cicciuzzo
|
domenica 25 febbraio 2018
|
delusione
|
|
|
|
Troppi silenzi per un film che sostanzialmente rappresenta uno spot dell'audi inframezzato da qualche fotografia di Milano. Fiaccante e soporifero quasi quanto il gran premio post prandiale della domenica. Queste prove artistiche di cinematografia puntano sul "non detto" perché hanno tropp o poco da dire e molto da esibire.
|
|
[+] lascia un commento a cicciuzzo »
[ - ] lascia un commento a cicciuzzo »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
mercoledì 10 aprile 2013
|
una donna troppo sola
|
|
|
|
Milano. Una brillante donna in carriera si alterna tra l'ufficio, il grande attaccamento che ha per il padre ed è l'amante del suo capo. Nel tempo libero segue un corso di fotografia ma soprattutto si prende a cuore la situazione del suo nipote adolescente con diversi problemi.
Va sicuramente fatto un grande plauso a Claudia Gerini che si cala anima e corpo in un ruolo per niente facile; una donna che pare ottenere grandi successi in azienda ma che non riesce a stringere legami personali fatta eccezione per quello che la lega al vecchio padre malato. Una Milano cupa con i suoi cantieri aperti dove la donna si aggira da sola e fa affidamento sulla pseudorelazione con il suo capo che ovviamente è sposato e non intende lasciare la moglie e costringe la donna ad essere vista nei ritagli di tempo.
[+]
Milano. Una brillante donna in carriera si alterna tra l'ufficio, il grande attaccamento che ha per il padre ed è l'amante del suo capo. Nel tempo libero segue un corso di fotografia ma soprattutto si prende a cuore la situazione del suo nipote adolescente con diversi problemi.
Va sicuramente fatto un grande plauso a Claudia Gerini che si cala anima e corpo in un ruolo per niente facile; una donna che pare ottenere grandi successi in azienda ma che non riesce a stringere legami personali fatta eccezione per quello che la lega al vecchio padre malato. Una Milano cupa con i suoi cantieri aperti dove la donna si aggira da sola e fa affidamento sulla pseudorelazione con il suo capo che ovviamente è sposato e non intende lasciare la moglie e costringe la donna ad essere vista nei ritagli di tempo. La scomparsa del padre e il prendersi cura del nipote sofferente sarà per lei occasione per fare i conti con il proprio burrascoso passato familiare e con un presente arido e privo di vere soddisfazioni. Un buon film che però ha in un ritmo davvero troppo cadenzato al limite della pesantezza un po' il suo limite nonostante la durata non sia eccessiva.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
gianleo67
|
domenica 30 dicembre 2012
|
quello che le donne non dicono
|
|
|
|
Monica è una giovane donna single che vive e lavora a Milano per un'azienda di formazione professionale per aziende in ristrutturazione. Ha una relazione con il suo capo ed un papà solo e malandato che vive in una casa nella campagna della bassa padana. Quando il padre muore è costretta a fare i conti con il suo passato per ricostruire la sua identità personale e professionale. Racconto intimo e privato che si staglia nella dimensione pubblica di una scenografia urbana che fa da sfondo ad una routine in cui, più che il senso del tempo riempito dalle occupazioni dell'impegno lavorativo o dal disimpegno dello 'svago artistico' (la fotografia) conta il senso di vuoto, di incompletezza e di assenza nella vita di una protagonista femminile così brava a teorizzare e trasmettere ai propri allievi quelle strategie aziendali che trasformano il vuoto e l'assenza in opportunità di cambiamento e di rinnovamento che lei stessa tuttavia non riesce a declinare nel privato di relazioni affettive precarie (l'amante) o legate ad un passato di dolorore costrizioni (il padre) e di abbandono (la madre).
[+]
Monica è una giovane donna single che vive e lavora a Milano per un'azienda di formazione professionale per aziende in ristrutturazione. Ha una relazione con il suo capo ed un papà solo e malandato che vive in una casa nella campagna della bassa padana. Quando il padre muore è costretta a fare i conti con il suo passato per ricostruire la sua identità personale e professionale. Racconto intimo e privato che si staglia nella dimensione pubblica di una scenografia urbana che fa da sfondo ad una routine in cui, più che il senso del tempo riempito dalle occupazioni dell'impegno lavorativo o dal disimpegno dello 'svago artistico' (la fotografia) conta il senso di vuoto, di incompletezza e di assenza nella vita di una protagonista femminile così brava a teorizzare e trasmettere ai propri allievi quelle strategie aziendali che trasformano il vuoto e l'assenza in opportunità di cambiamento e di rinnovamento che lei stessa tuttavia non riesce a declinare nel privato di relazioni affettive precarie (l'amante) o legate ad un passato di dolorore costrizioni (il padre) e di abbandono (la madre). La presa di coscienza di questa condizione di insoddisfazione si snoda attraverso un itinerario lungo e faticoso di confronto con un passato irrisolto (un'infanzia negata) ed un presente di donna incompiuta (una maternità negata) che ricerca nella precarietà di relazioni umane lo strumento attraverso il quale ottenere una risposta che solo il lutto (la morte del genitore, l'abbandono del suo amante) sarà in grado di fornirle e dal quale deriva un radicale cambiamento, una definitiva riconsiderazione delle proprie ambizioni professionali e aspirazioni affettive nel segno di una ideale continuità con la fallimentare (ma sempre presente) esperienza materna.
