dario carta
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mercoledì 16 maggio 2012
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dream-horror e psycho-thriller
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Per nulla scontato,nonostante le apparenze,il "Dream House" di Jim Sheridan chiede un ricorso in appello.
Indagato per inciuccio con gli algoritmi del marketing sottobosco delle majors e ostacolato per un qualche motivo persino dalla Universal (non sono state concesse in USA recensioni in anteprima),il film sembra il controverso prodotto della fretta sul mercato del rapido consumo.
Non banale nè distratta,la pellicola di Sheridan,plasmata sulle righe dello scrittore David Loucka,presenta l'identità sottoscritta da gente del calibro di Daniel Craig,Rachel Weisz,Naomi Watts,tutti chiamati a dare la forma ad un lavoro dalle potenzialità svilite dalla distrazione.
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Per nulla scontato,nonostante le apparenze,il "Dream House" di Jim Sheridan chiede un ricorso in appello.
Indagato per inciuccio con gli algoritmi del marketing sottobosco delle majors e ostacolato per un qualche motivo persino dalla Universal (non sono state concesse in USA recensioni in anteprima),il film sembra il controverso prodotto della fretta sul mercato del rapido consumo.
Non banale nè distratta,la pellicola di Sheridan,plasmata sulle righe dello scrittore David Loucka,presenta l'identità sottoscritta da gente del calibro di Daniel Craig,Rachel Weisz,Naomi Watts,tutti chiamati a dare la forma ad un lavoro dalle potenzialità svilite dalla distrazione.
L'editore Will Atenton (Daniel Craig) lascia Manhattan,i suoi rumori e la sua Compagnia,per trasferirsi definitivamente in una deliziosa casetta appena acquistata in provincia per dedicarsi,in compagnia della moglie Libby (Rachel Weisz) e delle due loro bambine,alla stesura di un romanzo.
Tutto sembra tranquillo nella nuova casa,dove regna la serenità e l'amore,ma la pace viene presto minacciata dalla presenza del vicino di casa Jack (Marton Csokas),in lite con la moglie Ann (Naomi Watts) per la custodia della figlia.
In aggiunta avvengono in continuazione fenomeni inspiegabili,come l'invasione di un gruppo di ragazzi poco raccomandabili nella cantina della casa,trovati da Will durante riti satanici.
L'uomo intanto sviluppa un'amicizia trasparente con Ann,ma questa sembra guardarlo con gli occhi di chi lo conosce da molto tempo.
Will cerca di capire cosa gli sta succedendo attorno e la verità verrà a galla in un ospedale psichiatrico dove Will apprenderà di essere stato recluso per cinque anni,dopo aver massacrato la sua famiglia.
In "Dream House",non un horror movie da catalogo,quanto piuttosto uno psyco-thriller,la paura non aggredisce sulla poltrona,preferendo compiacersi dei tratti di uno sgomento psicologico insistente e sottile,tanto acuto da penetrare nelle incertezze ancestrali con le quali gioca come un fantasma con un bambino che non ne conosce il nome.
La ghost story abbraccia la narrazione con il respiro lento e faticoso di un mistero sepolto nella mente di un uomo il cui ricordo si incarna in una famiglia che non è più,se non nella sua deformata realtà.
La casa di Will,la Dream House, è il focolare domestico,la fiamma cauta e tiepida del calore umano,la fusione di un nucleo sincero fatto di figli,di casa,di sponsalità.
A contrasto il regista inquadra i vicini,che non condividono la stessa apparente sorte degli Atenton e la fotografia è subito oscura e irrequieta,perchè tra le pareti di quella casa non vive la serenità ma la tragedia.
Sheridan prepara il film con ritmo lento e misurato,scandendo il battere di un'agitazione impalpabile fatta di indizi e sospetti,in un respiro sempre più accelerato da avvenimenti inquietanti.
