no_data
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domenica 21 febbraio 2016
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de oliveira fa centro
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HO AVUTO MODO DI VEDERLO IERI SERA IN DVD E DEVO DIREC CHE CI HO DOVUTO PENSARE PRIMA DI DARE UN GIUDIZIO A QUESTO FILM. HO LETTO MOLTI COMMENTI NEGATIVI SU QUESTO FILM E NON CAPISCO IL PERCHE', CAPISCO CHE SIA INUSUALE IL FATTO CHE DURI UN ORA MA NON E' DEL TUTTO SENZA TRAMA E' UNA STORIA D'AMORE CON UNA TRAMA PIU' CHE CONCRETA BISOGNA LASCIARSI TRASPORTARE DALLA STORIA PER CAPIRLA BENE SOLO IL FINALE E' DAVVERO INASPETTATO
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dario
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lunedì 4 maggio 2015
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sconfortante
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Manoel de Oliveira è uno di quei misteri che lasciano senza parole. Fesso chi vede o presuntuoso chi incensa? Il film è di una noia mortale. E' girato con i piedi, trasuda saccezza a ogni inquadratura, sembra il prodotto di un dilettante senza idee. La lentezza uccide la vicenda, la pugnala al cuore. Così gli interpreti sembrano burattini mossi da fili spelacchiati. La fuga dalla sala è doverosa. Chi resiste sino alla fine (come chi scrive) merita una medaglia all'incoscienza.
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no_data
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sabato 18 ottobre 2014
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film mirabile
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Fotografia, come di consueto, impeccabile, con riferimenti contnui alla storia dell'arte. Stupefacente l'ultima scena in cui la donna si pone nella posizione che in arte è notoriamente significante la "fine di una donna" (Muncjh?) Le immagini della stanza in affitto, con pareti scure e armadio al muro, sono anch'esse chiari rimandi a tanta produzione pittorica tra 800 e 900, ancora Munch, gli espressionisti tedeschi e poi Hopper, e non solo...
Il film inizia con un chiaro rimando alla tradizione letteraria del racconto a uno sconosciuto incontrato per caso (da La ballata del vecchio marinaio di Coleridge a Sonata a Kreutzer di Tolstoj e via dicendo).
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Fotografia, come di consueto, impeccabile, con riferimenti contnui alla storia dell'arte. Stupefacente l'ultima scena in cui la donna si pone nella posizione che in arte è notoriamente significante la "fine di una donna" (Muncjh?) Le immagini della stanza in affitto, con pareti scure e armadio al muro, sono anch'esse chiari rimandi a tanta produzione pittorica tra 800 e 900, ancora Munch, gli espressionisti tedeschi e poi Hopper, e non solo...
Il film inizia con un chiaro rimando alla tradizione letteraria del racconto a uno sconosciuto incontrato per caso (da La ballata del vecchio marinaio di Coleridge a Sonata a Kreutzer di Tolstoj e via dicendo). Colui che racconta la sua storia incuriosisce il passante, il viaggiatore, etc. che ne vuole poi seguire le sorti fino in fondo, e noi con lui.
Acquarello che dipinge una storia in fondo semplice, rendendola poesia.
Il regista continua a stupirmi.
E ora ho voglia di rivedere qualche suo vecchio film, per ricrearmi a vista e la mente.
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biscotto51
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martedì 20 maggio 2014
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una ciofeca spaziale
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Una storia che non dice assolutamente NIENTE, scritta male, girata peggio. Una stelletta é fin troppo per una nullità di film così.
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queenb
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sabato 23 marzo 2013
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dura solo un'ora, ma sembrano di più. molte di più
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Il film dura un'ora, ma è talmente noioso che sembra un'eternità. Nei prima dieci minuti non succede niente. Davvero niente, c'è solo il controllore che oblitera i biglietti dei passeggeri del treno. Poi appare il protagonista che inizia a raccontare la sua storia alla sua vicina di sedile. Donna che io pensavo fosse cieca visto che quando lui parla ruota leggermente la testa ma non lo guarda mai in faccia.
Ma passiamo alla storia. Il protagonista va a fare il contabile nel negozio dello zio (a proposito, perchè zio e nipote si danno del lei?) e dalla finestra del suo ufficio vede affacciarsi alla finestra del palazzo di fronte una ragazza.
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Il film dura un'ora, ma è talmente noioso che sembra un'eternità. Nei prima dieci minuti non succede niente. Davvero niente, c'è solo il controllore che oblitera i biglietti dei passeggeri del treno. Poi appare il protagonista che inizia a raccontare la sua storia alla sua vicina di sedile. Donna che io pensavo fosse cieca visto che quando lui parla ruota leggermente la testa ma non lo guarda mai in faccia.
