vanessa zarastro
|
sabato 28 settembre 2013
|
il quartetto è sovrano
|
|
|
|
Investigare il mondo della musica e dei musicisti è un compito difficile; Zilberman esplora i risvolti umani, le gelosie, i narcisismi e i non-detti di quattro artisti che hanno e hanno avuto successo e che hanno il problema di mantenerlo. Una serie di eventi sembrano scatenarsi dopo un ventennio di armonia in cui sembrerebbe che questa armonia fosse stata il frutto di rinunce, di compromessi, di omissioni non più sostenibili dopo così tanto tempo. Le tematiche della coppie e del gruppo (di lavoro) sono belle e universali, gli interpreti sono attori di indiscussa bravura e ben si calano nei ruoli. Viene solo da chiedersi se la musica sia solo un sottofondo, una colonna sonora di primissima qualità.
[+]
Investigare il mondo della musica e dei musicisti è un compito difficile; Zilberman esplora i risvolti umani, le gelosie, i narcisismi e i non-detti di quattro artisti che hanno e hanno avuto successo e che hanno il problema di mantenerlo. Una serie di eventi sembrano scatenarsi dopo un ventennio di armonia in cui sembrerebbe che questa armonia fosse stata il frutto di rinunce, di compromessi, di omissioni non più sostenibili dopo così tanto tempo. Le tematiche della coppie e del gruppo (di lavoro) sono belle e universali, gli interpreti sono attori di indiscussa bravura e ben si calano nei ruoli. Viene solo da chiedersi se la musica sia solo un sottofondo, una colonna sonora di primissima qualità. Sono così i musicisti "arrivati" nel nostro immaginario collettivo? Vanno a correre a Central Park, un pò ansimando per il sovrappeso, anche con la neve facendo amicizia con la giovane che balla danze latino-americane in un bar? Sono degli attenti e spiritosi docenti? Ho la sensazione che tra gli artisti di successo sia molto difficile aspettare 30 per fare uscire protagonismi...Il film comunque si vede volentieri grazie alla musica e agli straordinari attori.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a vanessa zarastro »
[ - ] lascia un commento a vanessa zarastro »
|
|
d'accordo? |
|
il passatore
|
lunedì 11 febbraio 2013
|
una perla di film
|
|
|
|
Il Cinema dovrebbe regalarci più spesso film come A late quartet, titolo che si riferisce a una delle ultime opere di Beethoven, il Quartetto per archi n. 14 op. 131.
Il film si rivela una vera perla, sia per soggetto che interpretazione; il casting poi è perfetto: attori navigati visti in ben altri ruoli ci stupiscono per la perfetta rappresentazione di personaggi complessi, sfaccettati.
Venticinque anni di successi del quartetto d’archi the Fugue hanno cementato un sodalizio professionalmente impeccabile fra i quattro musicisti, ma hanno anche preteso un alto prezzo alla quattro persone, costrette non solo a suonare, ma anche a vivere ensemble.
[+]
Il Cinema dovrebbe regalarci più spesso film come A late quartet, titolo che si riferisce a una delle ultime opere di Beethoven, il Quartetto per archi n. 14 op. 131.
Il film si rivela una vera perla, sia per soggetto che interpretazione; il casting poi è perfetto: attori navigati visti in ben altri ruoli ci stupiscono per la perfetta rappresentazione di personaggi complessi, sfaccettati.
Venticinque anni di successi del quartetto d’archi the Fugue hanno cementato un sodalizio professionalmente impeccabile fra i quattro musicisti, ma hanno anche preteso un alto prezzo alla quattro persone, costrette non solo a suonare, ma anche a vivere ensemble.
E quando salta un pezzo del puzzle, assistiamo all’eruzione delle rivalità, dei rancori, dei dubbi celati per anni, persino a pulsioni sessuali sconvenienti.