Il comportamento di Ann,che sembra guardare Will con lo sguardo di una conoscenza preoccupata,il suo colloquio con il direttore dell'ospedale psichiatrico,che mostra all'uomo gli occhi della sua follia fermati sulla carta di una foto,la spiegazione della sua nuova identità,crittografata in lettere e numeri concepiti nei cinque anni di reclusione,in un ensemble che ricorda un poco le rivelazioni finali dell'"Isola della paura" di Lehane,aprono il sipario della storia,mentre gli spettri di Will mostrano il loro volto tessuto in una trama di psicologia malata e delitto.
Quando Will vedrà i suoi fantasmi svanire,tornerà ad essere Peter e in casa sua affronterà le sue ombre fino a ritrovare la realtà.
Ma gli spiriti vegliano anche senza il corpo e la giustizia seguirà il suo corso portando l'inferno a chi ne cerca le fiamme.
Finisce così "Dream House" e il suo sapore leggero,thriller psicologico dall'atmosfera insoddisfatta e sottile.
Finisce con un'ossequiosa riverenza al copione del cinema di routine,in un epilogo che riporta il cinema sulla strada principale per Hollywood,dove le suggestioni restano miraggi e l'incanto si rompe nell'aria disturbata dall'apatia.
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saraelle
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lunedì 6 agosto 2012
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veramente troppo visto!
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In questo film c'è veramente troppo di già visto! A cominciare dalla scontatissima trama della casa più o meno abitata da presenze, negli ultimi 30 anni presa e ripresa da Hollywood in tutte le salse, con le solite nevicate e le solite "storiche" bambine (echi de La Casa e da Shining), per continuare con pesanti suggestioni da The Others ed arrivare senza sorprese a Sesto Senso o ancora più chiaramente a L'isola della paura di Lehane/Shutter Island. Il tutto in mancanza di veri colpi di scena, perchè la strada che sta prendendo il racconto si intuisce subito. Forse per salvare il salvabile, negli ultimi 20-30 minuti la storia subisce un'accelerazione, in una specie di riepilogo tra reale ed irreale non privo di confusione ed un finale semplicistico e poco credibile.
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In questo film c'è veramente troppo di già visto! A cominciare dalla scontatissima trama della casa più o meno abitata da presenze, negli ultimi 30 anni presa e ripresa da Hollywood in tutte le salse, con le solite nevicate e le solite "storiche" bambine (echi de La Casa e da Shining), per continuare con pesanti suggestioni da The Others ed arrivare senza sorprese a Sesto Senso o ancora più chiaramente a L'isola della paura di Lehane/Shutter Island. Il tutto in mancanza di veri colpi di scena, perchè la strada che sta prendendo il racconto si intuisce subito. Forse per salvare il salvabile, negli ultimi 20-30 minuti la storia subisce un'accelerazione, in una specie di riepilogo tra reale ed irreale non privo di confusione ed un finale semplicistico e poco credibile. In sostanza, non si vede il thriller, mancando l'elemento sorpresa: resta il tentativo di fare qualcosa di psicologico, ma la prevedibilità e la trama veramente debolissima (poco convincente anche la dinamica dell'assassinio) ne fanno un film malriuscito,inutilmente ambizioso, a cominciare dal cast, affollato di attori "noti" che danno una prova più o meno all'altezza della loro fama (a parte Naomi Watts, abbastanza appannata), ma senza acuti. Forse se si avesse avuto il coraggio di affondare il coltello con più determinazione nei meandri della psiche del protagonista, abbandonando tutto il corollario delle facili suggestioni commerciali hollywoodiane, rinunciando al solito imbarazzante happy end con tanto di successo editoriale che fa molto east-coast (ma che appare di un'incredibile superficialità), si sarebbe potuto parlare di qualcosa di compiuto.
