolta, a mio parere di spettatore, è successo a Clint Eastwood. Secondo me, il difetto di base di "J. Edgar " è di ridurre il personaggio a due dimensioni: quella dell'anticomunista e l'altra dell'omosessuale. Hoover fu molto di più, come documenta "J. Edgar Hoover" di Anthony Summers (1996), forse la più completa biografia del personaggio. Contraddittorio e ambizioso oltre ogni limite, capace di grandi colpi di genio e di deplorevoli bassezze, fu insieme un genio del bene e del male. Il film di Eastwood, anche perché appesantito da troppi flashback e flashforward, non rende, credo, la complessità del personaggio. Rimane un buon docufilm, ma riuscito a metà.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giuseppe dicorato »
[ - ] lascia un commento a giuseppe dicorato »
|
|
d'accordo? |
|
ultimoboyscout
|
domenica 14 aprile 2013
|
l'uomo più potente e controverso d'america.
|
|
|
|
Vecchio Clint, oltre 80 anni portati con magistrale lucidità conservatrice (che poi da noi si facciano salti mortali per definirlo fascista è un problema nostro e della nostra Storia, non suo), è un super tifoso dei massimi ideali yankee, tramutando la sua antica rabbia da giustiziere in saggia poetica descrittiva. Come ogni reazionario che si rispetti tende al disincanto e al melodramma e ingaggia lo scenneggiatore gay di "Milk" per far indossare i panni di sua madre Judi Dench al meraviglioso DiCaprio, trasformandolo in un uomo dall'omosessualità frustrata. Film carico di ombre ma anche di luci, il trucco è pesante (Hoover vecchio non ricorda Ruggero DeCeglie?), agita ed evoca fantasmi forse nemmeno esistiti ed esalta Edgar, l'uomo degli archivi e delle impronte digitali, temutissimo da tutti che tenne botta a otto Presidenti, catturò Dilinger, ricattò Kennedy e chiunque fosse intenzionato a usare il proprio potere per limitarlo, fu ossessionato da Luther King e dai comunisti ma debellò il Ku Klux Klan.
[+]
Vecchio Clint, oltre 80 anni portati con magistrale lucidità conservatrice (che poi da noi si facciano salti mortali per definirlo fascista è un problema nostro e della nostra Storia, non suo), è un super tifoso dei massimi ideali yankee, tramutando la sua antica rabbia da giustiziere in saggia poetica descrittiva. Come ogni reazionario che si rispetti tende al disincanto e al melodramma e ingaggia lo scenneggiatore gay di "Milk" per far indossare i panni di sua madre Judi Dench al meraviglioso DiCaprio, trasformandolo in un uomo dall'omosessualità frustrata. Film carico di ombre ma anche di luci, il trucco è pesante (Hoover vecchio non ricorda Ruggero DeCeglie?), agita ed evoca fantasmi forse nemmeno esistiti ed esalta Edgar, l'uomo degli archivi e delle impronte digitali, temutissimo da tutti che tenne botta a otto Presidenti, catturò Dilinger, ricattò Kennedy e chiunque fosse intenzionato a usare il proprio potere per limitarlo, fu ossessionato da Luther King e dai comunisti ma debellò il Ku Klux Klan. Un uomo cupo che ha amato alla stessa maniera l'America e il suo braccio destro. Eastwood non pecca di localismo ma racconta la storia di J. Edgar attraverso momenti topici del secolo scorso, mettendo in luce ombre di un paese che si è sempre vantato (e si vanta) di promuovere libertà anche in presenza di blacklist. E' il biopic di uno degli uomini più potenti e contraddittori della storia, un cacciatore di segreti che custodiva gelosamente i propri per un regno durato 48 anni e che narra le ossessioni che hanno accompagnato la carriera di Eastwood. E' cinema d'intuito, eccentrico e un tantino provocante che invita a riflessioni di assolutà attualità. Più melò che film storico, qualche scivolone c'è e ci può stare, molto facile puntare il dito su un personaggio del genere ma Eastwood non lo fa, considera il suo smisurato potere come un fatto personale e traccia il profilo di un uomo incapace di esprimere le proprie emozioni anche a causa del conformismo soffocante impostogli dalla madre. Il regista si rimette in gioco e si lascia attrarre dai lati più oscuri dei suoi personaggi ma il punto debole è la sceneggiatura (che in realtà avrebbe dovuto essere il fiore all'occhiello del film) che esagera in riduzionismi psicologici. DiCaprio è bravissimo ad umanizzare J. Edgar ma dalle figure di contorno si ha davvero troppo poco.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ultimoboyscout »
[ - ] lascia un commento a ultimoboyscout »
|
|
d'accordo? |
|
great steven
|
mercoledì 7 gennaio 2015
|