Peter, l’anziano violoncellista (interpretato magistralmente da Christopher Walker) scopertosi affetto dal Parkinson, cerca di perpetuare la vita del quartetto ingaggiando una degna sostituta, ma dovrà assistere amareggiato ai furiosi contrasti fra i suoi colleghi, che rischiano di distruggere per sempre the Fugue.
Beethoven è il quinto protagonista della storia e quando c’è lui in scena con la sua musica, le baruffe si acquietano. Alla fine sarà lui ad avere la meglio.
Una curiosità: la violoncellista che Peter vuole inserire nel quartetto, la molte volte citata Nina Lee, è … Nina Lee, la violoncellista del quartetto Brentano, che esegue le musiche mimate (pare poco convincentemente) dagli attori.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a il passatore »
[ - ] lascia un commento a il passatore »
|
|
d'accordo? |
|
pepito1948
|
giovedì 17 ottobre 2013
|
algebricamente positivo
|
|
|
|
Peter è il grande vecchio, violoncellista che conserva il segno di un illuminante incontro con Pablo Casals (non conta il numero di errori di esecuzione, talvolta basta un guizzo, un dettaglio emotivamente penetrante per dare lustro ad una performance). Peter dirige da 25 anni un quartetto d’archi, tre uomini e una donna, di cui è fondatore ed ispiratore. Peter è anche il garante dell’armonia del gruppo, come ensamble e come piccola comunità di affetti, in cui è punto di riferimento ed esempio di saggezza. Peter è l’anima e l’immagine del gruppo e ne costituisce la forza aggregante e il legame rassicurante.
Peter si ammala, la sua permanenza nel quartetto è compromessa, come leader deve provvedere alla sostituzione per evitare inutili pause (così come non le prevede il Quartetto 14, Op.
[+]
Peter è il grande vecchio, violoncellista che conserva il segno di un illuminante incontro con Pablo Casals (non conta il numero di errori di esecuzione, talvolta basta un guizzo, un dettaglio emotivamente penetrante per dare lustro ad una performance). Peter dirige da 25 anni un quartetto d’archi, tre uomini e una donna, di cui è fondatore ed ispiratore. Peter è anche il garante dell’armonia del gruppo, come ensamble e come piccola comunità di affetti, in cui è punto di riferimento ed esempio di saggezza. Peter è l’anima e l’immagine del gruppo e ne costituisce la forza aggregante e il legame rassicurante.
Peter si ammala, la sua permanenza nel quartetto è compromessa, come leader deve provvedere alla sostituzione per evitare inutili pause (così come non le prevede il Quartetto 14, Op.131 di Beethoven, in fase di prove), problema che tuttavia non appare insormontabile. Molto più arduo è tenere saldi i rapporti tra i suoi musicisti, che, nella prospettiva di dover fare a meno di lui, entrano in crisi degenerativa, come la sua malattia.
Esplode il conflitto a tutto campo, per vecchi malesseri forse da tempo latenti e per nuove contingenze: gelosie di ruolo, dissapori tra i due coniugi violinisti, nuovi amori destabilizzanti prorompono, mettendo in forse l’imminente concerto e terremotando la paziente costruzione di un’armonia umana e professionale che sembrava blindata. Toccherà a Peter ed alla sua indiscussa autorità, benché fiaccato da un futuro opaco, sbrigliare la matassa e ricucire ferite che forse non si rimargineranno del tutto, scegliendo l’occasione più “plateale” per uscire di scena con dignità e umano narcisismo, e con la consapevolezza di quanto sia difficile fronteggiare il risiko di pulsioni e sentimenti che possono erompere anche dopo lunghi anni per l’innata fragilità dell’essere umano nel rapporto con se stesso e con gli altri. A differenza della (grande) musica, prodotto dell’umana imperfezione ma che, distaccandosi dal suo autore, acquista per sempre capacità di creare l’incanto di un’avvolgente quanto ferrea armonia e di dispensare nobili emozioni.
