giorgol
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sabato 26 marzo 2011
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bel film
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Volevate essere stupiti da effettu speciali? Ma questo film e' realtà non finzione . Bel film !
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il don
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giovedì 24 marzo 2011
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e' stato fatto di meglio sull'argomento
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Eccoci di nuovo ad affrontare la visione di un film sugli esorcismi e sul macabro fascino Horror che trasmettono. Il Film tutto sommato è piacevole, la regia fluente tipica di Mikael Hafstrom non annoia e mantiene quella sana tensione che un film Horror dovrebbe suscitare. Purtroppo la trama seppur interessante svolge in maniera sterile, soprattutto sul finale dove obiettivamente mi aspettavo una conclusione diversa e non così esageratamente spettacolarizzata. La buona prova degli attori protagonisti tra cui il mostro sacro Hopkins e O'Donoghue salvano il salvabile.
Voto 6/10
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renato volpone
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giovedì 24 marzo 2011
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lezioni di esorcismo
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Un ragazzo americano travolto da una vita famigliare non usuale, abita con il padre in una casa dove lavorano come tanato-esteti preparando i cadaveri per i funerali, decide di entrare in seminario. Non contento di questa scelta viene costretto, per non pagare una cifra elevata per il rimborso degli studi effettuati, ad iscriversi ad un corso per esorcisti. La scena si trasferisce a roma dove affronterà padre Lukas (Hopkins)prima come guida esorcista e poi come indemoniato. La sceneggiatura, di un certo interesse, non viene però sviluppata con una trama avvincente e i vari accadimenti, anche se vengono collegati tra di loro, non sono legati da un filo logico. Tutto ciò rallenta la narrazione e non si sviluppa mai un vero colpo di scena.
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Un ragazzo americano travolto da una vita famigliare non usuale, abita con il padre in una casa dove lavorano come tanato-esteti preparando i cadaveri per i funerali, decide di entrare in seminario. Non contento di questa scelta viene costretto, per non pagare una cifra elevata per il rimborso degli studi effettuati, ad iscriversi ad un corso per esorcisti. La scena si trasferisce a roma dove affronterà padre Lukas (Hopkins)prima come guida esorcista e poi come indemoniato. La sceneggiatura, di un certo interesse, non viene però sviluppata con una trama avvincente e i vari accadimenti, anche se vengono collegati tra di loro, non sono legati da un filo logico. Tutto ciò rallenta la narrazione e non si sviluppa mai un vero colpo di scena. Il film nel complesso è gradevole anche per la bravura di Hopkins, ma niente di più
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samuuu
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mercoledì 23 marzo 2011
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l'esorcista reinventato nell'epoca moderna
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Film molto appassionante: rappresenta dettagliatamente senza far torto a nessuno la chiesa e tutto ciò che vi orbita attorno...insomma il nostro nuovo esorcista reinventato nell'epoca moderna stra-supera le basse aspettative di molti (compresa la mia) rivelando anche un giusto tocco di "horrorezza" ;) ma anche una trama piuttosto sviluppata per il genere di film...quindi, consigliatissimo! :D
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leooooo
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mercoledì 23 marzo 2011
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attore bravo, film...
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hopkins geniale. il film una palla noiosissima. da vedere a casa scaricato non al cinema e neanche in dvd.
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artnico
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martedì 22 marzo 2011
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un hopkins perfetto in un film scontato
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Dal trailer pareva che il Rito dovesse finalmente raggiungere i livelli del mitico L'esorcista, film insuperato. Poi ti trovi davanti a questa trama traballante con attori poco convincenti (a parte il grande Hopkins) a partire dalla Cucinotta... ma insomma, questa la devono per forza raccomandare visto che rovina tutti i film a cui partecipa.
Scontato dal primo minuto fino all'ultimo, e non basta Hopkins per placare la noia, semmai serve solo a non farti alzare dalla sedia per raggiungere le uscite del cinema a gambe levate.