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donni romani
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domenica 8 luglio 2012
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solido thriller psicologico per daniel craig
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Echi del passato, giochi di una mente malata, fantasie evocate dall'impossibilità di accettare il dolore, persone care morte da tempo che tornano in vita e scompaiono nuovamente. Detta così la trama del nuovo film di Jim Sheridan potrebbe ricordare quella di tanti altri film che si avventurano nel territorio oscuro di menti labili che non riescono a distinguere il reale dall'immaginario, ma non fatevi ingannare dall'uscita estiva, siamo di fronte ad un film di atmosfera solido e toccante, che, anche se con qualche ingenuità di sceneggiatura specie nella chiusura della trama, non si fatica ad accostare a "Shutter Island" o "Il sesto senso".
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Echi del passato, giochi di una mente malata, fantasie evocate dall'impossibilità di accettare il dolore, persone care morte da tempo che tornano in vita e scompaiono nuovamente. Detta così la trama del nuovo film di Jim Sheridan potrebbe ricordare quella di tanti altri film che si avventurano nel territorio oscuro di menti labili che non riescono a distinguere il reale dall'immaginario, ma non fatevi ingannare dall'uscita estiva, siamo di fronte ad un film di atmosfera solido e toccante, che, anche se con qualche ingenuità di sceneggiatura specie nella chiusura della trama, non si fatica ad accostare a "Shutter Island" o "Il sesto senso". Il protagonista Will Attenton, uomo di successo, decide di trasferirsi fuori città con la moglie Libby e le due figlie, per dedicarsi maggiormente alla famiglia. Idilliache scene iniziali sono sempre foriere di prevedibili tragedie e infatti episodi inquietanti cominciano a turbare la pace della famiglia. Senza svelare troppo della trama che Sheridan distribuisce in un crescendo di solida suspance, sarà un lungo percorso ad ostacoli quello che Will dovrà percorrere per sbrogliare una matassa che è fatta di sofferenza, di colpe, di morte e di follia. E come in un puzzle grondante dolore ogni incastro porta al successivo, facendo emergere un delitto atroce, una famiglia distrutta, un uomo incapace di riemergere da quell'incubo se non inventandosi un altro se stesso. Struggente parabola del lutto oltre che vibrante thriller psicologico "Dream house" si avvale di un cast all stars con Daniel Craig, fortunatamente lontano dai muscoli un po' tonti di James Bond, capace di imprimere al suo Will uno sguardo sconcertato e coraggioso, capace di guardare dentro se stesso pur sapendo di essere destinato a trovare l'abisso, una Rachel Weisz dolce, materna, avvolgente e salvifica grazie alla forza dell'amore e una Naomi Watts ambigua e seducente nel suo essere sottomessa ad un marito violento.
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joan holden
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venerdì 10 agosto 2012
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tre grandi attori per un film piccolo piccolo
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Uno scrittore impazzito che, nel mezzo di una bufera di neve, riversa le sue frustrazioni sulla famiglia fino a provare il desiderio di sterminarla.
No, non stiamo parlando di quel capolavoro di Shining, ma del decisamente più modesto Dream House, diretto dall'irlandese Jim Sheridan.
Catalogare il film come "non riuscito" sarebbe un eufemismo, dal momento che si tratta di una pellicola rinnegata dallo stesso regista nonché dagli attori: una post-produzione travagliata che ha impedito a Sheridan di imprimenre il suo marchio sul progetto, con inevitabili conseguenze nefaste sulla riuscita del film.
Non potendo sapere quanto e in che modo le decisioni della produzione abbiano inciso sul risultato finale, dobbiamo limitarci a prendere Dream House per quello che è: uno psycho-thriller a tinte horror deludente, prevedibile e a tratti sconclusionato.
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Uno scrittore impazzito che, nel mezzo di una bufera di neve, riversa le sue frustrazioni sulla famiglia fino a provare il desiderio di sterminarla.
No, non stiamo parlando di quel capolavoro di Shining, ma del decisamente più modesto Dream House, diretto dall'irlandese Jim Sheridan.