la vita d'un rivoluzionario amante della giustizia
|
|
|
|
J. EDGAR (USA, 2012) diretto da CLINT EASTWOOD. Interpretato da LEONARDO DICAPRIO, NAOMI WATTS, ARMIE HAMMER, ED WESTWICK, JEFFREY DONOVAN, JUDI DENCH, JOSH LUCAS, LEA THOMPSON, DERMOT MULRONEY, STEPHEN ROOT, GEOFF STULTS, KEN HOWARD
Vita, opere e fulminante direzione del fondatore dell’FBI (Federal Bureau of Investigations) John Edgar Hoover (1896-1972), dagli attentati anarchici negli USA del 1919 fino alla morte, sotto la presidenza di Richard Nixon. Attratto ma anche disgustato dalle imprese criminose dei sovversivi americani, radicali e filo-bolscevichi, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, il giovane Edgar pensa che sarebbe molto più semplice rintracciare i malviventi se si potesse risalire alle loro impronte digitali e anche se si potesse schedarli in elenchi bibliotecari sempre ordinati e completi.
[+]
J. EDGAR (USA, 2012) diretto da CLINT EASTWOOD. Interpretato da LEONARDO DICAPRIO, NAOMI WATTS, ARMIE HAMMER, ED WESTWICK, JEFFREY DONOVAN, JUDI DENCH, JOSH LUCAS, LEA THOMPSON, DERMOT MULRONEY, STEPHEN ROOT, GEOFF STULTS, KEN HOWARD
Vita, opere e fulminante direzione del fondatore dell’FBI (Federal Bureau of Investigations) John Edgar Hoover (1896-1972), dagli attentati anarchici negli USA del 1919 fino alla morte, sotto la presidenza di Richard Nixon. Attratto ma anche disgustato dalle imprese criminose dei sovversivi americani, radicali e filo-bolscevichi, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, il giovane Edgar pensa che sarebbe molto più semplice rintracciare i malviventi se si potesse risalire alle loro impronte digitali e anche se si potesse schedarli in elenchi bibliotecari sempre ordinati e completi. Figlio di un padre vecchio e ammalato e di una madre severa e autoritaria (di cui è succube), Hoover è un uomo i cui obiettivi fondamentali sono la carriera e la difesa della patria da qualunque sorta di attacco, mettendo tutto il resto in secondo piano. Naturalmente è anche sottomesso da un’educazione rigida e conservatrice, alla quale però contravviene decidendo di non sposarsi: infatti Hoover non prese mai moglie, e questo fece supporre una sua presunta omosessualità. Suo braccio destro fu il collaboratore Clyde Tolson, che lo appoggiò e lo seguì in tutte le sue indagini, e nel film precisamente ne vengono approfondite tre: il caso del rapimento del figlio di Charles Lindbergh, celebre trasvolatore oceanico; la guerra dei gangster che sfidarono il proibizionismo, la quale minò alla radice la sicurezza pubblica del Paese; infine, la salvaguardia della sicurezza nazionale dagli scandali degli uomini di potere. Viene mostrato come Hoover fosse un perfezionista maniacale ma estremamente risoluto, convintissimo dell’importanza della scienza e della proficuità dei mezzi da impiegare a buon profitto nelle investigazioni. In conclusione, c’è spazio per la condizione effimera dell’uomo, il quale, anche se potente, è comunque destinato a morire, ed Edgar accettò malvolentieri la vecchiaia. Interessante anche il rapporto con Tolson, che suggerisce che tra i due ci sia qualcosa in più che una semplice amicizia, ma la relazione comunque non supera mai i limiti della reciproca fiducia. Numerosi i processi mostrati ai quali Hoover prese parte, distinguendosi per il suo brillantissimo eloquio e la sua divertente sagacia. Da sottolineare anche la fervida e duratura collaborazione con Helen Gandy, che Hoover inizialmente tentò di corteggiare ma che assunse poi come segretaria personale, la quale provvide anche a procurargli i candidati alla carica di agenti speciali dell’FBI. Appaiono quasi immediatamente due difetti non proprio salienti in quest’opera comunque ben fatta e ragionata del maestro Eastwood: una scarsa illuminazione delle scene, che conferisce una cupezza non sempre conveniente ai dialoghi e ai piani sequenza, e un L. DiCaprio probabilmente troppo androgino per incarnare il virile e possente direttore dell’organizzazione che rivoluzionò per sempre il modo statunitense di investigare. Ma per il resto questa pellicola è da ammirare con un’ampiezza straordinaria: le interpretazioni sono misurate ed eccelse come ci si aspetta dai professionisti teatrali più preparati e calibrati, la sceneggiatura è abbondantissima di spunti interessanti e discorsi mai troppo politicizzati o sociologicamente orientati, il montaggio e la scenografia fanno rivivere appieno l’atmosfera del secolo scorso con i vestiti, la