guidobaldo maria riccardelli
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martedì 24 maggio 2016
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viaggio come arricchimento
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Road movie solido ed onesto, rafforzato da una fotografia suggestiva ed un umorismo tipicamente nordico.
Il tema del viaggio, benché pesantemente adoperato e sfruttato, viene qui declinato con atteggiamento piuttosto irriverente e brillante, in opposizione ai glaciali paesaggi scandinavi.
Jomar, depresso e sfiduciato dalla sua situazione, affronterà un percorso di maturazione e completamento, venendo a contatto con personaggi inconsueti che a lui si affezioneranno sinceramente, facendogli riconsiderare il rapporto con l'altro. Durante questo peregrinare, troverà simbolicamente compagnie di età differenti, come a voler sintetizzare il percorso vitale, analizzandolo sotto una luce differente.
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Road movie solido ed onesto, rafforzato da una fotografia suggestiva ed un umorismo tipicamente nordico.
Il tema del viaggio, benché pesantemente adoperato e sfruttato, viene qui declinato con atteggiamento piuttosto irriverente e brillante, in opposizione ai glaciali paesaggi scandinavi.
Jomar, depresso e sfiduciato dalla sua situazione, affronterà un percorso di maturazione e completamento, venendo a contatto con personaggi inconsueti che a lui si affezioneranno sinceramente, facendogli riconsiderare il rapporto con l'altro. Durante questo peregrinare, troverà simbolicamente compagnie di età differenti, come a voler sintetizzare il percorso vitale, analizzandolo sotto una luce differente. Particolarmente riuscito soprattutto il primo incontro, con la giovane ed intraprendente Lotte.
Non imperdibile ma guardabile, senza troppe pretese.
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cronix1981
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martedì 5 aprile 2011
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road movie "atipico"
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"Nord" è anzitutto un viaggio alla ricerca della propria identità. Viaggio che rappresenta la metafora del ritorno ad un’esistenza. Il protagonista, Jomar, ridotto ad una vita monotona e priva di qualsiasi stimolo si ritrova suo malgrado ad attraversare la Norvegia su una motoslitta.
Chiuso in un guscio che lo ha portato pian piano a perdere i legami con la vita che lo circonda, Jomar viene raggiunto da una notizia (più che altro è un vero e proprio scontro fisico con la persona che glila riferisce) che lo pone di fronte alla propria realtà.
Uno splendido paesaggio bianco, una neve candida, un freddo avvolgente, persone e incontri al limite del surreale, non sono la cornice del film, ma il cuore del racconto.
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"Nord" è anzitutto un viaggio alla ricerca della propria identità. Viaggio che rappresenta la metafora del ritorno ad un’esistenza. Il protagonista, Jomar, ridotto ad una vita monotona e priva di qualsiasi stimolo si ritrova suo malgrado ad attraversare la Norvegia su una motoslitta.
Chiuso in un guscio che lo ha portato pian piano a perdere i legami con la vita che lo circonda, Jomar viene raggiunto da una notizia (più che altro è un vero e proprio scontro fisico con la persona che glila riferisce) che lo pone di fronte alla propria realtà.
Uno splendido paesaggio bianco, una neve candida, un freddo avvolgente, persone e incontri al limite del surreale, non sono la cornice del film, ma il cuore del racconto. In questo viaggio Jomar incontra la solitudine. Persone che per scelta o per necessità sono costrette ad un’esistenza solitaria. È l’incontro con questi personaggi borderline (peraltro di una parte della Norvegia sconosciuta) e con le loro esistenze, spesso tristi, spesso bizzarre, spesso diverse, che lo spinge ad andare oltre, a proseguire il viaggio verso una meta che sin dall’inizio sembra quasi irreale.
Il film è disseminato di elementi simbolici: l’incendio della casa-stazione sciistica dove abita Jomar; l’incontro con il vecchio nella tenda; lo scioglimento dei ghiacci per l’arrivo della bella stagione. Tutti questi simboli uniti al suo incedere verso nord rappresentano il racconto del ritorno alla vita.