Catalogare il film come "non riuscito" sarebbe un eufemismo, dal momento che si tratta di una pellicola rinnegata dallo stesso regista nonché dagli attori: una post-produzione travagliata che ha impedito a Sheridan di imprimenre il suo marchio sul progetto, con inevitabili conseguenze nefaste sulla riuscita del film.
Non potendo sapere quanto e in che modo le decisioni della produzione abbiano inciso sul risultato finale, dobbiamo limitarci a prendere Dream House per quello che è: uno psycho-thriller a tinte horror deludente, prevedibile e a tratti sconclusionato.
L'idea di base dalla quale il film si sviluppa è trita e ritrita: la casa che da luogo accogliente diventa teatro del'orrore, la famigliola felice che nasconde verità angoscianti, le bambine sensitive...non occorreva certo l'aiuto del trailer-spoiler (un plauso comunque a chi l'ha realizzato, della seria "e ora il film che me lo guardo a fare?!") per capire dove la storia voleva andare a parare.
Non siamo più il pubblico ingenuo de Il Sesto Senso o The Others, e del resto l'inganno in questo caso è mal celato.
Il film, dopo qualche sussurro horror, si avventura sul percorso decisamente più interessante del dramma psicologico, quando Will comprende di star vivendo una realtà distorta partorita dalla sua mente malata: indubbiamente l'aspetto più riuscito del film, grazie alla sensibilità di Sheridan nel trattare le emozioni dei personaggi e all'ottima interpretazione di Daniel Craig.
La parte finale del film vira bruscamente verso il thriller. Se l'horror delude per i suoi prevedibili risvolti, il thriller riesce a far peggio, fornendo una risoluzione del mistero ancora una volta scontata e poco credibile.
Non bastano due grandi attori come Craig e Rachel Weisz a risollevare una trama scontata e piena di buchi, nonostante l'intimità familiare che i due riescono a ricreare (non a caso galeotto fu il set). La famiglia dipinta come rifugio dell'uomo perduto, tanto calda e accogliente nella sua irrealtà, quanto fredda e arida è quella della vicina, una Naomi Watts sbiadita e male impiegata.
Alla fine il libro verrà scritto, ma la casa dei sogni, avvolta tra le fiamme, crollerà. E il film con essa.
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(di joan holden)
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ralphscott
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martedì 16 dicembre 2014
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tra ghost movie e noir
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Pur essendo evidentemente discontinuo a livello di sceneggiatura,il film mi ha affascinato e il colpo di scena a mezza via é degno di nota. Il difetto principale trovo sia la mancanza di una fase prodromica ad introdurre con gradualità il dramma dei nuovi inquilini . Sottovalutato. Gran bel finale.
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samanta
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lunedì 3 maggio 2021
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una casa da incubo
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E' un film uscito nel 2011 un giallo horror con la regia di Jim Sheridan un regista che si è distinto negli anni '90 per alcuni film di successo almeno di critica (Il mio piede sinistro, In nome del padre, Boxer), ma che la cui vena si è affievolita negli anni del nuovo millennio, il film che recensiamo ebbe un grosso flop commerciale a fronte di un budget rilevante di 50 milioni di $ (incomprensibile se non per i costi delle star impigate) incassò neanche 40 milioni di $.
Will Antenton (Daniel Craig) si congeda dal lavoro in una casa editrice, con un contratto per scrivere un romanzo e raggiunge la casa in provincia sommersa dalla neve dove l'aspetta la moglie Libby (Rachel Weisz) e le 2 piccole figlie (che saranno utilizzate per imitare malamente Shining).
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E' un film uscito nel 2011 un giallo horror con la regia di Jim Sheridan un regista che si è distinto negli anni '90 per alcuni film di successo almeno di critica (Il mio piede sinistro, In nome del padre, Boxer), ma che la cui vena si è affievolita negli anni del nuovo millennio, il film che recensiamo ebbe un grosso flop commerciale a fronte di un budget rilevante di 50 milioni di $ (incomprensibile se non per i costi delle star impigate) incassò neanche 40 milioni di $.