Scrittura registica che traccia con nettezza un orizzonte visivo e conoscitivo nell'uso di piani medi che escludono più spesso il volto e le espressioni della protagonista, indugiando sulla ordinarietà di un vivere quotidiano in cui i gesti e le azioni sono il prodotto di una ripetitività che annulla i sentimenti e le emozioni, relegandoli ad una aspirazione personale e intima che sembra non trovare sbocchi nel qui e ora, in una condizione esistenziale che oscilla tra l'eremo di una infanzia provinciale di privazioni e un contesto urbano di eleganti appartamenti borghesi e anonimi grattacieli dalle moderne geometrie di cristallo e acciaio; intessendo una trama di relazioni personali che sottendono una teoria del non detto, delle emozioni taciute o negate (il padre dal puntiglio bigotto,la sorellastra instabile e rancorosa, il nipote sensibile e affettuoso, l'amante distaccato e anaffettivo) e che trova uno sviluppo inatteso nel volgere di eventi imprevisti ma inevitabili, di un 'geschehen' che prelude all' 'aufbruch' verso nuove prospettive per un domani da reiventare. Un film che pur con una indiscutibile impronta autoriale delega il discorso sulle ragioni che lo muovono alla fisicità elegante e intensa di una attrice in stato di grazia, capace di reinventare il senso dolente e l'umanità di una donna dei nostri tempi, consapevole eppure irrisolta; una Gerini che smette i panni leggeri della commedia (brillante o trucida) per presentarsi senza fronzoli (a volte senza trucco), lavorando per sottrazione, cesellando una figura autentica e attuale. Finale carico di speranze e di una 'fuga' verso un sud mitico e mitologico sulle tracce di una immagine di sè che ricorda la disperazione eroica dei personaggi di Herman Hesse. Quello che le donne non dicono.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gianleo67 »
[ - ] lascia un commento a gianleo67 »
|
|
d'accordo? |
|
minnie
|
martedì 27 marzo 2012
|
la solitudine della donna che lavora
|
|
|
|
Ho davvero amato questo film, avrei voluto rivederlo subito dopo la prima visione, il 25 marzo al teatro Petruzzelli di Bari per il Bif&est festival in cui Marina Spada è in concorso. La regista è straordinaria nel dare un ritratto a tutto tondo della donna di oggi che lavora, divisa fra incombenze lavorative sgradevoli - in pratica Monica deve convincere i lavoratori di una ditta che il loro licenziamento sia giusto, un tema trattato anche con Masotti nell'Aria salata - e un privato disastroso, fra un padre che non si ha il tempo di accudire come si vorrebbe e un fidanzato-amante clandestino che è tutto meno che presente e partecipe. Monica, la protagonista spledidamente interpretata da Claudia Gerini, deve trovarsi a sua volta con un rimbrotto da parte dei capi per dire basta e dimettersi.
