La solitudine dei numeri primi

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Un film di Saverio Costanzo. Con Alba Rohrwacher, Luca Marinelli, Martina Albano, Arianna Nastro, Tommaso Maria Neri.
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Drammatico, durata 118 min. - Italia, Francia, Germania 2010. - Medusa uscita venerdì 10 settembre 2010. MYMONETRO La solitudine dei numeri primi * * - - - valutazione media: 2,19 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
jayan martedì 28 settembre 2010
incomprensibile per chi non ha letto il romanzo Valutazione 3 stelle su cinque
18%
No
82%

Le tre stelle vanno alla ottima regia, alla fotografia, all'interpretazione, alla musica, le due stelle mancanti vanno alla pessima sceneggiatura. Il regista per mostrare la sua stravaganza e interpretazione istrionica del romanzo, credendo di realizzare un capolavoro in stile horror o almeno thriller, non ha fatto altro che dividere la storia e spezzettarla per poi rappresentarla con infiniti flashback e flashforward, andando avanti e dietro e confondendo lo spettatore, rendendo il film incomprensibile a chi non avesse già letto il romanzo. Ma anche per chi l'ha letto, almeno per me, lo trova completamente slegato, appeso, contraddittorio. Poteva venir fuori un bellissimo film, in stile Wenders (Paris, Texas) o Antonioni, sull'incomunicabilità di certe persone che non riescono a incontrarsi. [+]

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m.d.c giovedì 16 settembre 2010
amori impossibili nella solitudine urbana Valutazione 3 stelle su cinque
36%
No
64%

Tutto sommato un tradimento può essere davvero ben accetto, soprattutto se realizzato con la collaborazione attiva del "tradito". La solitudine dei numeri primi si discosta in modo felice dal libro omonimo di P. Giordano (piuttosto sopravvalutato) rispettandone lo spirito ma stravolgendone la struttura e modificandone con sapienza l'atmosfera che, rispetto alla pagina scritta, diviene sullo schermo decadente e persino malata. Così le vite guaste dei due protagonisti, l'anoressica Alice e l'autolesionista Mattia, si incrociano dando vita ad una deriva esistenziale credibilissima incarnata nel corpo martoriato di Alba Rohrwacher (costretta ad un orripilante dimagrimento) e in quello liso della scoperta Luca Marinelli. [+]

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anna1 martedì 21 settembre 2010
tutto quel che un corpo può dire... Valutazione 3 stelle su cinque
35%
No
65%

Numeri primi sono persone "diverse" che non possono non vogliono entrare in rapporto con persone normali banali insensibili indifferenti, che non capiscono, che scherniscono...Matteo e Alice si cercano e si respingono, ma entrano in relazione. Condividono difficoltà esistenziali legati a traumi infantili, difficili da gestire manipolare anche a distanza di tempo.
 E' un film fatto di corpi e di poche parole: i corpi sono oggetto di punizioni, martoriati feriti prosciugati,non sono  mai immagine  di salute e bellezza, mai protagonisti di scene di piacere affetto amore sesso...poche parole in quanto i dialoghi sono asciutti e poco articolati, senza aggettivi fatti di cose. [+]

[+] 100 (di francesco2)
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ginger snaps martedì 1 febbraio 2011
un film insolito Valutazione 3 stelle su cinque
34%
No
66%

e pieno di tempi lenti e di silenzi che parlano. Fa riflettere molto sui temi adolesenziali e su quelli infantili. Su come i traumi abbiano il potere di riemergere sempre, anche se qui i protagonisti ne sono letteralmente preda. Non rispecchia per nulla al cinema italiano a cui siamo abituati e credo che per il regista e gli interpreti sia un atto di coraggio dovuto al nostro bel paese. Finalemente qualcuno che abbia voglia di raccontare una storia anche se drammatica, anche se noiosa a tratti. . Pur si sente un clima di dolore e di solitudine, le inquadrature e la fotografia si rifanno ad altre pellicole ma senza esagerare. Il metodo che utiizzano per raccontare la storia è di certo iteressante, perchè conduce lo spettatore, specie se non ha letto il libro, a seguitare, a guardare e a cercare di capire. [+]

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stefano73 domenica 19 settembre 2010
ma l'intrattenimento dov'è finito? Valutazione 1 stelle su cinque
25%
No
75%

Da salvare solo l'interpretazione e i dialoghi ben costruiti. Una colonna sonora efficace. Per il resto nulla. Ma dov'è finito il compito dell'intrattenimento che avrebbe il cinema. La storia viene raccontata con continui flash back senza nemmeno chiarezza della vicenda. Si può vedere questo film annoiandosi...senza capirlo bene...e alla fine uscire chiedendosi il senso. Il film meriterebbe di chiamarsi "la solitudine degli scemi" ...visto che tali posso considerare i due protagonisti. Insomma ...il cinema non è più capace di intrattenere lo spettatore. Tempo perso!