Il film, che ha un taglio palesemente teatrale ed è girato in gran parte in interni, segue pedissequamente uno schema narrativo tradizionale: introduzione dei personaggi e dei ruoli, conflitto e soluzione del conflitto, in questo caso con finale dolce-amaro. Tutta la prima parte vola basso: ritmi blandi e con scarse sfumature tonali, personaggi delineati con approssimazione, una certa goffaggine nel rapporto attori-strumenti, il tutto condito da una regia anonima. Ma con l’esplosione del conflitto, il film cresce, si anima, si riscalda e il cast dà il meglio di sé, sia pure con qualche eccesso di gigioneria e di artificiosità durante le esecuzioni musicali. Ma nonostante queste riserve , e preso atto che Zilberman non è Milhaneanu (“Il concerto”), il film pur nella sua discontinuità è per somma algebrica positivo, emoziona e commuove, grazie anche al livello professionale dei protagonisti e in particolare alla maturità espressiva di Christopher Walken che primeggia dalla prima all’ultima scena, bravo nel coniugare gli sguardi malinconici verso il fuligginoso cammino che l’attende con l’appassionata e ferma volontà di districare il tumultuoso dramma che gli si è scatenato intorno. Le note di Beethoven, pur nella loro limitata presenza, fanno il resto.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a pepito1948 »
[ - ] lascia un commento a pepito1948 »
|
|
d'accordo? |
|
omanoc_laod
|
venerdì 23 maggio 2014
|
tra musica e psicologia.
|
|
|
|
Un film tanto semplice eppure tanto complesso. Sembra quasi una dimostrazione di quanto viene ad essere descritto nei trattati di psicologia dove si ha a che fare con la materia più bella ma anche più complessa: l’uomo.
Il film, nel quale emergono le carte in gioco, quelle vincenti e quelle perdenti, di ogni membro del quartetto d'archi, ha inizio nel momento in cui Peter, il più anziano, dichiara ai propri compagni di soffrire del morbo di Parkinson, quello che non solo genererà timore per il proseguo dell’ attività musicale, ma che darà la sperata opportunità di far emergere i problemi che ognuno dei quattro presenta e che per troppo tempo ha taciuto.
[+]
Un film tanto semplice eppure tanto complesso. Sembra quasi una dimostrazione di quanto viene ad essere descritto nei trattati di psicologia dove si ha a che fare con la materia più bella ma anche più complessa: l’uomo.
Il film, nel quale emergono le carte in gioco, quelle vincenti e quelle perdenti, di ogni membro del quartetto d'archi, ha inizio nel momento in cui Peter, il più anziano, dichiara ai propri compagni di soffrire del morbo di Parkinson, quello che non solo genererà timore per il proseguo dell’ attività musicale, ma che darà la sperata opportunità di far emergere i problemi che ognuno dei quattro presenta e che per troppo tempo ha taciuto.
Così veniamo a scoprire che Robert, il secondo violino, si trascina il malessere costante di non essere amato dalla moglie Juliette, la quale, sempre facente parte del quartetto, prima di incontrarlo e sposarlo, aveva conosciuto Daniel, primo violino del quartetto, musicista propenso a farsi risucchiare da quella passione che lo prosciuga umanamente, e che naturalmente è l'oggetto dei disagi di Robert, non solo perché rivendica fermamente la sua posizione, non solo perché tale posizione è appoggiata implicitamente dall'insoddisfatta Juliette, non solo per i possibili sentimenti che, che a detta sua, Juliette nutrire ancora per quell'uomo, ma anche per l’ulteriore torto che compirà quando s'innamorerà di sua figlia, Alexandra, ottima e bella violinista.
Contemporaneamente, si assistite al dolore di questa ragazza, che s’è sentita relegata all’ultimo posto dopo la musica, dal padre quanto dalla gelosa madre che, non può assimilare la scoperta della relazione con Daniel, e che non sa cogliere le rivendicazioni della figlia, cosi come il suo diritto di poter dare sfogo a un dolore che è stato trascurato dalle stagioni concertistiche dei genitori, e che ha imparato a tenere a bada, affinché non arrivasse a distruggere il ventennale quartetto, lasciando così l'assillante Daniel, che infantilmente, aveva fatto posto nella sua mente a un possibile scioglimento del quartetto senza i tanti patemi provati da Alexandra.