La scena finale, invece, va letta come il compimento della metamorfosi di Jomar, come il baco che al termine del suo ciclo di vita si trasforma in una farfalla, che è qualcosa di completamente diverso dalla precedente vita, così Jomar al termine del viaggio non è più quello che era precedentemente.
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vervain
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sabato 1 gennaio 2011
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il valore della lentezza
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Scene indimenticabili, dialoghi essenziali, primi piani rivelatori: sono questi i segni che mi hanno fatto amare questo film, in cui il silenzio e la lentezza esprimono pienamente il bisogno dell'anima di ritrovarsi. Il vero ascolto di sè avviene solo nel silenzio circostante (ma oggi, chi se lo ricorda più?)
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francesco2
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lunedì 22 novembre 2010
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somewhere? no, ma al nord.
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Partendo da un presupposto generale, un viaggio potrebbe essere iniziatico SE la radice morfologica di questo termine è l'inizio di una dimensione nuova. In questo caso specifico, lo scopo di questo vaiggio è una nuova co(no) sc(i)enza generata da un nuovo impatto in una vita che stava diventando monotona; l'impatto è brusco persino nel senso letterale del termine, colui che aveva "Portato via" un pezzo del suo passato ti picchia in pieno viso. Ma il punto è un altro: la presa di coscienza del protagonista può assumere una valenza doppia, perché un "on the road" che si arricchisce di tante situazioni diverse ha già uno scopo deliberato, che poi sarebbe riprendere possesso (pessimo linguaggio, e anche pessima sostanza ) di un pezzo della propria vita.
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Partendo da un presupposto generale, un viaggio potrebbe essere iniziatico SE la radice morfologica di questo termine è l'inizio di una dimensione nuova. In questo caso specifico, lo scopo di questo vaiggio è una nuova co(no) sc(i)enza generata da un nuovo impatto in una vita che stava diventando monotona; l'impatto è brusco persino nel senso letterale del termine, colui che aveva "Portato via" un pezzo del suo passato ti picchia in pieno viso. Ma il punto è un altro: la presa di coscienza del protagonista può assumere una valenza doppia, perché un "on the road" che si arricchisce di tante situazioni diverse ha già uno scopo deliberato, che poi sarebbe riprendere possesso (pessimo linguaggio, e anche pessima sostanza ) di un pezzo della propria vita.
Non per questo il percorso intrapreso(In tutti sensi) perde mistero, al BIANCO cromatico che delimita(??) quella superficie si contrappone il NERO di una notte che ormai avvolgeva la sua vita, e che lui (Ma per davvero?) sta cercando di superare. E' qui, però, che qualcosa comincia a non funzionare. Il primo incontro ci porta in un mini-nucleo familiare, composto da una nonna arcigna e chiusa al mondo (Non a caso, è perplessa rispetto all'eventualità di trasferirsi in paese) e una nipotina che fuma a tredici anni e protesa verso la scoperta: con la nonna ha un incontro-scontro, con l'uomo un curioso rapporto appena accennato(?) che si conclude rapidamente. Il personaggio va per la sua strada, ma le delusioni non diminuiscono molto. Trova un giovane, molto più di lui, che lo scambia o vuole scambiarlo per gay. La cosa potrebbe avere anche risvolti curiosi, se tutto non si risolvesse in una dimostrazione delle sue capacità di funambolo.
Il viaggiatore era stato prima tranquillizzato da una ragazzina (Echi del tanto bistrattato "Somewhere"), ora chiaramente lo spunto appare più provocatorio, ma rsta una sensazione di incompiuto. Troverà, ancora, un esercito che prende l'incontro con lui come un pretesto per rimandare la propria esercitazione ed un anziano signore che afferma di vivere col piede legato ad una catena, anche se "apparentemente non ha senso". Con la sua aria da nano lynchiano, tra il rassicurante (Anche per motivi di età) ed il mistico, che vorrebbe essere la tappa conclusiva nel percorso del protagonista. Quasi a voler dire che quest'ultimo aveva conosciuto tutte le tappe necessarie, e che ora era pronto per il delicato incontro con il figlio che chiuderà il film.