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francesca50 lunedì 20 settembre 2010
il solito clichet italiano! Valutazione 2 stelle su cinque
23%
No
77%

Film noioso e ancora più del libro poco credibile. Tutto sa di forzato.: dal comportamento dei genitori della bimba autistica di cui affidano il peso al fratello gemello, nonché quello del padre di Alice,che la costringe a sciare anche se non si sente, fino alla scena finale di un'Alice innamorata e di un Mattia sempre passivo. Non c'è da meravigliarsi se il cinema italiano all'estero, non sfonda e non dico altro per carità di patria.
Questa tendnza nostrana al dramma mal architettato che mescola sempre tanti problemi senza profondità è stancante ma fa parte di una certa cultura di sinistra che ritiene che al cinema bisogna piangere e comunque vergognarsi di non partecipare ai problemi del mondo. [+]

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zozner venerdì 22 ottobre 2010
ferite che non rimarginano. Valutazione 3 stelle su cinque
26%
No
74%

Se la vita è dura un po’ per tutti, ci sono persone che sembrano caricate di sofferenze schiaccianti dalle quali non possono riemergere, uscire, elaborare, guarire.
Il film  di Saverio Costanzo   liberamente tratto dal romanzo di Giordano Paolo, descrive la storia di due ragazzi, Alice e Mattia   dove la genetica, la famiglia, il fato,  i compagni, la scuola  si accaniscono per ferire in maniera indelebile i  due ragazzi. La loro peculiare sofferenza li rende riconoscibili l’uno a l’altro e si attraggono senza però riuscire a sedare,  anche parzialmente il loro dolore.
Il film  come  il libro, racconta che poi le strade si divideranno  ma nessuno dei due riuscirà  a realizzare veramente una propria vita affettive. [+]

[+] bella descrizione (di ginger snaps)
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cesare antonio borgia martedì 21 settembre 2010
storia di dolore,amore e solitudine. Valutazione 4 stelle su cinque
32%
No
68%

Mattia è un genio.A scuola colleziona ottimi voti ed è un ragazzo educato.Per questo è ritenuto diverso e i pochi amici che ha si contano sul palmo di una mano.
I genitori di Mattia non lo ritengono normale,forse perchè lo accusano della scomparsa della sorellina Michela (abbandonata per mezz'ora da Mattia in un palco).
Mattia è silenzioso,quasi muto.Pensa,continuamente ed ininterrottamente.Se non pensa non è in grado di agire e quelle poche volte che agisce procura delle lesioni sul suo corpo,tagliandosi in vari punti utilizzando qualsivoglia oggetto.
Alice è vittima di un padre-padrone che ha un solo obiettivo:far si che sua figlia diventi una campionessa di sci. [+]

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francesco giuliano venerdì 17 settembre 2010
il guscio della solitudine Valutazione 3 stelle su cinque
23%
No
77%

Parlerò solo del film per evitare le superflue discussioni che portano spesso ad evidenziare le differenze sostanziali tra un film e il romanzo da cui la storia del film è stata estratta. Il film descrive le storie parallele di Mattia e di Alice, il primo con il corpo pieno di cicatrici, la seconda claudicante. Sono queste lesioni che fanno presentire che i due hanno vissuto un’infanzia segnata da fatti tragici o comunque dolorosi. Fatti che gli hanno condizionato irreversibilmente la vita per tutta la sua durata, che hanno indotto nei loro comportamenti l’impossibilità di esprimere apertamente i sentimenti più genuini, e che hanno determinato in ciascuno di loro un chiudersi verso l’altro creando, naturalmente e involontariamente, un invisibile ma percettibile guscio protettivo per difendersi da chi gli potrebbe procurare soltanto del male. [+]

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kalibano sabato 11 settembre 2010
l'incomunicabilità nelle parole...nella fisicità Valutazione 4 stelle su cinque
18%
No
82%

da un romanzo certo non facile, non poteva che venirme fuori una difficoltà nella trasposizione. il film, tra tanti penso voluti rifermenti a ben noti registi, è stato girato al meglio. fornisce una chiara idea della drammaticità, prettamente fisica, dei protagonisti. tutto è incentrato lì...è l'epilogo che fornisce la chiave di lettura dell'intera storia. quella panchina non è il punto di incontro tra i due protagonisti, ma piuttosto la riunificazione dei due fratelli...

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