spettatore non pilotabile
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lunedì 4 luglio 2016
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uno dei migliori film di questi anni
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Perdonatemi, le Vostre Recensioni sono notevoli, articolate, contestualizzano l'opera più di quanto l'abbia fatto già lo stesso Fiennes ambientandola in un altro 'dove'. Ma io ho la sensazione che tanta sofisticazione non serva, laddove Fiennes ha giocato tutte le sue carte (in maniera encomiabile) sul 'mantra', sulla ripetizione assidua, come dite Voi, di 'frasi urlate in faccia'....si e' ricucito addosso la figura intepretata in schindler's list, ma questo film non mi sembra apparentabile per questi motivi al 'machismo' di die hard. qui c'e una struttura pensata, una struttura recitativa che e' un fortino, la scelta degli attori idem, l'ambientazione e' funzionale a 'veicolare' ciò che ha in testa fiennes.
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Perdonatemi, le Vostre Recensioni sono notevoli, articolate, contestualizzano l'opera più di quanto l'abbia fatto già lo stesso Fiennes ambientandola in un altro 'dove'. Ma io ho la sensazione che tanta sofisticazione non serva, laddove Fiennes ha giocato tutte le sue carte (in maniera encomiabile) sul 'mantra', sulla ripetizione assidua, come dite Voi, di 'frasi urlate in faccia'....si e' ricucito addosso la figura intepretata in schindler's list, ma questo film non mi sembra apparentabile per questi motivi al 'machismo' di die hard. qui c'e una struttura pensata, una struttura recitativa che e' un fortino, la scelta degli attori idem, l'ambientazione e' funzionale a 'veicolare' ciò che ha in testa fiennes. Questa io la chiamo 'Visione', e Visione di un Grande Regista. E (non parlo di qualità, ma di capacità di 'strutturare un film') una Visione pertiene sempre un grande regista: sia quella di Nashville di Altman sia quella di Fiennes in questo film. Persino i movimenti di macchina sono, citando Montale, 'secchi come un ramo'. Qui non solo si lavora per 'asciugare' ogni assunto fino a richiamare a qualche cosa di archetipico (e questo rende attuale il film molto più dell'ambientazione 'attualizzata') ma alla fine Fiennes secondo me riesce a dire ciò che avrebbe voluto. E questo, indipendementemente dal mio gusto, segna un'opera che si può dire compiuta. Direi che come esordio non c'e' davvero male, e che se i sensi non mi ingannano per 'metter su' una cosa simile Fiennes deve aver riflettuto a lungo. Se questa è la sua cifra stilistica, benvengano altre 30 opere come questa. In fondo ci sono colossi del cinema che altro non hanno fatto che fare sempre lo steso film (da cassavetes a kim ki duk). per me miglior film degli ultimi anni dopo 'solo gli amanti sopravvivono' di jarmusch, che è un film che avrebbe potuto girare tarkovskj se le tematiche 'cosmiche' del tempo che fugge (solaris), della non migliorabilità della natura umana (stalker) etc. non avessero rapito il suo sentire. Grazie per lo spazio concessomi.
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donni romani
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martedì 19 giugno 2012
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ralph fiennes rilegge shakespeare
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Un corteo composto da gente del popolo inferocita e affamata da un governo tirannico ed autoritario assalta il deposito del grano e viene respinto dall'esercito duro e violento. Niente di più attuale, e invece no. E' Shakespeare che descrive nella prima scena di Coriolano l'insoddisfazione del popolo romano nei confronti del Senato.