[+]
Ho davvero amato questo film, avrei voluto rivederlo subito dopo la prima visione, il 25 marzo al teatro Petruzzelli di Bari per il Bif&est festival in cui Marina Spada è in concorso. La regista è straordinaria nel dare un ritratto a tutto tondo della donna di oggi che lavora, divisa fra incombenze lavorative sgradevoli - in pratica Monica deve convincere i lavoratori di una ditta che il loro licenziamento sia giusto, un tema trattato anche con Masotti nell'Aria salata - e un privato disastroso, fra un padre che non si ha il tempo di accudire come si vorrebbe e un fidanzato-amante clandestino che è tutto meno che presente e partecipe. Monica, la protagonista spledidamente interpretata da Claudia Gerini, deve trovarsi a sua volta con un rimbrotto da parte dei capi per dire basta e dimettersi. E allora, con una sensibilità tutta femminile a da grande autrice, Spada cambia il personaggio anche nell'abito: la fa vestire meglio, con abiti più eleganti che non il mortificante tailleurino aziendale, con tacchi più comodi...Gradiosa la descrizione dle rapporto col nipote difficile, da conquistare a suon di citazioni dal Signore degli anelli, passione di massa degli adolescenti di qualche anno fa. Un film davvero bello, con il sax finale di "E se domani" davvero grandioso. Grazie Marina Spada per un film-verità davvero toccante e magnifico!!!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a minnie »
[ - ] lascia un commento a minnie »
|
|
d'accordo? |
|
minnie
|
lunedì 26 marzo 2012
|
la solitudine della donan in carriera
|
|
|
|
Bari, 26 marzo 2012
Grazie a Felice Laudadio che dirige il BFestival di quest'anno, ho potuto ripesacre e in concorso questo magnifico film! Grazie Marina Spada! Tu sì che capisci le difficoltà delle donne in carriera, di chi si trova a fronteggiare uomini vigliacchi e affetti familiari che non si possono coltivare come si vorrebbe...una bravissima a Claudia Gerini che con questa figura di Monica, consulente aziendale di fatto strumentalizzata dall'azienda e che ha la forza di cambiare vita e lavoro (con un cambiamento estetico, di abiti sempre più raffinati, che solo una donna molto sensibile come la Spada poteva rendere manifesto) annuncia una svolta nella sua carriera, possiamo pensare a lei anche come a una donna normale, che lavora, che soffre la solitudine, che mostra sullo schermo le contraddizioni di una vita secondo i canoni, lavorare lavorare e poi? Bravissimi tutti, davvero, anche i personaggi minori, Raffaele Pisu ovviamente e tutti, strepitose le seuqenze sulla Grecia e il finale con il sax di "E se domani".
[+]
Bari, 26 marzo 2012
Grazie a Felice Laudadio che dirige il BFestival di quest'anno, ho potuto ripesacre e in concorso questo magnifico film! Grazie Marina Spada! Tu sì che capisci le difficoltà delle donne in carriera, di chi si trova a fronteggiare uomini vigliacchi e affetti familiari che non si possono coltivare come si vorrebbe...una bravissima a Claudia Gerini che con questa figura di Monica, consulente aziendale di fatto strumentalizzata dall'azienda e che ha la forza di cambiare vita e lavoro (con un cambiamento estetico, di abiti sempre più raffinati, che solo una donna molto sensibile come la Spada poteva rendere manifesto) annuncia una svolta nella sua carriera, possiamo pensare a lei anche come a una donna normale, che lavora, che soffre la solitudine, che mostra sullo schermo le contraddizioni di una vita secondo i canoni, lavorare lavorare e poi? Bravissimi tutti, davvero, anche i personaggi minori, Raffaele Pisu ovviamente e tutti, strepitose le seuqenze sulla Grecia e il finale con il sax di "E se domani". Grazie!
Mariateresa Gabriele
[-]
|
|
[+] lascia un commento a minnie »
[ - ] lascia un commento a minnie »
|
|
d'accordo? |
|
abela
|
giovedì 12 gennaio 2012
|
il vuoto come crinale tra voragine e origine
|
|
|
|
L’ultimo film di Marina Spada, “Il mio domani”, con un’intensa Claudia Gerini, è un morso alla carne e all’anima. La solitudine. Di una donna, ma non solo. Il vuoto come crinale tra voragine e origine, risucchio e germoglio. Perdersi e centrarsi. L’amore, quello del dono. Quello della propria scelta di libertà e responsabilità a fronte della distanza, della viltà, della perdita di legami, della giungla metropolitana. Un film che, come la carta leggera quando tagliuzza la pelle, incide, e può far sanguinare. Ottima, ancora una volta la fotografia. La poetessa Antonia Pozzi, in questa Milano guardata da occhi di donna, non manca nel film della Spada, che cita, in chiusura, i primi versi di “Domani” (da cui probabilmente è tratto il titolo di questo lavoro).
[+]
L’ultimo film di Marina Spada, “Il mio domani”, con un’intensa Claudia Gerini, è un morso alla carne e all’anima. La solitudine. Di una donna, ma non solo. Il vuoto come crinale tra voragine e origine, risucchio e germoglio. Perdersi e centrarsi. L’amore, quello del dono. Quello della propria scelta di libertà e responsabilità a fronte della distanza, della viltà, della perdita di legami, della giungla metropolitana. Un film che, come la carta leggera quando tagliuzza la pelle, incide, e può far sanguinare. Ottima, ancora una volta la fotografia. La poetessa Antonia Pozzi, in questa Milano guardata da occhi di donna, non manca nel film della Spada, che cita, in chiusura, i primi versi di “Domani” (da cui probabilmente è tratto il titolo di questo lavoro). Ma vengono anche parafrasati versi di “Amore di lontananza”, la nostalgia come paesaggio interiore. Anche l’alternanza tra città e campagna (o comunque un ambiente dove la natura è ancora al centro, così come una modalità di vivere più semplice) richiama la Pozzi. Le nuvole paiono un tratto costante della regista: qui silenzio grigio, specchio del cemento e di uno stato d’animo… ma anche onde del mutamento.