Will Antenton (Daniel Craig) si congeda dal lavoro in una casa editrice, con un contratto per scrivere un romanzo e raggiunge la casa in provincia sommersa dalla neve dove l'aspetta la moglie Libby (Rachel Weisz) e le 2 piccole figlie (che saranno utilizzate per imitare malamente Shining). Nella casa ci sono oscure presenze, nella cantina di nascosto si riuniscono giovani del posto per strani riti, l'uomo scopre che nella casa 5 anni prima era stata uccisa una donna con le 2 figlie, la madre aveva sparato e colpito alla testa il marito Peter Ward. Peter era stato trovato fuori di senno e era stato ricoverato in manicomio poi rilasciato anche perché non c'erano prove della sua colpevolezza. Peter vuole andare a fondo nella vicenda e scopre che lui è Peter Ward e che la moglie Libby e le 2 figlie erano state uccise 5 anni prima e lui nella sua lucida follia la crede ancora viva come le figlie. Mentre tutti lo guardano storto trova comprensione nella vicina di casa Ann (Naomi Watts) che vive sola con il figlio ed è separata dal marito Jack che guarda con odio Peter. [Spoiler] Nel finale si scopre la verità Jack aveva assoldato un killer per uccidere la moglie e riscuotere una polizza assicurativa, ma il killer aveva sbagliato casa (!) e aveva sparato alla moglie e uccisa pure le bambine, la donna ferita aveva sparato al killer in collutazione con Peter che era stato colpito per sbaglio. Jack cerca di eliminare Jack e la moglie sempre con lo stesso killer che uccide per eliminare un teste, e lega la moglie per ucciderla e dare la colpa a Peter ma la manovra non riesce, e Peter libera Ann e con l'aiuto del fantasma di Libby uccide Jack. Peter scriverà un romanzo sullla sua storia
Il film ha ricevuto anche critiche non favorevoli, il regista ha difeso la sua attività accusando la produzione di avere tagliato scene, ma sua volta è stato accusato di disordine delle riprese, certamente un film thriller in cui il trailer rivela il colpo di scena finale è un pò sconcertante. In ogni caso la direzione si rivela carente, Sheridan è stato un regista accurato ma in tutt'altri generi e qui si vede con evidenza che maneggia un soggetto a lui non confacente alle sue capacità artistiche, siamo in presenza di un thiller che è lento e noioso (anche se dura solo 85 minuti), il regista non riesce a districarsi con una sceneggiatura contraddittoria con battute e scene fuori luogo, in ogni caso incomplete come il finale.Quanto agli attori protagonisti le due attrici sono, specie Rachel Weisz, molto brave, anche se l'ottima Naomi Watts appare perplessa come dicesse "cosa ci sto a fare nel set?. Daniel Craig fa quello che può anche se appare completamente fuori parte.
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onufrio
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mercoledì 17 dicembre 2014
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tra finzione e realtà
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Lo spettatore segue tranquillamente il film che tiene una linea logica con un pizzico di giusta suspance per l'indagine che il nostro protagonista si appresta a svolgere per capire veramente cosa si cela dietro l'efferato sterminio di una famiglia; poi tutto cambia, il colpo di scena che forse ormai , per chi segue il cinema con piacere ed interesse, qualcuno si sarebbe potuto anche aspettare, e allora? cosa succede? ci vuole un pò prima di riassestarsi ed incastonare tutti i pezzi, il regista dopo aver buttato in aria le carte, riesce, seppur con fatica, a reinquadrare il tutto, così alla fine ogni cosa appare chiara, ogni cosa è al proprio posto.
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minnie
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giovedì 8 giugno 2017
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che confusione...