Ma passiamo alla storia. Il protagonista va a fare il contabile nel negozio dello zio (a proposito, perchè zio e nipote si danno del lei?) e dalla finestra del suo ufficio vede affacciarsi alla finestra del palazzo di fronte una ragazza. Se ne innamora e inizia il più strano corteggiamento del mondo, fatto di salti temporali e scene talmente tristi e deprimenti da sembrare una telenovelas argentina a basso budget. Ma i due si amano e lui la vuole sposare. Ma lo zio non vuole e lo mette di fronte ad una scelta: o lavora con lui nel negozio e non si sposa, o si sposa ma lui lo caccia da casa. Il perchè lo zio si comporti così da bastardo nessuno lo spiega.
Ma lui vuole sposare la sua bella e parte per un'avventura che lo rende piuttosto benestante. Torna a casa e lo zio gli da la sua benedizione e lo riassume. Perchè? Cos'è successo? Il film non lo spiega. Ma finalmente si possono sposare, vanno a comprare l'anello ma si scopre che lei è cleptomane. Lui la lascia senza nemmeno provare a discuterne con lei e se ne va dalla città.
Oltre l'assurdità della trama in sè, i dialoghi sono tremendi, le scenografie penose e la fotografia a volte è così scura che non si vedono nemmeno i personaggi. La storia d'amore è insulsa fino all'inverosimile e i personaggi sono di una noia mortale.
E' brutto, ma non è neanche quel brutto grottesco che fa ridere. Lo sconsiglio vivamente.
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lisa casotti
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lunedì 7 gennaio 2013
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l'egoismo naturale dei fiori
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Il XXXII Canto della raccolta Il custode di greggi di Fernando Pessoa viene citato in un passaggio centrale di Singolarità di una ragazza bionda e, secondo me, fornisce la chiave di lettura del film. Volevo condividerlo con chi come me, affascinato dal testo, è andato a cerlarlo per rileggerlo e approfondire...
Ieri pomeriggio un uomo delle città /
Parlava alla porta della locanda. /
Parlava anche con me. /
Parlava della giustizia e della lotta per avere giustizia /
E degli operai che soffrono, /
E del lavoro stabile, e di coloro che hanno fame. /
E dei ricchi, che solo voltano le spalle. / ***
E, guardandomi, mi vide lacrime negli occhi /
E sorrise con soddisfazione, pensando che io sentivo /
L’odio che egli sentiva, e la compassione /
Che egli diceva di sentire.
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Il XXXII Canto della raccolta Il custode di greggi di Fernando Pessoa viene citato in un passaggio centrale di Singolarità di una ragazza bionda e, secondo me, fornisce la chiave di lettura del film. Volevo condividerlo con chi come me, affascinato dal testo, è andato a cerlarlo per rileggerlo e approfondire...
Ieri pomeriggio un uomo delle città /
Parlava alla porta della locanda. /
Parlava anche con me. /
Parlava della giustizia e della lotta per avere giustizia /
E degli operai che soffrono, /
E del lavoro stabile, e di coloro che hanno fame. /
E dei ricchi, che solo voltano le spalle. / ***
E, guardandomi, mi vide lacrime negli occhi /
E sorrise con soddisfazione, pensando che io sentivo /
L’odio che egli sentiva, e la compassione /
Che egli diceva di sentire. / ***
(Ma io a malapena lo stavo ascoltando. /
Che importano a me gli uomini /
E ciò che soffrono o suppongono di soffrire? /
Facciano come me – non soffriranno. /
Tutto il male del mondo viene dal fatto che ci interessiamo gli uni agli altri, /
Sia per fare del bene, sia per fare del male. /
La nostra anima e il cielo e la terra ci bastano. /
Voler di più è perdere questo, ed essere infelici). / ***
Quello a cui stavo pensando /
Quando l’amico della gente parlava /
(E questo mi commosse fino alle lacrime), /
Era che un mormorio lontano di sonagli /
A quell’imbrunire /
Non sembrava le campane di una piccola cappella /
Alla quale andassero a messa i fiori e i ruscelli /
E le anime semplici come la mia. /
(Lodato sia Dio perché non sono buono, /
E ho l’egoismo naturale dei fiori /
E dei fiumi che seguono il loro cammino /
Preoccupati senza saperlo /
Solo di fiorire e di scorrere. /
È questa l’unica missione nel mondo, /
Questa – esistere chiaramente /
e saper farlo senza pensarci). / ***
E l’uomo si era zittito, guardando il tramonto. /
Ma cos’ha in comune con il tramonto chi odia e ama?
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dario
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domenica 16 dicembre 2012
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imbarazzante
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La correttezza è data dalla buona fede con cui, tuttavia, è stato fatto questo film totalmente assurdo. Attori inadatti, dialoghi svogliati, storia misera e non certo per colpa di Eca De Queiroz. Si salva la fotografia quando non indugia nel buio. Noia e supponenza, per quanto involontaria.