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pietro di noto
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lunedì 21 marzo 2011
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eccezionale
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un film fantastico bello molto siginificativo e lascia il segno. sicuramente da rivedere molto di classe e di stile ,senza che ci sono scene vomitevoli o altre scene senza un senso logico solo per mettere parua o creare tensione nel pubblico. lo considero un film intelligente , sensibile e sopratutto molto reale. Pietro Di Noto
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giacomogabrielli
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domenica 20 marzo 2011
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autentico ****
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Autentico thriller a tinte horror come non se ne vedevano da un pezzo. Premetto che prediligo i film a sfondo demoniaco, ma qui siamo di fronte ad un vero e proprio lavoro ben fatto, ben scritto, ben diretto, recitato in maniera impeccabile e che dimostra per l'ennesima volta che anche in Italia i film li sanno fare bene... gli americani. Ebbene sì; fa effettivamente molto piacere notare l'uso praticamente per tutto il film, di location nostrane, dalle chiese, alle piazze, agli studi dove sono stati ricostruiti parte degli interni. Poi costumisti, co-produttori, co-protagonisti: tutti italiani. Il "problema" è che come al solito sono dovuti arrivare da oltreoceano per smuovere un po' le acque ed usare le nostre bellissime opere d'arte, paesaggi, tradizioni e così via.
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Autentico thriller a tinte horror come non se ne vedevano da un pezzo. Premetto che prediligo i film a sfondo demoniaco, ma qui siamo di fronte ad un vero e proprio lavoro ben fatto, ben scritto, ben diretto, recitato in maniera impeccabile e che dimostra per l'ennesima volta che anche in Italia i film li sanno fare bene... gli americani. Ebbene sì; fa effettivamente molto piacere notare l'uso praticamente per tutto il film, di location nostrane, dalle chiese, alle piazze, agli studi dove sono stati ricostruiti parte degli interni. Poi costumisti, co-produttori, co-protagonisti: tutti italiani. Il "problema" è che come al solito sono dovuti arrivare da oltreoceano per smuovere un po' le acque ed usare le nostre bellissime opere d'arte, paesaggi, tradizioni e così via... Anthony Hopkins è qui in un ruolo inedito e azzeccato. Bravissimo e credibile come sempre, ironico e potente per un'interpretazione unica. C'è da dar merito anche al vero protagonista del film, Colin O'Donoghue, qui nel ruolo di un giovane sacerdote in crisi di fede, che inizierà ad averne solo quando sarà faccia a faccia col Diavolo. Da questo è interessante far notare come la storia in realtà non sia semplicemente concentrata sull'esorcismo e sui suoi effetti, ma bensì sulla vicenda di un giovane spinto dal padre, qui interpretato da Rutger Hauer, a diventare prete, che per farsi le ossa intraprenderà un'avventura che lo porterà più lontano di quanto avesse mai potuto immaginare. Ottimi gli interpreti italiani, che vanno da qualche comparsata di Maria Grazia Cucinotta, ad una notevole Marta Gastini, qui nei panni della posseduta. Come detto prima la regia è classica ma efficace, firmata dal regista di "1408" e "DERAILED". La fotografia veste benissimo le atmosfere, così anche scenografie, costumi e trucco. Anche se è sfuggito a qualche cinema di troppo -ma comunque ha incassato bene- è un film sopra la media assolutamente da vedere, poco più pieno e veloce nel primo tempo, ma che si gode benissimo fino in fondo. AUTENTICO ****
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mikado
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venerdì 18 marzo 2011
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hopkins, la scialuppa di salvataggio.
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Avviso che sparerò a zero.
Avete presente quando andate a vedere un film che non vi ispira affatto e invece uscite dalla sala molto soddisfatti? Non è questo il mio caso. Entrando in sala era persistente il dubbio sulla credibilità che potesse ancora avere un film del genere. Dai primi minuti ho intuito che sarebbe stata molto bassa.
La prima vera critica cade sul perchè, quando un regista ambienta un film americano in Italia debba puntualmente piazzare almeno un paio di stereotipi (peraltro sempre gli stessi) sui cittadini italiani (vedi uomo in scooter che rischia di mettere sotto il protagonista). Non bastano la vista della Cappella Sistina e il tour compiuto dal giovane prete per capire che siamo a Roma?
