elena mascioli
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domenica 29 maggio 2011
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"without my voices,i'm nothing"
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Un film in costume, siamo nel 1430, e la storia parte dal momento in cui Giovanna d'arco si getta della torre dove è prigioniera. Sopravvissuta, verrà imprigionata nuovamente e venduta agli inglesi, prima di finire sul rogo. Ma quello che il regista è andato ad indagare non è tanto la vicenda storica, quanto la vicenda umana di Jeanne, e soprattutto il suo rapporto con gli uomini che incontra, comportandosi conseguentemente. "My men decided what you are for them; a witch to burn" dirà un comandante inglese ad un certo punto. Ma non è per questo che Jeanne tace. Il suo silenzio corrisponde a quello delle voci che in precedenza l'avevano accompagnata. "Without my voices, I'm nothing" dirà ad un certo punto.
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Un film in costume, siamo nel 1430, e la storia parte dal momento in cui Giovanna d'arco si getta della torre dove è prigioniera. Sopravvissuta, verrà imprigionata nuovamente e venduta agli inglesi, prima di finire sul rogo. Ma quello che il regista è andato ad indagare non è tanto la vicenda storica, quanto la vicenda umana di Jeanne, e soprattutto il suo rapporto con gli uomini che incontra, comportandosi conseguentemente. "My men decided what you are for them; a witch to burn" dirà un comandante inglese ad un certo punto. Ma non è per questo che Jeanne tace. Il suo silenzio corrisponde a quello delle voci che in precedenza l'avevano accompagnata. "Without my voices, I'm nothing" dirà ad un certo punto. Jeanne si sente abbandonata da quel Dio che ritroverà solo di fronte all'immensità del mare, e sarà solo allora che troverà voce il suo coraggio, consentendole di percorre il suo cammino di croce.
A capire ed urlare la donna che Jeanne era veramente sarà un altro uomo, un predicatore (lo splendido, come sempre, Amalric!),che così riassumerà la storia della donna: "Il cuore di Jeanne, era tutto quello che voleva offrirvi!". Il regista ha curato tutto personalmente, anche la fotografia, e speriamo che continui a farlo visti i risultati. Mentre guardavo il film, estasiata, mi veniva in mente un solo nome: Ermanno Olmi, e mi tornavano alla mente le splendide immagini de Il mestiere delle armi. Ma anche la stessa attenzione ai dettagli della natura, alle piccole creature e ai movimenti più belli ed impercettibili. Luce bianca in esterno, luca calda solo su Jeanne che viaggia dentro il carro, il buio illuminato solo dalle fiaccole, o da una candela, le riprese dal basso dei cavalieri, le campane e lo stridore dei carri, insomma una fotografia ed una regia che parlano ancor più dei dialoghi. E poichè siamo al cinema, e quello delle immagini è il suo linguaggio, evviva
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