"Nord" resta lontano dall'ironia, imperfetta e ripetitiva ma dolceamara di "Kitchen stories", che giocava su incontri-scontri tra norvegesi e svedesi (Ma persino Von Trier, nel suo curioso "Il grande capo", metterà in scena quelle tra danesi ed islandesi). C'è anche qui una frase del protagonista : "Solo i norvegesi possono apprezzare quel gruppo",( Di musica, NDR) ma rimane uno spunto imperfetto, dato che il regista( E forse è proprio questo il punto) è incapace di farci soffrire e magari di soffrire lui stesso, a differenza di Hamer. E' bravo a confezionare scene specifiche (Basti pensare alla maestria con cui ritrae l'uomo nei paesaggi innevati), ma meno a costruire situazioni che lascino il segno, ed a lasciare un messaggio di respiro universale.
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alessio trerotoli
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sabato 20 novembre 2010
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un'odissea tra boschi di brina e laghi ghiacciati
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Paesaggi innevati, grandi silenzi, sequenze surreali: elementi caratterizzanti della recente produzione cinematografica norvegese, che torna a fare capolino nelle sale italiane pochi mesi dopo l’adorabile “Il mondo di Horten”, con cui il film di Rune Denstad Langlo, vincitore per la miglior regia al Tribeca Film Festival, ha in comune non poco. Il freddo che pervade già dal titolo, “Nord”, un punto cardinale che in questo caso è anche una meta da raggiungere, fa da contrappunto al calore dei suoi personaggi, surreali burattini di un’odissea innevata tra boschi di brina e laghi ghiacciati.
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Paesaggi innevati, grandi silenzi, sequenze surreali: elementi caratterizzanti della recente produzione cinematografica norvegese, che torna a fare capolino nelle sale italiane pochi mesi dopo l’adorabile “Il mondo di Horten”, con cui il film di Rune Denstad Langlo, vincitore per la miglior regia al Tribeca Film Festival, ha in comune non poco. Il freddo che pervade già dal titolo, “Nord”, un punto cardinale che in questo caso è anche una meta da raggiungere, fa da contrappunto al calore dei suoi personaggi, surreali burattini di un’odissea innevata tra boschi di brina e laghi ghiacciati.
Jomar, ex-sciatore lasciato dalla sua donna in seguito ad una depressione, sta passando un periodo di riabilitazione in un centro psichiatrico. Il suo ex migliore amico (colui che le ha portato via la compagna) gli rivela che in realtà Jomar ha una figlia che vive con sua madre a 890 chilometri di distanza. Improvvisamente una piccola scintilla risveglia la voglia di vivere del protagonista, che si imbarca in un viaggio a bordo della sua motoslitta per conoscere la sua bambina. Lungo il percorso incorniciato dall’incantevole bellezza artica della bianca Norvegia, Jomar incontrerà personaggi improbabili che però lo avvicineranno sempre più verso la meta.
Una commedia on the road dove si ride con la testa piuttosto che con la pancia, lasciando in chi guarda la sensazione di un viaggio non solo fisico, verso il nord della Norvegia, ma soprattutto un viaggio per lo spirito, che richiama Jomar ad una resurrezione emozionale, alla quale contribuiscono tutte le persone che lo accompagnano lungo la strada. Un viaggio sulla motoslitta in cui il tragitto non è una semplice linea che unisce il punto di partenza dal punto di arrivo, ma il palcoscenico sul quale ricostruire la rinascita di un uomo, attraverso le situazioni più assurde, le strade più ardue, le emozioni più vere, perché in fondo ogni viaggio è un sentimento, e non soltanto un fatto.
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adri19
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lunedì 19 luglio 2010
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un'ondata di emozione
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mi è piaciuto molto e lo rivedrei volentieri......tenero il protagonista e i personaggi che incontra in questa bianca odissea emotiva che scorre sulla vista e nel cuore degli spettatori uscendo dalla maestria di un mago è fatto di battiti di ciglia,di poche parole chiave e di gesti indimenticabili che te lo fanno amare
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ultimoboyscout
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sabato 24 aprile 2010
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che freddo!