Tralasciando queste ormai classiche (s)viste, il film rimane godibile e soprattutto credibile fintanto che il signor Hopkins rimane sulla scena: fantastico quando tenta l'esorcismo sulla ragazza.
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Avviso che sparerò a zero.
Avete presente quando andate a vedere un film che non vi ispira affatto e invece uscite dalla sala molto soddisfatti? Non è questo il mio caso. Entrando in sala era persistente il dubbio sulla credibilità che potesse ancora avere un film del genere. Dai primi minuti ho intuito che sarebbe stata molto bassa.
La prima vera critica cade sul perchè, quando un regista ambienta un film americano in Italia debba puntualmente piazzare almeno un paio di stereotipi (peraltro sempre gli stessi) sui cittadini italiani (vedi uomo in scooter che rischia di mettere sotto il protagonista). Non bastano la vista della Cappella Sistina e il tour compiuto dal giovane prete per capire che siamo a Roma?
Tralasciando queste ormai classiche (s)viste, il film rimane godibile e soprattutto credibile fintanto che il signor Hopkins rimane sulla scena: fantastico quando tenta l'esorcismo sulla ragazza.
Il suo ghigno malefico durante la possessione e la sberla alla bambina trasmettono allo spettatore reali brividi di paura.
Per il resto, troppe scene splatter, l'audio al momento giusto rende il compitino facile facile.
Il mulo con gli occhi rossi è ridicolo, come le rane che riempiono la camera.
Come trama non si può contestare moltissimo dato che si ispira a "fatti realmente accaduti" romanzandone i contenuti.
Il problema è: quanti di questi sono "veri" e quanti sono inseriti unicamente per fare scena?
Il finale da buon prete cattolico è patetico. Ma del resto lo spessore del personaggio era poco più che un foglio di carta. Possibile che un ipotetico esorcista non abbia dei ripensamenti su ciò a cui ha assistito o non abbia qualche vizio a causa degli incubi di cui soffre? No. Solo ai soldati reduci di guerra è concesso. A questo punto meglio quella sbruffonata di Constantine. Almeno era dichiarato che fosse tratto da un fumetto!
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davidestanzione
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giovedì 17 marzo 2011
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rituale horror (?) esorcistico, noiosetto e bolso.
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Inutile invocare i fasti ineguagliabili del passato e quel capolavoro della settima arte che era “L’esorcista” , ineguagliata opera di assoluto spessore (non solo) horrorifico. Qualsiasi film più o meno incentrato sugli esorcismi scolorisce fino a stramazzare al suolo agonizzante, a confronto col colosso di Friedkin, che seppe bucare come nessun altro l’immaginario collettivo influenzando indelebilmente i successivi valzer liturgici del cinema de paura. Davvero pochi film a sfondo esorcistico (sequel dell’originale inclusi) sono riusciti nell’ardua impresa di risultare “originali con stile” senza richiamare giocoforza alla memoria quel filmetto dell’73 con la bavosa Linda Blair: ce l’hanno fatta Carpenter l’autor-artigiano schizoide e il suo “Il signore del male”, il ruvido e brutale “Requiem” del tedesco Hans Christian Schmid, l’alterno “The exorcism of Emily Rose” (un po’ vessato da ingombranti ricostruzioni processuali e da puntigliosità analitiche notoriamente indigeste al genere) e perfino il recente, sperimentale “Il quarto tipo”, solo per citarne alcuni.