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moulinsky
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lunedì 10 dicembre 2012
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avanguardia centenaria
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La singolarità del film sta più che nella rapariga loira del titolo nell'età del suo autore la cui prolificità non sembra avere interruzione nemmeno nei limiti neuronali della sua ormai centenaria esistenza. Ecco allora che - più interessante delle solite considerazioni sull'apologo morale, sul cinema che non è più quello di una volta, come se ci fosse mai stato (c'era) una volta - ciò che si dispiega sullo schermo è una specie di avventura intellettuale che riassume un secolo senza ordine cronologico - nella assoluta contemporaneità di una mente non lucida che significa poco ma assolutamente creativa - e nella quale riflessioni che hanno l'eternità del buon senso popolare (va' dove ti porta il cuore, amiamo tutti dei fantasmi, riveliamo il nostro vero io soltanto agli sconosciuti) si mischiano ad atteggiamenti antistorici (il corteggiamento alla ragazza della finestra di fronte, il permesso di sposarsi, l'obbedienza alla famiglia) per approdare a contemporanee e, probabilmente, sempre attuali perché sempre trasgredite, considerazioni su come ci si comporta (si deve, si dovrebbe) nelle questioni d'amore.
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La singolarità del film sta più che nella rapariga loira del titolo nell'età del suo autore la cui prolificità non sembra avere interruzione nemmeno nei limiti neuronali della sua ormai centenaria esistenza. Ecco allora che - più interessante delle solite considerazioni sull'apologo morale, sul cinema che non è più quello di una volta, come se ci fosse mai stato (c'era) una volta - ciò che si dispiega sullo schermo è una specie di avventura intellettuale che riassume un secolo senza ordine cronologico - nella assoluta contemporaneità di una mente non lucida che significa poco ma assolutamente creativa - e nella quale riflessioni che hanno l'eternità del buon senso popolare (va' dove ti porta il cuore, amiamo tutti dei fantasmi, riveliamo il nostro vero io soltanto agli sconosciuti) si mischiano ad atteggiamenti antistorici (il corteggiamento alla ragazza della finestra di fronte, il permesso di sposarsi, l'obbedienza alla famiglia) per approdare a contemporanee e, probabilmente, sempre attuali perché sempre trasgredite, considerazioni su come ci si comporta (si deve, si dovrebbe) nelle questioni d'amore. Facile simbologia assume così la centralità di quel ventaglio misterioso che affascina il malcapitato protagonista proprio perché nasconde la vera natura della sua infatuazione. Triste, la descrive il protagonista, la sua storia alla sconosciuta dama che gli siede accanto in treno, quando invece lo scoprirla cleptomane e scaricarla in un secondo, alla faccia dell'amore eterno e comprensivo, disvela alfine pure la sua, di lui, grettezza morale. Assolutamente moderna (anzi avanguardistica e perfetta) appare invece la cornice del film che in poco più di un'ora abbatte la convenzione commerciale dei 110 minuti, durata che appare assai più adatta al comprendonio multitasking della gioventù odierna. Appropriato insegnamento che ha il sapore della saggezza della vecchiaia.
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epidemic
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domenica 2 settembre 2012
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inutile
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Fuori dal tempo, senza scneggiatura, dialoghi imbarazzanti, storia inesistente...rimane solo una buona scelta delle immagini il resto latita nel vuoto....film inutile
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pressa catozzo
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giovedì 23 agosto 2012
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lanterna magica
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Confermo quanto scritto in passato, il cinema non ha bisogno di critici ma di spettatori. Una notizia mi rattrisca profondamente. A settembre cinque sale cinematografiche chiuderanno i battenti a Roma. Il motivo è dipeso dal fatto che i film verrano distribuiti con un nuovo sistema e non più in pellicola. Molte piccole sale chiuderanno in tutta Italia. Che ne sarà dei cineclub e i d'essai? Capisco la modernizzazione ma quello che mi rattrista e uno stato becero che uccide la cultura con il più bieco disinteresse. Novanta aerei da combattimento sono stati acquistati. A quale fine non lo so, non mi risulta che ci sia intenzione da parte di nessuno aggredirci.Forse il Togo o Malta sono una minaccia?.
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Confermo quanto scritto in passato, il cinema non ha bisogno di critici ma di spettatori. Una notizia mi rattrisca profondamente. A settembre cinque sale cinematografiche chiuderanno i battenti a Roma. Il motivo è dipeso dal fatto che i film verrano distribuiti con un nuovo sistema e non più in pellicola. Molte piccole sale chiuderanno in tutta Italia. Che ne sarà dei cineclub e i d'essai? Capisco la modernizzazione ma quello che mi rattrista e uno stato becero che uccide la cultura con il più bieco disinteresse. Novanta aerei da combattimento sono stati acquistati. A quale fine non lo so, non mi risulta che ci sia intenzione da parte di nessuno aggredirci.Forse il Togo o Malta sono una minaccia?. Ora passiamo al film. Che dire ? Il cinema non finisce mai di stupirmi, giovani registi o vecchi riescono ad ammagliarmi. de Oliveira mi risulta che abbia solo 104 anni. Un vecchio giovane. Quella fiches che sparisce e non arriva mai a terra. Uno zio che ha vissuto forse lo stesso dramma d'amore e non vuole che ciò avvenga al nipote. Un film che non ha epoca solo gli euro ci fanno sentire ai giorni d'oggi. Grazie maestro Oliveira per avermi fatto sognare.
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