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Film più pasticciato di questo, non è dato vedere. A parte la bravura di Daniel Craig che più che in una storia di fantasmi, sembra invischiato in una di spionaggio (e val la pena di vederlo, il film, solo per la sua faccia stupita), questa pellicola ricorda molto quella di Amenàbar di dieci anni prima, "I testimoni", con un'altrettanto confusa Nicole Kidman. Ma mentre lì la narrazione si svolge in maniera altrettanto lenta e angosciosa, fino a un complicato esito finale, qui non è credibile che il protagonista, dopo soli cinque anni, non ricordi che cosa gli sia accaduto e la risoluzione finale, con il vicino di casa vero malvagio, come spesso accade, è troppo immediata e sembra più che altro voler mettere fine alla storia che spiegarne davvero il meccanismo.
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Film più pasticciato di questo, non è dato vedere. A parte la bravura di Daniel Craig che più che in una storia di fantasmi, sembra invischiato in una di spionaggio (e val la pena di vederlo, il film, solo per la sua faccia stupita), questa pellicola ricorda molto quella di Amenàbar di dieci anni prima, "I testimoni", con un'altrettanto confusa Nicole Kidman. Ma mentre lì la narrazione si svolge in maniera altrettanto lenta e angosciosa, fino a un complicato esito finale, qui non è credibile che il protagonista, dopo soli cinque anni, non ricordi che cosa gli sia accaduto e la risoluzione finale, con il vicino di casa vero malvagio, come spesso accade, è troppo immediata e sembra più che altro voler mettere fine alla storia che spiegarne davvero il meccanismo. Notevoli le scene nel manicomio, con una regia che filma le stanze e i loro ospiti come un vero incubo.
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elgatoloco
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lunedì 14 ottobre 2019
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"dream house", pià che altro"nightmare house"
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Più che "Dream House", questo film del 2011 di Jim Sheridan bisognerebbe chiamarlo"Nightmare House", precisando, però, in via preventiva, che il film è stato sottposto a tagli aggiunte, interpolazioni tali da parte dei produttori per cui sia il reigsta.autore anche della sceneggiatura sia anche gli/le interpreti avevano persino deciso di rinunicare ai relativi nomi nel cast, senza peraltro riusicre poi a realzizare tale proposito. Confuso, in questa forma, il film pesenta le classiche situazioni(trasferimento dalla città alla campagna, ma in una zona"solitaria", con vicini scorbutici con un manicomio criminale vicino),ma tutto in una forma"curiosa", ossia molto diversa dal solito, per cui si addiviene senza problemi al sospetto che non tutto sia così facile come sembra e proprio qui il protagonista scopre(e qui è meglio non anticpiare nulla e sopratutto non tutti)di poter essere stato responsabile di azioni terribili, indipendenti o invece dipendenti dalla sua volontà.
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Più che "Dream House", questo film del 2011 di Jim Sheridan bisognerebbe chiamarlo"Nightmare House", precisando, però, in via preventiva, che il film è stato sottposto a tagli aggiunte, interpolazioni tali da parte dei produttori per cui sia il reigsta.autore anche della sceneggiatura sia anche gli/le interpreti avevano persino deciso di rinunicare ai relativi nomi nel cast, senza peraltro riusicre poi a realzizare tale proposito. Confuso, in questa forma, il film pesenta le classiche situazioni(trasferimento dalla città alla campagna, ma in una zona"solitaria", con vicini scorbutici con un manicomio criminale vicino),ma tutto in una forma"curiosa", ossia molto diversa dal solito, per cui si addiviene senza problemi al sospetto che non tutto sia così facile come sembra e proprio qui il protagonista scopre(e qui è meglio non anticpiare nulla e sopratutto non tutti)di poter essere stato responsabile di azioni terribili, indipendenti o invece dipendenti dalla sua volontà.... Il tutto si attorciglia(l'espressione è forte, ma sostanzialmente rende quanto avviene), dove il damma dello scrittore che racconta