Da vedere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a abela »
[ - ] lascia un commento a abela »
|
|
d'accordo? |
|
venbe
|
giovedì 24 novembre 2011
|
film immobile
|
|
|
|
Molto generosa la recensione di Marzia Gandolfi per un film sempre immobile, che inizia con ritmo inesistente, narrazione piatta e situazioni ripetitive fino alla noia. Un'occasione perduta, visto che lo spunto narrativo e la complessità del personaggio avrebbero potuto dare forti slanci alla storia e permettere importanti approfondimenti. Ma tutto viene appena sfiorato e subito lasciato, senza coglierne le peculiarità e le profonde opportunità. Alla fine, la cosa più bella del film è la locandina.
|
|
[+] lascia un commento a venbe »
[ - ] lascia un commento a venbe »
|
|
d'accordo? |
|
renato volpone
|
mercoledì 23 novembre 2011
|
l'essenza del dolore
|
|
|
|
Bellissimo film che racconta il dolore di una donna in carriera nella sua solitudine. L'essenziale della vita quotidiana, il padre malato, i problemi di famiglia, la realtà del mondo del lavoro. Lei insegna a vivere e lottare ai lavoratori, a lasciare le paure per conquistare il potere. Ma un lavoratore la chiama "cavallo di troia", le butta in faccia la realtà della "tabula rasa" dei posti di lavoro. E poi un amante, un collega, che la ignora e la vuole lasciare. E lei, come solo le donne sanno fare, gli dà tutto il suo amore e la sua speranza. Rifiuta perfino un ragazzo giovane e bello che l'adora, per poi ritrovarsi sola, rifiutata anche dal resto della famiglia che le rinfaccia lontani rancori e che l'abbandona nella sua solitudine dorata.
[+]
Bellissimo film che racconta il dolore di una donna in carriera nella sua solitudine. L'essenziale della vita quotidiana, il padre malato, i problemi di famiglia, la realtà del mondo del lavoro. Lei insegna a vivere e lottare ai lavoratori, a lasciare le paure per conquistare il potere. Ma un lavoratore la chiama "cavallo di troia", le butta in faccia la realtà della "tabula rasa" dei posti di lavoro. E poi un amante, un collega, che la ignora e la vuole lasciare. E lei, come solo le donne sanno fare, gli dà tutto il suo amore e la sua speranza. Rifiuta perfino un ragazzo giovane e bello che l'adora, per poi ritrovarsi sola, rifiutata anche dal resto della famiglia che le rinfaccia lontani rancori e che l'abbandona nella sua solitudine dorata. E il coraggio la porterà sulle vie percorse dalla madre che l'aveva abbandonata da piccola. Piccola perla di saggezza. Grande prova di regia, la tensione cresce lentamente, come lento è il film, ti entra dentro e ti rimarrà a lungo per farti pensare. Splendida Marina Spada nella regia, grandiosa la Gerini.
[-]
[+] il film e' avvincente?
(di enrico lo vecchio)
[ - ] il film e' avvincente?
|
|
[+] lascia un commento a renato volpone »
[ - ] lascia un commento a renato volpone »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
giovedì 10 novembre 2011
|
una via di rinascita da una vita grigia
|
|
|
|
Film sull' immobile e solitaria vita quotidiana di una donna manager che dopo varie delusioni familiari e sentimentali riesce a trovare una via d'uscita al suo stato di crisi. Molto brava Claudia Gerini nel suo ruolo drammatico, lontano questa volta dalle solite sue interpretazioni comiche e parecchio suggestive le immagini che riflettono una Milano assettica e grigia.
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
brian77
|
lunedì 7 novembre 2011
|
allarme
|
|
|
|
Quando per parlare di un film si tira fuori la Poesia, e per di più con la P maiuscola, vuol dire che siamo messi proprio male... Questo non è cinema, è Poesia, dicevano i tromboni di una volta: e noi cinefili li prendevamo selvaggiamente in giro.
|
|
[+] lascia un commento a brian77 »
[ - ] lascia un commento a brian77 »
|
|
d'accordo? |
|
|