In tutto questo c'è Peter, che per l'amore della musica, si rimbocca le maniche e intraprende la terapia preventiva. Comincia cosi, a fare i conti con la senilità e con l'eredità del quartetto che vede andare in pezzi.
Ma la musica ha leggi diverse, ha un modo di concepire la natura umana differente da quello della psicologia, che invece, tiene conto delle difficoltà che ogni uomo avrebbe nel preparare un’opera come quella di Beethoven, voluta eseguire dai quattro, e contraddistinta dall’assenza d’interruzioni e stacchi. Così l'ultimo concerto con Peter si tiene nonostante l’improvvisa interruzione in corso d’esecuzione, quasi a ricordare ai rimanenti, che la vita è sì nei loro strumenti musicali, ma anche nei loro corpi, nella cura dei loro sentimenti e in ogni singolo momento, con le sue improvvise conseguenze, che non sono mai sinonimo di debolezza ma delle fragili e bellissime armonie.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a omanoc_laod »
[ - ] lascia un commento a omanoc_laod »
|
|
d'accordo? |
|
ilaria pasqua
|
lunedì 22 settembre 2014
|
magnifica sinfonia
|
|
|
|
Un quartetto di musicisti che suona insieme da più di vent’anni viene scosso da una terribile notizia: uno di loro, Peter, è al primo stadio del Parkinson. Questo getta delle ombre non solo sul gruppo ma su tutta la loro vita.
I rapporti si incrinano velocemente, ma soprattutto cose non dette, problemi celati, tornano prepotentemente a galla. Il quartetto è un piccolo animale che sembra vivere di vita propria, un organismo equilibrato, un perfetto puzzle dove ogni suo membro è un preciso pezzo che non può cambiare di posizione. Ognuno di loro è indispensabile, ogni loro silenzio è necessario per la sua esistenza.
[+]
Un quartetto di musicisti che suona insieme da più di vent’anni viene scosso da una terribile notizia: uno di loro, Peter, è al primo stadio del Parkinson. Questo getta delle ombre non solo sul gruppo ma su tutta la loro vita.
I rapporti si incrinano velocemente, ma soprattutto cose non dette, problemi celati, tornano prepotentemente a galla. Il quartetto è un piccolo animale che sembra vivere di vita propria, un organismo equilibrato, un perfetto puzzle dove ogni suo membro è un preciso pezzo che non può cambiare di posizione. Ognuno di loro è indispensabile, ogni loro silenzio è necessario per la sua esistenza. Perché il quartetto vive grazie all’armonia di queste quattro anime che hanno dato tutto nel corso della loro vita per evitare che perdesse quest’equilibrio costruito con tanta fatica.
Ma appena Peter cede il passo, una volta che un primo problema all’apparenza insormontabile è saltato fuori, la diga inizia a incrinarsi… per poi trascinare con sé ogni cosa. Di colpo il quartetto diventa una prigione che intrappola, fino a togliere il fiato. Così i personaggi cominciano a tirare le linee della propria vita, cosa che non avevano mai fatto, protetti com'erano dal quartetto, e si perdono. Iniziano a muoversi come nell’Opera 131 di Beethoven, che vogliono interpretare nella prossima esibizione. E anche il ritmo del film inizia a seguire quello di questa famosa composizione.
C’è il perenne secondo violino, Robert, interpretato dal compianto Philip Seymour Hoffman, di cui non smetterò mai di sentire la mancanza, Juliette, la violinista che ha cercato di essere una madre ma che prima di tutto ha dovuto badare ai tre uomini del quartetto, proprio come una madre paziente, Daniel, il primo violino, chiuso e silenzioso, il tipo di musicista che parla attraverso la musica ma che in tutto il resto è un disastro, inadeguato, poi c’è Peter, interpretato dal sempre incredibile Christopher Walken, intenso come sempre, pronto a farsi da parte per il quartetto, perché sopravviva.