mentalità, le convenzioni e anche i bigottismi che Edgar affrontò con la potenza di un profondo innovatore e la caparbietà di un sovvertitore che credeva nel progresso scientifico quanto nel pugno di ferro della giustizia. Eastwood non sbaglia un colpo, e anche questa volta non si smentisce: alza il tiro aggiungendoci la sua regia fenomenale e attentissima a tutti i particolari, e riesce a dirigere DiCaprio con una facilità espressiva che sorprende senza complimenti i suoi più affiatati estimatori. Le prestazioni sono incredibilmente sottili e suadenti (si delineano con maestria stupefacente il giovane A. Hammer e N. Watts, nonché J. Donovan nel ruolo di Robert Kennedy) e ricalcano in maniera fedele la realtà storica di un Paese scosso da cambiamenti socio-politici devastanti, di cui il fondatore e padrone primo dell’FBI fu testimone tutt’altro che passivo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a great steven »
[ - ] lascia un commento a great steven »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
mercoledì 20 gennaio 2016
|
come sempre, grande eastwood
|
|
|
|
Alternando sequenze diversissime, dal bianco e nero d'epoca al colore del recente passato, primi piani a piani americani, costringendo Leo Di Caprio a un trucco anche pesante, quando interpreta J.E.Hoover in tarda età, Clint Eastwood dimostra ancora una volta di essere un grande, anzi un grandissimo autore. >Biografia completa ma mai pedissequa e mai banalmente organizzato secondo una stretta cronologia, anche per merito di interpreti straordinari, tra i quali primeggia(ma non unico, al contrario sempre supportato da un team attorale importante)Leonardo di Caprio, un film che sa rendere in qualche modo"obiettivamente"un personaggio"grande", pur se chiuso in una dimensione paronoide-ossessiva(comunisti e sovversivi li vede dappertutto, naturalmente anche dove non ci sono affatto)quanto fedele al suo compito di dirigente dell'FBI, anche, appunto,.
[+]
Alternando sequenze diversissime, dal bianco e nero d'epoca al colore del recente passato, primi piani a piani americani, costringendo Leo Di Caprio a un trucco anche pesante, quando interpreta J.E.Hoover in tarda età, Clint Eastwood dimostra ancora una volta di essere un grande, anzi un grandissimo autore. >Biografia completa ma mai pedissequa e mai banalmente organizzato secondo una stretta cronologia, anche per merito di interpreti straordinari, tra i quali primeggia(ma non unico, al contrario sempre supportato da un team attorale importante)Leonardo di Caprio, un film che sa rendere in qualche modo"obiettivamente"un personaggio"grande", pur se chiuso in una dimensione paronoide-ossessiva(comunisti e sovversivi li vede dappertutto, naturalmente anche dove non ci sono affatto)quanto fedele al suo compito di dirigente dell'FBI, anche, appunto,. nell'ampliamento elefantiaco che gli attribuisce. UN'ossessione assolutamente fatale, che gli fa condurre una vita familiare-sentimentale compressa e fortemente limitata, "triste", con l'orientamento omosessuale represso-forcluso ma sempre ritornante, dove si vede, al contrario di certe interpretazioni sciocche da parte europea, che consideravano Eastwood un"fascista"(categoria sostanzialmente estrenea alla cultura USA), come egli sia invece attento ad ogni espressione del sentimento, al di là delle sue specifiche declinazioni, "condannando"semmai la cultura allora(anni Trenta-Quaranta-inizio Cinquanta)dominante, che imponeva a un giovane di sposarsi e di "mettere su famiglia"anche contro la volontà della persona, dove la madre scioccamente autoritaria viene ad essere un emblema significante di tale forma mentis... El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
luigi chierico
|
venerdì 16 dicembre 2016
|
biografico
|
|
|
|
Il film è la biografia di J.Edgar Hoover nato nel 1895 e morto nel 1972. Settantasette anni che hanno fatto la storia degli Stati Uniti d’America dopo la guerra di Secessione terminata appena sette anni prima nel 1865. Il noto bravo regista Clint Eastwood trascurando i tanti interventi in guerra si è soffermato a raccontare i fatti interni di uno Stato dilaniato da tanti problemi che ancora in buona parte lo attanagliano. L’emigrazione, la crisi economica, i gangsters, il proibizionismo, la caccia ai filosovietici, il cinema, il lancio della prima bomba atomica, la guerra fredda , Cuba, l’uccisione di John Fitzgerald Kennedy, di Martin Luther King, sino alle porte dello scandalo Watergate nel 1972.