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Un corteo composto da gente del popolo inferocita e affamata da un governo tirannico ed autoritario assalta il deposito del grano e viene respinto dall'esercito duro e violento. Niente di più attuale, e invece no. E' Shakespeare che descrive nella prima scena di Coriolano l'insoddisfazione del popolo romano nei confronti del Senato. E che Ralph Fiennes, nella sua prima regia, usa per consegnarci uno Shakespeare fedele nel linguaggio ma ambientato in una metropoli contemporanea, dove le guerre vengono combattute con armi tecnologiche e i confronti elettorali si svolgono in studi televisivi. Caio Marzio Coriolano (così detto per aver conquistato Corioli, città dei Volsci battendo il suo storico nemico Aufidio) torna trionfatore a Roma e gli viene proposto di diventare console, ma dovrà prima convincere la plebe, e lui , arrogante e poco diplomatico, dovrà piegarsi alle ipocrite regole della politica se vorrà essere eletto. I tribuni della plebe tramano alle sue spalle, gli amici cercano di farlo apparire più simpatico di quel che è nelle uscite pubbliche, gli intrighi e le congiure si sprecano - è la politica bellezza, oggi come ai tempi di Shakespeare come ai tempi di Coriolano! Le scene ambientate in un talk show (invece della piazza pubblica) sono un esempio da manuale, con gli aizzapopolo che incitano a fischi ed applausi le rispettive fazioni. Tradito da due colleghi paurosi di perdere il potere Coriolano verrà bandito da Roma e per trovare vendetta si unirà a quell'Aufidio tanto odiato per guidare i Volsci alla conquista di Roma fin quando la madre (una Vanessa Redgrave magnifica nei monologhi e nelle espressioni severe di madre ispiratrice di vita e di onore) lo convincerà a firmare una pace che sarà tutt'altro che pacificatrice per Coriolano. Grande misura e grande intensità nei dialoghi e nei monologhi, riproposti nella scrittura originale del Bardo, e ottima l'ambientazione contemporanea per un testo che ha continui richiami attuali. Le tematiche eterne di Shakespeare, l'onore, il potere, la vendetta e l'amore sono interpretate al meglio da attori perfettamente a loro agio con le tragedie del grande commediografo di Straford on Avon come Fiennes e Redgrave e da un sorprendente Gerard Butler qui alla prima prova in un film di spessore oltre che d'azione. Presentato al Festival del Cinema di Berlino 2012 Coriolanus è un perfetto esempio di come si possa fare cinema contemporaneo non dimenticando la lezione dei grandi autori del passato.
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alexander 1986
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venerdì 15 agosto 2014
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l'antipolitica dei nostri tempi
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Il generale Caio Marzio (Ralph Fiennes) gestisce le esigue risorse della Roma in tempi di carestia usando il pugno di ferro contro le insurrezioni popolari. Ciò gli fa perdere parecchi crediti per la corsa al consolato, nonostante le importanti vittorie in battaglia contro i nemici Volsci guidati da Aufidio (Gerald Butler). Nel suo disprezzo per la plebe, Marzio non si piegherà di una virgola e anzi arriverà a compiere azioni estreme.
Prima pellicola di Fiennes nelle vesti di regista (il secondo, The Invisible Woman, è stato da me visionato lo scorso 6/8). Interessanti la scelta del soggetto, tragedia shakespeariana finora poco considerata, e la trasposizione in chiave contemporanea con tv, carri armati, fucili eccetera.
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Il generale Caio Marzio (Ralph Fiennes) gestisce le esigue risorse della Roma in tempi di carestia usando il pugno di ferro contro le insurrezioni popolari. Ciò gli fa perdere parecchi crediti per la corsa al consolato, nonostante le importanti vittorie in battaglia contro i nemici Volsci guidati da Aufidio (Gerald Butler). Nel suo disprezzo per la plebe, Marzio non si piegherà di una virgola e anzi arriverà a compiere azioni estreme.
Prima pellicola di Fiennes nelle vesti di regista (il secondo, The Invisible Woman, è stato da me visionato lo scorso 6/8). Interessanti la scelta del soggetto, tragedia shakespeariana finora poco considerata, e la trasposizione in chiave contemporanea con tv, carri armati, fucili eccetera. Addirittura intrigante la scelta di mantenere intatte le battute originali nella loro veste linguistica, perché mette in risalto l'impietoso divario tra l'alto sentire del poeta e la bassezza dell'eloquio quotidiano. Non trovo condivisibile la lettura attualizzante di quest'opera perché il Marzio/Fiennes, coerente con se stesso, noncurante del giudizio popolare eppur nobile d'animo non somiglia a nessuno dei politici del nostro tempo, anzi ne è la perfetta antitesi.
Cast ricco - oltre a Fiennes e Butler, i giganteschi Redgrave e Cox e la splendida Chastain - e discreta regia, forse un po' piatta in alcune sequenze. Shakespeare, poi, fa sempre il suo dovere. Interessante.
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