E infine c’è la figlia di Robert e Juliette, Alexandra, interpretata benissimo da Imogen Poots, anch’essa violinista, arrivata a quel bivio in cui si deve decidere se continuare o lasciare. Una ventenne che è schiacciata dalle mancanze dei suoi genitori, da sempre assenti. Una che ama e forse odia anche disperatamente quel violino che alla fine le ha rovinato la vita.
Poi tutto si confonde, i rapporti si allentano, le liti scoppiano, presente e passato si mescolano, portando a situazioni intuibili ma per nulla banali, e niente sembra più poter tornare come prima. Ma vogliono che torni davvero tutto come prima? Ognuno di loro ha sacrificato tanto per quel quartetto, senza sapere bene se ne è poi valsa la pena. Ci penserà Peter a dare una risposta, proprio sulle ultime battute del film. Una risposta silenziosa.
Cosa dire in conclusione di A Late Quartet? Sicuramente che mi è davvero dispiaciuto non averlo visto al cinema.
Recensione pubblicata originariamente su: www.ilariapasqua.net
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ilaria pasqua »
[ - ] lascia un commento a ilaria pasqua »
|
|
d'accordo? |
|
enzo70
|
mercoledì 9 dicembre 2015
|
alla ricerca della perfezione
|
|
|
|
Un quartetto di musicisti all’apice del successo ed in procinto di proporre al suo pubblico l’Opera 131 di Beethoven viene messo a dura prova dalla scoperta che il più anziano del gruppo, Christopher Walken, è malato del morbo di Parkinson. L’armonia del gruppo si perde dietro i rancori del secondo violino, il solito grandioso Philip Seymour Hoffman, nei confronti del primo violino, Daniel Lerner; anche il rapporto tra la violista, Catherine Keener, e l’ex marito, Hoffman, è in crisi; e la figlia di questi ultimi, Imogen Poots, una violinista di grandissimo talento inizia una relazione con il primo violino del quartetto.
[+]
Un quartetto di musicisti all’apice del successo ed in procinto di proporre al suo pubblico l’Opera 131 di Beethoven viene messo a dura prova dalla scoperta che il più anziano del gruppo, Christopher Walken, è malato del morbo di Parkinson. L’armonia del gruppo si perde dietro i rancori del secondo violino, il solito grandioso Philip Seymour Hoffman, nei confronti del primo violino, Daniel Lerner; anche il rapporto tra la violista, Catherine Keener, e l’ex marito, Hoffman, è in crisi; e la figlia di questi ultimi, Imogen Poots, una violinista di grandissimo talento inizia una relazione con il primo violino del quartetto. Ma il film non è certo un intreccio di gossip, ma la continua ricerca dell’armonia perfetta tra quattro artisti, nonostante le incomprensioni e le difficoltà relazionali; e ne esce un film di maniera, ma di grande profondità ben diretto da un documentarista all’esordio cinematografico, Yaron Zilberman, che oggettivamente si avvale di un cast di primissimo livello. Un film denso e scorrevole.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a enzo70 »
[ - ] lascia un commento a enzo70 »
|
|
d'accordo? |
|
stefano capasso
|
mercoledì 4 gennaio 2017
|
dall'ego all'armonia
|
|
|
|
Quando Peter, violoncellista del quartetto d’archi “Fugue”, scopre di avere il Parkinson, la sua vita e quella del gruppo subiscono un forte scossone. Robert, secondo violino cerca più spazio, mentre Juliette, la moglie, Daniel non sono d’accordo. Alla vigilia del primo concerto della nuova stagione, scoppiano conflitti privati covati per anni tra tutti i componenti.