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Paesaggio totalmente bianco, come le emozioni che mi ha suscitato: bianche, pressochè nulle. Piatte anche le interpretazioni di attori monofacciali molto discutibili. Mettiamoci pure che la storia è di una noia mortale e la frittata è fatta!
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algernon
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domenica 21 marzo 2010
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tanti piccoli incontri
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bel film. gli incontri di Jomar nel suo percorso verso nord sono altrettante interruzioni della solitudine che domina la vita tanto del protagonista quanto degli altri interessanti e un po' strampalati personaggi. per tutti sono occasioni preziose per modificare, seppur di poco, il loro percorso. bella, e probabilmente utile, la battuta del vecchio Lappone, "ci sono piu` di 60 anni fra me e te, puoi correggere tanti errori in tutto questo tempo". bella la musica, fa un po' americano, ma si adatta molto bene
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laulilla
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giovedì 4 marzo 2010
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on the snow
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Si tratta del racconto di un viaggio sulla neve, che ha il valore di un viaggio di formazione per Jomar, trentenne con problemi di crisi di panico e ansia, ormai stanco di condurre un impianto di risalita nel gelido paesaggio norvegese. Il viaggio ha l'obiettivo di conoscere un figlio di cui Jomar apprende inopinatamente l'esistenza, ma diventa un viaggio drammatico, in una natura bella e terribile. Proprio lungo il percorso, avvengono alcuni incontri strani e imprevedibili, con persone alle quali la solitudine aveva reso difficile ogni forma di comunicazione, che permetteranno al protagonista di capire il significato e il valore della vita e di superare, forse, quei problemi la cui assillante urgenza l'avevano ridotto a un obeso consumatore di alcool e di spinelli.
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Si tratta del racconto di un viaggio sulla neve, che ha il valore di un viaggio di formazione per Jomar, trentenne con problemi di crisi di panico e ansia, ormai stanco di condurre un impianto di risalita nel gelido paesaggio norvegese. Il viaggio ha l'obiettivo di conoscere un figlio di cui Jomar apprende inopinatamente l'esistenza, ma diventa un viaggio drammatico, in una natura bella e terribile. Proprio lungo il percorso, avvengono alcuni incontri strani e imprevedibili, con persone alle quali la solitudine aveva reso difficile ogni forma di comunicazione, che permetteranno al protagonista di capire il significato e il valore della vita e di superare, forse, quei problemi la cui assillante urgenza l'avevano ridotto a un obeso consumatore di alcool e di spinelli. Particolarmente commoventi gli incontri con l'adolescente, piena di curiosità, di voglia di vivere, ma anche di spontanea solidarietà, e con il novantenne che ha scelto di morire incatenandosi alla tenda per essere travolto, nel momento del disgelo dalle acque che lo inghiottiranno, insegnando a Jomar che si può accettare la morte serenamente, secondo le leggi naturali, senza opporre resistenza.
La pellicola è soprattutto, a mio giudizio, uno sguardo assolutamente obiettivo su un paesaggio naturale solo apparentemente bello e incantevole, ma in realtà ostile e spietato, e si colloca a metà quindi fra il racconto e il documentario. La musica molto bella che accompagna il percorso del giovane in cerca di sé, ricorda quella che svolgeva una funzione analoga nei film on the road degli anni '70
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everyone
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giovedì 4 marzo 2010
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il nord come lo vede chi lo ama
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Il Nord come condizione esistenziale come stato d'animo viene benissimo raccontato in questo film semplice ma accorato che ci fa percepire la solitudine inevtabile di persone disperse in un universo bianco accecante a tu per tu con una natura bella e pericolosa e con i loro problemi.Gli incontri che il protagonista fa nel corso del suo viaggio verso nord alla ricerca del suo passato sono quelli con le diverse fasi della vita dall'adolescenza alla giovinezza alla vecchiaia fino alla morte.Un viaggio nello spazio e nel tempo umano fatto con delicatezza e comprensione dell'infelicità umana.
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