e ovviamente si racconta(ciò avviene sempre, in ogni romanzo e in ogni racconto, per non dire della creazione lirico-poetica, che è soggettiva in qualche modo a priori)incespica tra sogno(ma più "nightmare" che"dream", appunto)e presunta realtà, salvo sconfermarsi ulteiormente in un momento successivo.... Siamo ben lontani dal deserto creativo , in realtà fecondissimo, di "Shining"di Steohen King nella geniale trasposizione filmica di Stanley Kubrick.... Karel Weisz e Daniel Craig, ma anche Naomi Watts sembrano realmente essere"piombati"nel film senza alcun paracaduto, nolenti, e analogo discorso vale per gli/le altri/e interpreti, ma probabilmente l'equivoco nasce ab ovo, per un mancato chiarimento con il regista-autore Sheridan, che peraltro, come accennato. è stato egli stesso vittima del tutto...Non è dato sapere se la produzione abbia imposto in qualche modo il"happy end"forzato o se la motivazione sia un'altra, ma certamente il tutto così non funziona e sarebbe opportuna una rivistazione o più prbobilmente il ritorno a quanto Sheridan aveva concepito originariamente e che sembra essere stato completamente snaturato dal film come lo vediamo ora...Ma è difficil,l ovviamente, che ciò possa essere realizzato... El Gato
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gianleo67
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venerdì 7 settembre 2012
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dejavù...tra sogno e realtà
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Stimato e affermato editor decide di lasciare il lavoro per dedicarsi alla stesura di un libro e alla famiglia, con cui si trasferisce in una bella villetta fuori città. La loro casa dei sogni tuttavia è stata il teatro (cinque anni prima) di un massacro in cui sembra che un padre abbia ucciso le sue due figliolette e la bella moglie.L'atteggiamento di vicini e polizia non aiuta a capire la verità sulla vicenda. Indeciso tra gli echi sinistri della paranoia domestica di un irrisolto scrittore alla 'Overloock Hotel' e il dramma romantico e melenso alla 'Ghost', è un thriller modesto e confuso che parte in sordina e si affranca con un buon crescendo di suspence e tensione banalizzati da un finale precipitoso e buonista.
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Stimato e affermato editor decide di lasciare il lavoro per dedicarsi alla stesura di un libro e alla famiglia, con cui si trasferisce in una bella villetta fuori città. La loro casa dei sogni tuttavia è stata il teatro (cinque anni prima) di un massacro in cui sembra che un padre abbia ucciso le sue due figliolette e la bella moglie.L'atteggiamento di vicini e polizia non aiuta a capire la verità sulla vicenda. Indeciso tra gli echi sinistri della paranoia domestica di un irrisolto scrittore alla 'Overloock Hotel' e il dramma romantico e melenso alla 'Ghost', è un thriller modesto e confuso che parte in sordina e si affranca con un buon crescendo di suspence e tensione banalizzati da un finale precipitoso e buonista. Apprezzabili alcune idee di uno script che cerca di sconfessare le apparenti certezze di una narrazione ordinaria insinuando il ragionevole dubbio di uno scenario incoffesabile (e pure confessato) e un meccanismo c! he indu gia con accortezza su uno scarto temporale (un lustro esatto) che separa il tragico fatto di sangue dagli accadimenti che si svolgono (o sembrano svolgersi) nel presente. Evidenti e incomprensibili lacune del montaggio tuttavia, vanificano questi buoni propositi attraverso un patchwork di situazioni drammatiche e momenti di souplesse della tensione narrativa che danno l'idea complessiva di un meccanismo che giri pò a vuoto, quando non si trascini stancamente verso un esito di prevedibile scontatezza. Buona comunque la prova di un Daniel Craig che gioca la carta dello scrittore fallito e maledetto e da una coppia di comprimarie femminili (le belle Naomi Watts e Rachel Weisz) funzionali quanto basta ma in fondo marginalizzate da una regia che perde vigore nel processo centrifugo di una trama che sembra sfilacciarsi verso un epilogo di irrisolta tensione drammatica. Trascurabile dejavù.
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