Un bel film di Yaron Zilberman che colloca nel mondo della musica una complessa e profonda vicenda di relazioni e sentimenti. Quando un evento modifica l’equilibrio da lungo tempo stabilito, c’è la possibilità per tutti di rivedere la propria posizione, di mettere in discussione, anche a costo di perdere tutto, il proprio ruolo.
[+]
Quando Peter, violoncellista del quartetto d’archi “Fugue”, scopre di avere il Parkinson, la sua vita e quella del gruppo subiscono un forte scossone. Robert, secondo violino cerca più spazio, mentre Juliette, la moglie, Daniel non sono d’accordo. Alla vigilia del primo concerto della nuova stagione, scoppiano conflitti privati covati per anni tra tutti i componenti.
Un bel film di Yaron Zilberman che colloca nel mondo della musica una complessa e profonda vicenda di relazioni e sentimenti. Quando un evento modifica l’equilibrio da lungo tempo stabilito, c’è la possibilità per tutti di rivedere la propria posizione, di mettere in discussione, anche a costo di perdere tutto, il proprio ruolo. E alla fine c’è la possibilità di ritrovare l’armonia, in questo musicale, del proprio ruolo, mettendo da parte l’ego e le frustrazioni per lasciare spazio alle emozioni e alla consapevolezza di servire uno scopo superiore
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stefano capasso »
[ - ] lascia un commento a stefano capasso »
|
|
d'accordo? |
|
fabio 3121
|
martedì 26 maggio 2020
|
la forza del gruppo e della musica classica.
|
|
|
|
il film, ambientato in una meravigliosa e soleggiata New York imbiancata di neve, racconta la storia del quartetto d’archi “Fugue” impegnato a prepararsi per l’ennesima tournè in giro per il mondo. Purtroppo al più anziano del gruppo, il violoncellista Peter viene diagnosticato il morbo di Parkinson e, pertanto, la sua eventuale assenza alla tournè costituirà l’inizio di una serie di problematiche – soprattutto interpersonali – tra gli altri 3 membri, due dei quali sono una coppia sposata, Robert il secondo violino e Juliette viola, con una figlia Alexandra che prende lezioni di violino da Daniel primo violino del quartetto.
[+]
il film, ambientato in una meravigliosa e soleggiata New York imbiancata di neve, racconta la storia del quartetto d’archi “Fugue” impegnato a prepararsi per l’ennesima tournè in giro per il mondo. Purtroppo al più anziano del gruppo, il violoncellista Peter viene diagnosticato il morbo di Parkinson e, pertanto, la sua eventuale assenza alla tournè costituirà l’inizio di una serie di problematiche – soprattutto interpersonali – tra gli altri 3 membri, due dei quali sono una coppia sposata, Robert il secondo violino e Juliette viola, con una figlia Alexandra che prende lezioni di violino da Daniel primo violino del quartetto. I contrasti sul futuro del quartetto, circa la sua composizione e i ruoli, nonché tra la coppia sposata e tra la madre e la figlia verranno poi messi da parte e superati nell’interesse principale della musica e del quartetto stesso che si esibirà compatto per il primo concerto e per l’esecuzione della straordinaria e difficile opera 131 di Beethoven con annesso commiato alle scene di Peter. Il film ha una buona sceneggiatura ed è supportato da una ottima interpretazione di tutto il cast che si è perfettamente immedesimato nei ruoli dei musicisti affermati trasmettendo il giusto pathos nelle loro discussione e divergenze ma anche una vera e sana emozione nel suonare dinanzi al pubblico. Molte belle infine sia le scene esterne tra le strade e i parchi di New york che le luci e la fotogragia nel teatro per il concerto finale.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabio 3121 »
[ - ] lascia un commento a fabio 3121 »
|
|
d'accordo? |
|
l''''eremita
|
mercoledì 7 luglio 2021
|
saggio musicato sulle dinamiche di gruppo
|
|
|
|
Ho trovato bellissimo questo film, che mi ha riportato al cinema d'autore americano degli anni '70-80. Devo dire che l'ho visionato in lingua originale e sicuramente anche questo ha avuto la sua importanza, e che , lo ammetto, apprezzo moltissimo almeno tre attori del cast. Detto questo , credo che sia davvero mirabile il modo in cui si descrive come un sistema apparentemente collaudato da anni, possa entrare improvvisamente in crisi a causa di un solo elemento " difettoso" o non più congruente per qualsivoglia motivo ( caso, scelta personale..) e come questo possa scatenare una reazione a catena, andando a scoprire dinamiche interpersonali che altrimenti sarebbero rimaste nascoste e sopite.