[+]
Il film è la biografia di J.Edgar Hoover nato nel 1895 e morto nel 1972. Settantasette anni che hanno fatto la storia degli Stati Uniti d’America dopo la guerra di Secessione terminata appena sette anni prima nel 1865. Il noto bravo regista Clint Eastwood trascurando i tanti interventi in guerra si è soffermato a raccontare i fatti interni di uno Stato dilaniato da tanti problemi che ancora in buona parte lo attanagliano. L’emigrazione, la crisi economica, i gangsters, il proibizionismo, la caccia ai filosovietici, il cinema, il lancio della prima bomba atomica, la guerra fredda , Cuba, l’uccisione di John Fitzgerald Kennedy, di Martin Luther King, sino alle porte dello scandalo Watergate nel 1972. Otto Presidenti sino a Nixon dimessosi nel 1974. Al centro di tutti questi eventi vive J. Edgar che dal 1935 fonda la famosa FBI con una serie di interventi dai reati comuni ai complotti politici, dallo spionaggio allo studio di tecniche scientifiche sempre più avanzate, indagini che condussero a scoprire delitti, e tra l’altro alla 'deportazione' di comunisti, la cattura di John Dillinger e George Kelly. Un film quindi americano per gli americani. Sebbene l’intera vicenda sia interessante e presentata dal rinomato regista affiancato da un sempre bravo Leonardo DiCaprio, tuttavia non soddisfa a pieno.
Viene da chiedersi perché tanto rigore per l’uso dell’alcool là dove era possibile, come lo è tuttora, andare in giro armati, permettere la libera vendita delle armi che finiscono anche nelle mani di minori; J. Edgar non ne faceva uso ma nulla ha fatto l’ FBI per impedire un simile libero commercio, anzi proprio lui ha chiesto ed ottenuto che i suoi uomini ne fossero dotati.
Il film iniziando dalla fine priva lo spettatore dell’attesa ed incertezza dell’escalation del giovane impiegato della nuova Divisione di Intelligence Generale del Bureau Investigation a cui fu posto a Capo sin dal 1919 , inoltre non seguendo una cronologia dei fatti spesso si perde il filo della trama, meglio sarebbe stato datare i vari passaggi. La fotografia sulla tonalità di grigio, tra il bianco e nero, riporta all’epoca dei fatti, è cruda poiché non sono da mostrare gli spazi aperti ma quelli chiusi, non esiste l’amore e la femminilità , limitata alla breve presenza di Naomi Watts nella parte delle fedele segretaria Helen Gandy, c’è invece l’amicizia sentimentale con Clyde Tolson, interpretato da Armie Ammer. Particolarmente interessanti alcuni momenti in cui il regista di oggi ci fa assistere a scene di film dell’epoca dei fatti , per es. Nemico Pubblico con James Cagney del 1931, l’anno precedente al rapimento e uccisione del figlio del famoso aviatore Charles Lindbergh avvenuto nel 1932, sulla cui vicenda il regista si sofferma tanto, e a documentari che riportano fatti e momenti salienti che il regista ha portato ora sul grande schermo. La colonna sonora è buona, le riprese ottime,molto buona l’interpretazione, soprattutto di quella del protagonista. Al di là delle mie impressioni generali e all’interesse di questo ricordo di storia di vita americana, oggettivamente devo dire che si tratta di un ottimo film.chibar22@libero.it
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luigi chierico »
[ - ] lascia un commento a luigi chierico »
|
|
d'accordo? |
|
|