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Inutile invocare i fasti ineguagliabili del passato e quel capolavoro della settima arte che era “L’esorcista” , ineguagliata opera di assoluto spessore (non solo) horrorifico. Qualsiasi film più o meno incentrato sugli esorcismi scolorisce fino a stramazzare al suolo agonizzante, a confronto col colosso di Friedkin, che seppe bucare come nessun altro l’immaginario collettivo influenzando indelebilmente i successivi valzer liturgici del cinema de paura. Davvero pochi film a sfondo esorcistico (sequel dell’originale inclusi) sono riusciti nell’ardua impresa di risultare “originali con stile” senza richiamare giocoforza alla memoria quel filmetto dell’73 con la bavosa Linda Blair: ce l’hanno fatta Carpenter l’autor-artigiano schizoide e il suo “Il signore del male”, il ruvido e brutale “Requiem” del tedesco Hans Christian Schmid, l’alterno “The exorcism of Emily Rose” (un po’ vessato da ingombranti ricostruzioni processuali e da puntigliosità analitiche notoriamente indigeste al genere) e perfino il recente, sperimentale “Il quarto tipo”, solo per citarne alcuni. “Il Rito” invece (così come il deprecabile “L’ultimo esorcismo”, intravisto giusto qualche tempo grazie al dispendio produttivo di Eli Roth) può a buon diritto NON essere inserito in tale, selezionatissimo, elenco. L’impianto del film del modesto artigiano svedese Mikael Hafstrom, già regista dell’apprezzabile Derailed e dell’inguadabile 1408, è da puro thriller sempliciotto, grossolanamente imbastito, ma l’autentico problema stilistico de “Il Rito” è a conti fatti interno, quasi ideologico: nonostante il film rivendichi da più parti un’anima irrazionale, in realtà gli manca il coraggio e la sfrontatezza per essere davvero un tributo all’insondabile e all’indicibile come lo furono, a loro tempo, i capolavori degenere di “gentaglia” come John Carpenter. Al di là dei mostri sacri (come detto è sempre meglio lasciarli da parte), risulta davvero insopportabile sorbirsi in un contesto horror (?) un impianto narrativo così saggistico, circostanziale e telefonato come quello de “Il Rito”, in cui la costruzione di un’atmosfera ad hoc in grado di preludere efficacemente al brivido ipocutaneo è come congelata, bolsa, tagliata con l’accetta: si vaga in una nebulosa Roma da cartolina argentiana e si fa leva su conferenze troppo scientifiche ed esplicative e troppo poco formicolanti, per nulla in grado di stuzzicare o irretire. Gli intermezzi di chirurgia entomologica e i flashback che riesumano un Rudget Hauer d’annata appesantiscono non poco, e la patina moscia del prodotto si ispessisce ulteriormente quando la sceneggiatura comincia a rivendicare con insistenza la sua assoluta aderenza alla realtà: “Che ti aspettavi, testa ruotanti, zuppe di piselli?!” chiede con pungente sarcasmo il padre Lucas interpretato da Anthony Hopkins al giovane (non ancora) prete Michael, dubbioso, monofacciale giovane dalla forma mentis alquanto illuminista che (non a caso) sta seriamente pensando di sottrarsi all’abito talare. Il fatto è che sì, ci aspettiamo tutti le teste ruotanti di friedkiana memoria: al cinema la paura non può e non deve essere manualistica, moscia, noiosetta, se non spettacolarizzata di fatto finisce col funzionare assai poco. Così come funziona assai poco quest’ultimo rituale, reiterato thriller (para)religioso che anziché rinverdire e rimpolpare il genere con ogni probabilità verrà dimenticato alla velocità della luce. Il buon Hafstrom a onor del vero un po’ ci prova, a strappare il fremito: le scene clou sono girate con toni musicali epicizzanti, in crescendo, ma la messa in scena plastica non travalica quasi mai la quarta parete dello schermo, se non in occasionali escursioni inquietanti dovuti più a suggestioni pregresse dello spetttatore che ad altro. La sensualità destabilizzante delle possessioni demoniache non destabilizza affatto, e perfino la metamorfosi finale di un attore di razza come sua maestà Anthony Hopkins appare un’operazione di pura maniera e di vana pedanteria cinefila. Hai Hopkins, e ovviamente gli cuci addosso un alter Lecter, non fa una grinza. A riconferma di quanto “Il Rito” sia un film mogio e a dir poco parco d’adrenalina ossessionante, basta guardare il finale: nessuna sfrontatezza da B-Movie, niente di niente. Pura, placida chiusura del cerchio. Ha ragione Argento: le storie vere, nell’horror, finiscono con l'essere stupidaggine insulse, vane e anche un po’ vanitose.
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[+] pardon
(di davidestanzione)
[ - ] pardon
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