[+]
Ho trovato bellissimo questo film, che mi ha riportato al cinema d'autore americano degli anni '70-80. Devo dire che l'ho visionato in lingua originale e sicuramente anche questo ha avuto la sua importanza, e che , lo ammetto, apprezzo moltissimo almeno tre attori del cast. Detto questo , credo che sia davvero mirabile il modo in cui si descrive come un sistema apparentemente collaudato da anni, possa entrare improvvisamente in crisi a causa di un solo elemento " difettoso" o non più congruente per qualsivoglia motivo ( caso, scelta personale..) e come questo possa scatenare una reazione a catena, andando a scoprire dinamiche interpersonali che altrimenti sarebbero rimaste nascoste e sopite.
La visione è accattivante e gli attori sicuramente giocano un ruolo decisivo nel mantenere desta l'attenzione e porre domande allo spettatore. Il sistema (in questo caso un quartetto d'archi) è composto da elementi che , se sovrastimolati, possono reagire nei modi più disparati, anche entrando in contraddizione con la loro esistenza trascorsa fino a quel giorno; in fondo, però, qualcosa lega il tutto, lo amalgama, tende a far si che tutto torni come prima , o quasi, per la sopravvivenza del gruppo e dei singoli che lo compongono. Ma non fanno forse così tutti gli organismi viventi?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a l''''eremita »
[ - ] lascia un commento a l''''eremita »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
venerdì 15 novembre 2013
|
un quartetto a pezzi
|
|
|
|
Dopo 25 anni consecutivi di concerti assieme, un quartetto d'archi dovrà cambiare formazione in quanto il più anziano del gruppo si scopre malato di Parkinson. Improvvisamente, venendo via questa sorta di "tappo", si scopre un vero e proprio vaso di Pandora.
Un buon cast spesso aiuta a fare un buon film; non è sempre vero ma in questo caso sì. Infatti la trama non è malvagia ma verso il finale tende un pochino ad avvitarsi in una serie di rancori/torti/ritorsioni un pochino eccessivi quasi inverosimili. Il film però è tenuto a galla dall'ottima musica e dai suoi attori (su tutti Hoffman e Walken) che reggono buona parte dello svolgimento. Ecco forse magari gli addetti ai lavori potranno godersi ancora meglio certi tecnicismi che sfuggono a noi profani e che magari potevano essere un pochino meglio illustrati senza fare con questo del film un saggio di storia della musica.
[+]
Dopo 25 anni consecutivi di concerti assieme, un quartetto d'archi dovrà cambiare formazione in quanto il più anziano del gruppo si scopre malato di Parkinson. Improvvisamente, venendo via questa sorta di "tappo", si scopre un vero e proprio vaso di Pandora.
Un buon cast spesso aiuta a fare un buon film; non è sempre vero ma in questo caso sì. Infatti la trama non è malvagia ma verso il finale tende un pochino ad avvitarsi in una serie di rancori/torti/ritorsioni un pochino eccessivi quasi inverosimili. Il film però è tenuto a galla dall'ottima musica e dai suoi attori (su tutti Hoffman e Walken) che reggono buona parte dello svolgimento. Ecco forse magari gli addetti ai lavori potranno godersi ancora meglio certi tecnicismi che sfuggono a noi profani e che magari potevano essere un pochino meglio illustrati senza fare con questo del film un saggio di storia della musica. Nel complesso comunque un film emozionante che ha nel finale una delle sue doti migliori.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
|